Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa

Gesù è lo sposo perfetto. In Lui non vi è alcuna carenza, imperfezione, macchia. Lui possiede ogni virtù. Possiamo cantare di Lui ciò di cui che l’amata vantava del suo amato.

Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, se trovate l’amato mio che cosa gli racconterete? Che sono malata d’amore! Che cosa ha il tuo amato più di ogni altro, tu che sei bellissima tra le donne? Che cosa ha il tuo amato più di ogni altro, perché così ci scongiuri? L’amato mio è bianco e vermiglio, riconoscibile fra una miriade. Il suo capo è oro, oro puro, i suoi riccioli sono grappoli di palma, neri come il corvo. I suoi occhi sono come colombe su ruscelli d’acqua; i suoi denti si bagnano nel latte, si posano sui bordi. Le sue guance sono come aiuole di balsamo dove crescono piante aromatiche, le sue labbra sono gigli che stillano fluida mirra. Le sue mani sono anelli d’oro, incastonati di gemme di Tarsis. Il suo ventre è tutto d’avorio, tempestato di zaffiri. Le sue gambe, colonne di alabastro, posate su basi d’oro puro. Il suo aspetto è quello del Libano, magnifico come i cedri. Dolcezza è il suo palato; egli è tutto delizie! Questo è l’amato mio, questo l’amico mio, o figlie di Gerusalemme (Ct 5,8-16).

La sposa è malata d’amore, vive però ancora di un amore malato. È infetta di idolatria, empietà, superbia, concupiscenza, manca di vera conoscenza di Dio. Il Padre donandogli come sposa ogni cuore, ogni anima, ha dato al Figlio anche il mandato di purificarla, redimerla, lavarla con il suo sangue al fine di renderla pura, immacolata, senza macchia. Questa verità è cantata da Paolo, il grande annunziatore della verità di Cristo Signore. Lui è vero profeta di Cristo Gesù.

E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne. Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! Così anche voi: ciascuno da parte sua ami la propria moglie come se stesso, e la moglie sia rispettosa verso il marito (Ef 5,25-33).

La Chiesa è mandata nel mondo. Come vera sposa di Cristo, ogni giorno si lascia purificare, mondare, lavare dal suo Sposo. Come vera amministratrice del mistero di Cristo sa che deve far sì che ogni anima si incontri con il suo Sposo. Anche questa verità profetizza San Paolo.

Se soltanto poteste sopportare un po’ di follia da parte mia! Ma, certo, voi mi sopportate. Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina: vi ho promessi infatti a un unico sposo, per presentarvi a Cristo come vergine casta. Temo però che, come il serpente con la sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo. Infatti, se il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi, o se ricevete uno spirito diverso da quello che avete ricevuto, o un altro vangelo che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad accettarlo (2Coe 11,1-4).

Vangelo diverso significa sposo diverso. Se qualcuno vi offre il diavolo come sposo, voi siete ben disposti ad accettarlo. La sposa è malata di amore, ma vive sempre di un amore malato.

Dopo queste cose, Gesù andò con i suoi discepoli nella regione della Giudea, e là si tratteneva con loro e battezzava. Anche Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm, perché là c’era molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare. Giovanni, infatti, non era ancora stato gettato in prigione. Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo alla purificazione rituale. Andarono da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e al quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui». Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire». (Gv 3,22-30).

Giovanni il Battista sa chi è lui. Sa qual è la sua missione. Lui non è lo Sposo. Deve portare ogni anima al suo Sposo che è Gesù. Cristo deve crescere come Sposo, lui deve mettersi sempre più da parte. La sua missione finisce nel momento in cui indica alla sposa il suo Sposo. Chiesa di Dio, non sei stata mandata a predicare una morale sterile. Sei stata mandata ad indicare ad ogni cuore chi è il suo Sposo. Se tu non fai questo, la tua missione è sterile.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, liberateci da ogni amore malato.