Il nuovo umanesimo: perchè in Cristo? Che ruolo ha la Chiesa?

Riflessioni a partire dalla Traccia per il cammino verso il 5° Convegno Ecclesiale Nazionale (www.firenze2015.it)

In Gesù Cristo, il nuovo umanesimo.

La scelta di questa trama non è orientata a una discussione accademica. Piuttosto che «disegnare in astratto i termini di un “nuovo umanesimo”», la traccia di preparazione intende sensibilizzare la coscienza ecclesiale, stimolare l’operatività pastorale, continuare un dialogo con il mondo (cf. p. 7).

Di conseguenza, pur se il nuovo umanesimo ha “in” Cristo Gesù la sua fonte e la sua verità più piena, questo approccio prefigura una responsabilità primaria che è “nella” Chiesa. Chiediamoci allora, alla luce della Traccia: che cosa si intende per “nuovo umanesimo”? perché “in Gesù Cristo”? e soprattutto, qual è la responsabilità che ne deriva per la Chiesa?

Il nuovo umanesimo

“L’uomo è la prima via che la Chiesa percorre nel compimento della sua missione” – amava ripetere san Giovanni Paolo II (cf. p. 42). L’umanesimo, per la Chiesa, consiste nell’andare incontro all’uomo, promuoverlo, innalzarlo, e tutto questo secondo il progetto della carità di Dio. I tratti dell’umanesimo non sono abbozzati dalla creatività della Chiesa, ma sono plasmati da Dio creatore, dal Figlio Redentore, dallo Spirito santificatore. L’uomo è fatto di terra e di soffio divino, ma la fonte perenne del suo essere è l’amore di Dio. A questa fonte deve essere sempre ricondotto; da essa attinge ogni giorno la sua essenza più fresca e pura. L’umanesimo non può essere che “nuovo”, perché l’uomo non consegue il proprio essere una volta sola per sempre: egli deve ogni giorno ritrovarsi nel sempre “nuovo” e vitale incontro con l’amore di Dio.

In Gesù Cristo

L’amore di Dio rinnova l’uomo per opera di Gesù Cristo e in Lui. In Cristo l’umanità riceve non solo un rinnovamento, un ristoro, un aggiornamento. Riceve la sua natura nuova e piena. È Cristo Gesù l’Uomo che il Padre creando aveva pensato. Solo Lui realizza la vera identità per cui l’uomo è stato fatto: essere figlio e vivere da figlio l’obbedienza di amore al Padre. È Gesù che porta la natura umana nella relazione filiale, quella relazione che lega divinamente la persona del Figlio alla persona del Padre, nello Spirito Santo.

L’umanità di Gesù è interamente un compimento e una rivelazione dell’autentica relazione filiale. Il suo nascere, il suo condividere la condizione terrena, la sua obbedienza, la sua compassione, la sua misericordia, la sua croce, il suo corpo donato, il suo sangue versato, la sua vita offerta, il suo Spirito effuso: nel suo donarsi al Padre nasce l’uomo nuovo. «Nella vicenda pasquale del Crocifisso Risorto ogni uomo ferito, reietto, rifiutato, emarginato, scartato, è anche “più uomo”, abbracciato nella figliolanza del Figlio, vivificato dal suo stesso Spirito che torna a gridare gioioso nel cuore di molti: “Abbà, Padre”» (p. 36). Nessun altro può realizzare questa novità. Essa è possibile solo nell’umanità di Cristo, nel suo vero Corpo.

La responsabilità della Chiesa

Se l’umanità nuova è quella che vive nel Corpo di Cristo, la responsabilità della Chiesa è primaria. Essa è il Corpo di Cristo, in cui lo Spirito Santo ha la sua dimora e dal cui costato viene effuso per dare vita ad ogni creatura.

In questo corpo ogni uomo è invitato a integrarsi, per partecipare in esso all’umanità di Cristo. Con la vita dello Spirito, ogni membro del Corpo di Cristo è reso capace di fare della propria umanità un dono al Padre. Dall’interno del Corpo di Cristo, ci si può relazionare al Padre come figli.

Sempre in quest’unico Corpo, ogni membro non è solo creatura che riceve «esistenza, energia e vita», ma è a sua volta “produttore” di vita e carità per le altre membra. La vitalità di un membro sostiene e vivifica tutto il corpo; il suo torpore ne rallenta tutto il dinamismo; ma il suo peccato inietta in circolo un veleno di morte che può danneggiare tutto l’organismo.

La Chiesa è chiamata dunque a prendere coscienza di essere costituita segno e strumento del nuovo umanesimo in Cristo. La sua vocazione è accogliere nuovi membri dell’unico Corpo e per essi produrre vita, infondere carità. Essa ha tutti i mezzi di grazia per vivere questa missione: il Battesimo, che unisce nell’unità di un solo Corpo; l’Eucaristia, che fa del Corpo di Cristo il nutrimento di ogni membro e di ogni membro un dono offerto per la vita di tutto il Corpo; il Vangelo, che apre all’uomo nuovo gli occhi per vedersi in Cristo; lo Spirito Santo, che vivifica le membra e mette in circolo la carità divina che ognuno riceve e produce.

Le cinque vie, o i molteplici itinerari, del nuovo umanesimo, non sono allora soltanto dei percorsi tracciati, che conducono la Chiesa all’incontro con il mondo. L’incontro potrebbe avvenire anche senza che ci sia “incorporazione”. Le vie dell’umanesimo in Cristo, piuttosto, conducono la Chiesa, e ogni cristiano in essa, a offrire la propria vita, affinché lo Spirito Santo sia effuso dal proprio costato, irrori il mondo, aggreghi nuovi membri, dia vita a tutto il Corpo. Uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare: sono tensioni da leggere nella prospettiva di quest’unico Corpo che effonde la divina carità e accoglie nuove membra, e lo fa attraverso ogni membro che offre se stesso come Cristo si è donato al Padre. Questi dinamismi non devono esprimere solo degli atteggiamenti, degli stili, delle opzioni pastorali: hanno senso se riflettono la coscienza e la missione di cristiani che sanno di offrire al mondo il frutto della loro obbedienza filiale al Padre, la loro vera umanità come cibo per la vita di molti.

L’uomo nuovo ha una Madre che lo partorisce. Ella ha dato al mondo il Figlio di Dio fattosi vero uomo. Lo ha generato nel suo vero corpo e lo ha offerto nel suo amore più pieno. E così ogni membro del Corpo di Cristo è generato da Lei nella sua vera umanità. Affidiamo a Lei, alla Madre della Redenzione, la missione di tutta la Chiesa e la coscienza di ogni cristiano: non c’è nuovo umanesimo se non nasce da Lei.

Sac. Francesco Brancaccio