Gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli

Sono fermamente convinto che ormai alcuni cristiani considerino il Vangelo come l’Iliade, altri come l’Odissea, altri ancora come l’Eneide. Non manca chi pensa sia simile alla Secchia Rapita o qualche altro poema o romanzo che la storia ci ha lasciato. Qualcosa che appartiene alle epoche passate, ma che in nessun modo possa oggi essere proposto come stile e forma di vita, tanto meno come verità assoluta da credere e sulla quale fondare la propria vita sulla terra in vista dei cieli eterni. Dico questo perché ormai si viaggia su un doppio binario: quello della liturgia nella quale il Vangelo viene letto, solo letto, e l’altro della teologia o del pensiero cristiano dove tutte le verità contenute nel Libro Sacro, non solo del Vangelo, ma di tutto l’Antico e il Nuovo Testamento, sono perfettamente ignorate e al loro posto viene sostenuto l’esatto contrario. Non si cammina su due binari paralleli in un’unica direzione, ma in senso opposto.

Senza entrare in questione di vita eterna – paradiso, inferno, purgatorio, peccato, pena –prendiamo l’ultima frase del Vangelo sul quale oggi noi riflettiamo: “A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; e a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più”, e chiediamoci semplicemente: “Quale verità Gesù ci vuole insegnare?” Ma prima ancora: “Questa frase contiene una verità? Se la contiene, può essa essere messa in luce?”. Se la frase di Gesù, non contiene alcuna verità, è inutile prendere il male il Vangelo e leggerlo. Non ha alcun senso. Se invece essa ha una verità, allora è giusto che la mettiamo sul candelabro con un esempio semplice in modo che tutti possano comprendere. A Paolo, Apostolo di Cristo Gesù, è stato consegnato Gesù Signore, la sua grazia, il suo Vangelo, perché li portasse nel mondo e li desse ad ogni uomo. È una consegna e ciò che gli è stato consegnato è molto, anzi moltissimo. La vita eterna delle Genti è stata messa nelle sue mani, nella sua diligenza, nel suo amore, nella sua obbedienza al comando ricevuto. Quando Paolo andrà al cospetto di Cristo Signore, di questi doni ricevuti dovrà rendere conto. Di essi dovrà rispondere a colui che glieli ha donato.

Di ciò che ognuno ha ricevuto: un Papa, un Vescovo, un Presbitero, un Diacono, un Teologo, un Profeta, un Dottore, un Maestro, dovrà rispondere al suo Datore, cioè a Cristo Gesù. A chi è stato dato il Vangelo in mano e lo Spirito Santo, l’Eucaristia e la grazia dei sacramenti, non può domani dire al Signore: “Io ho dato da mangiare ai tuoi poveri”. La missione viene da Cristo Gesù, non viene dal cuore dell’uomo. Anche le modalità di ogni missione vengono dallo Spirito Santo. Se a me è stata data in mano la chiave della teologia per illuminare le menti con il pensiero di Cristo Signore, della teologia domani mi sarà chiesto conto. Se ho anche mutato una sola Parola del Vangelo, Cristo Signore mi chiederà perché l’ho fatto. Quali sono stati i motivi che mi hanno spinto a dare interpretazioni significati alla sua Parola diversi, anzi contrari, da quelli posti in essa dallo Spirito Santo. È altissima la responsabilità del teologo. È verità eterna: ognuno dovrà rispondere secondo quello che ha ricevuto. Noi cosa diciamo? Che alla fine, su ogni peccato, ogni omissione trasgressione, sarà passata la spagna della misericordia e tutti andremo a godere in paradiso per l’eternità. Con questa affermazione usciamo dal treno del Vangelo e saliamo sull’altro treno: quello del pensiero corrente di molti cristiani.

Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire” e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più (Lc 12,41-48).

Ognuno è chiamato a decidersi. Deve scegliere su quale treno viaggiare e quale binario percorrere. A nessuno è consentito in Chiesa pensare di un modo e fuori della Chiesa pensare in un altro. A Nessuno è permesso parlare da cristiano in un tempo e parlare da non cristiano in un altro tempo. Così dicasi anche dell’agire. Molti dei mali del mondo contemporaneo sono prodotti da questa duplice via che si percorre. Si è cristiani e non cristiani allo stesso tempo. Si è cristiani con la parola, la vita dice il contrario. Si è cristiani in Chiesa, fuori si è più che pagani. Si crede in Cristo in certi luoghi, in altri si fa professione di ogni pensiero contrario a quello di Gesù Signore. Si è di Cristo e delle sette segrete. Questa confusione è vero gioco di Satana per la rovina del mondo. Chi ama Cristo è nella Parola di Cristo, è il difensore di Cristo, il datore di Cristo. Chi non è nella Parola, non difende Cristo, non dona Cristo, di certo non ama Cristo. Ma poiché Cristo ci è stato dato, Cristo abbiamo accolto, di Cristo siamo responsabili in eterno. Il Padre ci chiederà: “Che ne hai fatto del mio Cristo, della sua Eucaristia, dello Spirito Santo?”.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci responsabili di Cristo Gesù.