Ma guai a voi, ricchi, avete già ricevuto la vostra consolazione
7 SETTEMBRE (Lc 6,20-26)
Il guai di Gesù è un guai profetico. Esso è vero oracolo del Signore. Attesta una catastrofe prima storica e poi anche eterna, se non ci si converte e non si rientra nella legge che obbliga ogni creatura esistente sulla terra: ogni uomo deve prendere dalla terra quanto gli serve per vivere nella temperanza e nella sobrietà. Ogni altra cosa è degli altri, deve lasciarla agli altri. Se sua per lavoro o per altri meriti, quanto gli supera deve darla agli altri, perché è per legge divina degli altri. Se lui non rientra nella legge del Signore prima della morte, riparando ad ogni furto o appropriazione indebita, finirà nella perdizione eterna. Nel cielo di Dio per lui non vi sarà posto.
Guai a voi, che aggiungete casa a casa e unite campo a campo, finché non vi sia più spazio, e così restate soli ad abitare nella terra. Ha giurato ai miei orecchi il Signore degli eserciti: «Certo, molti palazzi diventeranno una desolazione, grandi e belli saranno senza abitanti» (Is 5,8-9).
Guai agli spensierati di Sion e a quelli che si considerano sicuri sulla montagna di Samaria! Questi notabili della prima tra le nazioni, ai quali si rivolge la casa d’Israele! Andate a vedere la città di Calne, da lì andate a Camat, la grande, e scendete a Gat dei Filistei: siete voi forse migliori di quei regni o il loro territorio è più grande del vostro? Voi credete di ritardare il giorno fatale e invece affrettate il regno della violenza. Distesi su letti d’avorio e sdraiati sui loro divani mangiano gli agnelli del gregge e i vitelli cresciuti nella stalla. Canterellano al suono dell’arpa, come Davide improvvisano su strumenti musicali; bevono il vino in larghe coppe e si ungono con gli unguenti più raffinati, ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano. Perciò ora andranno in esilio in testa ai deportati e cesserà l’orgia dei dissoluti (Am 6,1-7).
«Guai a chi accumula ciò che non è suo, – e fino a quando? – e si carica di beni avuti in pegno!». Forse che non sorgeranno a un tratto i tuoi creditori, non si sveglieranno e ti faranno tremare e tu diverrai loro preda? Poiché tu hai saccheggiato molte genti, gli altri popoli saccheggeranno te, perché hai versato sangue umano e hai fatto violenza a regioni, alle città e ai loro abitanti. Guai a chi è avido di guadagni illeciti, un male per la sua casa, per mettere il nido in luogo alto e sfuggire alla stretta della sventura. Hai decretato il disonore alla tua casa: quando hai soppresso popoli numerosi hai fatto del male contro te stesso. La pietra infatti griderà dalla parete e la trave risponderà dal tavolato. Guai a chi costruisce una città sul sangue, ne pone le fondamenta sull’iniquità. Non è forse volere del Signore degli eserciti che i popoli si affannino per il fuoco e le nazioni si affatichino invano? (Ab 2,6-13).
Purtroppo ormai l’uomo ha perso la sua dimensione soprannaturale. Non vede più la sua vita in riferimento al Signore. Vive come se Dio non esistesse. Ma che creda o non creda, la legge divina lo obbliga in quanto uomo. Ogni uomo è tenuto, pena la dannazione eterna, ad usare le cose di questo mondo con sobrietà e temperanza, lontano da ogni vizio e ogni bramosia o concupiscenza degli occhi. Di tutto quanto si è appropriato di non necessario, ha l’obbligo della restituzione. Pentimento, conversione, restituzione, temperanza, sobrietà devono essere una cosa sola, non due, non molte.
Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.
Quanti invece sono poveri, miseri, afflitti, derelitti, devono vivere la loro condizione, senza desiderare la roba d’altri. Il decimo e il settimo comandamento sono obbligatori per entrare nel regno dei cieli. Essi si devono ricordare che il Padre nutre gli uccelli del cielo e veste i gigli del campo. Se vogliono l’aiuto del Signore, mai devono divenire ingiusti, empi, disonesti. Devono rimanere sempre nella più alta giustizia e carità.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci sobri e temperanti.