Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo
16 GIUGNO (Lc 2,41-51)
Gesù ha una sola volontà da compiere: quella del Padre suo. Anche ogni altro uomo ha una sola volontà da compiere: quella di Dio, del suo Creatore e Signore. Il Salmo così profetizza del Messia di Dio, del suo Cristo, del Redentore dell’uomo:
Beato l’uomo che ha posto la sua fiducia nel Signore e non si volge verso chi segue gli idoli né verso chi segue la menzogna. Quante meraviglie hai fatto, tu, Signore, mio Dio, quanti progetti in nostro favore: nessuno a te si può paragonare! Se li voglio annunciare e proclamare, sono troppi per essere contati. Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto, non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato. Allora ho detto: «Ecco, io vengo. Nel rotolo del libro su di me è scritto di fare la tua volontà: mio Dio, questo io desidero; la tua legge è nel mio intimo». Ho annunciato la tua giustizia nella grande assemblea; vedi: non tengo chiuse le labbra, Signore, tu lo sai. Non ho nascosto la tua giustizia dentro il mio cuore, la tua verità e la tua salvezza ho proclamato. Non ho celato il tuo amore e la tua fedeltà alla grande assemblea. (Sal 40 (39), 5-11).
Anche nell’eternità il Verbo Eterno vive di obbedienza, di ascolto eterno della voce del Padre. È questo l’amore: dono della propria vita. Il Verbo dona la sua vita al Padre ascoltando ogni suo desiderio. Tutta la redenzione dell’umanità è il desiderio che il Padre comunica al Figlio e che il Figlio accoglie come risposta d’amore per il Padre. Il Verbo si fa carne. Si fa vero uomo. Anche come vero uomo dovette imparare l’obbedienza all’amore sino alla fine. Così la Lettera agli Ebrei.
Ogni sommo sacerdote, infatti, è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati. Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezza. A causa di questa egli deve offrire sacrifici per i peccati anche per se stesso, come fa per il popolo. Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato, gliela conferì come è detto in un altro passo: Tu sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchìsedek. Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, essendo stato proclamato da Dio sommo sacerdote secondo l’ordine di Melchìsedek. (Eb 5,1-10).
Il Vangelo secondo Luca ci rivela che l’obbedienza di Gesù al Padre è immediata, sollecita, istantanea. Per obbedire al Padre Gesù non chiede il permesso alla Madre sua e neanche la informa. È la Madre che sempre deve seguire il Figlio, non il Figlio la Madre. È la Madre che deve prestare ogni attenzione, sapendo che in ogni istante il Figlio potrebbe essere sottoposto all’obbedienza al Padre suo che è nei cieli.
I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore.
Quando non vi è alcuna obbedienza diretta da prestare a Dio, Gesù si sottopone in obbedienza indiretta, sottomettendosi in tutto a Maria e a Giuseppe.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci la vera obbedienza.