Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio
È giusto chiedersi: cosa è nella sua più pura essenza la tenerezza del nostro Dio che si manifesta nella potenza della sua grande misericordia? La risposta la possiamo attingere dalla Scrittura Santa. Basta leggere alcuni brani dell’Antico e del Nuovo Testamento: “Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato». Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco, sulle palme delle mie mani ti ho disegnato, le tue mura sono sempre davanti a me. I tuoi figli accorrono, i tuoi distruttori e i tuoi devastatori si allontanano da te. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si radunano, vengono a te. «Com’è vero che io vivo – oracolo del Signore –, ti vestirai di tutti loro come di ornamento, te ne ornerai come una sposa»”. (Is 49,14-18). Esortava ciascuno di essi nella lingua paterna, piena di nobili sentimenti e, temprando la tenerezza femminile con un coraggio virile, diceva loro (2Mac 7, 21). Mi ricordo con tenerezza del vostro onore e della vostra benevolenza. Ritornando dalle province della Persia e trovandomi colpito da una malattia insopportabile, ho creduto necessario pensare alla comune sicurezza di tutti (2Mac 9, 21). Rispondimi, Signore, benefica è la tua grazia; volgiti a me nella tua grande tenerezza (Sal 68, 17). Ha lasciato un ricordo dei suoi prodigi: pietà e tenerezza è il Signore (Sal 110, 4). Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature (Sal 144, 9). Essa, quando le genti furono confuse, concordi soltanto nella malvagità, riconobbe il giusto e lo conservò davanti a Dio senza macchia e lo mantenne forte nonostante la sua tenerezza per il figlio (Sap 10, 5). Guarda dal cielo e osserva dalla tua dimora santa e gloriosa. Dove sono il tuo zelo e la tua potenza, il fremito della tua tenerezza e la tua misericordia? Non forzarti all’insensibilità (Is 63, 15). Non è forse Efraim un figlio caro per me, un mio fanciullo prediletto? Infatti dopo averlo minacciato, me ne ricordo sempre più vivamente. Per questo le mie viscere si commuovono per lui, provo per lui profonda tenerezza”. Oracolo del Signore (Ger 31, 20). Quando Israele era fanciullo, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio. Ma più li chiamavo, più si allontanavano da me; immolavano vittime ai Baal, agli idoli bruciavano incensi. A Èfraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare Os 11,1-4). Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa (Lc 15,20-24).
Possiamo rispondere che la tenerezza del Signore è ogni cura, ogni attenzione, ogni delicatezza, ogni garbo, ogni santità messi da Lui per amare l’uomo con il suo amore eterno in modo che l’uomo non lo avverta come un peso, ma come soavità, dolcezza, grande affabilità. Il peccato sempre rende l’amore pesante. La santità di Dio sempre invece lo rende leggero, soave, desiderabile, gustoso, attraente. La tenerezza di Dio è quella sua particolare sapienza che fa sì che il suo amore eterno per l’uomo venga amato dall’uomo. Purtroppo, nonostante che Dio vi metta tutto il suo cuore, nonostante che Lui ci abbia attestato fin dove può giungere la sua tenerezza – la tenerezza di Dio è il dono di Cristo Crocifisso – l’uomo rifiuta l’amore di Dio, preferendo le tenebre alla luce, la falsità alla verità, l’ingiustizia alla giustizia, la morte alla vita.
Zaccaria, suo padre, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: «Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati. Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace». Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele (Lc 1,67-80).
La tenerezza è nelle modalità del dono della salvezza, ma essa non è salvezza. Così come la misericordia è nel dono della carità e della grazia, ma essa non è salvezza. La tenerezza e la misericordia sono salvezza nel momento in cui l’uomo si pente del suo peccato, si converte, ritorna nella casa del suo Dio per lasciarsi da Lui amare nel suo Amore Eterno Crocifisso.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che ogni uomo si converta. Gusterà la tenerezza del suo Dio.