Intervento di Mons. Ciliberti al quarto convegno

S.E. REV.MA MONS. ANTONIO CILIBERTI
Arcivescovo di Catanzaro-Squillace
(Roma, Auditorium della Conciliazione, 02 Dicembre 2009, ore 18,00)

Saluto tutti con grande affetto nel Signore e a nome del Movimento Apostolico. Anch’io ribadisco il nostro cordiale e comunitario saluto per tutte le autorità: civili, religiose, militari che sono presenti in questa affollatissima aula.

Naturalmente questo saluto vuole avere accenni di particolare attenzione ed affetto nei confronti di tutti quelli che sono pervenuti qui da altre parti dell’Italia, non solo, ma d’Europa e del mondo. Questo è un segno visibile di come l’onnipotenza dello Spirito di Dio sorvolando certi confini, arriva là, dove vi è un cuore aperto ad accogliere il messaggio di salvezza che attraverso la mediazione del Movimento Apostolico che opera nell’unità della Chiesa di Gesù Cristo arriva sulle ali dell’entusiasmo nella vastità del mondo.

Naturalmente a questi sentimenti di saluto fraterno io intendo coniugare anche i sentimenti della nostra comunitaria gratitudine, innanzitutto, al Santo Padre che stamattina ha avuto davvero motivo di gioire allorquando con entusiasmo in maniera corale voi avete cantato a lui il vostro affetto e incondizionata la disponibilità a servire il Signore.

Tutto ciò l’ho potuto constatare in maniera personale diretta nel colloquio che ho avuto con lui ha apprezzato molto questa presenza cui guarda con particolare paterna simpatia.

Ma la nostra gratitudine incommensurabile stasera va ancora a Sua eccellenza Monsignor Marciante il quale davvero con questa luminosa relazione completa ci ha fatto capire alcuni elementi fondamentali della nuova evangelizzazione nella particolarità di un contesto nel quale siamo mandati ad annunziare la parola di Dio.

Allora vorrei sintetizzare tenendo presenti gli elementi che sono caratterizzanti della particolarità di questo singolarissimo incontro, innanzitutto la situazione della nostra società nella quale la Chiesa è chiamata ad annunziare il Vangelo di sempre.

Secondo elemento: in che cosa consiste questa evangelizzazione alla quale siamo chiamati oggi più che mai E quale deve essere l’identità lo stile e l’operatività dell’evangelizzatore oggi nella chiesa e nel mondo.

Il primo elemento: noi siamo i figli della cosiddetta modernità. I figli della civiltà moderna ed è proprio in questa realtà nella moderna civiltà che noi siamo mandati ad annunziare il Vangelo di Cristo. Ma quali sono gli elementi contraddistintivi caratterizzanti della nostra civiltà moderna?

La risposta a questo interrogativo ce la offre la storia. Il primo dato è l’esaltazione della ragione, elemento costitutivo e formale dell’identità dell’uomo. L’uomo è tale perché un essere intelligente, un essere libero dotato di ragione. A partire dalla rivoluzione francese questo elemento costitutivo della nostra identità è stato esaltato, addirittura si è innalzato il piedistallo quasi dell’assolutezza alla ragione dell’uomo. La modernità ha preso l’avvio proprio da quella rivoluzione culturale. Ma c’è un altro elemento caratterizzante dell’attuale modernità che ha preso egualmente l’avvio da un’altra rivoluzione che è la rivoluzione industriale. La rivoluzione inglese, la quale ha preteso di applicare le potenze della ragione al servizio di una avanzata tecnologia nella prospettiva di poter ricavare ciò che è indispensabile attraverso i beni di consumo per ammannirli all’indigenza dell’uomo al fine di garantirgli la beatitudine somma e la sua felicità.

Due elementi quindi l’esaltazione della regione e l’applicazione al servizio di una avanzata tecnologia protesa alla ricerca dei beni di consumo.

Il primo elemento attualizzando in maniera costante nel corso della storia di questa nostra nuova unità le potenzialità della ragione attraverso l’organizzazione del pensiero che fa capo soprattutto ai filosofi ha prodotto certamente una molteplicità di sistemi che poi hanno dato adito anche a una diversa modalità di vita.

La verità è una sola. I sistemi sono stati tanti e spesso in contrapposizione tra di loro addirittura in antitesi e allora questi sistemi ideologici non possono presumere di avere dentro di sé la ricchezza dell’interezza della verità, la quale trascende i limiti di ideologie per essere pari alla sua assolutezza.

In questo primo periodo determinato dall’esaltazione della ragione nel tempo della modernità, questa diversità di visioni ideologiche necessariamente ha prodotto un contrasto e un’antitesi che abbiamo verificato in molti campi, ma soprattutto nel campo politico o addirittura nel campo partitico, allorquando i partiti si sono riproposti uno contro l’altro armati ingaggiando non di rado lotte fratricide proprio in nome di questa diversità di pensiero in cui si riscopriva l’antitesi. Il rapporto di tensione tra loro, la diversità in quel contesto come veniva considerata? Come la negazione della propria identità e proprio per questo nei confronti del diverso quale era l’atteggiamento? L’atteggiamento di ostilità.

È chiaro che la cultura non segni il passo e le potenzialità della ragione trovino un’opportunità di uno storico dispiegamento attraverso una costante e inarrestabile maturazione. oggi quale è la situazione? In sintesi. Il processo ha portato al superamento di quei limiti per ribadire un dato che ormai ha acquisito. Alla cultura universale il diverso non è più colui che nega la mia identità e perciò il mio nemico ma è colui il quale ha qualcosa che io non ho ed io sono diverso da lui perché ho qualcosa che egli non ha.

Come si può notare, la diversità sta nell’essere ed è una ricchezza. Se la ricchezza dei singoli viene messa al servizio della comunità diventa una ricchezza per tutti. Questo dato oggi è acquisito e universalmente si parla della ricchezza della diversità.

Ma qui si pone un interrogativo: come può esserci un rapporto di collaborazione, come si può collaborare tra diversi? Anche a questo interrogativo il grado crescente di maturazione culturale da una risposta esauriente e indica un punto ineludibile di convergenza. Qual è questo punto? L’uomo nella sua svettante dignità ed l’impegno responsabile a costruire a più mani il bene comune.

Potrebbe oggi esserci un cittadino che reclama il diritto di cittadinanza nell’ambito di questa nostra società così acculturata che non si ritrova in questa dimensione ad esaltare la dignità dell’uomo e a lavorare con gli altri per costruire bene di tutti? Sarebbe un essere estemporaneo fuori dalla storia. Non avrebbe diritto di cittadinanza.

Ma ancora qui un altro interrogativo si pone. Quale è la via che porta a questo ineludibile punto di convergenza? Anche qui la maturità attuale della nostra cultura da una risposta esauriente ed indica un binario ormai acquisito nella ricchezza dei valori, dei principi che lo sostengono ed è costituito dalla sussidiarietà e dalla solidarietà. Tradotti in termini di essenzialità semplici, questi due altissimi principi vogliono dire: il primo che nessuno di noi è bastevole per se stesso non solo a dimensione soggettiva ma anche dimensione oggettiva. Per quanto riguarda le istituzioni chi mai potrebbe autoreferenzialmente, ergersi a questa dimensione di farsi artefice di se stesso di essere bastevole per sé? Abbiamo bisogno gli uni degli altri perché nessuno di noi, né le istituzioni bastano a se stesse.

Se questo è certamente vero, come è vero, è indispensabile la solidarietà di lavorare uno per tutti e tutti per uno ricordandoci che proprio questa dimensione solidale oggi costituisce l’espressione più nobile e alta della maturità culturale dei popoli nel pianeta.

Questi elementi, carissimi, sono presenti all’attuale maturità culturale della nostra società eppure essendo presenti alla coscienza di questa maturità culturale tuttavia non trovano un riscontro concreto nelle esperienze esistenziali della vita, perché tutti attraverso l’esperienza che ci unifica vediamo come questi elementi che dovrebbero costituire per gli uomini dei nostri tempi punti di riferimento sicuro, pur avendo vivida una luce che illumina la loro intelligenza, non ha dentro di sé la capacità di muovere il cuore quell’unità per servire l’uomo e il bene di tutti.

A questo punto si avverte insopprimibile un bisogno, il bisogno di etica che non può venire dalla logica dell’uomo, dalla sua intelligenza, perché l’intelligenza dell’uomo e un valore grande, la sua ragione l’elemento costitutivo delle sue identità, ma non è l’assoluto. Difatti non ha il potere di risolvere problemi dell’uomo e di armonizzare questi impegni unitari degli uomini nel mondo.

Platone già interpretando questo bisogno insopprimibile dello spirito dell’uomo diceva quattro secoli prima di Gesù: l’uomo ha bisogno di un aiuto che gli piova dall’alto perché da solo non può risolvere i suoi problemi.

Per quanto riguarda l’altro aspetto dell’applicazione delle potenzialità della ragione nell’avanzata tecnologia protesa a procacciare i beni di consumo, noi uomini dell’attuale civiltà, noi uomini della modernità che abbiamo conquistato posseduto e fruito questi mezzi, avvertiamo davvero nella profondità del nostro spirito quella beatitudine in cui abbiamo diritto?

Lo diceva già Aristotile: le cose caduche contingenti di quaggiù non hanno il potere di appagare la brama d’infinito che è insopprimibile e presente nello spirito dell’uomo. L’uomo ha bisogno di valori trascendenti e di valori assoluti nei quali riposare per poter assaporare la gioia della sua beatitudine somma. C’è allora oggi più che mai, ed è l’elemento, come diceva giustamente Monsignor Marciante, che va caratterizzando la post modernità: l’attenzione verso il trascendente cioè l’attenzione verso Dio.

Dio padre dell’uomo non è mai sordo all’indigenza dei suoi figli ed ecco allora nella sua infinita bontà egli che è la personificazione della verità, la verità increata, avverte insopprimibile un bisogno che è quello di irradiarsi come il sole che irradia lo splendore della sua luce lasciando piovere questo splendore luminoso perché possa illuminare gli uomini nel globo senza nulla deprivare della sua essenzialità semplice. Dio verità irradia lo splendore della sua luce ed è la luce della verità che promana da Dio che piove sull’intelligenza dell’uomo e su questa umanità.

Avete subito intuito che qui possiamo lodevolmente ricordare il grande messaggio che ci ha lasciato quasi come sua eredità Giovanni Paolo II nella mirabile lettera fides et ratio, fede e ragione. La luce che piove dall’alto illumina l’intelligenza dell’uomo ed è nello splendore di questa luce rivelata che l’uomo trova l’opportunità di attualizzare in pienezza tutte le potenzialità della sua ragione che diversamente resterebbero irretite nei limiti che sono proprie della nostra umanità assegnata senza raggiungere il vertice della conoscenza della verità che oggetto della sua intelligenza.

Altro che ottenebrazione dell’intelligenza dell’uomo o coercizione della sua libertà! La rivelazione è luce per intelligenza ed è forza che potenzia la libertà dell’uomo perché la libertà è giusto uso della volontà illuminata dalla forza della ragione.

Fede e ragione, rivelazione e intelligenza non sono dunque in antitesi anzi sono in profonda correlazione. La verità rivelata da Dio è contenuta nel libro sacro. La chiesa non per suo merito, ma per ineffabile disegno di Dio, è depositaria della rivelazione per la quale è chiamata a portarla nel mondo.

Il nostro compito allora è proprio quello di evangelizzare la cultura ed inculturare il Vangelo per dirlo in maniera estremamente sintetica. Questo significa aiutare tutte le culture e tutte le civiltà con la luce che piove dalla rivelazione a realizzare in pienezza la propria identità, non ad essere mai mortificate e diventa proprio per ciò la civiltà e la cultura dei popoli una ricchezza per l’umanità, allorquando si lavora di concerto in questa dimensione di solidarietà e di sussidiarietà.

Il compito del Movimento Apostolico sollecitato dallo spirito di Dio sta proprio in questo: nell’annunziare la parola del Signore, portare agli uomini dei nostri tempi la verità rivelata che non è una concezione teoretica astratta ma è personificata in Cristo il Verbo che si è incarnato. Portare Gesù Cristo agli uomini dei nostri tempi significa portare la verità che li libera e salva.

Ma quale deve essere lo stile dell’evangelizzatore oggi? Innanzitutto deve impegnarsi attraverso la forza della sua ragione a penetrare per quanto gli è dato possibile, magari sotto l’egida, la guida dei bravi maestri la parola di Dio. Non si può fare a meno di approfondirne la conoscenza e la conoscenza della verità, della verità divina, è possibile per l’uomo perché l’uomo ha come oggetto della sua intelligenza la verità Dio.

La verità può essere conosciuta dall’uomo anche attraverso l’attualizzazione delle potenzialità della sua ragione, tenendo presente quanto il Signore ha fatto, rivelandosi agli uomini di tutti i tempi. I nostri maestri soprattutto medievali nella loro filosofia avevano un aggio che è diventato famoso che risuona nell’orecchio di tanti: Invisibilia Dei, a creatura mundi per ea quae facta sunt, delecta suscipiunt. Che vuol dire che le cose che sono disseminate nella vastità dell’universo consentono all’uomo di poter risalire in maniera graduale fino alla conoscenza del Signore e San Tommaso ne ha fatto anche le famose cinque vie che aiutano l’uomo, utilizzando la sua ragione ad arrivare a questo termine così alto che è la conoscenza di Dio.

Ma il Signore non si conosce soltanto attraverso l’attuazione delle potenzialità della ragione. C’è ancora altra facoltà: la preghiera. La preghiera… Quante tra le nostre mamme, pur avanzate in età, senza sufficiente cultura, con la semplicità della preghiera hanno approfondito, penetrandolo il mistero di Dio e lo hanno irradiato attraverso la semplicità della loro testimonianza. La preghiera oggi un po’ desueta nello stile della vita ma anche tra tanti cristiani. Gesù lo ribadisce con forza: Orate. Dico vobis: orate sine intermissione. Orate semper. Orate. Che non vuol dire biascicare formule imparate a memoria. La preghiera è la glorificazione del nome di Dio. E la gloria di Dio nell’uomo vivente la vita dell’uomo.

La preghiere deve caratterizzare certamente la vita dell’evangelizzatore. Lo ha detto in maniera mirabile Monsignor Marciante. Ma le facoltà dell’uomo non si esauriscono. Qui ce n’è un’altra, un tempo prediletta, oggi desueta anche nella chiesa e nei monasteri: la contemplazione. La contemplazione che è quella dimensione, la quale unificando tutte le potenzialità che l’uomo ha dentro di sé sotto l’azione dello Spirito Santo, consente all’uomo di potere penetrare, superando i limiti della visione scolastica della stessa formula orante, la intimità di Dio attraverso un rapporto di relazione personale che si rinnova ogni giorno di più, perché infinito è il mistero della semplicità di Dio in cui la contemplazione consente al contemplativo di poter entrare.

Questo dato costituisce l’oggetto perenne della novità dell’evangelizzazione la quale non è esposizione di astratte teorie anche quando fossero inviolate e sublimi verità, ma è la testimonianza dell’esperienza di Dio e quest’esperienza si fa in maniera mirabile e completa attraverso la contemplazione.

A tutti voi carissimi auguro di essere uomini intelligenti che penetrano la verità, che entrano nel mistero di Dio attraverso la forza della preghiera e sappiano cogliere l’intimità di lui attraverso il rapporto di contemplazione con il Signore.

So bene che tra noi ci sono anche tanti altri amici non solo i membri del Movimento Apostolico. A tutti, voglio concludere formulando un augurio, facendo eco a quanto diceva monsignor Marciante. E il mio augurio non lo faccio con le mie parole disadorne. Ve lo voglio fare con il pensiero di un grande pensatore citato dal carissimo professore, Pascal, il quale diceva precisamente così: gli uomini possono essere divisi in tre categorie: uomini, ominicchi e quaquaraqua. La prima categoria è fatta dagli uomini intelligenti, che si mettono alla ricerca della verità e la trovano. Questi sono uomini ragionevoli e felici. La seconda categoria è formata da uomini intelligenti che si mettono alla ricerca della verità, ma non la trovano. Sono uomini ragionevoli, ma non sono felici. La terza categoria è formata da quegli uomini intelligenti che non si mettono alla ricerca della verità e dunque non la trovano. Questi sono uomini irragionevoli e infelici. Io auguro a voi uomini, donne intelligenti di essere ragionevoli e felici.