In Gesù Cristo il nuovo umanesimo
In verità, va detto fin da subito che non vi è un solo nuovo umanesimo, perché non vi è solo un nuovo modo di vivere. Ogni Santo nella storia è stato creatore di nuovo umanesimo.
I monaci della Tebaide conoscono un loro modo vi vivere. San Benedetto da Norcia ne conosce un altro. Così dicasi per San Francesco d’Assisi, San Domenico di Guzmàn, San Bonaventura da Bagnoregio, San Tommaso d’Aquino, Sant’Ignazio di Loyola, San Francesco di Paola, San Francesco Saverio, San Giovanni Bosco, San Pio X, San Giovanni XXIII, San Giovanni Paolo II.
Non parliamo poi di tutte le Sante ad iniziare da Maria di Màgdala, Maria e Marta sorelle di Lazzaro, passando per tutte le sante dell’età antica, del Medioevo, dell’età moderna per giungere ai nostri tempi. Scolastica, Chiara d’Assisi, Caterina da Siena, Teresa d’Avila, Teresina da Lisieux, Maria Goretti, Teresa di Calcutta. Ognuna di esse ha tracciato una via per essere vera donna nuova in Cristo Gesù.
Crea umanesimo ogni uomo. L’umanesimo da lui vissuto può essere stolto, insipiente, ateo, empio, idolatrico, diabolico, satanico, malvagio, cattivo, abominevole, disumano.
A questo umanesimo appartengono, ognuno secondo il suo specifico e le sue particolari caratteristiche, tutti coloro la cui visione della vita è senza la verità del vero ed unico Signore, dell’unico e vero Dio, ad immagine del quale l’uomo è stato creato. Quanti non hanno come unico e solo punto di riferimento il vero ed unico Dio, sono creatori nel mondo di falso umanesimo.
Non hanno lo specchio dinanzi al quale contemplare la loro vita. Mancano della verità da incarnare nel loro corpo. È questa un falso umanesimo, perché frutto di assenza della verità divina, che è condizione indispensabile perché si possa creare l’umanesimo “dal volto umano” e non “dal volto diabolico”, che troppo spesso compare nella storia, causando disastri e rovine.
Genocidi, olocausti, distruzioni di massa, terrorismi di qualsiasi natura, povertà infinite, miserie apocalittiche, immoralità di ogni genere, avidità, usura, delinquenza, malaffare, estorsioni, racket, mercato di uomini, strutture di peccato, legalizzazione dell’aborto, del divorzio, dell’eutanasia, conferimento di diritto a ciò che è contro natura, è il frutto di questo umanesimo “dal volto diabolico”.
Il vero umanesimo è solo il frutto della sapienza che nella sua più vera essenza è: “Spirito intelligente, santo, unico, molteplice, sottile, agile, penetrante, senza macchia, schietto, inoffensivo, amante del bene, pronto, libero, benefico, amico dell’uomo, stabile, sicuro, tranquillo, che può tutto e tutto controlla, che penetra attraverso tutti gli spiriti intelligenti, puri, anche i più sottili.
La sapienza è più veloce di qualsiasi movimento, per la sua purezza si diffonde e penetra in ogni cosa. È effluvio della potenza di Dio, emanazione genuina della gloria dell’Onnipotente; per questo nulla di contaminato penetra in essa. È riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia dell’attività di Dio e immagine della sua bontà. Sebbene unica, può tutto; pur rimanendo in se stessa, tutto rinnova e attraverso i secoli, passando nelle anime sante, prepara amici di Dio e profeti (Sap 7,22-27).
Questa sapienza, così ricca, versatile, capace di creare vero nuovo umanesimo in chi si lascia governare da essa, a poco a poco nella Scrittura Santa si rivela essere lo stesso Spirito del Signore, che viene dato al Messia di Dio, perché possa vivere sulla nostra terra in pienezza di verità, grazia, senza mai mostrare un solo tratto di quell’umanesimo “dal volto diabolico”, che anche un moto di ira, golosità, pensiero cattivo, desiderio impuro potrebbe manifestare in chiunque.
Isaia è il grande annunciatore di questa verità. Il Messia del Signore che esce dalla sua profezia è il vero uomo, l’uomo nuovo, giusto, perfetto. Possiamo dire che è l’uomo che non sbaglia neanche un attimo della sua vita. Lui ha costruito se stesso secondo la più pura, la più santa immagine di Dio. Si può anche affermare che Lui ha portato questa immagine oltre lo stesso mistero trinitario. Dio non può morire. Era sua volontà morire per amore. Mai avrebbe potuto. In Cristo il desiderio del Padre diviene storia.
Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra. Percuoterà il violento con la verga della sua bocca, con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio. La giustizia sarà fascia dei suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi (Is 11,1-5).
Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni. Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità. Non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra, e le isole attendono il suo insegnamento.
Così dice il Signore Dio, che crea i cieli e li dispiega, distende la terra con ciò che vi nasce, dà il respiro alla gente che la abita e l’alito a quanti camminano su di essa: «Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre (Is 42,17).
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso.
È vicino chi mi rende giustizia: chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci. Chi mi accusa? Si avvicini a me. Ecco, il Signore Dio mi assiste: chi mi dichiarerà colpevole? Ecco, come una veste si logorano tutti, la tignola li divora. Chi tra voi teme il Signore, ascolti la voce del suo servo! Colui che cammina nelle tenebre, senza avere luce, confidi nel nome del Signore, si affidi al suo Dio (Is 50,4-10).
Ma è il canto del Servo Sofferente che rivela fin dove giunge la perfezione morale, spirituale, del Messia di Dio, di quest’uomo nuovo, mandato da Dio, Dio Lui stesso, per manifestare ad ogni uomo come si vive da uomini nuovi, veri, giusti. Si è veri uomini, uomini nuovi, quando si è capace di spogliarsi di sé, di annientarsi, consumarsi, macinarsi, triturarsi, farsi buon pane di vita per gli altri.
Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente. Come molti si stupirono di lui – tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –, così si meraviglieranno di lui molte nazioni; i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano udito.
Chi avrebbe creduto al nostro annuncio? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua posterità?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu percosso a morte. Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca. Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha spogliato se stesso fino alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i colpevoli (Is 52,13-53,12).
San Paolo questo umanesimo propone ai discepoli di Gesù. Il suo è un parlare chiaro, esplicito. Se il discepolo di Gesù non si annienta, non si umilia, non si fa pane di vita per gli altri, anche il suo umanesimo sarà sempre “Dal volto diabolico”. Mai sarà umanesimo “Dal Volto Crocifisso di Gesù Signore”. Sarà un umanesimo secondo l’uomo, mai un vero nuovo umanesimo secondo Dio.
Se dunque c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri.
Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre (Fil 2,1-11).
Il cristiano non scrive trattati di umanesimo. I trattati nessuno li legge. Essi servono per citare ed essere citati e per dare una veste scientifica al pensiero spesso del diavolo e non di Dio. Il cristiano scrive nella storia una pagina di nuovo umanesimo divenendo lui stesso nuovo uomo. Ma nessun uomo può divenire nuovo uomo da se stesso. Questa possibilità non gli è data.
L’uomo nuovo lo fa uno solo. Non lo fa né il Padre e né Cristo Signore. L’uomo nuovo lo fa lo Spirito Santo che è dato dal Padre, sgorgante perennemente dal Corpo di Cristo, che è la Chiesa. Cristo Gesù l’ha ricevuto dal Padre dopo il Battesimo nel fiume Giordano. Lo ha effuso dal suo costato aperto, squarciato dalla lancia mentre era appeso sulla croce. Lo ha soffiato nei suoi discepoli, conferendo loro il potere di effonderlo sopra ogni carne.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui.
Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto (Gv 19,28-37).
Va pertanto specificato il titolo: “In Cristo Gesù il nuovo umanesimo”. Non può essere in Cristo Gesù il nuovo umanesimo, perché Cristo Gesù è modello e sacramento, verità e grazia del nuovo umanesimo. Il nuovo umanesimo invece è sempre dal Corpo di Cristo che è la sua Chiesa, una, santa, cattolica, apostolica, perché solo in questo corpo rifulge e viene data la pienezza della grazia, della verità, dello Spirito Santo, pienezza che è sgorgata dal cuore di Cristo, ma che oggi deve sgorgare dal cuore del suo Corpo, che è la Chiesa. È dal cuore di questo Corpo, trafitto per amore dell’umanità, in espiazione del suo peccato, che grazia, verità, Spirito Santo sgorgano per la salvezza di chiunque crede.
È questa verità che San Paolo annunzia nella Seconda Lettera ai Corinzi, quando li invita ad essere generosi verso i fratelli sofferenti della Chiesa di Gerusalemme. Il Corpo deve salvare il Corpo. Il Corpo deve salvare il Corpo spiritualmente e anche materialmente. Lo deve salvare nello spirito, nell’anima, nel corpo. Se la Chiesa non salva il suo Corpo, è una Chiesa nella quale Cristo non regna più, non governa più i cuori, non dirige le menti. È una Chiesa senza lo Spirito del Signore che la conduce.
E come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest’opera generosa. Non dico questo per darvi un comando, ma solo per mettere alla prova la sincerità del vostro amore con la premura verso gli altri. Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
E a questo riguardo vi do un consiglio: si tratta di cosa vantaggiosa per voi, che fin dallo scorso anno siete stati i primi, non solo a intraprenderla ma anche a volerla. Ora dunque realizzatela perché, come vi fu la prontezza del volere, così vi sia anche il compimento, secondo i vostri mezzi. Se infatti c’è la buona volontà, essa riesce gradita secondo quello che uno possiede e non secondo quello che non possiede. Non si tratta infatti di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno (2Cor 8,7-15).
La logica di San Paolo è divina, frutto in Lui della potenza dello Spirito Santo, divenuto in Lui chiarissima luce di sapienza e di rivelazione, di verità e di giustizia.
Chi è Cristo? È Colui che si annientò sulla croce. Si fece olocausto di amore. Si privò di se stesso per la vostra salvezza. Questo significa: “Si fece povero per voi”. Si fece vittima di comunione, eucaristia, pane e grazia, sangue e acqua per la vostra vita. Per questa umiliazione siete stati rigenerati, santificati, elevati, fatti veri figli di Dio. È questa la vera ricchezza che Gesù è venuto a portare nel cuore dell’uomo.
Gesù lo fece per voi che non eravate ancora suo Corpo. Eravate suoi nemici. Eravate empi, idolatri, lontano da Dio. Ora c’è il Vostro Corpo che soffre, perché afflitto da una grande carestia. Potete voi lasciare che il vostro Corpo soffra, muoia, cada dalla stessa fede? Fatevi anche voi poveri, privatevi di qualcosa, aiutate il Vostro Corpo. Sostenetelo. Non fate che esso muoia. È il vostro Corpo che muore. Siate generosi. Non siate spilorci. Imitate Cristo Gesù, il Crocifisso per voi.
D’altronde, aggiunge San Paolo, le loro sofferenze suppliscono alla vostra indigenza. Essi fanno si che il Vostro Corpo sia nell’annientamento che produce un frutto di vita eterna per tutto il Corpo. Voi fate sì che il loro Corpo ritorni a vivere, per essere vero strumento di Cristo per la salvezza di ogni uomo. Nel Corpo si mettono in comunione tutti i beni: quelli materiali e quelli spirituali. Questa è la vera comunione.
La Chiesa non deve produrre solo Eucaristia, solo grazia sacramentale. Questa grazia da sola non è sufficiente per creare l’uomo nuovo. La Chiesa deve produrre Spirito Santo in grande quantità. Essa deve essere il Corpo dal quale perennemente sgorga lo Spirito del Signore, come Spirito di Sapienza, Spirito di Intelletto, Spirito di Consiglio, Spirito di conoscenza, Spirito di Fortezza, Spirito di Pietà, Spirito del Timore del Signore. Tutto il Nuovo Testamento è il frutto di questo Spirito che anima la Chiesa, anima il Corpo di Cristo, anima ogni membro di questo Corpo, così come l’anima “anima” ogni parte del suo corpo. Senza questa fruttificazione di Spirito Santo, si cade nell’umanesimo della stoltezza.
Se la Chiesa è povera di Spirito di Sapienza, si impastoia negli affanni delle cose della terra. Si intrappola nei meandri di peccato della storia rinunciando però ad essere se stessa. Gesù pieno di Spirito di Saggezza risolve il problema dei poveri affidandoli tutti al Padre suo.
Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!
Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.
Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena (Mt 7,19-34).
Questo però non significa che Lui non aiutasse i poveri. Li aiutava materialmente secondo le possibilità della “cassa apostolica”. Li aiutava sempre secondo il comando che di volta in volta riceveva dal Padre.
Se i poveri sono del Padre, il Padre li nutre. Se non sono del Padre, il Padre non li nutre. Se non li nutre il Padre, neanche la Chiesa le potrà mai nutrire, perché la Chiesa, nei suoi Pastori, è stata essa stessa affidata alla Provvidenza del Padre. Ecco allora il miracolo e l’affascinante, stupendo, divino compito che Cristo Gesù ha affidato alla sua Chiesa: fare in Lui, nel suo Corpo, nella sua Chiesa, di ogni uomo, un vero figlio del Padre, un suo figlio di adozione, attraverso la rinascita da acqua e da Spirito Santo.
Ogni vero figlio di Dio è chiamato a imitare Cristo Gesù. Come si imita Gesù Signore? Facendosi il discepolo di Gesù anche lui olocausto, sacrificio di comunione, per la salvezza dei suoi fratelli, salvezza dell’anima, dello spirito, del corpo. Il cristiano, divenuto nuovo in Cristo, mostra con le parole e le opere tutta la perfezione della nuova umanità del suo Maestro. La vive per manifestare la carità di Cristo, nello Spirito Santo, secondo la volontà del Padre. Il suo è sempre nuovo umanesimo trinitario dal Corpo della Chiesa.
Non è il povero il problema della Chiesa. Problema della Chiesa è essa stessa. Esse deve chiedersi se è vero Corpo di Cristo dal quale sgorga perennemente l’acqua e lo Spirito, la grazia e la verità, oppure se è corpo secco, legno staccato dalla vera vite, che non produce più i suoi frutti di vita eterna e di vera salvezza. È sempre la Chiesa il problema della Chiesa.
Il vero problema di Cristo era Cristo. Era Cristo dinanzi al diavolo che lo tentava, dinanzi a Pietro che gli chiedeva di fare miracoli, anziché aiutarlo nell’opera dell’evangelizzazione, oppure che gli suggeriva di non andare a Gerusalemme.
Era Cristo dinanzi alle folle che volevano vedere in Lui un Messia politico, alla maniera di Davide, il re dallo spargimento facile del sangue, oppure alla maniera di Barabba ma con sapienza ed intelligenza.
Cristo era il vero problema di Cristo perché Lui vedeva un mondo oppresso, schiavizzato, torturato, crocifisso, umiliato, avvolto da indicibile sofferenza e doveva vincere la tentazione di usare la sua onnipotenza per abbattere superbi e idolatri, per cancellare ogni miseria e povertà.
Era Cristo il problema di Cristo quando, dinanzi alla morte ormai imminente, la sua carne rifiutava l’obbedienza a Dio. Lui la piegò con una preghiera così intensa da trasformare il suo sudore in gocce di sangue.
Era Cristo il problema di Cristo quanto tutto il mondo lo insultava, facendosi beffe di Lui, perché incapace di scendere dalla Croce. Lui però rimase sul patibolo. Vinse la tentazione. Effuse lo Spirito, il vero Creatore del nuovo umanesimo.
È la Chiesa il vero problema della Chiesa perché ogni giorno essa è tentata nei suoi pastori, nei suoi teologi, nei suoi maestri, nei suoi profeti, in ogni suo figlio, perché ognuno trovi una sua particolare via di salvezza, di nuovo umanesimo.
Molti sono i figli della Chiesa che propongono il nuovo umanesimo senza la verità di Cristo, senza il suo Vangelo, senza la sua Legge, senza la sua grazia, senza lo Spirito Santo, senza la stessa Chiesa.
Essi dimenticano che il primo nuovo umanesimo è l’osservanza dei Comandamenti. La perfezione di esso è una vita nelle Beatitudini. Sarebbe sufficiente osservare il primo Comandamento per avere un umanesimo di vera luce e vero amore tra gli uomini.
È nel Corpo di Cristo che si vive ad immagine di Cristo. È dal seno del Padre che Cristo viveva da vero Cristo. Come Cristo manifestava la verità e la santità del Padre, dal suo seno, nel seno dell’umanità, così il cristiano, dal seno del corpo di Cristo, che è la Chiesa, deve manifestare la verità e la santità di Cristo Signore, nel seno dell’umanità. È il solo nuovo umanesimo che dovrà costruire nel suo corpo, che è membro del Corpo di Cristo che è la Chiesa.
Vero nuovo umanesimo è la Madre di Gesù, la Vergine Maria. San Luca la pone nel suo Vangelo come verità purissima della Chiesa. Lei si reca nella casa di Elisabetta, casa del mondo, ed effonde in essa lo Spirito Santo. Cambia la vita di quella casa. Giovanni fu pieno di Spirito Santo, dello Spirito Santo portato in quella casa dalla Madre di Gesù e da Gesù che era nel suo seno.
Sia Lei a ottenerci la sapienza e l’intelligenza dello Spirito Santo per ricordarci che sempre lo Spirito del Signore, il solo che crea il nuovo umanesimo, deve sgorgare dal nostro seno nel quale abita e vive Cristo Gesù.
Angeli e Santi, ci prendano per mano e ci conducano alla piena comprensione del mistero di Cristo, dal quale è possibile comprendere il mistero della Chiesa.
Mons. Costantino Di Bruno