Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta
Con la misericordia di Dio l’uomo deve acquisire per sé ogni misericordia sulla terra, nel tempo, e ogni misericordia per il cielo, nell’eternità. Come potrà avvenire questo? È legge eterna del Signore: Lui moltiplica ciò che gli viene donato. Un contadino avido, ingordo, stolto che divora tutto il raccolto, senza lasciare nulla per la semina, morirà di fame. La terra non potrà essere misericordiosa con lui, non gli potrà elargire alcun frutto se a lei non viene donato il seme. Più il contadino è misericordioso con la terra e più la terra sarà ricca di misericordia con lui. Per ogni uomo, terra sono i suoi fratelli nel bisogno. Più lui condividerà con loro i suoi beni, più il Signore moltiplicherà i beni donati per il tempo e per l’eternità. Il paradiso è il frutto eterno della misericordia dell’uomo. Chi non semina la misericordia nel tempo non speri di ricevere il frutto eterno. Non può raccogliere in estate il contadino che non ha seminato in autunno.
La seconda legge eterna della misericordia del Signore vuole che i beni vengano seminati come vera opera di giustizia e non per solo amore. L’elemosina prima che opera di misericordia deve essere opera di giustizia. Il Signore non dona i suoi beni agli uomini sempre in modo diretto. Li dona anche in modo indiretto, attraverso coloro che egli costituisce suoi amministratori. Tutte le persone ricche sono state costituite da Dio suoi amministratori. Lui versa nelle loro mani i molti suoi beni, perché essi li distribuiscano secondo il bisogno di ciascuno. Se l’amministratore tiene i beni per sé compie un vero atto di ingiustizia. Ha stornato verso la sua persona ciò che non era stato destinato da Dio per lui. Ciò che è degli altri, è sempre degli altri, mai potrà divenire nostro per nostra volontà o per volontà di altri. Ciò che è degli altri rimane in eterno degli altri e glielo si deve dare per regola di purissima giustizia. È reato che mai va in prescrizione.
La terza legge eterna del Signore recita così: “Tutto ciò che tu accumuli sarà per ladri, imbroglioni, imbonitori, rapinatori, scassinatori, ingannatori, mentitori, speculatori, venditori di chimere, affabulatori, incantatori. Tutto ciò che accumuli sarà della droga, dell’alcool, del vizio, del malaffare, della morte”. Questa legge si applica da sé, sempre, con infallibile certezza storica. La cronaca quotidianamente ci rivela che essa non fallisce mai un colpo. Nessuno però crede. Tutti fingono di non voler comprendere. Questo vale non solo per i beni del singolo, ma anche per i beni degli Stati, delle nazioni, dei singoli popoli. Anche per essi vale la stessa legge. Se una nazione ha di più, esso è delle nazioni più povere per legge divina eterna. Se non viene dato loro, se lo prenderanno gli agguerriti razziatori che puntualmente e spesso anche in modo invisibile vengono, rapinano, portano via ogni cosa, lasciando le casseforti sempre vuote.
Diceva anche ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne (Lc 16,1-9).
La parabola di Gesù presenta la legge eterna del Padre suo con un racconto. Ogni uomo è amministratore dei beni di Dio. Tutto è di Dio. Non solo i beni materiali, ma anche spirituali. Anche i beni spirituali vanno dati in elemosina, per misericordia. Anche il più piccolo e semplice pensiero, ogni scoperta, ogni invenzione, ogni tecnologia è dono di Dio per l’umanità. Questi beni non sono per noi da usare come fonte di arricchimento egoistico e solo per la terra. Sono per noi come fonte di arricchimento per la terra e per l’eternità e rimangono fonte di altro bene infinito se vengono divisi, partecipati, donati. L’amministratore usa i beni del suo padrone per prepararsi un buon futuro. Questa la sua saggezza, che viene ammirata e lodata. Il padrone lo vede scaltro, accorto, attento. Sa come farsi un futuro di sostegno, aiuto, conforto. Gesù chiede ad ogni suo discepolo di vivere la stessa sapienza e intelligenza di quest’uomo, facendo dei beni del Signore una scala per giungere fino alle dimore eterne nel suo regno. Se l’amministratore – ed ognuno ha ricevuto un dono da amministrare, anche il corpo dell’uomo è un dono da amministrare, lo si può dare in sacrificio al Signore così come ha fatto Cristo Gesù – conserva per sé i beni di Dio, li perderà sulla terra. Saranno preda di gente senza scrupoli e in più perderà anche il Paradiso. Mai lo potrà raggiungere perché senza scala per salirvi.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci bravi amministratori di ogni bene.