Faceva molte elemosine

SABATO 2 MAGGIO (At 9,31-42)

Nel Nuovo Testamento tutto è nuovo, anche la stessa sostanza e verità della fede sono nuove, i frutti dell’obbedienza alla fede sono nuovi. Leggiamo un brano del Libro di Tobia: “Ogni giorno, o figlio, ricòrdati del Signore; non peccare né trasgredire i suoi comandamenti. Compi opere buone in tutti i giorni della tua vita e non metterti per la strada dell’ingiustizia. Perché se agirai con rettitudine, avrai fortuna nelle tue azioni. A tutti quelli che praticano la giustizia fa’ elemosina con i tuoi beni e, nel fare elemosina, il tuo occhio non abbia rimpianti. Non distogliere lo sguardo da ogni povero e Dio non distoglierà da te il suo. In proporzione a quanto possiedi fa’ elemosina, secondo le tue disponibilità; se hai poco, non esitare a fare elemosina secondo quel poco. Così ti preparerai un bel tesoro per il giorno del bisogno, poiché l’elemosina libera dalla morte e impedisce di entrare nelle tenebre. Infatti per tutti quelli che la compiono, l’elemosina è un dono prezioso davanti all’Altissimo” (Tb 4,5-11). Nell’insegnamento di Tobi l’elemosina libera dalla morte e impedisce di entrare nelle tenebre . Nella dottrina degli Atti degli Apostoli, l’elemosina fa ritornare dalla morte. Tabità è nella morte. Sono le donne da lei arricchite con la sua elemosina che suscitano nel cuore di Pietro la volontà di ridonarle la vita perché continui ad aiutare quelle donne povere e sole. Si compie così la Parola di Gesù: “Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia”.

In quei giorni, la Chiesa era in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria: si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numero. E avvenne che Pietro, mentre andava a far visita a tutti, si recò anche dai fedeli che abitavano a Lidda. Qui trovò un uomo di nome Enea, che da otto anni giaceva su una barella perché era paralitico. Pietro gli disse: «Enea, Gesù Cristo ti guarisce; àlzati e rifatti il letto». E subito si alzò. Lo videro tutti gli abitanti di Lidda e del Saròn e si convertirono al Signore. A Giaffa c’era una discepola chiamata Tabità – nome che significa Gazzella – la quale abbondava in opere buone e faceva molte elemosine. Proprio in quei giorni ella si ammalò e morì. La lavarono e la posero in una stanza al piano superiore. E, poiché Lidda era vicina a Giaffa, i discepoli, udito che Pietro si trovava là, gli mandarono due uomini a invitarlo: «Non indugiare, vieni da noi!». Pietro allora si alzò e andò con loro. Appena arrivato, lo condussero al piano superiore e gli si fecero incontro tutte le vedove in pianto, che gli mostravano le tuniche e i mantelli che Gazzella confezionava quando era fra loro. Pietro fece uscire tutti e si inginocchiò a pregare; poi, rivolto alla salma, disse: «Tabità, àlzati!». Ed ella aprì gli occhi, vide Pietro e si mise a sedere. Egli le diede la mano e la fece alzare, poi chiamò i fedeli e le vedove e la presentò loro viva. La cosa fu risaputa in tutta Giaffa, e molti credettero nel Signore.

La misericordia è nelle opere materiali e spirituali. Il Nuovo Testamento ci insegna che essa copre una moltitudine di peccati. L’Apostolo Giacomo questo insegna sulla misericordia spirituale: “Fratelli miei, se uno di voi si allontana dalla verità e un altro ve lo riconduce, costui sappia che chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore lo salverà dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati” (Gc 5,10-20). Non vi è misericordia più grande di questa. Era la misericordia che chiedeva il ricco cattivo ad Abramo: “E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”»” (Lc 16,27-31). Oggi questa misericordia neanche più è considerata. San Pietro dice la stessa verità per la misericordia corporale: “La fine di tutte le cose è vicina. Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla preghiera. Soprattutto conservate tra voi una carità fervente, perché la carità copre una moltitudine di peccati. Praticate l’ospitalità gli uni verso gli altri, senza mormorare. Ciascuno, secondo il dono ricevuto, lo metta a servizio degli altri, come buoni amministratori della multiforme grazia di Dio” (1Pt 4,7-10). La carità, la misericordia, le opere di bene ci fanno vivere ad immagine del Padre e del Figlio nello Spirito Santo. Chi pratica la carità e l’elemosina è a vera immagine del suo Creatore.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che il cristiano viva ad immagine di Gesù Crocifisso.