Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo

Tutta la vita di un uomo è governata dalla sua fede. È la fede il motore della carità e della speranza. Tutto è dalla fede. Se la fede è falsa, tutta la vita di un uomo scorre su un binario di falsità. Falsa di conseguenza sarà la sua carità e la sua speranza. False tutte le sue relazioni con gli uomini e con le cose, con il suo presente e il futuro, con il tempo e con l’eternità. Se la fede è appena abbozzata, anche la vera vita è appena abbozzata. Se invece la fede è perfetta, perfetta nella verità, nella carità, nella speranza sarà anche la vita. Nella fede mai si è perfetti. Nella fede si cammina. Il giusto cammina di fede in fede, di verità in verità, di conoscenza in conoscenza. Ma chi deve aiutare perché la fede sia perfetta nei cuori? Coloro che già sono perfetti o cresciuti nella fede. Nessuno però potrà mai aiutare l’altro perché giunga oltre la misura della sua fede. Nessuno potrà mai dare all’altro una fede da lui non maturata.

La prima opera di misericordia, dalla quale mai si potrà prescindere, non è solamente il dono della fede messo nel cuore dallo Spirito Santo in seguito all’annunzio secondo purissima verità di Gesù Signore, ma è anche quell’aiuto quotidiano, ininterrotto, offerto ad ogni fratello perché la sua fede non solo cresca, ma giunga anche alla sua pienezza. È evidente che potrà compiere questa prima, insostituibile opera di misericordia, dalla quale poi ricevono verità piena la carità e la speranza, chi giorno per giorno cresce e progredisce nella sua fede. Uno che vive di fede spenta, abitudinaria, fatta solo dell’osservanza di qualche precetto o mezzo comandamento della Legge del Signore, di certo mai potrà aiutare qualcuno perché cresca e cammini di fede in fede. Chi non cresce nella fede, mai potrà essere persona dalla vera carità, dalla più pura misericordia, dall’elevata santità. Non può aiutare i suoi fratelli nella fede.

Gesù è l’uomo dalla fede perfetta. Lui nella fede cresceva ogni giorno, perché ogni giorno cresceva in sapienza e grazia. Lui sa chi è il Messia del Signore, cosa deve fare, quali opere compiere, come amare, chi amare, con quale intensità. La sua fede giunge al sommo della pienezza nel momento in cui rende il suo spirito al Padre sulla croce. È in quell’istante che tutto risulta compiuto. Nulla rimane da compiere. Gli Apostoli però non sanno ancora chi è il Messia. Essi hanno una fede appena abbozzata, addirittura frammentaria, per molti versi anche falsa perché carente di ogni verità della Scrittura sul Santo di Dio. Gesù con infinita pazienza e amore grande si prende cura della loro fede perché anch’essa giunga alla pienezza della sua perfezione. Quest’opera di formazione e di completamento, purificazione ed elevazione, continua anche dopo la sua gloriosa risurrezione e la discesa dello Spirito Santo.

Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto (Lc 9,28-36).

Sul monte Gesù sostiene la crescita della fede dei discepoli attraverso un aiuto molteplice. Prima di ogni cosa manifesta la sua divinità. Lui non ha bisogno di gloria terrena per essere. Lui è già rivestito della gloria del Padre suo. Lui non è venuto per ricevere gloria dalla terra. Lui la gloria la possiede dall’eternità. In secondo luogo Mosè ed Elia attestano che tutto l’Antico Testamento da essi rappresentato è con Gesù. La verità del Messia è quella annunziata da Gesù, ed è di morte e di risurrezione. Di certo non è quella pensata dal mondo, che vuole un messia terreno, un capo banda capace di mettersi alla testa di uomini scellerati per la liberazione dai Romani della terra dei padri. Infine dal cielo si ode maestosa la voce del Padre che invita ai discepoli a fidarsi di Gesù. Essi devono porsi nell’umiltà di un ascolto perenne, senza interruzione. La verità, la luce è Cristo. Non è il loro cuore e neanche il mondo.

Oggi la fede vera in Cristo Gesù si è persa. Anche la fede nel Padre e nello Spirito Santo si è smarrita. Non parliamo poi della fede della Chiesa nella sua potente missione di salvezza e di redenzione. Dio lo si sta riducendo ad un elargitore di misericordia, dimenticandosi che la misericordia del Padre è il dono di una purissima fede nel suo mistero dal quale è il mistero dell’uomo. Quando una Chiesa smarrisce la sua fede, potrà anche rivestire il mondo di diamanti, potrà anche coprire i poveri di oro, essa ha miseramente fallito nella sua missione che è una sola: creare la vera fede in Cristo in ogni uomo, perché ogni uomo trovi la sua verità.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci di purissima fede in Cristo.