In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli
21 AGOSTO (Mt 19,23-30)
Nell’Antico Testamento in un primo tempo si vedeva la ricchezza materiale come vera benedizione del Signore. A poco a poco si fa strada un altro tipo di ricchezza: quella spirituale, che si acquisisce nel vivere sempre nel timore del Signore. Così Tobi ammaestra Tobia sulla vera ricchezza che lui dovrà avere a cuore di acquisire.
Guàrdati, o figlio, da ogni sorta di fornicazione; prenditi anzitutto una moglie dalla stirpe dei tuoi padri, non prendere una donna straniera, che cioè non sia della stirpe di tuo padre, perché noi siamo figli di profeti. Ricòrdati di Noè, di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, nostri padri fin da principio. Essi sposarono tutti una donna della loro parentela e furono benedetti nei loro figli e la loro discendenza avrà in eredità la terra. E ora, figlio, ama i tuoi fratelli; nel tuo cuore non concepire disprezzo per i tuoi fratelli, e per i figli e le figlie del tuo popolo, e tra loro scegliti la moglie. L’orgoglio infatti è causa di rovina e di grande inquietudine. Nella pigrizia vi è povertà e miseria, perché la pigrizia è madre della fame. Non trattenere presso di te la paga di chi lavora per te, ma a lui consegnala subito; se così avrai servito Dio, ti sarà data la ricompensa. Poni attenzione, o figlio, a tutto ciò che fai e sii ben educato in ogni tuo comportamento. Non fare a nessuno ciò che non piace a te. Non bere vino fino all’ebbrezza e non avere per compagna del tuo viaggio l’ubriachezza. Da’ del tuo pane a chi ha fame e fa’ parte dei tuoi vestiti agli ignudi. Da’ in elemosina quanto ti avanza e quando fai elemosina il tuo occhio non abbia rimpianti. Deponi il tuo pane sulla tomba dei giusti, non darne invece ai peccatori. Chiedi consiglio a ogni persona che sia saggia e non disprezzare nessun buon consiglio. In ogni circostanza benedici il Signore Dio e domanda che ti sia guida nelle tue vie e che i tuoi sentieri e i tuoi desideri giungano a buon fine, poiché nessun popolo possiede la saggezza, ma è il Signore che elargisce ogni bene e abbassa chi vuole fino al profondo degli inferi. E ora, figlio, ricòrdati di questi comandamenti, non lasciare che si cancellino dal tuo cuore. Ora, figlio, ti comunico che ho depositato dieci talenti d’argento presso Gabaèl, figlio di Gabri, a Rage di Media. Non temere, figlio, se siamo diventati poveri. Tu hai una grande ricchezza se avrai il timore di Dio, se rifuggirai da ogni peccato e farai ciò che piace al Signore, tuo Dio»” (Tb 4,12-21).
Con Gesù le cose della terra servono solo per amare i fratelli, mai per un uso strettamente personale. Tutti i beni di questo mondo devono essere adoperati per liberare i nostri fratelli bisognosi da ogni angustia. Sono un dono di Dio che passa attraverso noi, ma è da portare agli altri. Noi siamo quel postino che ha un mano un assegno di diecimila talenti, ma solo come latore. L’assegno non è suo. Lui lo possiede per consegnarlo al legittimo proprietario. Proprietari di tutti i beni della terra sono poveri, miseri, affamati, assetati, nudi, sfruttati, diseredati, forestieri, ammalati. Quanti non hanno nulla per vivere. Dio li ha messo nelle nostre mani per loro.
Gesù allora disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile». Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi.
Un ricco difficilmente entrerà nel regno dei cieli perché ha trattenuto per sé ciò che era destinato ad altri. Ha fatto suo ciò che invece era di Dio. Si è legato il cuore a ciò che non gli apparteneva. La ricchezza è sempre disonesta, è disonesta nella sua acquisizione e lo è anche nell’uso. È nell’acquisizione perché molta ricchezza è sangue dei poveri. È sudore della misera gente. È anche disonesta perché non vi è alcuna relazione tra il guadagno e l’opera prestata. È sempre disonesta quando vi è sperequazione nel trattamento. Una guadagna in un’ora quanto l’altro guadagna con una intera vita di grandi sacrifici e grandi sofferenze. Sono questi i mali del mondo.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci onesti e sobri sempre.