Ha gettato tutto quello che aveva per vivere
Nella Scrittura Antica vi sono due episodi che ci rivelano quanto è grande nell’amore il cuore di due donne: Rut e la vedova di Sarepta. La prima lascia tutto per dedicarsi ad accudire la sua anziana suocera, sola, contro la stessa volontà di lei. La seconda dona ad Elia, per sfamarsi, l’ultimo pugno di farina e l’ultima goccia di olio. Esse sanno amare senza risparmiarsi in nulla.
Noemi disse alle due nuore: «Andate, tornate ciascuna a casa di vostra madre; il Signore usi bontà con voi, come voi avete fatto con quelli che sono morti e con me! Il Signore conceda a ciascuna di voi di trovare tranquillità in casa di un marito». E le baciò. Ma quelle scoppiarono a piangere e le dissero: «No, torneremo con te al tuo popolo». Noemi insistette: «Tornate indietro, figlie mie! Perché dovreste venire con me? Ho forse ancora in grembo figli che potrebbero diventare vostri mariti? Tornate indietro, figlie mie, andate! Io sono troppo vecchia per risposarmi. Se anche pensassi di avere una speranza, prendessi marito questa notte e generassi pure dei figli, vorreste voi aspettare che crescano e rinuncereste per questo a maritarvi? No, figlie mie; io sono molto più amareggiata di voi, poiché la mano del Signore è rivolta contro di me». Di nuovo esse scoppiarono a piangere. Orpa si accomiatò con un bacio da sua suocera, Rut invece non si staccò da lei. Noemi le disse: «Ecco, tua cognata è tornata dalla sua gente e dal suo dio; torna indietro anche tu, come tua cognata». Ma Rut replicò: «Non insistere con me che ti abbandoni e torni indietro senza di te, perché dove andrai tu, andrò anch’io, e dove ti fermerai, mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio. Dove morirai tu, morirò anch’io e lì sarò sepolta. Il Signore mi faccia questo male e altro ancora, se altra cosa, che non sia la morte, mi separerà da te» (Rut 1,8-17).
Dopo alcuni giorni il torrente si seccò, perché non era piovuto sulla terra. Fu rivolta a lui la parola del Signore: «Àlzati, va’ a Sarepta di Sidone; ecco, io là ho dato ordine a una vedova di sostenerti». Egli si alzò e andò a Sarepta. Arrivato alla porta della città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po’ d’acqua in un vaso, perché io possa bere». Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anche un pezzo di pane». Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo». Elia le disse: «Non temere; va’ a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché così dice il Signore, Dio d’Israele: “La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra”». Quella andò e fece come aveva detto Elia; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia (1Re 17,7-16).
Nel Vangelo troviamo una terza donna, una vedova, povera. Lei dona a Dio, gettandolo nel tesoro del tempio, tutto quanto aveva per vivere: due spiccioli. Esempio non solo di amore per il suo Signore, ma anche di piena dimenticanza del suo futuro. Leggiamo e comprenderemo.
Alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio. Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere» (Lc 21,1-6).
È evidente che in queste donne vi è un principio santo che muove il loro cuore. Quando si tratta di amare, di fare il bene, non esiste il futuro. Esiste solo il momento presente. In esso amiamo secondo tutte le nostre possibilità, non amiamo. Se amiamo secondo tutte le nostre possibilità, siamo interamente noi stessi nella più grande nostra verità di essere ad immagine e a somiglianza di Dio, il quale vive in un presente eterno. Se facciamo calcoli per il futuro allora non amiamo secondo la nostra verità e noi non riflettiamo sulla terra l’immagine di Dio secondo la quale siamo stati creati. È l’amore pieno, totale, dono nel presente senza futuro, che rivela la verità della nostra natura. È questo amore che ci fa essere persone vere o non pienamente vere o per nulla vere. Gesù diede al Padre suo, per amore, tutto il suo corpo e il suo sangue. Diede a Giovanni anche la Madre sua come sua vera Madre. Anche la sua vita diede a noi nell’Eucaristia. Ci diede tutto questo in un presente senza futuro. È chiaro che se noi amiamo senza calcoli né interessi, anche il Signore amerà noi senza calcoli e senza interessi. Sappiamo il bel futuro che Dio ha preparato per Rut, grande nell’amore. Ma anche quale futuro ha costruito per la vedova di Sarepta. L’ha nutrita per tre anni e sei mesi, le ha risuscitato il figlio. Sappiamo anche qual è stato il futuro di Gesù Signore: la risurrezione gloriosa nella trasformazione del suo corpo in spirito, in luce. Poiché l’uomo è sempre governato dalla paura del futuro, il Signore gli viene incontro e gli promette che se lui amerà nel presente, il futuro sarà tutto preso a suo carico. A lui verserà nel seno una misura colma, pigiata, traboccante.
Vergine consegnata tutta a Dio, Angeli, Santi, fateci ad immagine dell’amore di Gesù.