Fede anestetizzata

 

Nella nota di questa settimana, Don Lucio Bellantoni ci mette in guardia dal rischio di una fede “anestetizzata”… buona lettura!

 

La fede del cristiano è sempre esposta al rischio di venire anestetizzata da tutti quei fattori, interni ed esterni, che in qualche modo tendono a condizionarla: paura del giudizio altrui, insicurezze, pigrizia, derisione, persecuzione, risultati che tardano a farsi sentire nella pastorale, incomprensioni anche con persone vicine e collaboratori stretti, pensieri inopportuni e infinite altre cose del genere.
Ma una fede anestetizzata non ci può salvare né può aiutarci a salvare qualcuno! Essa è una fede sterile, che non può fecondare i cuori di quanti sono lontani da Dio e sciupano la loro esistenza rincorrendo il nulla. Se noi che siamo cristiani abbiamo una fede anestetizzata, incapace cioè di prendere l’iniziativa e totalmente avulsa da quelle che sono le problematiche spirituali ed esistenziali dell’uomo da salvare, come potrà il mondo convincersi che vale la pena scegliere Cristo Gesù come unico Maestro e Signore?


Una fede anestetizzata non ci
può salvare né può aiutarci a
salvare qualcuno!


L’anestesia, si badi bene, è più che l’assopimento del cuore. Chi è assopito se sente un rumore improvviso si sveglia. E questo – almeno di solito – vale anche per chi ha un sonno pesante. Chi invece è anestetizzato, ad esempio in una sala operatoria, non si sveglia neanche con le cannonate!

Al di là di questa immagine, che forse fa anche un po’ sorridere, rimane il fatto serio che la salvezza dipende dalla nostra fede. Non da quella degli altri. Dalla nostra. Una fede viva, sveglia, dinamica, propositiva, entusiasta e disposta a lavorare sodo per l’edificazione del Regno di Dio è balsamo di vita per il mondo intero. La storia insegna che basta anche una sola persona che abbia una fede del genere e in poco tempo si vedono frutti di conversione abbondantissimi.

 

 

 

Qual è dunque la soluzione, l’antidoto, perché la nostra fede non si lasci anestetizzare? L’antidoto è uno solo: l’Amore che sgorga direttamente dal cuore di Cristo. Di questo amore abbiamo bisogno. Tutti. Nessuno escluso. Sacerdoti, laici e consacrati. O ci “procuriamo” questo Amore oppure falliremo la nostra missione. Ci saranno sempre mille motivi per tirarsi indietro, per preferire la “sala operatoria” al lavoro apostolico. Ci sentiremo sempre inadatti, faremo della delega ad altri la nostra legge primaria, ci lasceremo vincere da quanti non vogliono, angeli ribelli e uomini iniqui, che lo Spirito Santo operi attraverso di noi le sue meraviglie.

 


L’antidoto è uno solo: l’Amore
che sgorga direttamente dal
cuore di Cristo

 


Coraggio dunque! Guardiamo con fede al cuore di Gesù e chiediamogli senza indugio che riversi nel nostro cuore il suo Amore. Cibiamoci con fede dell’Eucaristia e non dimentichiamoci mai che abbiamo una Madre solerte, la Vergine Maria, che sa intercedere per noi affinché il vino squisito dell’amore del suo divin Figlio non manchi nelle nostre giare.
Ella ci aiuti, ci sorregga e ci custodisca dal pericolo sempre latente di una fede anestetizzata che non salva nessuno.

 

 

Autore: Don Lucio Bellantoni