Il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono
Ci sono affermazioni di Gesù sulle quali mai si riflette o si medita a sufficienza. Specie ai nostri giorni, nei quali sta avvenendo una cosa mai vista prima. Mentre un tempo il Vangelo era la gloria del discepolo di Gesù e per affermare la sua verità si era pronti ad andare al martirio, testimoniando con il proprio sangue la fede nella verità di ogni sua parola, oggi invece il Vangelo è di grande imbarazzo per il cristiano. Si cerca in tutti i modi di renderlo innocuo, senza valore. Lo si sta privando di ogni verità oggettiva in esso contenuta. Si vuole che rimanga un libro solamente storico, come è storico ogni altro libro che viene dal passato. Ci si dimentica che se riduciamo il Vangelo ad un libro storico, cioè solo come documento di ciò che un tempo si pensava o come ieri si viveva, anche Gesù Signore diviene un reperto di storia antica. Anche lui andrà studiato come si studia ogni fossile che viene dal lontano nostro passato.
Che significa per noi che “Il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono?”. Essendo il regno dei cieli Cristo Signore e divenendo vero regno dei cieli solo in Lui, con Lui per Lui, chi vuole essere regno di Dio nel regno di Dio per il regno di Dio, deve farsi violenza. Deve mettere tutta la sua forza. Deve combattere contro tutto il mondo. Deve sempre sostenere la verità del Vangelo anche quando tutte le religioni della terra, tutte le filosofie, tutte le antropologie, tutte le psicologie, tutte le scienze, gli stessi che ieri erano con il Vangelo e ne sostenevano la sua solidità oggettiva, dovessero schiararsi contro di esso. Lui deve rimanere fedelmente ancorato alla sua verità, al Cristo che è in esso contenuto e rivelato in ogni sua parola. È questa la violenza che Gesù chiede a chi vuole essere vero regno dei cieli oggi, sulla terra e, domani, nel suo Paradiso per i secoli eterni. È una violenza di fede per la fede.
Non si tratta però di una violenza conservata nel proprio cuore, ma di una attestazione palese, pubblica di fede, qualsiasi cosa dovesse succedere alla sua persona, anche a costo di essere gettato in una fornace di calce o dato in pasto ai leoni, o venire crocifisso come il suo Maestro e Signore. Gesù non fu “violento” per i regno contro tutta la sua stessa radice religiosa che con ogni mezzo lo tentava perché si adeguasse ad essa, in ogni cosa, abbandonando ogni verità di essere profeta del Dio vivente, suo Inviato, suo Messaggero, suo Cristo? È per questa violenza nella fedeltà ad ogni parola che Dio faceva giungere al suo orecchio che Lui subì il martirio, fu inchiodato al legno, fece la fine dei malfattori. Ma qual è la differenza tra uno che si ritira dalla Chiesa perché vuole vivere il Vangelo e uno che rimane nella Chiesa per essere violento per il Vangelo? La differenza è abissale. Chi esce dalla Chiesa, non vive tutto il Vangelo, non pratica tutte le sue parole, non obbedisce ad ogni suo comando. Chi rimane violento nella Chiesa, vive ogni parola del Discorso della Montagna, cammina in ogni sua verità, obbedisce ad ogni comando di Gesù Signore. È perseguitato, ma non perseguita. È umiliato, ma non umilia. È giudicato, ma non giudica. È condannato, ma non condanna. È scomunicato, ma non scomunica. Vive tutto nel silenzio del cuore, invitando tutti ad amare senza interruzione.
Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via. In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elia che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti! (Mt 11,7-15).
La violenza per il regno dei cieli è quella forza invincibile che ci fa rimanere sempre di Cristo, in Cristo, per Cristo, anche se tutto il mondo ci vuole sradicare da Lui, per piantarci nelle correnti di pensiero e nelle cordate morali o anche teologiche che spesso sfiancano la stessa Chiesa di Gesù Signore. La violenza per il regno dei cieli obbliga il cristiano a rinunciare anche ad ogni amicizia e familiarità, quando esse dovessero rivelarsi ostili al Vangelo e a Gesù Signore. Si sceglie Cristo, il suo Vangelo. Chi è in Cristo e nel Vangelo può essere scelto come compagno di viaggio nel Vangelo, in Cristo, altrimenti nessun viaggio insieme potrà essere fatto, perché uno cammina nel Vangelo e l’altro o gli altri procedono nel mondo. Per questo Gesù dice che Giovanni il Battista non è una canna sbattuta dal vento. Lui è rimasto strettamente ancorato alla Parola di Dio, come suo vero profeta. Neanche è un uomo vestito con abiti di lusso. Lui non cerca il bene del suo corpo, ma del suo spirito e della sua anima. Quando un uomo cerca se stesso, o cerca l’uomo, o cerca di piacere agli uomini, o cerca la gloria del uomini, mai potrà essere violento per il Vangelo. Il Vangelo esige il rinnegamento di sé perché solo Cristo e la sua gloria si cerchino, allo stesso modo che Cristo Gesù cerca solo la gloria del Padre suo. Tutta la sua vita è stata un inno e una celebrazione della gloria del Padre suo, fin sulla croce.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci forti e risoluti per il regno dei cieli.