Egli invece non ha fatto nulla di male
Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,5-11; Lc 22,14-23,56
14 APRILE
Per condannare a morte un uomo occorre che vi sia un colpa grave, cioè una violazione della legge o degli uomini o di Dio che sanzionano per certi tipi di reato la pena capitale. Leggendo la storia della condanna a morte di Gesù sappiamo che essa si fonda su una falsa accusa di bestemmia, che non ha alcun valore presso il Governatore di Roma, abilmente trasformata in accusa politica. Gesù è stato consegnato a Pilato come agitatore del popolo. Ma di quest’accusa non vi è alcuna prova storica. È pura invenzione degli accusatori. Poiché Pilato non accoglie i capi di accusa come storicamente o realmente fondati, si deve passare alle urla. Si deve gridare fino a costringere il Governatore a decretare la morte di Gesù. Non solo la morte. Essi vogliono la morte per crocifissione. Pilato prende la decisione che in quel momento ritiene, a suo giudizio, meno dannosa sia per il popolo dei Giudei che per l’Impero. In quel momento reagire con la forza ha pensato non fosse necessario. Bastava consegnare loro Gesù e tutto si sarebbe calmato. Tuttavia lui ha la sua colpevolezza, perché sempre l’innocente va preservato da ogni punizione, sia lieve che grande. Lui ha lavorato pessimamente in questo giorno.
Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere. Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù.
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Sulla croce Gesù prima di ogni cosa rivela la sua santità, quella vera. Non chiede giustizia al Padre e neanche che scenda a liberarlo. Lui e la croce sono una cosa sola. Essendo il legno e la carne, il corpo e la croce una cosa sola per lui – mi si perdoni l’azzardo teologico – quasi fosse in tutti simile all’unione ipostatica, anche se le modalità sono assai differenti, lui dovrà rimanere in eterno il Crocifisso, come in eterno sarà il Dio – uomo. Separare Cristo dalla croce e la croce da Cristo sarebbe stato distruggere questa unità necessaria all’umanità di Cristo in vista della sua redenzione. La sua “incorporazione” alla croce non è però frutto di un peccato. A proclamare l’innocenza di Gesù ci pensa lo Spirito Santo. Questi si serve di un crocifisso che è sul Golgota assieme a Lui. Per quest’uomo Gesù è il Differente, perché Lui è il Giusto. La sua croce non è frutto di un suo peccato, ma del peccato di quanti lo hanno crocifisso. Questa differenza è sostanziale. Gesù è il Giusto Sofferente per amore.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che la nostra croce sia per giustizia, mai per peccato.