I DOMENICA DI QUARESIMA
Il Signore rassicura il suo popolo. Lui è sempre pronto, sta con l’orecchio attento per ascoltare il grido della sua creatura: “Egli mi invocherà e io lo esaudirò; gli darò salvezza e gloria, lo sazierò con una lunga vita”. Dio però ascolta chi lo ascolta. La Chiesa grida a Dio. Chiede nella sua preghiera che ogni fedele “cresca nella conoscenza del mistero di Cristo e lo testimoni con una degna condotta di vita”.
Crescita nella conoscenza del mistero di Cristo e sua testimonianza con la vita devono essere una cosa sola. Il più grande teologo deve essere il più grande santo. Se non è il più grande santo, la conoscenza che lui ha del mistero di Gesù è solo pensiero di legno, nozione di carta tratta dalla carta, ma non certo tratta dal cuore di Cristo. Il Libro del teologo e di ogni cristiano deve essere il cuore di Cristo Signore. È in questo Libro, che è il nostro Vangelo eterno, che si attinge ogni conoscenza di Cristo nello Spirito Santo. Attinta la conoscenza si trasforma in vita, sempre nello Spirito Santo.
Lo Spirito di Dio è lo Spirito di Cristo Gesù. Lo Spirito di Cristo Gesù è lo Spirito della Chiesa. Lo Spirito della Chiesa è lo Spirito del cristiano. Se il cristiano salta lo Spirito della Chiesa, mai potrà avere lo Spirito di Cristo, che è lo Spirito del Padre. Il cristiano sempre deve agire come corpo di Cristo, nel corpo di Cristo, per il corpo di Cristo. Chi si pone fuori del corpo, non ha più alcuna vita soprannaturale. Il Cristo di Dio diviene un cristo dell’uomo e anche il Dio di Cristo Gesù diviene un dio dell’uomo.
La prima Lettura attesta che “l’uomo, se vuole vivere, dovrà essere solo e sempre dalla Parola del suo Dio, Signore, Creatore”. Questa legge eterna vale oggi per la redenzione, giustificazione, santificazione, raggiungimento della vita eterna. Ogni altra parola che non è di Dio, è parola di morte, mai sarà di vita. Il serpente suggerisce ad Eva che la sua è parola di vita, mentre quella di Dio è parola che priva l’uomo della sua verità. La sua parola lo fa dio. La parola di Dio invece lo fa semplicemente, puramente, solamente un uomo, sempre assoggettato al suo Creatore, mai signore di se stesso.
Eva presta fede al diavolo. Nega la fede al Signore. Con quali frutti? Non si compie per lei la parola di Satana, ma quella di Dio. Precipita all’istante nella morte. Diviene per Adamo ciò che il serpente era stato per essa: tentatrice. Da aiuto corrispondente all’uomo, si fa diavolo e Satana per l’uomo. Eva muore alla sua verità, fa morire Adamo alla sua verità. Le conseguenze sono un uomo e una donna senza verità. Per la perdita della loro verità, anche la terra perde la sua verità. Da amica dell’uomo diviene a lui ostile. Tutto è ormai ostile all’uomo. Il suo corpo, la sua anima, il suo spirito escono dalla verità, precipitano nella menzogna e nella falsità.
Il Salmo responsoriale pone il grido di Davide, annullato e reso un cencio immondo dal suo peccato, come grido dell’intera umanità e di tutta la Chiesa, annullata e spesso resa un cencio dal peccato dei suoi figli. Urge che ognuno prenda coscienza di essere un cencio dinanzi a Dio e di avere reso la Chiesa un cencio e innalzare il suo grido al Signore: “Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità. Lavami tutto dalla mia colpa, dal mio peccato rendimi puro. Sì, le mie iniquità io le riconosco, il mio peccato mi sta sempre dinanzi. Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto”.
Il perdono di Dio non è solo un atto giuridico di pura remissione di ogni colpa e ogni pena. Esso è vera nuova creazione. Anche questa coscienza deve possedere il cristiano e con questa fede gridare al suo Signore: “Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Non scacciarmi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito. Rendimi la gioia della tua salvezza, sostienimi con uno spirito generoso. Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode”. Il cristiano è chiamato a vedere il peccato in pienezza di fede e in pienezza di fede invocare il suo Dio. Senza fede mai si potrà conoscere la potenza del peccato e mai si eleverà al Signore la preghiera per il suo perdono e per la creazione del cuore nuovo.
La seconda Lettura mette Adamo e Cristo in parallelismo antitetico. Adamo è la sorgente di ogni morte, per la sua disobbedienza. Cristo Gesù è la sorgente di ogni vita per la sua obbedienza. È giusto che mettiamo in chiaro una verità, altrimenti corriamo il rischio di rendere vana tutta la ricchezza della redenzione operata da Cristo Signore. Si è figli della morte e datori di morte per nascita, per natura. Per natura nasciamo nella morte. Per natura produciamo frutti di morte. Questa la pensate eredità di Adamo.
Siamo invece figli della vita, datori di vita per volontà, per conversione personale. Si predica la Parola di Cristo, ci si converte a Cristo, si crede in Cristo come unico e solo nome nel quale è stabilito che possiamo essere salvati. Ci si lascia immergere nelle acque del battesimo, diveniamo corpo di Cristo, viviamo nel corpo di Cristo, entriamo nel mistero della vita, a condizione che obbediamo alla Parola di Gesù Signore. Se, come Adamo, ascoltiamo la parola di Eva o di altra creatura, uomo o Satana, ritorniamo nella morte. Dimora in Cristo, nella vita, chi rimane nella sua Parola.
L’acclamazione al Vangelo ci ricorda il principio eterno della vita: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. La Parola di Dio, osservata, conserva l’uomo in vita. Il pane serve per alimentare la vita. Si esce dalla Parola di Dio, si è nella morte. Il pane serve per alimentare la morte. È triste vedere gli uomini che fanno invenzioni di morte, scrivono leggi di morte, prendono decisioni di morte, mangiano e bevono per accelerare la loro morte fisica, sono datori di morte per i loro fratelli. Senza la Parola di Dio, l’uomo è solo schiavo della morte e a suo servizio.
Il Vangelo ci presenta Gesù, non nel giardino di Dio, ma nel deserto del mondo, cioè nel regno del peccato e della morte, in combattimento con Satana. Questi tenta Gesù perché esca dalla Parola del Padre, la sola Parola di vita nella quale è ogni vita, e si faccia secondo la sua parola che è parola di morte e dona ogni morte. Cristo Signore vince il diavolo, non dialogando con lui, ma rispondendo in modo secco, immediato, istantaneo: “La Parola della vita è quella di Dio. La tua è parola di morte”. Il cristiano oggi invece è come Eva. Entra in dialogo con Satana. Cerca punti di convergenza. Rimane perennemente sconfitto. Satana non dialoga, tenta, seduce, uccide.
La preghiera sulle offerte, l’antifona alla comunione e la preghiera dopo la comunione sono due richieste a Dio e un ricordo all’uomo. Si chiede a Dio che “rinnovi la nostra vita perché possa tutta ispirarsi al sacrificio di Cristo Gesù”. Si ricorda ancora una volta che “non si solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Si invoca il Signore perché “alimenti in noi la fede, accresca la speranza, rafforzi la carità” e ci insegni “ad avere fame di Cristo, pane vivo e vero, e a nutrirci di ogni parola che esce dalla sua bocca”. Cristo Gesù è Parola e Pane. Mai vanno separati. Sempre vanno presi insieme. La Parola senza il pane non dona forza. Il pane senza la Parola è consumato vanamente. Senza la Parola l’uomo è nella morte e il Pane nutre un corpo, uno spirito, un’anima che sono nella morte. Si entra nella Parola, si ritorna in vita. Il Pane di Cristo che riceviamo alimenta la nostra vita in Cristo per l’eternità.
La Vergine Maria, Madre della Redenzione, ci aiuti perché tutti comprendiamo che senza la Parola in noi e noi nella Parola, il Pane di Cristo nutre un corpo nella morte. Angeli e Santi rafforzino il nostro cuore perché creda che solo la Parola di Gesù libera corpo, anima e spirito dalla morte e li riporta nella pienezza della vita. Senza questa fede sempre l’Eucaristia è ricevuta vanamente e spesso anche nel sacrilegio.