Il regno dei cieli è vicino
Gn 41,55-57; 42,5-7a.17-24a; Sal 32; Mt 10,1-7
10 LUGLIO
Leggiamo qualche antica profezia. Il tempo scorre, ma esse tardano a compiersi. È come se i giorni fossero sempre distanti dalle buone promesse e giuramenti di Dio.
Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gen 3,14-15). Il Signore disse ad Abram: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò. Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra» (Gen 12,1-3).
L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce» (Gen 22,15-18). Giuda, ti loderanno i tuoi fratelli; la tua mano sarà sulla cervice dei tuoi nemici; davanti a te si prostreranno i figli di tuo padre. Un giovane leone è Giuda: dalla preda, figlio mio, sei tornato; si è sdraiato, si è accovacciato come un leone e come una leonessa; chi lo farà alzare? Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l’obbedienza dei popoli. Egli lega alla vite il suo asinello e a una vite scelta il figlio della sua asina, lava nel vino la sua veste e nel sangue dell’uva il suo manto; scuri ha gli occhi più del vino e bianchi i denti più del latte (Gen 49,8-12).
La Lettera agli Ebrei, dopo aver ricordato tutte le tappe storiche in cui la promessa del Signore è giunta ai nostri tempi ed ha trovato piena realizzazione, ci riferisce una verità che merita che noi la poniamo nel nostro cuore. Gli altri attendevano. Noi possediamo.
Altri, infine, subirono insulti e flagelli, catene e prigionia. Furono lapidati, torturati, tagliati in due, furono uccisi di spada, andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, tribolati, maltrattati – di loro il mondo non era degno! –, vaganti per i deserti, sui monti, tra le caverne e le spelonche della terra. Tutti costoro, pur essendo stati approvati a causa della loro fede, non ottennero ciò che era stato loro promesso: Dio infatti per noi aveva predisposto qualcosa di meglio, affinché essi non ottenessero la perfezione senza di noi (Eb 11,36-40).
Annunziare che il regno dei cieli è vicino ha un solo significato: tutte le parole di Dio sono ormai prossime al loro compimento. Manca solo l’intronizzazione del re, ma questa avverrà a giorni sul Golgota. Sulla croce la scritta lo dichiara in modo solenne: “Gesù Nazareno, il Re dei Giudei”. Se c’è il Re intronizzato, c’è anche il Regno. Esso con la morte di Cristo non è solo vicino, è nel mondo. In esso si entra con la conversione e la fede nel Vangelo. Il Regno si annunzia e si invita ad entrare in esso.
Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì. Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino.
Ancora oggi Cristo Gesù è sulla croce, sul suo trono, con la scritta che lo dichiara non solo il Re dei Giudei, ma il Re del cielo e della terra, del tempo e dell’eternità. Ma i cristiani si vergognano di annunziare Lui, Gesù, Re di ogni uomo. La vergogna è così grande da far loro dichiarare che sia il Re, sia il Vangelo, sia il Regno non sono più necessari per la salvezza. Mai nella storia si era giunti a tanta vergogna verso Gesù.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che i cristiani predichino il regno di Dio con fortezza.