In cammino verso la grotta santa
(Il Natale senza “Il Natale” nel Vangelo secondo Matteo)
Nei Vangeli anche il silenzio è Vangelo. Anch’esso è parola di Dio. Nei Vangeli e in tutto il Nuovo Testamento non vi è una sola parola contro o sull’Impero Romano, sulla o contro la schiavitù. Su tante altre cose vi è un silenzio assoluto. Il Vangelo non è contro qualcuno. Esso invece è un invito a qualcuno, a chi vuole, perché esca dalla sua morte spirituale ed entri in un vero cammino di vita eterna fino al raggiungimento dell’eternità beata.
Il Vangelo non è una parola promotrice di una fratellanza universale e neanche è una parola contro tutti i mali che affliggono l’umanità. Gesù è l’uomo che parla a noi dalla Croce, dalla sofferenza, dal rinnegamento, dal tradimento, dall’abbandono, dall’insulto, dai flagelli, dagli schiaffi, dal baratto con Barabba, dalla calunnia e dalla falsa testimonianza che si è tutta abbattuta su di Lui. Il Vangelo non viene per creare un mondo nuovo, giusto, santo.
Il Vangelo è Parola che invita ogni uomo a rimanere nella sua condizione storica, ma vivendola da persona nuova. Il Vangelo diviene così lo studio di Cristo Gesù, al fine di estrarre da esso tutte le modalità del Figlio di Dio che si è fatto carne, storia concreta, che ha assunto su di sé tutto il peccato del mondo, tutte le sue iniquità e le ha vissute da uomo nuovo, pieno di Spirito Santo, ricolmo di carità, vero nella fede e nella speranza, accompagnato da ogni altra virtù.
Il Vangelo diviene così il cuore di Cristo Signore nel quale si trova ogni segreto per vivere tutta la storia complessa, frutto del peccato del mondo, assumendo tutto il peccato del mondo, per toglierlo, crocifiggendolo nel nostro corpo. Così il Vangelo è cosa ben diversa da ciò che noi pensiamo che esso sia. Esso è luce purissima concreta, luce vissuta, luce trasformata in storia che ci rivela come si vive sulla terra la via dolorosa portando la croce per essere inchiodati su di essa fino al raggiungimento della gloria. Volere altro non è Vangelo.
Il Vangelo secondo Matteo inizia con la presentazione della genealogia di Gesù Signore. Vangelo di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo, figlio di “Tamar”, figlio di “Racab”, figlio di “Rut”, figlio di “Betsabea”, figlio di Giuseppe. Giuseppe, l’ultimo discendente del re Davide è figlio di una incestuosa, una prostituta, una donna veramente pia e caritatevole, di un’adultera. È il figlio della nostra umanità. Porta però nel suo corpo due promesse divine, eterne, giurate. Nella tua discendenza saranno benedette tutte le tribù e le nazioni, tutti i popoli e tutte le Genti. La tua discendenza sarà dal regno eterno. Ogni regno passa da padre in figlio e spesse volte da dinastia ad altre dinastie. La discendenza di Giuseppe sarà re in eterno. Il regno sarà saldo nelle sue mani. Lui sarà il solo, l’unico re del regno di Dio. Lui è re in eterno e anche il regno rimarrà in eterno. Mai avrà fine. Mai sarà cancellato né dalla storia né dall’eternità.
Tutto questo è senz’altro vero. È la verità di Giuseppe. Ma Gesù non nasce da Giuseppe. Non è sua carne e suo sangue. Non è sua vita. Gesù è il Figlio di Maria, concepito nel suo grembo verginale per opera dello Spirito Santo. Non appena Giuseppe conosce la storia del concepimento di Gesù, vuole ritirarsi dalla vita di Maria. Lui ha un altro progetto di famiglia. Ha un progetto umano e non certo quello che il Signore gli ha manifestato. Poiché uomo giusto, retto, sempre nella Legge del suo Dio e per lui la legge del suo Dio è purissimo amore, decide di ritirarsi nel silenzio. Maria vivrà la sua vita. Lui vivrà la sua. Vi sono due progetti che non possono essere unificati. Nella libertà ognuno potrà vivere il proprio.
Ma il Signore così non pensa. Giuseppe è necessario al piano della salvezza di Dio. Lui dovrà prendere con sé Maria come sua sposa. Con Lei dovrà vivere nella più alta verginità. Maria è tutta del suo Dio. Dio la mette nelle sue mani come vera sposa, perché si prenda cura di Lei, la protegga, la custodisca, la difenda, la nutra, faccia da vero padre di famiglia. Maria va sposata nello spirito. Il suo spirito e quello di Maria dovranno essere un solo spirito e così l’anima di Giuseppe e l’anima di Maria dovranno essere una sola anima. Non potranno essere una sola carne, perché tutto il corpo di Maria è del Padre celeste e deve conservarsi sempre vergine per il suo Dio e Signore. Non può essere donato a nessun uomo in eterno.
Ma anche Gesù dovrà essere spirito del suo spirito e anima della sua anima. Dovrà essere frutto del suo spirito e della sua anima. Lo dovrà concepire spiritualmente. Lo dovrà fare suo, tutto suo, nel cuore, nella volontà, nell’anima, nei sentimenti, nei desideri. Quel Bambino dovrà essere suo vero figlio. A Lu i dovrà dare la sua discendenza. Per Lui Gesù sarà vero figlio di Davide, vero figlio di Abramo. Sarà la benedizione di Dio per l’umanità, sarà il re dal regno eterno. Sarà vero figlio dell’umanità, come Giuseppe è vero figlio dell’umanità: umanità incestuosa, adultera, prostituta, ma anche pia e amorevole.
Giuseppe non si ritira dinanzi alla volontà che Dio gli manifesta. Obbedisce prontamente. Quello che il Signore vuole per Lui è purissima legge, anzi è l’unica legge della sua vita. Così da uomo giusto diviene uomo obbediente alla parola attuale di Dio. Sarà questa obbedienza ad ogni parola attuale del Signore che darà non solo la discendenza davidica a Gesù, ma anche lo salverà, lo custodirà, lo proteggerà, lo porrà sempre in salvo. La salvezza e la verità di Gesù vengono anche dall’immediata e pronta obbedienza di Gesù ad ogni parola che Dio fa giungere al suo orecchio. Così Giuseppe è il vero modello di ogni vero discepolo di Dio.
Chi è Gesù? È colui che salverà il suo popolo dai suoi peccati. Ma chi è il popolo che Gesù dovrà salvare? L’Angelo non dice: “Il popolo di Dio”, “I figli di Israele”, “I discendenti di Abramo”. Dice invece: “Il suo popolo”. Chi è il suo popolo? Il suo popolo è l’intera umanità. È ogni uomo. Gesù che è figlio di Abramo è la benedizione di tutte le genti. Gesù che è il figlio di Davide, è il re eterno dal regno eterno. Lui viene per salvare il suo popolo, la sua creazione, i suoi uomini. L’Apostolo Giovanni, nel prologo al suo Vangelo, dice che “Tutto è stato fatto per mezzo del Verbo e senza di Lui nulla è stato fatto di tutto ciò che esiste”. Il popolo che Gesù viene a salvare è l’umanità, l’uomo, la creatura fatta dal Padre per mezzo di Lui a sua immagine e somiglianza. Lui è il Salvatore dell’uomo, il Redentore dell’umanità.
Gesù però non viene per liberare l’uomo dalle conseguenze del suo peccato. Non è questa la sua missione. Lui viene per liberare l’uomo dal peccato. Liberandolo dal peccato, lo libera anche da ogni conseguenza futura prodotta e generata dal peccato. Dire che Gesù libera l’uomo dalle conseguenze del peccato è affermare una mostruosità. È fare di Gesù un falso profeta, un falso uomo di Dio, un falso Dio, un falso Redentore, un falso Salvatore. Lui stesso visse senza peccato. Poiché libero dal peccato ha saputo vivere nella più alta santità tutte le conseguenze del peccato del mondo, assumendole tutte sulle sue spalle e lasciandosi da esse inchiodare sulla croce. Vi è stata forse una sola conseguenza del peccato che lui non abbia assunto e portato con somma verità, divina ed umana carità, speranza certa e irremovibile?
L’errore cristiano oggi è proprio questo: non fare questa giusta, doverosa, obbligatoria distinzione tra liberazione dal peccato e liberazione dalle conseguenze del peccato. Gesù è venuto a liberarci dal peccato perché non produciamo alcuna conseguenza disastrosa di peccato per noi e per gli altri. Liberandoci dal peccato, l’uomo non crea più conseguenze cosmiche di disastro e di male per sé e per gli altri. Insegandoci come si vivono tutte le conseguenze del peccato, ci mostra come si recide la forza del peccato alla radice. Infatti chi non vive le conseguenze del peccato, all’istante diviene un operatore di infiniti altri peccati e infinite altre conseguenze che tutte si abbatteranno sull’umanità.
Questa distinzione tra togliere il peccato, salvare dal peccato, e togliere le conseguenze del peccato, liberare dalle sue conseguenze sempre deve essere tenuta presente. Il cristiano con questa distinzione è colui che porta sulle sue spalle tutte le conseguenze del peccato del mondo, ma è anche uno che non crea nessuna conseguenza di peccato per gli altri. Diviene anche uno che sa condividere con gli altri le conseguenze del peccato, perché le assume sulle sue spalle portandole al posto dell’altro, ove questo è possibile farlo. La condivisione, la comunione, il portare il peso degli altri è essenza di colui che vive senza peccato. Chi però vive nel peccato non solo non potrà dirsi cristiano, ma anche diviene un creatore di conseguenze triste e dolorose di peccato per gli altri. I mali che un solo peccato genera nel mondo sono molteplici. La radice di un solo peccato rimane in eterno.
Il Vangelo secondo Matteo ci dice chi è Giuseppe, chi è Maria, chi è Gesù, chi sono l’uno per rispetto agli altri. Ci rivela l’immediata e pronta, sollecita e istantanea obbedienza di Giuseppe. Non ci dice altro. Sulla nascita di Gesù vi è il silenzio più grande. Matteo tace su questa nascita. Perché tace? Tace perché la chiave di lettura di tutto è per lui la parola dell’Angelo: “Egli salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Se Lui viene per salvare il suo popolo dai suoi peccati e non dalle conseguenze di esso, è evidente che Lui non viene per sottrarsi alle conseguenze del peccato. Viene per assumerle tutte. Lui non intende mostrare le conseguenze assunte e che sono il frutto di un amore di povertà offerto a Gesù per poter nascere. Vuole invece rivelare le conseguenze assunte ma che sono il frutto della crudeltà e malvagità attuale dell’uomo.
Il Vangelo secondo Matteo vuole anche attestare fin da subito chi è il popolo di Gesù, il suo popolo. È quel mondo che il Padre suo gli manda non attraverso la Legge, non attraverso la Rivelazione, ma attraverso i segni della sua creazione. Il Padre costituisce così la sua creazione vero segno per condurre l’uomo a Gesù, al suo Creatore, Salvatore, Redentore, Dio. La creazione non diviene forse nel Vangelo la Parola di Dio attraverso la quale Cristo Signore parla, si rivela, manifesta la sua vera essenza di Figlio Unigenito del Padre? Non rivela attraverso la creazione, a Lui sottomessa e da Lui governata, la sua uguaglianza con Dio?
Gesù nasce in Betlemme di Giudea. Alcuni Magi, Re sapienti vengono dall’oriente, guidati da una stella. Giungono a Gerusalemme e chiedono del Nato Re dei Giudei. Per loro il segno è inequivocabile. Il Re dei Giudei è nato ed essi sono venuto ad adorarlo. Si rivolgono a Erode, il re del tempo che governava in Gerusalemme. Il re interroga gli scribi. Gli scribi rispondono che è Betlemme la città del Messia, secondo l’antica profezia di Michea.
Il re Erode congeda i Magi mandandoli a Betlemme, ma chiedendo loro un favore. Voi andate, lo cercate, lo trovate. Poi tornate da me. Mi dite il luogo, perché anch’io vogliono recarmi ad ossequiarlo. I Magi riprendono il cammino e dalla stella vengono condotti presso la casa dove il bambino si trovava. È giusto che ci chiediamo: perché Dio manda i Magi a Gerusalemme? Non avrebbe potuto mandarli direttamente a Betlemme? Prima di ogni cosa i Magi vanno a Gerusalemme come vero compimento della profezia di Isaia.
Gerusalemme deve essere evangelizzata sull’evento della nascita del suo re. Chi Evangelizza Gerusalemme? La profezia del Signore che si compie. La venuta dei Magi rivela al popolo di Dio che la promessa si è compiuta. Il loro Re è nato. Qual è stato il risultato di questa divina evangelizzazione? L’indifferenza più grande. Gli scribi sono lettori neutri della Scrittura. Essi leggono la Scrittura, ma di quanto in essa è contenuto a loro nulla interessa. Essi hanno il loro Dio, costruito sul modello dei loro pensieri e questo basta. Un Dio vero ad essi non serve.
È questo anche il dramma di sempre di teologi, maestri, dottori, apostoli, presbiteri, ministri e amministratori delle cose di Dio e dei suoi misteri, della sua Parola e di ogni dono di grazia. Si amministrano queste cose, ma senza che interessino la nostra vita. Sono per gli altri, non sono per noi. Noi abbiamo il nostro Dio, il nostro Signore, il nostro Messia, il nostro Salvatore che siamo noi stessi. Per ufficio diciamo e doniamo Dio, ma è un Dio che non è per noi. Poiché è un Dio non fatto nostro, quando lo diciamo, lo diciamo dal nostro cuore e non dal suo. Spesso lo diciamo anche falsamente, trasformato nella sua verità, modellato nella sua purissima essenza.
I Magi vengono è rivelano qual è la loro fede attraverso i doni a Lui offerti: oro, incenso, mirra. L’oro attesta la regalità. Lui è vero Re. L’incenso rivela la sua divinità. Lui è vero Dio. La mirra è segno della sofferenza, del dolore indicibile, è segno della sua capacità di assumere, vivere, offrire tutta la sofferenza del mondo. Gesù è Il Re, è il Dio, è l’uomo che prenderà su di sé il peccato del mondo per espiarlo, toglierlo. È il Re che salva. È il Dio che redime. È l’uomo della sofferenza che ben conosce il patire. I doni rivelano il cuore, la mente. Cuore e mente dicono visibilmente chi è quel Bambino che è nato.
L’Angelo aveva rivelato a Giuseppe che Gesù avrebbe liberato il popolo dai suoi peccati. I Magi rivelano al mondo la modalità attraverso la quale il peccato sarebbe stato tolto: per la via dell’indicibile sofferenza. È quanto dirà anche Giovanni il Battista: “Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”. L’Agnello di Dio toglie il peccato lavandolo nel suo sangue. Il peccato non è di un uomo. È dell’uomo. È del mondo intero. Chi non vuole più essere causa di sofferenza, di dolore, di morte, chi non vuole essere strumento di tormento per i suoi fratelli, deve lasciarsi purificare dal peccato da Gesù. Solo Lui lo toglie e nessun altro.
Ora i Magi vengono illuminati da Dio, nel sogno, sulle intenzione cattive di Erode e sono invitati a tornare a loro paese non passando per Gerusalemme. Ma anche Giuseppe viene illuminato dall’Angelo sulle intenzioni di Erode e invitato ad alzarsi nella notte, prendere il Bambino e sua Madre e rifugiarsi in Egitto. L’obbedienza di Giuseppe è immediata. Lui salva il Bambino vivendo le conseguenze del peccato dell’uomo. la crudeltà, la malvagità, l’insipienza e la stoltezza del re sono il frutto del peccato. Sono a loro volto anche fonte, principio, radice dalla quale sorgono infinite altre sofferenze. Infatti Erode, volendo colpire Gesù, fa uccidere tutti i bambini di Betlemme dai sue anni in giù. Si compie la profezia dell’Angelo. Gesù libera il suo popolo dal peccato, non dalle conseguenze di esso.
Fino all’avvento dei cieli nuovi e della terra nuova dobbiamo tutti convivere con le conseguenze de peccato dell’uomo. Possiamo però noi, se ci lasciamo quotidianamente liberare dal nostro peccato da Gesù fino a divenire impeccabili, non creare altre conseguenze di morte e di sofferenza. Mentre per quelli che non si sono lasciati guarire, curare, liberare dal peccato da Cristo Signore e sono morti nel peccato, le conseguenze saranno anche eterne e non solo nel tempo. Questa verità va gridata ad ogni uomo: Solo Gesù libera l’umanità dal peccato. Chi si lascia liberare da Lui non inonderà più la terra con i suoi frutti di peccato. Darà all’umanità un respiro di vero ossigeno spirituale. Questa verità è l’unica e sola missione evangelizzatrice della Chiesa. O la Chiesa annunzia ad ogni uomo questa verità, invitandolo a lasciarsi liberare dal peccato, oppure è omissiva nella sua missione. Può fare ogni altra cosa, è ugualmente fallita.
Il Vangelo secondo Matteo vede in questa discesa di Gesù in Egitto e nel suo ritorno nella terra dei padri il compimento di una grande profezia di Osea: “Dall’Egitto ho chiamato mio figlio”. Lo Spirito Santo ci rivela che è Gesù il vero popolo di Dio. È Lui il vero figlio di Dio. Non è l’Israele Antico il suo vero popolo, il suo vero figlio. Vero popolo, vero figlio è Gesù Signore. È suo vero popolo e suo vero figlio chi con Cristo diviene una cosa sola. Ecco il grande mistero che il Vangelo secondo Matteo ci rivela. Non è nell’adorazione dei Magi che tutto si compie. Tutto si compie quando tutti diventano in Cristo, per Cristo, con Cristo, un solo corpo, un solo popolo, un solo figlio. Il Padre non riconosce altri figli se non ne Figlio suo Cristo Gesù.
Gli eventi del Natale senza “Il Natale” in Matteo iniziano con le profezie fatte da Dio ad Abramo e a Davide: Cristo, il Re eterno dal regno eterno, viene per portare la benedizione a tutte le genti. L’Angelo ci rivela in cosa consiste la benedizione: La liberazione del suo popolo dai suoi peccati. I Magi ci aggiungono altre verità sulla Persona di Gesù: Lui è il Re, il Dio, l’uomo dalla grande sofferenza. La salvezza è per l’indicibile sofferenza. Sappiamo che Lui si è assunto il peccato del mondo e ha espiato per esso offrendo il suo corpo in olocausto e in sacrificio. Si concludono con il ricordo del compimento della profezia di Isaia sul virgulto che spunta dalla radice di Iesse. Virgulto che sarà pieno dello Spirito del Signore. Citando la profezia di Isaia, Matteo cita tutto Isaia e noi sappiamo che questo profeta è anche colui che ha proferito il Canto del Servo Sofferente del Signore, il Servo che compie l’espiazione vicaria. Ci salva prendendo il posto nostro, morendo a posto nostro.
Proviamo ora a leggere tutte insieme le profezie che sono contenute nei primi due Capitoli del Vangelo secondo Matteo. Se ne ricava una visione semplicemente divina, soprannaturale.
E in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra
Il Signore disse ad Abram: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò. Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra».
Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran. Abram prese la moglie Sarài e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che avevano acquistati in Carran e tutte le persone che lì si erano procurate e si incamminarono verso la terra di Canaan. Arrivarono nella terra di Canaan e Abram la attraversò fino alla località di Sichem, presso la Quercia di Morè. Nella terra si trovavano allora i Cananei (Gen 12,1-6).
Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce
Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».
Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. Allora Abramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi». Abramo prese la legna dell’olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme. Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?». Abramo rispose: «Dio stesso si provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!». Proseguirono tutti e due insieme.
Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna, legò suo figlio Isacco e lo depose sull’altare, sopra la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito». Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. Abramo chiamò quel luogo «Il Signore vede»; perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore si fa vedere».
L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce» (Gen 22,1-18).
La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te
Il re, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». Natan rispose al re: «Va’, fa’ quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te».
Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va’ e di’ al mio servo Davide: Così dice il Signore: “Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io infatti non ho abitato in una casa da quando ho fatto salire Israele dall’Egitto fino ad oggi; sono andato vagando sotto una tenda, in un padiglione. Durante tutto il tempo in cui ho camminato insieme con tutti gli Israeliti, ho forse mai detto ad alcuno dei giudici d’Israele, a cui avevo comandato di pascere il mio popolo Israele: Perché non mi avete edificato una casa di cedro?”.
Ora dunque dirai al mio servo Davide: Così dice il Signore degli eserciti: “Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo opprimano come in passato e come dal giorno in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo Israele. Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa.
Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio. Se farà il male, lo colpirò con verga d’uomo e con percosse di figli d’uomo, ma non ritirerò da lui il mio amore, come l’ho ritirato da Saul, che ho rimosso di fronte a te. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te, il tuo trono sarà reso stabile per sempre”». Natan parlò a Davide secondo tutte queste parole e secondo tutta questa visione.
Allora il re Davide andò a presentarsi davanti al Signore e disse: «Chi sono io, Signore Dio, e che cos’è la mia casa, perché tu mi abbia condotto fin qui? E questo è parso ancora poca cosa ai tuoi occhi, Signore Dio: tu hai parlato anche della casa del tuo servo per un lontano avvenire: e questa è la legge per l’uomo, Signore Dio! Che cosa potrebbe dirti di più Davide? Tu conosci il tuo servo, Signore Dio! Per amore della tua parola e secondo il tuo cuore, hai compiuto tutte queste grandi cose, manifestandole al tuo servo. Tu sei davvero grande, Signore Dio! Nessuno è come te e non vi è altro Dio fuori di te, proprio come abbiamo udito con i nostri orecchi. E chi è come il tuo popolo, come Israele, unica nazione sulla terra che Dio è venuto a riscattare come popolo per sé e a dargli un nome operando cose grandi e stupende, per la tua terra, davanti al tuo popolo che ti sei riscattato dalla nazione d’Egitto e dai suoi dèi? Hai stabilito il tuo popolo Israele come popolo tuo per sempre, e tu, Signore, sei diventato Dio per loro.
Ora, Signore Dio, la parola che hai pronunciato sul tuo servo e sulla sua casa confermala per sempre e fa’ come hai detto. Il tuo nome sia magnificato per sempre così: “Il Signore degli eserciti è il Dio d’Israele!”. La casa del tuo servo Davide sia dunque stabile davanti a te! Poiché tu, Signore degli eserciti, Dio d’Israele, hai rivelato questo al tuo servo e gli hai detto: “Io ti edificherò una casa!”. Perciò il tuo servo ha trovato l’ardire di rivolgerti questa preghiera. Ora, Signore Dio, tu sei Dio, le tue parole sono verità. Hai fatto al tuo servo queste belle promesse. Dégnati dunque di benedire ora la casa del tuo servo, perché sia sempre dinanzi a te! Poiché tu, Signore Dio, hai parlato e per la tua benedizione la casa del tuo servo è benedetta per sempre!» (2Sam 7,1-29).
Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato
Perché le genti sono in tumulto e i popoli cospirano invano? Insorgono i re della terra e i prìncipi congiurano insieme contro il Signore e il suo consacrato: «Spezziamo le loro catene, gettiamo via da noi il loro giogo!».
Ride colui che sta nei cieli, il Signore si fa beffe di loro. Egli parla nella sua ira, li spaventa con la sua collera: «Io stesso ho stabilito il mio sovrano sul Sion, mia santa montagna».
Voglio annunciare il decreto del Signore. Egli mi ha detto: «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato. Chiedimi e ti darò in eredità le genti e in tuo dominio le terre più lontane. Le spezzerai con scettro di ferro, come vaso di argilla le frantumerai».
E ora siate saggi, o sovrani; lasciatevi correggere, o giudici della terra; servite il Signore con timore e rallegratevi con tremore. Imparate la disciplina, perché non si adiri e voi perdiate la via: in un attimo divampa la sua ira. Beato chi in lui si rifugia (Sal 2,1-12).
Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchìsedek
Di Davide. Salmo.
Oracolo del Signore al mio signore: «Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi». Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion: domina in mezzo ai tuoi nemici! A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori; dal seno dell’aurora, come rugiada, io ti ho generato.
Il Signore ha giurato e non si pente: «Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchìsedek». Il Signore è alla tua destra! Egli abbatterà i re nel giorno della sua ira, sarà giudice fra le genti, ammucchierà cadaveri, abbatterà teste su vasta terra; lungo il cammino si disseta al torrente, perciò solleva alta la testa (Sal 110 (109) 1-7).
Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore
Messaggio che Isaia, figlio di Amoz, ricevette in visione su Giuda e su Gerusalemme.
Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti. Verranno molti popoli e diranno: «Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri».
Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra.
Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore. Sì, tu hai rigettato il tuo popolo, la casa di Giacobbe, perché rigurgitano di maghi orientali e di indovini come i Filistei; agli stranieri battono le mani. La sua terra è piena d’argento e d’oro, senza limite sono i suoi tesori; la sua terra è piena di cavalli, senza limite sono i suoi carri. La sua terra è piena di idoli; adorano l’opera delle proprie mani, ciò che hanno fatto le loro dita. L’uomo sarà piegato, il mortale sarà abbassato; tu non perdonare loro.
Entra fra le rocce, nasconditi nella polvere, di fronte al terrore che desta il Signore e allo splendore della sua maestà, quando si alzerà a scuotere la terra. L’uomo abbasserà gli occhi superbi, l’alterigia umana si piegherà; sarà esaltato il Signore, lui solo, in quel giorno.
Poiché il Signore degli eserciti ha un giorno contro ogni superbo e altero, contro chiunque si innalza, per abbatterlo, contro tutti i cedri del Libano alti ed elevati, contro tutte le querce del Basan, contro tutti gli alti monti, contro tutti i colli elevati, contro ogni torre eccelsa, contro ogni muro fortificato, contro tutte le navi di Tarsis e contro tutte le imbarcazioni di lusso.
Sarà piegato l’orgoglio degli uomini, sarà abbassata l’alterigia umana; sarà esaltato il Signore, lui solo, in quel giorno. Gli idoli spariranno del tutto. Rifugiatevi nelle caverne delle rocce e negli antri sotterranei, di fronte al terrore che desta il Signore e allo splendore della sua maestà, quando si alzerà a scuotere la terra.
In quel giorno ognuno getterà ai topi e ai pipistrelli gli idoli d’argento e gli idoli d’oro, che si era fatto per adorarli, per entrare nei crepacci delle rocce e nelle spaccature delle rupi, di fronte al terrore che desta il Signore e allo splendore della sua maestà, quando si alzerà a scuotere la terra. Guardatevi dunque dall’uomo, nelle cui narici non v’è che un soffio: in quale conto si può tenere? (Is 2,1-22).
Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele
Il Signore parlò ancora ad Acaz: «Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall’alto». Ma Acaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore». Allora Isaia disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele. Egli mangerà panna e miele finché non imparerà a rigettare il male e a scegliere il bene. Poiché prima ancora che il bimbo impari a rigettare il male e a scegliere il bene, sarà abbandonata la terra di cui temi i due re. Il Signore manderà su di te, sul tuo popolo e sulla casa di tuo padre giorni quali non vennero da quando Èfraim si staccò da Giuda: manderà il re d’Assiria» (Is 7,10-17).
Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio
Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda.
Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Madian.
Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco.
Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace.
Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre. Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.
Una parola mandò il Signore contro Giacobbe, essa cadde su Israele. La conoscerà tutto il popolo, gli Efraimiti e gli abitanti di Samaria, che dicevano nel loro orgoglio e nell’arroganza del loro cuore: «I mattoni sono caduti, ricostruiremo in pietra; i sicomòri sono stati abbattuti, li sostituiremo con cedri».
Il Signore suscitò contro questo popolo i suoi nemici, eccitò i suoi avversari: gli Aramei dall’oriente, da occidente i Filistei, che divorano Israele a grandi bocconi. Con tutto ciò non si calma la sua ira e ancora la sua mano rimane stesa.
Il popolo non è tornato a chi lo percuoteva; non hanno ricercato il Signore degli eserciti. Pertanto il Signore ha amputato a Israele capo e coda, palma e giunco in un giorno. L’anziano e i notabili sono il capo, il profeta, maestro di menzogna, è la coda. Le guide di questo popolo lo hanno fuorviato e quelli che esse guidano si sono perduti.
Perciò il Signore non avrà clemenza verso i suoi giovani, non avrà pietà degli orfani e delle vedove, perché tutti sono empi e perversi; ogni bocca proferisce parole stolte. Con tutto ciò non si calma la sua ira e ancora la sua mano rimane stesa.
Sì, brucia l’iniquità come fuoco che divora rovi e pruni, divampa nel folto della selva, da dove si sollevano colonne di fumo. Per l’ira del Signore degli eserciti brucia la terra e il popolo è dato in pasto al fuoco; nessuno ha pietà del proprio fratello.
Dilania a destra, ma è ancora affamato, mangia a sinistra, ma senza saziarsi; ognuno mangia la carne del suo vicino. Manasse contro Èfraim ed Èfraim contro Manasse, tutti e due insieme contro Giuda. Con tutto ciò non si calma la sua ira e ancora la sua mano rimane stesa (Is 9,1-20).
Su di lui si poserà lo spirito del Signore
Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra.
Percuoterà il violento con la verga della sua bocca, con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio. La giustizia sarà fascia dei suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi.
Il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà. La mucca e l’orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso.
Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare.
In quel giorno avverrà che la radice di Iesse sarà un vessillo per i popoli. Le nazioni la cercheranno con ansia. La sua dimora sarà gloriosa.
In quel giorno avverrà che il Signore stenderà di nuovo la sua mano per riscattare il resto del suo popolo, superstite dall’Assiria e dall’Egitto, da Patros, dall’Etiopia e dall’Elam, da Sinar e da Camat e dalle isole del mare.
Egli alzerà un vessillo tra le nazioni e raccoglierà gli espulsi d’Israele; radunerà i dispersi di Giuda dai quattro angoli della terra. Cesserà la gelosia di Èfraim e gli avversari di Giuda saranno sterminati; Èfraim non invidierà più Giuda e Giuda non sarà più ostile a Èfraim.
Voleranno verso occidente contro i Filistei, insieme deprederanno i figli dell’oriente, stenderanno le mani su Edom e su Moab e i figli di Ammon saranno loro sudditi.
Il Signore prosciugherà il golfo del mare d’Egitto e stenderà la mano contro il Fiume. Con la potenza del suo soffio lo dividerà in sette bracci, così che si possa attraversare con i sandali. Si formerà una strada per il resto del suo popolo che sarà superstite dall’Assiria, come ce ne fu una per Israele quando uscì dalla terra d’Egitto (Is 11,1-16).
Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse
Signore, tu sei il mio Dio; voglio esaltarti e lodare il tuo nome, perché hai eseguito progetti meravigliosi, concepiti da lungo tempo, fedeli e stabili. Poiché hai trasformato la città in un mucchio di sassi, la cittadella fortificata in una rovina, la fortezza degli stranieri non è più una città, non si ricostruirà mai più. Per questo ti glorifica un popolo forte, la città di nazioni possenti ti venera. Perché tu sei sostegno al misero, sostegno al povero nella sua angoscia, riparo dalla tempesta, ombra contro il caldo; poiché lo sbuffo dei tiranni è come pioggia che rimbalza sul muro, come arsura in terra arida il clamore degli stranieri. Tu mitighi l’arsura con l’ombra di una nube, l’inno dei tiranni si spegne.
Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l’ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato.
E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza, poiché la mano del Signore si poserà su questo monte».
Moab invece sarà calpestato al suolo, come si pesta la paglia nel letamaio. Là esso stenderà le mani, come le distende il nuotatore per nuotare; ma il Signore abbasserà la sua superbia, nonostante l’annaspare delle sue mani. L’eccelsa fortezza delle tue mura egli abbatterà e demolirà, la raderà al suolo. (Is 25,1-12).
Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio
Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni. Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità.
Non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra, e le isole attendono il suo insegnamento. Così dice il Signore Dio, che crea i cieli e li dispiega, distende la terra con ciò che vi nasce, dà il respiro alla gente che la abita e l’alito a quanti camminano su di essa: «Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre.
Io sono il Signore: questo è il mio nome; non cederò la mia gloria ad altri, né il mio onore agli idoli. I primi fatti, ecco, sono avvenuti e i nuovi io preannuncio; prima che spuntino, ve li faccio sentire».
Cantate al Signore un canto nuovo, lodatelo dall’estremità della terra; voi che andate per mare e quanto esso contiene, isole e loro abitanti. Esultino il deserto e le sue città, i villaggi dove abitano quelli di Kedar; acclamino gli abitanti di Sela, dalla cima dei monti alzino grida. Diano gloria al Signore e nelle isole narrino la sua lode.
Il Signore avanza come un prode, come un guerriero eccita il suo ardore; urla e lancia il grido di guerra, si mostra valoroso contro i suoi nemici.
«Per molto tempo ho taciuto, ho fatto silenzio, mi sono contenuto; ora griderò come una partoriente, gemerò e mi affannerò insieme. Renderò aridi monti e colli, farò seccare tutta la loro erba; trasformerò i fiumi in terraferma e prosciugherò le paludi. Farò camminare i ciechi per vie che non conoscono, li guiderò per sentieri sconosciuti; trasformerò davanti a loro le tenebre in luce, i luoghi aspri in pianura. Tali cose io ho fatto e non cesserò di fare».
Retrocedono pieni di vergogna quanti sperano in un idolo, quanti dicono alle statue: «Voi siete i nostri dèi». Sordi, ascoltate, ciechi, volgete lo sguardo per vedere. Chi è cieco, se non il mio servo? Chi è sordo come il messaggero che io invio? Chi è cieco come il mio privilegiato? Chi è cieco come il servo del Signore? Hai visto molte cose, ma senza farvi attenzione, hai aperto gli orecchi, ma senza sentire. Il Signore si compiacque, per amore della sua giustizia, di dare una legge grande e gloriosa. Eppure questo è un popolo saccheggiato e spogliato; sono tutti presi con il laccio nelle caverne, sono rinchiusi in prigioni. Sono divenuti preda e non c’era un liberatore, saccheggio e non c’era chi dicesse: «Restituisci».
Chi fra voi porge l’orecchio a questo, vi fa attenzione e ascolta per il futuro? Chi abbandonò Giacobbe al saccheggio, Israele ai predoni? Non è stato forse il Signore contro cui peccò, non avendo voluto camminare per le sue vie e non avendo osservato la sua legge? Egli, perciò, ha riversato su di lui la sua ira ardente e la violenza della guerra, che lo ha avvolto nelle sue fiamme senza che egli se ne accorgesse, lo ha bruciato, senza che vi facesse attenzione (Is 42,1-25).
Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra
Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome. Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all’ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra. Mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria».
Io ho risposto: «Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze. Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa presso il mio Dio».
Ora ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele – poiché ero stato onorato dal Signore e Dio era stato la mia forza – e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d’Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra».
Così dice il Signore, il redentore d’Israele, il suo Santo, a colui che è disprezzato, rifiutato dalle nazioni, schiavo dei potenti: «I re vedranno e si alzeranno in piedi, i prìncipi si prostreranno, a causa del Signore che è fedele, del Santo d’Israele che ti ha scelto». Così dice il Signore: «Al tempo della benevolenza ti ho risposto, nel giorno della salvezza ti ho aiutato. Ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo, per far risorgere la terra, per farti rioccupare l’eredità devastata, per dire ai prigionieri: “Uscite”, e a quelli che sono nelle tenebre: “Venite fuori”.
Essi pascoleranno lungo tutte le strade, e su ogni altura troveranno pascoli. Non avranno né fame né sete e non li colpirà né l’arsura né il sole, perché colui che ha misericordia di loro li guiderà, li condurrà alle sorgenti d’acqua. Io trasformerò i miei monti in strade e le mie vie saranno elevate. Ecco, questi vengono da lontano, ed ecco, quelli vengono da settentrione e da occidente e altri dalla regione di Sinìm».
Giubilate, o cieli, rallégrati, o terra, gridate di gioia, o monti, perché il Signore consola il suo popolo e ha misericordia dei suoi poveri. Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato». Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco, sulle palme delle mie mani ti ho disegnato, le tue mura sono sempre davanti a me. I tuoi figli accorrono, i tuoi distruttori e i tuoi devastatori si allontanano da te. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si radunano, vengono a te.
«Com’è vero che io vivo – oracolo del Signore –, ti vestirai di tutti loro come di ornamento, te ne ornerai come una sposa». Poiché le tue rovine e le tue devastazioni e la tua terra desolata saranno ora troppo stretti per i tuoi abitanti, benché siano lontani i tuoi divoratori. Di nuovo ti diranno agli orecchi i figli di cui fosti privata: «Troppo stretto è per me questo posto; scòstati, perché possa stabilirmi».
Tu penserai: «Costoro, chi me li ha generati? Io ero priva di figli e sterile, esiliata e prigioniera, e questi, chi li ha allevati? Ecco, ero rimasta sola, e costoro dov’erano?». Così dice il Signore Dio: «Ecco, io farò cenno con la mano alle nazioni, per i popoli isserò il mio vessillo. Riporteranno i tuoi figli in braccio, le tue figlie saranno portate sulle spalle. I re saranno i tuoi tutori, le loro principesse le tue nutrici. Con la faccia a terra essi si prostreranno davanti a te, baceranno la polvere dei tuoi piedi; allora tu saprai che io sono il Signore e che non saranno delusi quanti sperano in me».
Si può forse strappare la preda al forte? Oppure può un prigioniero sfuggire al tiranno? Eppure, dice il Signore: «Anche il prigioniero sarà strappato al forte, la preda sfuggirà al tiranno. Io avverserò i tuoi avversari, io salverò i tuoi figli. Farò mangiare le loro stesse carni ai tuoi oppressori, si ubriacheranno del proprio sangue come di mosto. Allora ogni uomo saprà che io sono il Signore, il tuo salvatore e il tuo redentore, il Potente di Giacobbe» (Is 49,1-26).
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba
Dice il Signore: «Dov’è il documento di ripudio di vostra madre, con cui l’ho scacciata? Oppure a quale dei miei creditori io vi ho venduti? Ecco, per le vostre iniquità siete stati venduti, per le vostre colpe è stata scacciata vostra madre. Per quale motivo non c’è nessuno, ora che sono venuto? Perché, ora che chiamo, nessuno risponde? È forse la mia mano troppo corta per riscattare oppure io non ho la forza per liberare? Ecco, con una minaccia prosciugo il mare, faccio dei fiumi un deserto. I loro pesci, per mancanza d’acqua, restano all’asciutto, muoiono di sete. Rivesto i cieli di oscurità, do loro un sacco per mantello».
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso. È vicino chi mi rende giustizia: chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci. Chi mi accusa? Si avvicini a me. Ecco, il Signore Dio mi assiste: chi mi dichiarerà colpevole? Ecco, come una veste si logorano tutti, la tignola li divora.
Chi tra voi teme il Signore, ascolti la voce del suo servo! Colui che cammina nelle tenebre, senza avere luce, confidi nel nome del Signore, si affidi al suo Dio. Ecco, voi tutti che accendete il fuoco, che vi circondate di frecce incendiarie, andate alle fiamme del vostro fuoco, tra le frecce che avete acceso. Dalla mia mano vi è giunto questo; voi giacerete nel luogo dei dolori (Is 50,1-11).
Tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo
Svégliati, svégliati, rivèstiti della tua magnificenza, Sion; indossa le vesti più splendide, Gerusalemme, città santa, perché mai più entrerà in te l’incirconciso e l’impuro. Scuotiti la polvere, àlzati, Gerusalemme schiava! Si sciolgano dal collo i legami, schiava figlia di Sion!
Poiché dice il Signore: «Per nulla foste venduti e sarete riscattati senza denaro».
Poiché dice il Signore Dio: «In Egitto è sceso il mio popolo un tempo, per abitarvi come straniero; poi l’Assiro, senza motivo, lo ha oppresso. Ora, che cosa faccio io qui? – oracolo del Signore. Sì, il mio popolo è stato deportato per nulla! I suoi dominatori trionfavano – oracolo del Signore – e sempre, tutti i giorni, il mio nome è stato disprezzato. Pertanto il mio popolo conoscerà il mio nome, comprenderà in quel giorno che io dicevo: “Eccomi!”».
Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: «Regna il tuo Dio».
Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce, insieme esultano, poiché vedono con gli occhi il ritorno del Signore a Sion. Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme.
Il Signore ha snudato il suo santo braccio davanti a tutte le nazioni; tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio. Fuori, fuori, uscite di là! Non toccate niente d’impuro. Uscite da essa, purificatevi, voi che portate gli arredi del Signore! Voi non dovrete uscire in fretta né andarvene come uno che fugge, perché davanti a voi cammina il Signore, il Dio d’Israele chiude la vostra carovana.
Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente. Come molti si stupirono di lui – tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –, così si meraviglieranno di lui molte nazioni; i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano udito (Is 52,1-13).
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti
Chi avrebbe creduto al nostro annuncio? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua posterità? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu percosso a morte. Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca.
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha spogliato se stesso fino alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i colpevoli (Is 53,1-2).
Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore
Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere.
Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te, verrà a te la ricchezza delle genti.Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore. Tutte le greggi di Kedar si raduneranno presso di te, i montoni di Nebaiòt saranno al tuo servizio, saliranno come offerta gradita sul mio altare; renderò splendido il tempio della mia gloria. Chi sono quelle che volano come nubi e come colombe verso le loro colombaie? Sono le isole che sperano in me, le navi di Tarsis sono in prima fila, per portare i tuoi figli da lontano, con argento e oro, per il nome del Signore, tuo Dio, per il Santo d’Israele, che ti onora.
Stranieri ricostruiranno le tue mura, i loro re saranno al tuo servizio, perché nella mia ira ti ho colpito, ma nella mia benevolenza ho avuto pietà di te. Le tue porte saranno sempre aperte, non si chiuderanno né di giorno né di notte, per lasciare entrare in te la ricchezza delle genti e i loro re che faranno da guida. Perché la nazione e il regno che non vorranno servirti periranno, e le nazioni saranno tutte sterminate.
La gloria del Libano verrà a te, con cipressi, olmi e abeti, per abbellire il luogo del mio santuario, per glorificare il luogo dove poggio i miei piedi. Verranno a te in atteggiamento umile i figli dei tuoi oppressori; ti si getteranno proni alle piante dei piedi quanti ti disprezzavano. Ti chiameranno «Città del Signore», «Sion del Santo d’Israele».
Dopo essere stata derelitta, odiata, senza che alcuno passasse da te, io farò di te l’orgoglio dei secoli, la gioia di tutte le generazioni. Tu succhierai il latte delle genti, succhierai le ricchezze dei re. Saprai che io sono il Signore, il tuo salvatore e il tuo redentore, il Potente di Giacobbe. Farò venire oro anziché bronzo, farò venire argento anziché ferro, bronzo anziché legno, ferro anziché pietre. Costituirò tuo sovrano la pace, tuo governatore la giustizia.
Non si sentirà più parlare di prepotenza nella tua terra, di devastazione e di distruzione entro i tuoi confini. Tu chiamerai salvezza le tue mura e gloria le tue porte. Il sole non sarà più la tua luce di giorno, né ti illuminerà più lo splendore della luna. Ma il Signore sarà per te luce eterna, il tuo Dio sarà il tuo splendore. Il tuo sole non tramonterà più né la tua luna si dileguerà, perché il Signore sarà per te luce eterna; saranno finiti i giorni del tuo lutto.
Il tuo popolo sarà tutto di giusti, per sempre avranno in eredità la terra, germogli delle piantagioni del Signore, lavoro delle sue mani per mostrare la sua gloria. Il più piccolo diventerà un migliaio, il più insignificante un’immensa nazione; io sono il Signore: a suo tempo, lo farò rapidamente (Is 60,1-22).
Mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati
Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore, il giorno di vendetta del nostro Dio, per consolare tutti gli afflitti, per dare agli afflitti di Sion una corona invece della cenere, olio di letizia invece dell’abito da lutto, veste di lode invece di uno spirito mesto.
Essi si chiameranno querce di giustizia, piantagione del Signore, per manifestare la sua gloria. Riedificheranno le rovine antiche, ricostruiranno i vecchi ruderi, restaureranno le città desolate, i luoghi devastati dalle generazioni passate. Ci saranno estranei a pascere le vostre greggi e figli di stranieri saranno vostri contadini e vignaioli. Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore, ministri del nostro Dio sarete detti. Vi nutrirete delle ricchezze delle nazioni, vi vanterete dei loro beni. Invece della loro vergogna riceveranno il doppio, invece dell’insulto avranno in sorte grida di gioia; per questo erediteranno il doppio nella loro terra, avranno una gioia eterna.
Perché io sono il Signore che amo il diritto e odio la rapina e l’ingiustizia: io darò loro fedelmente il salario, concluderò con loro un’alleanza eterna. Sarà famosa tra le genti la loro stirpe, la loro discendenza in mezzo ai popoli. Coloro che li vedranno riconosceranno che essi sono la stirpe benedetta dal Signore.
Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto con il mantello della giustizia, come uno sposo si mette il diadema e come una sposa si adorna di gioielli. Poiché, come la terra produce i suoi germogli e come un giardino fa germogliare i suoi semi, così il Signore Dio farà germogliare la giustizia e la lode davanti a tutte le genti (Is 61,1-11).
Ecco, arriva il tuo salvatore; ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede
Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo, finché non sorga come aurora la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada. Allora le genti vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria; sarai chiamata con un nome nuovo, che la bocca del Signore indicherà.
Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio. Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia e la tua terra Sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo.
Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposeranno i tuoi figli; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te. Sulle tue mura, Gerusalemme, ho posto sentinelle; per tutto il giorno e tutta la notte non taceranno mai.
Voi, che risvegliate il ricordo del Signore, non concedetevi riposo né a lui date riposo, finché non abbia ristabilito Gerusalemme e ne abbia fatto oggetto di lode sulla terra.
Il Signore ha giurato con la sua destra e con il suo braccio potente: «Mai più darò il tuo grano in cibo ai tuoi nemici, mai più gli stranieri berranno il vino per il quale tu hai faticato. No! Coloro che avranno raccolto il grano, lo mangeranno e canteranno inni al Signore, coloro che avranno vendemmiato berranno il vino nei cortili del mio santuario.
Passate, passate per le porte, sgombrate la via al popolo, spianate, spianate la strada, liberatela dalle pietre, innalzate un vessillo per i popoli». Ecco ciò che il Signore fa sentire all’estremità della terra: «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, arriva il tuo salvatore; ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede”. Li chiameranno “Popolo santo”, “Redenti del Signore”. E tu sarai chiamata Ricercata, “Città non abbandonata”» (Is 62,1-12).
Anche tra loro mi prenderò sacerdoti leviti, dice il Signore
Così dice il Signore: «Il cielo è il mio trono, la terra lo sgabello dei miei piedi. Quale casa mi potreste costruire? In quale luogo potrei fissare la dimora? Tutte queste cose ha fatto la mia mano ed esse sono mie – oracolo del Signore. Su chi volgerò lo sguardo? Sull’umile e su chi ha lo spirito contrito e su chi trema alla mia parola.
Uno sacrifica un giovenco e poi uccide un uomo, uno immola una pecora e poi strozza un cane, uno presenta un’offerta e poi sangue di porco, uno brucia incenso e poi venera l’iniquità. Costoro hanno scelto le loro vie, essi si dilettano dei loro abomini; anch’io sceglierò la loro sventura e farò piombare su di loro ciò che temono, perché io avevo chiamato e nessuno ha risposto, avevo parlato e nessuno ha udito. Hanno fatto ciò che è male ai miei occhi, ciò che non gradisco hanno scelto».
Ascoltate la parola del Signore, voi che tremate alla sua parola. Hanno detto i vostri fratelli che vi odiano, che vi respingono a causa del mio nome: «Mostri il Signore la sua gloria, perché possiamo vedere la vostra gioia!». Ma essi saranno confusi. Giunge un rumore, un frastuono dalla città, un rumore dal tempio: è la voce del Signore, che dà la ricompensa ai suoi nemici.
Prima di provare i dolori, ha partorito; prima che le venissero i dolori, ha dato alla luce un maschio. Chi ha mai udito una cosa simile, chi ha visto cose come queste? Nasce forse una terra in un giorno, una nazione è generata forse in un istante? Eppure Sion, appena sentiti i dolori, ha partorito i figli. 9«Io che apro il grembo materno, non farò partorire?», dice il Signore. «Io che faccio generare, chiuderei il seno?», dice il tuo Dio.
Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa tutti voi che l’amate. Sfavillate con essa di gioia tutti voi che per essa eravate in lutto. Così sarete allattati e vi sazierete al seno delle sue consolazioni; succhierete e vi delizierete al petto della sua gloria. Perché così dice il Signore: «Ecco, io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la pace; come un torrente in piena, la gloria delle genti. Voi sarete allattati e portati in braccio, e sulle ginocchia sarete accarezzati.
Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò; a Gerusalemme sarete consolati. Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore, le vostre ossa saranno rigogliose come l’erba. La mano del Signore si farà conoscere ai suoi servi, ma la sua collera contro i nemici. Poiché, ecco, il Signore viene con il fuoco, i suoi carri sono come un turbine, per riversare con ardore l’ira, la sua minaccia con fiamme di fuoco. Con il fuoco infatti il Signore farà giustizia e con la spada su ogni uomo; molti saranno i colpiti dal Signore.
Coloro che si consacrano e purificano nei giardini, seguendo uno che sta in mezzo, che mangiano carne suina, cose obbrobriose e topi, insieme finiranno – oracolo del Signore – con le loro opere e i loro propositi.
Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria. Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti alle popolazioni di Tarsis, Put, Lud, Mesec, Ros, Tubal e Iavan, alle isole lontane che non hanno udito parlare di me e non hanno visto la mia gloria; essi annunceranno la mia gloria alle genti. Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari, al mio santo monte di Gerusalemme – dice il Signore –, come i figli d’Israele portano l’offerta in vasi puri nel tempio del Signore. Anche tra loro mi prenderò sacerdoti leviti, dice il Signore.
Sì, come i nuovi cieli e la nuova terra, che io farò, dureranno per sempre davanti a me – oracolo del Signore –, così dureranno la vostra discendenza e il vostro nome. 23In ogni mese al novilunio, e al sabato di ogni settimana, verrà ognuno a prostrarsi davanti a me, dice il Signore. Uscendo, vedranno i cadaveri degli uomini che si sono ribellati contro di me; poiché il loro verme non morirà, il loro fuoco non si spegnerà e saranno un abominio per tutti» (Is 66,1-24).
Porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore
In quel tempo – oracolo del Signore – io sarò Dio per tutte le famiglie d’Israele ed esse saranno il mio popolo. Così dice il Signore: Ha trovato grazia nel deserto un popolo scampato alla spada; Israele si avvia a una dimora di pace». Da lontano mi è apparso il Signore: «Ti ho amato di amore eterno, per questo continuo a esserti fedele. Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata, vergine d’Israele. Di nuovo prenderai i tuoi tamburelli e avanzerai danzando tra gente in festa. Di nuovo pianterai vigne sulle colline di Samaria; dopo aver piantato, i piantatori raccoglieranno. Verrà il giorno in cui le sentinelle grideranno sulla montagna di Èfraim: “Su, saliamo a Sion, andiamo dal Signore, nostro Dio”.
Poiché dice il Signore: Innalzate canti di gioia per Giacobbe, esultate per la prima delle nazioni, fate udire la vostra lode e dite: “Il Signore ha salvato il suo popolo, il resto d’Israele”. Ecco, li riconduco dalla terra del settentrione e li raduno dalle estremità della terra; fra loro sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente: ritorneranno qui in gran folla. Erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni; li ricondurrò a fiumi ricchi d’acqua per una strada dritta in cui non inciamperanno, perché io sono un padre per Israele, Èfraim è il mio primogenito».
Ascoltate, genti, la parola del Signore, annunciatela alle isole più lontane e dite: «Chi ha disperso Israele lo raduna e lo custodisce come un pastore il suo gregge». Perché il Signore ha riscattato Giacobbe, lo ha liberato dalle mani di uno più forte di lui. Verranno e canteranno inni sull’altura di Sion, andranno insieme verso i beni del Signore, verso il grano, il vino e l’olio, i piccoli del gregge e del bestiame. Saranno come un giardino irrigato, non languiranno più. La vergine allora gioirà danzando e insieme i giovani e i vecchi.
«Cambierò il loro lutto in gioia, li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni. Nutrirò i sacerdoti di carni prelibate e il mio popolo sarà saziato dei miei beni». Oracolo del Signore.
Così dice il Signore: «Una voce si ode a Rama, un lamento e un pianto amaro: Rachele piange i suoi figli, e non vuole essere consolata per i suoi figli, perché non sono più».
Dice il Signore: «Trattieni il tuo pianto, i tuoi occhi dalle lacrime, perché c’è un compenso alle tue fatiche – oracolo del Signore –: essi torneranno dal paese nemico. C’è una speranza per la tua discendenza – oracolo del Signore –: i tuoi figli ritorneranno nella loro terra. Ho udito Èfraim che si lamentava: “Mi hai castigato e io ho subito il castigo come un torello non domato. Fammi ritornare e io ritornerò, perché tu sei il Signore, mio Dio.
Dopo il mio smarrimento, mi sono pentito; quando me lo hai fatto capire, mi sono battuto il petto, mi sono vergognato e ne provo confusione, perché porto l’infamia della mia giovinezza”. Non è un figlio carissimo per me Èfraim, il mio bambino prediletto? Ogni volta che lo minaccio, me ne ricordo sempre con affetto. Per questo il mio cuore si commuove per lui e sento per lui profonda tenerezza». Oracolo del Signore.
Pianta dei cippi, metti paletti indicatori, ricorda bene il sentiero, la via che hai percorso. Ritorna, vergine d’Israele, ritorna alle tue città. Fino a quando andrai vagando, figlia ribelle? Poiché il Signore crea una cosa nuova sulla terra: la donna circonderà l’uomo!
Così dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: «Quando avrò cambiato la loro sorte, nella terra di Giuda e nelle sue città si dirà ancora questa parola: “Il Signore ti benedica, sede di giustizia, monte santo”. Vi abiteranno insieme Giuda e tutte le sue città, gli agricoltori e coloro che conducono le greggi. Poiché ristorerò chi è stanco e sazierò coloro che languono».
A questo punto mi sono destato e ho guardato: era stato un bel sogno.
«Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali renderò la casa d’Israele e la casa di Giuda feconde di uomini e bestiame. Allora, come ho vegliato su di loro per sradicare e per demolire, per abbattere e per distruggere e per affliggere con mali, così veglierò su di loro per edificare e per piantare. Oracolo del Signore.
In quei giorni non si dirà più: “I padri hanno mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati!”,
ma ognuno morirà per la sua propria iniquità; si allegheranno i denti solo a chi mangia l’uva acerba.
Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore. Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore –: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: “Conoscete il Signore”, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore –, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato».
Così dice il Signore, che ha posto il sole come luce del giorno, la luna e le stelle come luce della notte, che agita il mare così che ne fremano i flutti e il cui nome è Signore degli eserciti: «Quando verranno meno queste leggi dinanzi a me – oracolo del Signore –, allora anche la discendenza d’Israele cesserà di essere un popolo davanti a me per sempre». Così dice il Signore: «Se qualcuno riuscirà a misurare in alto i cieli e ad esplorare in basso le fondamenta della terra, allora anch’io respingerò tutta la discendenza d’Israele per tutto ciò che ha commesso. Oracolo del Signore.
Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali la città sarà riedificata per il Signore, dalla torre di Cananèl fino alla porta dell’Angolo. La corda per misurare sarà stesa in linea retta fino alla collina di Gareb, volgendo poi verso Goa. Tutta la valle dei cadaveri e delle ceneri e tutti i campi fino al torrente Cedron, fino all’angolo della porta dei Cavalli a oriente, saranno sacri al Signore; non saranno più devastati né mai più distrutti» (Ger 31,1-40).
E dall’Egitto ho chiamato mio figlio
Quando Israele era fanciullo, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio. Ma più li chiamavo, più si allontanavano da me; immolavano vittime ai Baal, agli idoli bruciavano incensi. A Èfraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare. Non ritornerà al paese d’Egitto, ma Assur sarà il suo re, perché non hanno voluto convertirsi. La spada farà strage nelle loro città, spaccherà la spranga di difesa, l’annienterà al di là dei loro progetti.
Il mio popolo è duro a convertirsi: chiamato a guardare in alto, nessuno sa sollevare lo sguardo. Come potrei abbandonarti, Èfraim, come consegnarti ad altri, Israele? Come potrei trattarti al pari di Adma, ridurti allo stato di Seboìm? Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. Non darò sfogo all’ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Èfraim, perché sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò da te nella mia ira. Seguiranno il Signore ed egli ruggirà come un leone: quando ruggirà, accorreranno i suoi figli dall’occidente, accorreranno come uccelli dall’Egitto, come colombe dall’Assiria e li farò abitare nelle loro case. Oracolo del Signore (Os 11,1-11).
Le sue origini sono dall’antichità
E tu, Betlemme di Èfrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti. Perciò Dio li metterà in potere altrui fino a quando partorirà colei che deve partorire; e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele. Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore, suo Dio. Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande fino agli estremi confini della terra. Egli stesso sarà la pace! Mi 5,1-4).
In conclusione forse è giusto affermare che nel Vangelo secondo Matteo non viene presentata la nascita alla terra del Figlio Unigenito del Padre, perché l’Evangelista non vuole minimamente contaminare con qualche immagine di quaggiù tutta la bellezza, la ricchezza, la pienezza di verità, amore, rivelazione, santità, che è Cristo nel seno del Padre. Forse vuole che Gesù venga sempre visto dalle profezie, dal pensiero di Dio, dal suo cuore, perché è in quel cuore che Lui perennemente nasce ed è in quel cuore che sempre va contemplato. Il vero presepe di Cristo Gesù è il cuore del Padre, il cuore dello Spirito Santo, il cuore della Vergine Maria, il cuore di Giuseppe, il cuore della profezia.
Il Natale apparentemente senza “Il Natale” in Matteo diviene così “Il Natale” che dovrà essere perennemente nuovo, mai antico. Perché se è vero che Gesù è nato nella carne, Lui sempre nasce in una novità eterna nel nostro cuore. Il Natale forse è senza “Il Natale”, in Matteo, perché il vero Natale di Gesù è quando per opera dello Spirito Santo è generato in noi e da noi nasce per essere donato ad ogni altro cuore.
La Vergine Maria, Made della Redenzione, Angeli, Santi, oggi facciano nascere Gesù nel cuore, per opera dello Spirito Santo, per far sì che per Gesù oggi sia il suo vero Natale.