La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre – Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato
09 Giugno
La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre
La Parola del Signore fatta giungere a Davide per mezzo del profeta Natan, è a fondamento di tutta la storia della salvezza. È una parola e una promessa che è contro la verità della stessa storia. È una Parola che contraddice ogni evidenza. Nessun regno sulla terra potrà essere eterno. I regni passano da un popolo ad un altro, da una famiglia ad un’altra. Dio promette a Davide un regno eterno.
Quando questa Parola di Dio si sarà compiuta, sapremo che il regno è eterno perché il re è eterno. Ma se il re è eterno, Lui non è semplicemente un uomo. Lui dovrà essere Dio. Necessariamente, poiché solo Dio è eterno e solo un uomo potrà essere figlio, carne di Davide. È questo il grande mistero. Il Figlio di Davide è il Dio eterno. Il Dio eterno è il Figlio di Davide. Come sarà possibile questo? Lo si potrà conoscere solo quando questo re verrà. Tuttavia di questa apparente contraddizione si serve Gesù per interrogare i Giudei e chiedere spiegazione sul Salmo 110 (109).
Oracolo del Signore al mio signore: «Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi». Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion: domina in mezzo ai tuoi nemici! A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori; dal seno dell’aurora, come rugiada, io ti ho generato. Il Signore ha giurato e non si pente: «Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchìsedek». Il Signore è alla tua destra! Egli abbatterà i re nel giorno della sua ira, sarà giudice fra le genti, ammucchierà cadaveri, abbatterà teste su vasta terra; lungo il cammino si disseta al torrente, perciò solleva alta la testa (Sal 110 (109) 1-6).
Mentre i farisei erano riuniti insieme, Gesù chiese loro: «Che cosa pensate del Cristo? Di chi è figlio?». Gli risposero: «Di Davide». Disse loro: «Come mai allora Davide, mosso dallo Spirito, lo chiama Signore, dicendo: Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici sotto i tuoi piedi? Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?». Nessuno era in grado di rispondergli e, da quel giorno, nessuno osò più interrogarlo (Mt 22,41-46).
Questa profezia di Dio, man mano che il cammino della Parola nel popolo del Signore si fa sempre più puro e più vero, viene illuminata da altre parole, oracoli, profezie. Il Figlio di Davide, come si intravede dal Salmo, è anche sacerdote al modo di Melchisedek ed è anche il profeta che deve venire. Il figlio di Davide nella sua Natura Umana, vera Natura Umana è re, sacerdote, profeta. Questi tre ministeri in Lui saranno un solo modo di essere e di operare. Lui è il Re profeta e sacerdote. È il Sacerdote profeta e re. È il Profeta re e sacerdote. Man mano che la Parola risuona nel popolo di Dio, il figlio di Davide si riveste di missioni sempre nuove, ma è sempre il figlio di Davide che viene indicato, significato, annunziato.
Il re, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». Natan rispose al re: «Va’, fa’ quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te».
Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va’ e di’ al mio servo Davide: Così dice il Signore: “Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io infatti non ho abitato in una casa da quando ho fatto salire Israele dall’Egitto fino ad oggi; sono andato vagando sotto una tenda, in un padiglione. Durante tutto il tempo in cui ho camminato insieme con tutti gli Israeliti, ho forse mai detto ad alcuno dei giudici d’Israele, a cui avevo comandato di pascere il mio popolo Israele: Perché non mi avete edificato una casa di cedro?”.
Ora dunque dirai al mio servo Davide: Così dice il Signore degli eserciti: “Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo opprimano come in passato e come dal giorno in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo Israele. Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa.
Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio. Se farà il male, lo colpirò con verga d’uomo e con percosse di figli d’uomo, ma non ritirerò da lui il mio amore, come l’ho ritirato da Saul, che ho rimosso di fronte a te. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te, il tuo trono sarà reso stabile per sempre”». Natan parlò a Davide secondo tutte queste parole e secondo tutta questa visione.
Allora il re Davide andò a presentarsi davanti al Signore e disse: «Chi sono io, Signore Dio, e che cos’è la mia casa, perché tu mi abbia condotto fin qui? E questo è parso ancora poca cosa ai tuoi occhi, Signore Dio: tu hai parlato anche della casa del tuo servo per un lontano avvenire: e questa è la legge per l’uomo, Signore Dio! Che cosa potrebbe dirti di più Davide? Tu conosci il tuo servo, Signore Dio! Per amore della tua parola e secondo il tuo cuore, hai compiuto tutte queste grandi cose, manifestandole al tuo servo. Tu sei davvero grande, Signore Dio! Nessuno è come te e non vi è altro Dio fuori di te, proprio come abbiamo udito con i nostri orecchi. E chi è come il tuo popolo, come Israele, unica nazione sulla terra che Dio è venuto a riscattare come popolo per sé e a dargli un nome operando cose grandi e stupende, per la tua terra, davanti al tuo popolo che ti sei riscattato dalla nazione d’Egitto e dai suoi dèi? Hai stabilito il tuo popolo Israele come popolo tuo per sempre, e tu, Signore, sei diventato Dio per loro.
Ora, Signore Dio, la parola che hai pronunciato sul tuo servo e sulla sua casa confermala per sempre e fa’ come hai detto. Il tuo nome sia magnificato per sempre così: “Il Signore degli eserciti è il Dio d’Israele!”. La casa del tuo servo Davide sia dunque stabile davanti a te! Poiché tu, Signore degli eserciti, Dio d’Israele, hai rivelato questo al tuo servo e gli hai detto: “Io ti edificherò una casa!”. Perciò il tuo servo ha trovato l’ardire di rivolgerti questa preghiera. Ora, Signore Dio, tu sei Dio, le tue parole sono verità. Hai fatto al tuo servo queste belle promesse. Dégnati dunque di benedire ora la casa del tuo servo, perché sia sempre dinanzi a te! Poiché tu, Signore Dio, hai parlato e per la tua benedizione la casa del tuo servo è benedetta per sempre!» (2Sam 7,1-29).
Il significato e il valore di questa profezia sono grandi più che il Cielo e la terra. Prima di tutto si tratta di una cosa che solo il Signore potrà fare. Nessun uomo è capace di realizzare una parola come questa. Ogni uomo è immortale. Vive in questo istante, non sa cosa avverrà fra un istante. In secondo luogo le modalità del suo compimento sono umanamente inimmaginabili. Nessuno prima della sua realizzazione è in grado solamente di immaginare quali possenti verità sono nascoste in questa profezia. Ma anche dopo il suo compimento, questa profezia è talmente alta, profonda, abissale, da non essere stata ancora esplorata se non in una piccolissima parte. Ci siamo inoltrati nel suo abisso eterno solo di qualche millimetro. Ancora essa è tutta da esplorare e tutta da comprendere. Una eternità non è sufficiente e neanche due, tre, mille.
Questa profezia fa una cosa sola: eternità e tempo, Dio e uomo, cielo e terra, finito e infinito, divino e umano. Senza però alcuna mescolanza dell’uno nell’altro. E tuttavia il divino si fa umano e l’eternità tempo, rimanendo divino il divino e umano l’umano, pur essendo una cosa sola. L’uno però non si trasforma nell’altro. È in questo Dio che si fa uomo che si realizza la salvezza dell’uomo, della storia, dell’universo. Questo solamente per avere una pallida idea di cosa è nascosto in questa profezia di Natan.
Altra verità che si deve mettere in luce vuole che su di essa si fondi tutta la speranza di Israele e del mondo. Prima dell’entrata del popolo in terra di Canaan, Mosè fondò la sua speranza nel perdono da parte del Signore verso il popolo idolatra e trasgressore della Legge del Sinai, sulla promessa fatta da Dio ad Abramo: questa terra sarà della tua discendenza. Mosè ricordò al Signore questa sua promessa e il Signore perdonò il peccato del suo popolo. Non lo distrusse come aveva già preannunciato.
Noi sappiamo dalla preghiera del popolo, attraverso i Salmi, che nei momenti bui e burrascosi, quando il regno più non esisteva, sempre si chiedeva al Signore di ricordarsi di questa sua promessa. Aveva profetizzato a Davide un regno eterno. Dov’è la promessa del Signore? Dove la fedeltà alla sua Parola? Perché ritarda nell’adempiere il suo giuramento? Perché ritarda ancora? Sempre la preghiera è questo memoriale innalzato dinanzi al Signore perché non dimentica nessuna delle sue parole. È in questa promessa la speranza del popolo. Se non ci fosse stata questa parola su cosa Israele avrebbe potuto continuare a sperare? Dalle parole dell’alleanza non nasce alcuna speranza. Osservi, vivi. Non osservi, muori. Obbedisci, sei nella benedizione. Non obbedisci, sei nella maledizione.
Invece in questa parola infallibile del Signore si può fondare la vera speranza. Noi, Signore, abbiamo peccato, ma tu mantieni fede alla tua parola. Essa non è condizionata. È assoluta. È un tuo impegno, una tua promessa, una tua profezia che ha un valore eterno. Manda il re dal regno eterno a rialzare la capanna di Davide che è caduta. Solo nella Parola eterna di Dio si può fondare ogni vera speranza. Questa Parola eterna del Signore è vero principio di speranza per tutto il popolo del Signore. È anche Parola di speranza per noi. Il regno di Cristo mai fallirà, mai verrà meno. La Parola di Dio rimane stabile in eterno. È infinitamente oltre la durata del sole e della luna. Oltre la durata dell’intero universo. I cieli collasseranno, la Parola del Signore rimane stabile in eterno. Possiamo fondare su di essa la nostra speranza.
Canterò in eterno l’amore del Signore, di generazione in generazione farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà, perché ho detto: «È un amore edificato per sempre; nel cielo rendi stabile la tua fedeltà». «Ho stretto un’alleanza con il mio eletto, ho giurato a Davide, mio servo. Stabilirò per sempre la tua discendenza, di generazione in generazione edificherò il tuo trono». I cieli cantano le tue meraviglie, Signore, la tua fedeltà nell’assemblea dei santi. Chi sulle nubi è uguale al Signore, chi è simile al Signore tra i figli degli dèi? Dio è tremendo nel consiglio dei santi, grande e terribile tra quanti lo circondano. Chi è come te, Signore, Dio degli eserciti? Potente Signore, la tua fedeltà ti circonda. Tu domini l’orgoglio del mare, tu plachi le sue onde tempestose. Tu hai ferito e calpestato Raab, con braccio potente hai disperso i tuoi nemici. Tuoi sono i cieli, tua è la terra, tu hai fondato il mondo e quanto contiene; il settentrione e il mezzogiorno tu li hai creati, il Tabor e l’Ermon cantano il tuo nome. Tu hai un braccio potente, forte è la tua mano, alta la tua destra. Giustizia e diritto sono la base del tuo trono, amore e fedeltà precedono il tuo volto. Beato il popolo che ti sa acclamare: camminerà, Signore, alla luce del tuo volto; esulta tutto il giorno nel tuo nome, si esalta nella tua giustizia.
Perché tu sei lo splendore della sua forza e con il tuo favore innalzi la nostra fronte. Perché del Signore è il nostro scudo, il nostro re, del Santo d’Israele. Un tempo parlasti in visione ai tuoi fedeli, dicendo: «Ho portato aiuto a un prode, ho esaltato un eletto tra il mio popolo. Ho trovato Davide, mio servo, con il mio santo olio l’ho consacrato; la mia mano è il suo sostegno, il mio braccio è la sua forza. Su di lui non trionferà il nemico né l’opprimerà l’uomo perverso. Annienterò davanti a lui i suoi nemici e colpirò quelli che lo odiano. La mia fedeltà e il mio amore saranno con lui e nel mio nome s’innalzerà la sua fronte. Farò estendere sul mare la sua mano e sui fiumi la sua destra. Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre, mio Dio e roccia della mia salvezza”. Io farò di lui il mio primogenito, il più alto fra i re della terra. Gli conserverò sempre il mio amore, la mia alleanza gli sarà fedele. Stabilirò per sempre la sua discendenza, il suo trono come i giorni del cielo. Se i suoi figli abbandoneranno la mia legge e non seguiranno i miei decreti, se violeranno i miei statuti e non osserveranno i miei comandi, punirò con la verga la loro ribellione e con flagelli la loro colpa.
Ma non annullerò il mio amore e alla mia fedeltà non verrò mai meno. Non profanerò la mia alleanza, non muterò la mia promessa. Sulla mia santità ho giurato una volta per sempre: certo non mentirò a Davide. In eterno durerà la sua discendenza, il suo trono davanti a me quanto il sole, sempre saldo come la luna, testimone fedele nel cielo». Ma tu lo hai respinto e disonorato, ti sei adirato contro il tuo consacrato; hai infranto l’alleanza con il tuo servo, hai profanato nel fango la sua corona. Hai aperto brecce in tutte le sue mura e ridotto in rovine le sue fortezze; tutti i passanti lo hanno depredato, è divenuto lo scherno dei suoi vicini. Hai esaltato la destra dei suoi rivali, hai fatto esultare tutti i suoi nemici. Hai smussato il filo della sua spada e non l’hai sostenuto nella battaglia. Hai posto fine al suo splendore, hai rovesciato a terra il suo trono. Hai abbreviato i giorni della sua giovinezza e lo hai coperto di vergogna. Fino a quando, Signore, ti terrai nascosto: per sempre? Arderà come fuoco la tua collera? Ricorda quanto è breve la mia vita: invano forse hai creato ogni uomo? Chi è l’uomo che vive e non vede la morte? Chi potrà sfuggire alla mano degli inferi? Dov’è, Signore, il tuo amore di un tempo, che per la tua fedeltà hai giurato a Davide? Ricorda, Signore, l’oltraggio fatto ai tuoi servi: porto nel cuore le ingiurie di molti popoli, con le quali, Signore, i tuoi nemici insultano, insultano i passi del tuo consacrato. Benedetto il Signore in eterno. Amen, amen (Sal 89 (88) 1-53).
Ricòrdati, Signore, di Davide, di tutte le sue fatiche, quando giurò al Signore, al Potente di Giacobbe fece voto: «Non entrerò nella tenda in cui abito, non mi stenderò sul letto del mio riposo, non concederò sonno ai miei occhi né riposo alle mie palpebre, finché non avrò trovato un luogo per il Signore, una dimora per il Potente di Giacobbe». Ecco, abbiamo saputo che era in Èfrata, l’abbiamo trovata nei campi di Iaar. Entriamo nella sua dimora, prostriamoci allo sgabello dei suoi piedi. Sorgi, Signore, verso il luogo del tuo riposo, tu e l’arca della tua potenza. I tuoi sacerdoti si rivestano di giustizia ed esultino i tuoi fedeli. Per amore di Davide, tuo servo, non respingere il volto del tuo consacrato. Il Signore ha giurato a Davide, promessa da cui non torna indietro: «Il frutto delle tue viscere io metterò sul tuo trono! Se i tuoi figli osserveranno la mia alleanza e i precetti che insegnerò loro, anche i loro figli per sempre siederanno sul tuo trono». Sì, il Signore ha scelto Sion, l’ha voluta per sua residenza: «Questo sarà il luogo del mio riposo per sempre: qui risiederò, perché l’ho voluto. Benedirò tutti i suoi raccolti, sazierò di pane i suoi poveri. Rivestirò di salvezza i suoi sacerdoti, i suoi fedeli esulteranno di gioia. Là farò germogliare una potenza per Davide, preparerò una lampada per il mio consacrato. Rivestirò di vergogna i suoi nemici, mentre su di lui fiorirà la sua corona» (Sal 132 (131) 1-18).
La profezia di Natan a Davide, riprende e completa la promessa di Dio ad Abramo. Essa riprende quella promessa e l’aggiorna. La riveste di contenuti nuovi. La promessa fatta ad Abramo si compie nella profezia di Giacobbe fatta a Giuda. Nella sua discendenza i popoli saranno benedetti attraverso l’obbedienza. L’obbedienza è al re che deve venire. Profezia di Balaam. Il re che deve venire sarà dal regno eterno. Profezia di Natan a Davide. Se uniamo tutte le parole di Dio finora ascoltate, da quella della Genesi rivolta al serpente a quest’ultima già possediamo un complesso di verità che ci orientano verso un futuro sempre nuovo.
Finora si sarebbe potuto pensare anche a qualcosa di temporaneo, anche se perenne: inimicizia, benedizione, possesso della terra, regalità, obbedienza. Ora dal temporaneo si passa all’eterno. Inimicizia eterna, benedizione eterna, regno eterno, obbedienza eterna, regalità eterna. Nelle antiche verità se ne introduce una nuovissima: l’eternità del regno di Dio. Ma anche l’eternità del re che dovrà instaurare il regno eterno di Dio. Questa verità nuova ci obbliga a leggere in modo nuovo tutte le verità antiche di Dio.
Questo principio non era valido solo per ieri, ma per oggi e per sempre. Quando il Signore aggiunge una verità a ciò che ha detto precedentemente, tutte le sue parole del passato, di ieri, tutte le comprensioni del passato, di ieri, devono essere aggiornate, interpretate, illuminate dalla Parola di oggi. Non sarà più possibile interpretare la parola di ieri con le verità rivelate di ieri. Alle verità di ieri si deve aggiungere quella di oggi, che dona novità a tutto ciò che è stato proferito ieri. Questo vale non solo per la parola, ma anche per ogni comprensione di essa. Una sola parola della Scrittura, letta nello Spirito Santo, con una verità nuova ci obbliga ad aggiornare a questa verità tutta la Scrittura. Questo principio vale sia in ordine alla verità come anche in relazione alla falsità. Se si aggiunge una sola falsità alla Scrittura, tutta la Scrittura diviene falsa.
È questo il vero aggiornamento. Le cose esterne possono anche rimanere invariate, esse però vengono fatte con una verità nuova. Se poi la verità nuova obbliga a modificare anche le cose esterne, perché non corrispondenti più alla verità nuova, allora è giusto che vengano modificate, cambiate, trasformate. Ma tutto questo è un lavoro che solo si può compiere se perennemente guidati con saggezza dallo Spirito Santo. Prima però di modificare le cose esterne, si deve sempre rinnovare la verità del cuore e della mente. Questa è stata l’opera sapientissima di Gesù Signore. Lui fece cadere l’antico seminando il nuovo nei cuori e nelle menti. Tuttavia rimane saldo il principio che è sempre la verità e non la cosa a muovere la necessaria trasformazione delle cose. Ora sappiamo che la benedizione di Dio si deve vivere in una struttura che si chiama regno eterno di Dio. Il regno esprime e manifesta unità. Cambia anche la struttura stessa del popolo del Signore: dalle tribù all’unità del regno.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, conduceteci di verità in verità.
Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato
Il Signore vede i popoli in rivolta, in agitazione. Sono in tumulto e stanno cospirando. Non vogliono né il Signore e né il suo consacrato. È come se questo Salmo stesse contemplando il mondo contemporaneo. I popoli, le genti non vogliono né Dio e né Cristo Gesù. La decisione presa dalle genti lascia stupiti: “Spezziamo le loro catene, gettiamo via da noi il loro giogo”. Dio non può governare la nostra vita. Vogliamo vivere come ci pare. La nostra volontà è regola e legge unica per noi. Questo dice l’uomo.
La risposta del Signore deve farci meditare: “Ride colui che sta nei cieli, il Signore si fa beffe di loro. Egli parla nella sua ira, li spaventa con la sua collera: “Io stesso ho stabilito il mio sovrano sul Sion, mia santa montagna”. Il Cristo di Dio non si è costituito da se stesso. È stato Dio a costituirlo. Vi potrà mai essere sulla terra uno solo che può ostacolare Dio nella sua volontà? Ognuno può sottrarre la sua obbedienza al Signore. Mai però potrà impedire che Dio non possa realizzare ciò che vuole.
Noi possiamo decidere per noi la nostra vita o la nostra morte. Non possiamo mai decidere però che debba fare o non fare il Signore. Se il Signore ha scelto il suo Cristo come suo sovrano sul monte Sion, il suo Cristo sarà il sovrano e nessun altro. Questa verità deve essere posta in ogni cuore. Nessuno potrà mai sconfiggere il Signore. Può anche combatterlo, ma mai lo potrà vincere. Potrà Lui lasciarsi vincere, ma per essere Lui il vittorioso finale. La vittoria su di Lui serve per manifestare la sua stupenda forza.
Gesù è stato vinto sulla croce. È stato vinto perché quella sconfitta serviva a Dio per manifestare tutta la potenza del suo amore e la grandezza della sua gloria. Quella sconfitta serviva a Dio per esaltare il suo Cristo al di sopra del cielo, della terra e degli inferi. Serviva per dargli un corpo glorioso, incorruttibile, immortale, spirituale. Quando il mondo sconfigge un amico di Dio, sempre l’amico di Dio dovrà chiedersi: Cosa serve questa mia sconfitta al Signore? Quale sua gloriosa potenza vorrà manifestare?
Perché le genti sono in tumulto e i popoli cospirano invano? Insorgono i re della terra e i prìncipi congiurano insieme contro il Signore e il suo consacrato: «Spezziamo le loro catene, gettiamo via da noi il loro giogo!». Ride colui che sta nei cieli, il Signore si fa beffe di loro. Egli parla nella sua ira, li spaventa con la sua collera: «Io stesso ho stabilito il mio sovrano sul Sion, mia santa montagna».
Voglio annunciare il decreto del Signore. Egli mi ha detto: «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato. Chiedimi e ti darò in eredità le genti e in tuo dominio le terre più lontane. Le spezzerai con scettro di ferro, come vaso di argilla le frantumerai». E ora siate saggi, o sovrani; lasciatevi correggere, o giudici della terra; servite il Signore con timore e rallegratevi con tremore. Imparate la disciplina, perché non si adiri e voi perdiate la via: in un attimo divampa la sua ira. Beato chi in lui si rifugia (Sal 2,1-12).
Il Salmo ora ci rivela una verità che appare per la prima volta nella Scrittura: “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato”. Sappiamo dalla rivelazione e dal compimento di questa profezia, che la generazione non è di tipo morale. Il Cristo di Dio non è figlio di Dio per elezione, elevazione, fede, amore, obbedienza. Il Figlio di Dio è vero Figlio di Dio. La sua generazione è natura da natura, luce da luce, Dio vero da Dio vero. Generato, non creato, della stessa sostanza del Padre. Si tratta di vera generazione.
È però una generazione speciale, unica. Il Figlio è vera luce dalla vera luce, la luce però è una, una sola, come una, una sola è anche la natura. Viene generata la Persona che sussiste nell’unica e sola natura divina. A questa Persona il Signore Dio dona il governo del mondo, qui annunziato secondo una visione tipicamente veterotestamentaria, sul modello di Davide. La rivelazione ancora è solo incipiente. A noi ora interessa mettere in luce una sola verità: Il Cristo di Dio è generato da Dio. Porta in sé questa origine eterna. Sarà la rivelazione futura e il suo compimento che ci manifesterà la verità nella sua pienezza. Il Cristo di Dio è vero Figlio di Dio.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, guidateci nella verità di Gesù.