Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli
25 LUGLIO (Mt 20,20-28)
La pace nella comunità dei discepoli di Gesù nasce se ognuno rimane saldamente ancorato nella verità della Parola e nel posto che a ciascuno assegna il Padre celeste. Dopo l’Ascensione di Gesù, Pietro decide che il posto lasciato vuoto da Giuda debba essere occupato da un altro. Chiede le condizioni perché un altro lo possa occupare. Non è lui però che sceglie colui che debba subentrarvi. La comunità lascia che sia il Signore che indichi chi dovrà essere annoverato al numero dei Dodici.
In quei giorni Pietro si alzò in mezzo ai fratelli – il numero delle persone radunate era di circa centoventi – e disse: «Fratelli, era necessario che si compisse ciò che nella Scrittura fu predetto dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, diventato la guida di quelli che arrestarono Gesù. Egli infatti era stato del nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso nostro ministero. Giuda dunque comprò un campo con il prezzo del suo delitto e poi, precipitando, si squarciò e si sparsero tutte le sue viscere. La cosa è divenuta nota a tutti gli abitanti di Gerusalemme, e così quel campo, nella loro lingua, è stato chiamato Akeldamà, cioè “Campo del sangue”. Sta scritto infatti nel libro dei Salmi: La sua dimora diventi deserta e nessuno vi abiti, e il suo incarico lo prenda un altro. Bisogna dunque che, tra coloro che sono stati con noi per tutto il tempo nel quale il Signore Gesù ha vissuto fra noi, cominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di mezzo a noi assunto in cielo, uno divenga testimone, insieme a noi, della sua risurrezione». Ne proposero due: Giuseppe, detto Barsabba, soprannominato Giusto, e Mattia. Poi pregarono dicendo: «Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostra quale di questi due tu hai scelto per prendere il posto in questo ministero e apostolato, che Giuda ha abbandonato per andarsene al posto che gli spettava». Tirarono a sorte fra loro e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli (At 1,15-26).
La pace della comunità è il bene supremo. Essa è dono di Dio in Cristo Gesù, ma è anche opera dell’umiltà, dell’intelligenza, della sapienza, sempre da attingere nello Spirito Santo, da parte di ogni discepolo del Signore. San Paolo ammonisce che basta un poco di malizia e di malvagità per fermentare tutta la pasta della Chiesa e guastarla nella sua gioia e nella sua pace. Un solo pensiero di ambizione ed è la guerra.
Non è bello che voi vi vantiate. Non sapete che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità (1Cor 5,6-8).
Mai nella Chiesa l’uomo deve prendere il posto di Dio. Se già anche per il discepolo di Gesù è difficile lasciarsi governare da Dio, pensiamo quanto sia difficile accettare di essere governati dagli uomini. Per questo chi è posto a presiedere deve sempre mostrare che ogni sua decisione è purissima volontà che è in Cristo Gesù.
Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Che sia volontà di Dio o volontà degli uomini, Gesù dona ad ogni suo discepolo un principio infallibile di azione che gli permetterà sempre di evitare ogni litigio, ogni guerra, ogni contestazione, ogni parola stolta, insipida, insana. Porsi all’ultimo posto e servire con umiltà e amore. Dall’ultimo posto nel cuore del discepolo vi è solo spazio per amare. Mai potranno entrare nel suo spirito altri pensieri. L’amore puro è libero.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci amare dall’ultimo posto.