Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi
Si dice: “Dio perdona sempre”. È purissima verità, ma anche “falsissima, aberrante” falsità, poderosa menzogna, imperdonabile inganno conto l’uomo. Perché è verità e perché è falsità? È verità perché non solo Dio perdona chi pentito e umiliato chiede a Lui il perdono, ma anche perché è Dio stesso che offre all’uomo la riconciliazione, nel perdono e nella pace. È Lui stesso che ama perdonare l’uomo. Ma è falsità perché il perdono del Signore è sempre condizionato al nostro perdono verso ogni uomo e al nostro pentimento, alla nostra conversione, alla nostra volontà di cambiare vita, uscendo dal mondo del male ed entrando in quello del bene, lasciando la schiavitù sotto la signoria di Satana ed entrando nella libertà sotto il governo di Cristo Gesù. Un uomo che è in guerra con un altro uomo, che è nemico di un altro uomo, prima deve riconciliarsi con il fratello e poi presentarsi a Dio per il perdono. Senza la vera riconciliazione con i fratelli sulla terra, non c’è riconciliazione don Dio né sulla terrà né nell’eternità. Se queste condizioni non vengono annunziate, noi predichiamo un perdono ingannevole, una misericordia fallace, una riconciliazione che mai è avvenuta e mai avverrà. Il perdono di Dio è sempre secondo la sua Parola, mai secondo la parola degli uomini. È la Parola di Dio che detta le condizioni per essere perdonati. Si osservano le condizioni, vi è il perdono.
La Parola dice però che vi è un tempo favorevole per il perdono e un tempo che non è più favorevole. Il peccato non è solo una violazione giuridica di una norma divina. Se il peccato fosse questo, il perdono sarebbe sempre possibile. Il peccato invece è un germe distruttore della nostra anima, del nostro spirito, dello stesso nostro corpo. C’è un tempo in cui il corpo può uscire dal peccato e un tempo in cui esso non potrà più uscire, perché esso si nutre solo di peccato e senza questo nutrimento non sa “vivere”. Il peccato desidera peccato, il male si nutre e si alimenta di male. Il peccato alla fine diviene connaturale al suo corpo degenerato e depravato. Anche lo spirito giunge a pensare solo dal peccato, dal male, non avendo più il supporto dell’anima, che è nella morte totale di sé e nella dissoluzione. Di peccato in peccato, l’anima diviene come se fosse inesistente, lo spirito è votato al male, il corpo si nutre si peccato più che si pane. Perseverando in questo stato di miseria si può giungere fino a commettere il peccato contro lo Spirito Santo, dal quale più non si esce. Esso non è perdonabile. Non perché Dio non voglia perdonarlo, ma perché l’uomo ha distrutto, ucciso, rinnegato, eliminato, cancellato Dio e la sua grazia dal suo cuore. L’uomo è abbandonato solo a se stesso. È sotto la potentissima schiavitù del male. Da questa schiavitù non uscirà più per l’eternità.
Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!». Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre». Quando fu vicino, alla vista della città pianse su di essa dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata». Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo (Lc 19,37-48).
Chi è Cristo Gesù? Per il popolo del Signore è l’ultima Parola di salvezza offerta ad esso dal suo Dio. Cosa fa il popolo del Signore di questa ultima Parola di vita? La rifiuta, la rinnega, la tradisce, la consegna a Pilato perché la inchiodi su una croce. Qual è il frutto di questa decisione insana? Dio non ha altra parola da dire al suo popolo, non ha altra via di salvezza da proporgli. Israele è abbandonato a se stesso, perché ha voluto prendersi tutta la sua vita nelle sue mani. Con quali risultati? La sua vita non è più custodita dal suo Dio. Essa è tutta nelle sue mani. Ma nessuno potrà custodire la sua vita quando essa è posta solo nelle sue mani. Vi è un male ancora più potente che la schiaccerà. Il popolo del Signore sarà annientato, sconfitto, umiliato da eserciti agguerriti che si addenseranno contro di esso. Anche le sue città saranno distrutte. Gerusalemme e il suo tempio non esisteranno più. Del tempio neanche una pietra rimarrà sopra un’altra pietra. Oggi Gesù piange perché vede Gerusalemme rasa al suolo. Il suo pianto è potentissima profezia. È come se vedesse il popolo di Dio cancellato dalla storia. Dio perdona sempre. Ma sempre l’uomo può dire al suo Dio: “Non voglio essere perdonato”. Questo sempre accade quando l’uomo oltrepassa il limite del male e la sua natura raggiuge il punto del non ritorno dalla sua corruzione e depravazione. Per questo ogni uomo va avvisato. Perché mai superi la soglia dalla quale non vi è ritorno indietro. Sarebbe già la dannazione eterna.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, liberateci da ogni falsa profezia.