Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi

Se solo provassimo a pensare l’Eucaristia e il Sacerdozio ministeriale dal cuore Cristo, dal cuore del Padre, con la luce divina, eterna dello Spirito Santo, di certo avremmo una ben diversa comprensione di essa. Dico questo, perché oggi c’è il rischio che essa appaia come un “giocattolo” e il sacerdote come un padre di famiglia con tanti figli. Se dona un giocattolo ad un figlio, non può negarlo all’altro, altrimenti l’altro si sente “mortificato, diversificato, incompreso, non amato, no rispettato, lontano dall’affetto e dall’amorevolezza del padre”. Cosa ha l’altro più di me da essere onorato con un giocattolo e io cosa ho di non meritevole che mi priva di esso? Figlio è lui e figlio sono io. Cosa è questo arbitrio, questa distinzione, questa esclusione? Anch’io ho diritto di ricevere il mio giocattolo, così vi sarà parità, uguaglianza, nessuna differenza. Siamo tutti sullo stesso piano, tutti uguali dinanzi al padre, tutti possiamo ricevere il nostro giocattolo. Nessuna discriminazione, nessuna differenza, nessuna disparità, nessuno è sopra l’altro, nessuno escluso, nessuno elevato, osannato, celebrato, nessuno è bravo, e nessuno è cattivo. Il giocattolo va dato al di là dei meriti o dei demeriti. L’amore non considera né pregi e né difetti, né bene né male, né peccato né grazia. L’amore è amore e basta. Ognuno capirà che questo è un discorso umano, non divino. È un discorso del nostro cuore, non certo è pensiero di Cristo, progetto eterno del Padre, luce purissima dello Spirito Santo. Quando condanniamo Gesù Signore a pensare con i nostri pensieri, invece di impegnarci a pensare con i suoi, finisce la redenzione, termina la salvezza, perché la redenzione, la salvezza è certezza nel cuore e nello spirito che noi pensiamo con i suoi pensieri, vediamo con i suoi occhi, vogliamo con la sua volontà, ci accostiamo a Lui secondo il suo cuore e non il nostro.

Ma cosa deve significare pensare l’Eucaristia dal cuore di Cristo, dal cuore del Padre, con la purissima luce divina ed eterna dello Spirito Santo? Vuol dire bramare, aspirare, ardere di amore, desiderare con lo stesso desiderio di Gesù di ricevere Lui, per trasformarsi in Lui, per manifestare Lui, rivelare Lui, mostrare al mondo tutta la luce della sua verità, tutta la potenza del suo amore crocifisso. Essere in Cristo, per Cristo, con Cristo, un olocausto offerto al Padre, nella più grande purezza del cuore, della mente, dell’anima, perché il Padre possa con il nostro corpo, nel corpo di Cristo, con il quale si è divenuti un solo sacrificio, espiare il peccato del mondo. Desiderare l’Eucaristia è questo desiderio: dare il nostro corpo cristificato al Padre perché il Padre lo doni al mondo per la sua salvezza e redenzione. Lo dia prima come purissima luce di santità e di verità. Lo doni poi come purissimo corpo di amore e di carità, al fine di operare la salvezza delle sue creature. Si comprende bene che se desideriamo ricevere l’Eucaristia secondo il desiderio di Cristo, allora è giusto che ci impegniamo con tutte le nostre forze ad eliminare tutto ciò che non ci permette di essere corpo di Cristo e ciò che non ci permette è il peccato. Il peccato distrugge il corpo di Cristo, lo crocifigge. Il corpo di Cristo non può crocifiggere il corpo di Cristo. È il corpo di Cristo che deve lasciarsi crocifiggere per espiare il peccato del mondo. Ma questo può avvenire solo nella volontà di uscire dal peccato ed entrare nella grazia. Vi è un abisso che separa il nostro cuore dal cuore di Gesù Signore. Ricevuta dal nostro cuore, secondo i nostri principi di peccato, l’Eucaristia altro non è che un giocattolo che ci fa uguali a tutti gli altri bambini. Ricevuta secondo il cuore di Cristo, l’Eucaristia da corpo di peccato, ci fa corpo per l’espiazione del peccato del mondo. Abisso di differenza!

Quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio». Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi» (Lc 22,14-20).

È verità eterna. Essendo l’Eucaristia vera nuova alleanza nel corpo e nel sangue di Cristo, non esiste celebrazione dell’alleanza se non sul fondamento di un impegno dinanzi al Padre celeste di vivere tutta la Parola di Gesù, cioè tutto il Discorso della Montagna e ogni altra Parola da lui data a noi per costruire su di essa il nostro edificio spirituale per la terra e per il cielo. Senza questa volontà, possiamo anche accostarci all’Eucaristia, ma la si riceve inefficacemente, vanamente, esponendola anche al sacrilegio. È peccato ricevere questa divina ed umana onnipotenza di luce e di grazia come giocattolo, perché non vogliamo alcuna disparità, alcuna differenza con gli altri. Se provassimo a riceverla con la volontà di divenire corpo dell’olocausto per l’espiazione dei peccati del mondo, veramente tutto potrebbe essere diverso. Ecco il fine vero dell’Eucaristia: divenire vero corpo di Cristo, per togliere con Cristo, in Cristo, per Cristo, il peccato del mondo. L’Eucaristia non deve coprire il peccato, deve toglierlo. Non deve essere un diritto a peccare, ma un obbligo a manifestare nel mondo tutta la santità di Gesù Signore.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci il pensiero di Cristo sull’Eucaristia.