Il padrone lodò quell’amministratore disonesto
Am 8,4-7; Sal 112; 1 Tm 2,1-8; Lc 16,1-13
22 SETTEMBRE
La vita è un presente nel quale si prepara il futuro, è tempo che deve generare l’eternità beata, è momento attuale dal quale inevitabilmente viene concepito il dopo. È sufficiente distrarsi un solo istante e il dopo diviene irrimediabilmente compromesso. Basta consegnarsi a un solo peccato e spesso non si esce più dalla via della morte. Si sciupa la giovinezza e l’età adulta rimarrà disorientata per sempre. Il presente va vissuto come la più grande grazia di Dio. San Paolo gridava ai Corinzi che è il momento favorevole della salvezza. La grazia passa. Si apre il cuore, essa entra. Lo si chiude, nessuno sa se vi sarà un ritorno. È questo il motivo per cui si deve vivere il presente ponendo grande attenzione a non sciupare nessuna grazia del Signore. Sa oggi un giovane che consegnare venti preziosi anni della sua vita alla formazione è grandissima grazia di Dio? Ma se sono grazia di Dio si possono dilapidare nell’alcool, nella droga, nell’ozio, nei vizi, nei divertimenti, nel disordine morale e spirituale? Una grazia sciupata da noi diviene spesso anche per gli altri grazia sciupata.
Gesù, dono di salvezza del Padre al suo popolo, fu grazia sciupata per molti figli d’Israele. Questa grazia non accolta nella conversione e nella fede fu la causa anche della distruzione della Città Santa. Non siamo responsabili della grazia solo per noi, ma per il mondo intero. Un giovane sciupa la grazia della formazione. Con la sua scienza avrebbe potuto inventare qualcosa di ottimo per l’intera umanità. Ha sciupato la grazia, la terra è priva di una grazia di salvezza. La grazia sciupata sempre impoverisce il mondo. Anche il Paradiso è impoverito. Una grazia sciupata può aprire le porte dell’inferno. Il Padrone loda l’amministratore disonesto. Non lo loda per la sua disonestà, ma perché lui sa usare la scaltrezza per il suo futuro. Non si tratta del futuro eterno, ma del futuro nel tempo. Se tutti i “malfattori” della terra mettessero tanto acume per procurarsi il futuro eterno, quanto ne mettono per dare vano benessere al loro futuro nel tempo, Dio dovrebbe allargare gli spazi del suo Paradiso. Eppure per le futilità, le vanità, ciò che non dura, la scaltrezza e la furbizia vengono usate bene, mentre per ciò che vale, dura ed è bene eterno è come se l’uomo fosse senza intelligenza e privo di ogni sapienza. La stoltezza produce un male eterno.
Diceva anche ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
Ogni momento della nostra vita è grazia, perché con esso possiamo domani meritare una eternità beata di gloria. Se però noi, nella nostra cattiveria – è della cattiveria e malvagità del cuore stravolgere tutta la rivelazione – diciamo che il Paradiso non è frutto del presente, perché è dono che Dio fa a tutti, allora cade la verità del presente come albero che deve maturare frutti eterni. È il trionfo della stoltezza e dell’insipienza.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che nessun attimo del presente venga sciupato.