Figlio, perché ci hai fatto questo? – Io debbo occuparmi delle cose del Padre mio
27 Maggio
Figlio, perché ci hai fatto questo?
Le parole che la Vergine Maria rivolge al Figlio, dopo averlo trovato nel tempio: “Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo»”, non vanno intese come un rimprovero, ma come vera ricerca di scienza e di sapienza. Dinanzi alle cose di Dio sempre si deve chiedere sapienza, intelligenza, luce, conoscenza. Possiamo paragonare la richiesta di Maria a quella che fa Gesù sulla Croce, che è la ricerca di sapienza del Giusto sofferente dinanzi alla morte che lo minaccia.
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Lontane dalla mia salvezza le parole del mio grido! Mio Dio, grido di giorno e non rispondi; di notte, e non c’è tregua per me. Eppure tu sei il Santo, tu siedi in trono fra le lodi d’Israele. In te confidarono i nostri padri, confidarono e tu li liberasti; a te gridarono e furono salvati, in te confidarono e non rimasero delusi. Ma io sono un verme e non un uomo, rifiuto degli uomini, disprezzato dalla gente. Si fanno beffe di me quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo: «Si rivolga al Signore; lui lo liberi, lo porti in salvo, se davvero lo ama!». Sei proprio tu che mi hai tratto dal grembo, mi hai affidato al seno di mia madre. Al mio nascere, a te fui consegnato; dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio. Non stare lontano da me, perché l’angoscia è vicina e non c’è chi mi aiuti. Mi circondano tori numerosi, mi accerchiano grossi tori di Basan. Spalancano contro di me le loro fauci: un leone che sbrana e ruggisce. Io sono come acqua versata, sono slogate tutte le mie ossa. Il mio cuore è come cera, si scioglie in mezzo alle mie viscere. Arido come un coccio è il mio vigore, la mia lingua si è incollata al palato, mi deponi su polvere di morte.
Un branco di cani mi circonda, mi accerchia una banda di malfattori; hanno scavato le mie mani e i miei piedi. Posso contare tutte le mie ossa. Essi stanno a guardare e mi osservano: si dividono le mie vesti, sulla mia tunica gettano la sorte. Ma tu, Signore, non stare lontano, mia forza, vieni presto in mio aiuto. Libera dalla spada la mia vita, dalle zampe del cane l’unico mio bene. Salvami dalle fauci del leone e dalle corna dei bufali. Tu mi hai risposto! Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all’assemblea. Lodate il Signore, voi suoi fedeli, gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe, lo tema tutta la discendenza d’Israele; perché egli non ha disprezzato né disdegnato l’afflizione del povero, il proprio volto non gli ha nascosto ma ha ascoltato il suo grido di aiuto. Da te la mia lode nella grande assemblea; scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli. I poveri mangeranno e saranno saziati, loderanno il Signore quanti lo cercano; il vostro cuore viva per sempre! Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra; davanti a te si prostreranno tutte le famiglie dei popoli. Perché del Signore è il regno: è lui che domina sui popoli! A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra, davanti a lui si curveranno quanti discendono nella polvere; ma io vivrò per lui, lo servirà la mia discendenza. Si parlerà del Signore alla generazione che viene; annunceranno la sua giustizia; al popolo che nascerà diranno: «Ecco l’opera del Signore!» (Sal 22 (21) 1-32).
Gesù chiede al Padre scienza, sapienza, intelligenza, luce. Lui è il Giusto perfetto, santo, immacolato, non è mai venuto meno all’amore, alla verità, alla luce, alla fede, alla carità, alla speranza. Vuole andare fino in fondo. Chiede luce al Padre e il Padre per opera dello Spirito Santo gliela concede tutta. Anche la croce va vissuta in pienezza di sapienza e di conoscenza. Il sacrificio deve essere puro anche nei pensieri, nei desideri, nella mente, nel cuore, nell’anima e non solo nel corpo. Per questo è giusto che sempre si chieda al Signore quella luce interiore perché il nostro olocausto sia sempre gradito e per essere gradito deve rimanere senza difetti dall’inizio alla fine. Dio viene e con il suo Santo Spirito dona ogni luce a chi la chiede con umiltà.
Maria e Giuseppe sono nella sofferenza da tre giorni. Il Signore ha chiesto loro questo sacrificio e loro glielo hanno offerto. Maria chiede sapienza, intelligenza per comprendere. Dovendo Lei fare della sua vita una totale offerta al suo Dio, anche nel servizio verso il Figlio suo, ha desiderio di conoscere, in modo che oggi e sempre la sua offerta sia perfetta, non vi sia in essa neanche un pensiero di un solo attimo che non sia santissimo. La santità va conservata nella santità sempre chiedendo a Dio più grande sapienza e intelligenza. Maria è la madre che insegna a tutti i suoi figli ad avere questo rapporto di intensa preghiera con il Padre celeste.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, ricolmateci sempre di grande saggezza.
Io debbo occuparmi delle cose del Padre mio
Giuseppe e Maria non sanno perché Gesù si è fermato in Gerusalemme. Glielo chiedono, al fine di acquisire scienza, sapienza, intelligenza. La risposta di Gesù è immediata: “Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Osserviamo con attenzione. Gesù non rivela il motivo per cui è dovuto rimanere nella Città Santa. Dice però che tutto è avvenuto per obbedienza al Padre suo. Dice anche che questa verità era la sola possibile. Altre non esistono per la sua vita. Lui è sempre dalla volontà del Padre. Lui mai è da se stesso, mai da un uomo, mai dalla Scrittura, mai dalla Legge, mai da qualsiasi altra cosa. Lui è dalla volontà immediata del Padre. Lui ascolta e obbedisce.
Una breve riflessione è giusto che venga messa in luce. Dove Gesù svela a Maria che tutto è dalla volontà del Padre? Nel tempio di Dio. Dove Maria viene a conoscenza che Gesù è sempre dalla volontà immediata, istantanea del Padre suo? Nel tempio del Signore. Nella casa di Dio si conosce la volontà di Dio, si dona la volontà di Dio, si comprende la volontà di Dio. Il Salmo ci rivela che il giusto, l’amico di Dio non comprende ciò che vede, ciò che accade. Quando comprende ogni cosa? Quando entra nella casa di Dio, quando varca la soglia del tempio del Signore, quando si incontra con il suo Dio. Dovremmo tutti riflettere sulla necessità di essere vera Chiesa, dalla vera Chiesa dare le giuste risposte perché l’altro comprenda.
Quanto è buono Dio con gli uomini retti, Dio con i puri di cuore! Ma io per poco non inciampavo, quasi vacillavano i miei passi, perché ho invidiato i prepotenti, vedendo il successo dei malvagi. Fino alla morte infatti non hanno sofferenze e ben pasciuto è il loro ventre. Non si trovano mai nell’affanno dei mortali e non sono colpiti come gli altri uomini. Dell’orgoglio si fanno una collana e indossano come abito la violenza. I loro occhi sporgono dal grasso, dal loro cuore escono follie. Scherniscono e parlano con malizia, parlano dall’alto con prepotenza. Aprono la loro bocca fino al cielo e la loro lingua percorre la terra. Perciò il loro popolo li segue e beve la loro acqua in abbondanza. E dicono: «Dio, come può saperlo? L’Altissimo, come può conoscerlo?». Ecco, così sono i malvagi: sempre al sicuro, ammassano ricchezze. Invano dunque ho conservato puro il mio cuore, e ho lavato nell’innocenza le mie mani! Perché sono colpito tutto il giorno e fin dal mattino sono castigato?
Se avessi detto: «Parlerò come loro», avrei tradito la generazione dei tuoi figli. Riflettevo per comprendere questo ma fu una fatica ai miei occhi, finché non entrai nel santuario di Dio e compresi quale sarà la loro fine. Ecco, li poni in luoghi scivolosi, li fai cadere in rovina. Sono distrutti in un istante! Sono finiti, consumati dai terrori! Come un sogno al risveglio, Signore, così, quando sorgi, fai svanire la loro immagine. Quando era amareggiato il mio cuore e i miei reni trafitti dal dolore, io ero insensato e non capivo, stavo davanti a te come una bestia. Ma io sono sempre con te: tu mi hai preso per la mano destra. Mi guiderai secondo i tuoi disegni e poi mi accoglierai nella gloria. Chi avrò per me nel cielo? Con te non desidero nulla sulla terra. Vengono meno la mia carne e il mio cuore; ma Dio è roccia del mio cuore, mia parte per sempre. Ecco, si perderà chi da te si allontana; tu distruggi chiunque ti è infedele. Per me, il mio bene è stare vicino a Dio; nel Signore Dio ho posto il mio rifugio, per narrare tutte le tue opere (Sal 73 (72) 1-28).
Urge che ogni discepolo di Gesù, sia sempre sua vera Chiesa, come sua vera Chiesa, manifesti ad ogni uomo che chiede, le ragioni di ogni sua opera, pensiero, desideri. Esse sono solo nella volontà di Dio. Per qualsiasi cosa, sia di pensiero, di opera, di desiderio, il cristiano deve avere una sola risposta, come Gesù: “Faccio, dico, penso, desidero, amo, voglio, cerco questo perché purissima volontà del Signore”. La volontà di Dio deve essere come il timone di una nave e anche come il suo motore. Dio deve essere forza e guida. Un esempio: perché abito in questa casa? Perché ristrutturo il mio appartamento, perché compio questa operazione, perché mi rivolgo a quest’uomo, perché mi fido di quest’altro? Perché il mio Signore me lo comanda, lo vuole. Se il cristiano non può dare questa risposta – senza dire falsa testimonianza sul suo Dio – mai potrà aiutare l’altro nella comprensione della sua vita e se la vita del cristiano non è compresa come purissima obbedienza al Padre, nessuno mai giungerà alla fede in Lui.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci sempre dal Padre, nello Spirito.