IL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE La “preparazione remota” al sacramento:
la formazione delle coscienze
Autore: Don Davide Riggio
Il nutrimento della coscienza è la verità rivelata, la fede della Chiesa, il Vangelo della salvezza. È in altre parole quella sana dottrina che separa luce e tenebre, falsità e verità, giustizia ed ingiustizia, bene e male con precisione e con taglio netto.
Come un corpo non adeguatamente nutrito si indebolisce, si ammala e infine muore, così la coscienza che non viene perennemente illuminata e continuamente nutrita, perde di splendore e a poco a poco la sua luce si affievolisce. La lettura del bene e del male prima si fa difficile, poi svanisce del tutto. Infine, continuando nella non illuminazione, arriva a farsi governare dall’anti-legge del bene che è l’amoralità.
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La coscienza che non viene
perennemente illuminata e
continuamente nutrita, perde di
splendore e la sua luce
si affievolisce
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L’amoralità è la morte della coscienza, con essa nel cuore l’uomo è moralmente ingovernabile, la concupiscenza ha il sopravvento su di lui, la superbia lo schiavizza e tutto quanto egli fa, lo giustifica in nome di una pretesa libertà. L’amoralità è la fonte dell’inquinamento dell’esistenza, il principio del caos e del disordine etico, il fondamento di azioni inique e perverse, che sono inevitabili, che saranno sempre compiute, poiché è proprio dell’uomo dalla coscienza oscurata la ripetitività di atti osceni, immorali, nefandi ed empi. È per questo che Gesù, nel Vangelo secondo Luca, ammonisce ogni suo discepolo, esortandolo a curare lo stato di salute della sua coscienza: «Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra» (Lc 11,35).
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Il principio del caos e del
disordine etico
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Quando la coscienza si ottenebra, non può essere ricostruita o ricreata, né formata e rivitalizzata in un giorno. Si ha bisogno di un cammino di lunghi anni, di molta pazienza, di forte attenzione, ma soprattutto di una coscienza modello già formata, adulta nella verità, dimorante nella totale e completa rettitudine. Nessuna coscienza non formata può aiutare un’altra a formarsi, a riacquistare le sue capacità di lettura del bene e del male morale secondo Dio.
Formare coscienze rette è il primo e il più urgente compito della Chiesa. Tale compito e tale responsabilità, in particolare, ricade sul sacerdote, in virtù della sacra Ordinazione ricevuta, che lo conforma ontologicamente a Cristo, Pastore e Maestro. Nel Popolo di Dio, pertanto, ogni fedele ha il dovere grave di cercare un confronto continuo con il sacerdote, mosso dal vivo desiderio di nutrire, vivificare, formare la propria coscienza.
Ciò è indispensabile alla retta celebrazione del sacramento della Confessione. Infatti con una coscienza non formata, governata da un falso giudizio, ci si potrà anche accostare al sacramento, ma senza un reale pentimento e soprattutto senza una decisa e ferma volontà di iniziare nuovamente a formarsi nella legge morale. Una coscienza formata, invece, potrà leggere tutto il male che abita nella sua carne e nella sua anima e potrà desiderare il perdono dell’Onnipotente, invocandone la misericordia.
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Potrà desiderare il perdono
dell’Onnipotente, invocandone la
misericordia
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Nessuna risurrezione è possibile, nessuna rinascita è sperabile, senza la formazione della coscienza del singolo e dell’intera comunità.