Ebbene, io vi dico
È giusto che una verità venga sussurrata al cuore con garbo evangelico e con eleganza teologica, altrimenti si corre il rischio di pregare, ma senza alcun fondamento di verità cristologica. Quando noi preghiamo, non dobbiamo pregare con una fede generica. È fede generica: “Se io prego, il Signore, che è Padre, mi ascolta”. Questa fede può essere ottima, eccellente, buona per ogni uomo. Essa però mai potrà essere eccellente, ottima, buona per un discepolo di Gesù. Il cristiano non prega perché Dio, il Padre buono, lo ascolta. Prega perché la sua stessa preghiera è fede. Lui non prega con fede. La sua preghiera è fede, prima ancora di essere preghiera. È fede in Cristo Gesù. Fede nella Parola del suo Maestro. Lui prega non perché sa di essere esaudito dal Padre per la sua giustizia, la sua obbedienza, il suo amore, la verità nella quale conduce la sua vita. Tutte queste motivazioni valgono per ogni uomo, mai potranno vale per il cristiano. Il cristiano possiede una fede e una preghiera cristologiche: “Io prego certo di essere esaudito, perché Gesù mi ha detto che sarò esaudito, ascoltato, liberato”.
La preghiera del cristiano è fondata sulla fede in questa parola semplice di Gesù Signore: “Ebbene, io vi dico”. Scompare Dio, scompare l’uomo, scompare ogni mediazione e intercessione. Scompare ogni altra verità e condizione della preghiera. Rimane solo questa purissima fede in questa semplicissima parola di Gesù: “Ebbene, io vi dico”, “et ego vobis dico” – k¢gë Øm‹n lšgw – (Lc 11,9). Gesù dice e noi crediamo che Lui lo ha detto. Ma che significa secondo divina ed umana verità: “Ebbene, io vi dico”? Significa che Lui, Gesù, ha impegnato tutta la sua divina onnipotenza di mediazione e di grazia in questa parola. Il Padre ci ascolta non perché noi abbiamo fede in Lui, ma perché ci presentiamo a Lui sulla fede nella Parola di Gesù. “Vedi, Padre, che io non vengo a te perché ho fede in te. Vengo a te, perché ho fede in questa parola del Figlio tuo. Lui mi ha detto che tu mi avresti ascoltato, che sempre mi ascolterai. Su questa sua parola innalzo a te la mia preghiera”.
Il nome, la Parola, la sanità, la verità, la missione di Cristo Gesù valgono presso il Padre. Cristo è il cuore visibile del Padre sulla nostra terra. Chiedere al Padre nella fede della Parola di Gesù è presentarsi al Padre con il suo stesso cuore. “Padre, io credo nel tuo cuore ed è sul fondamento di questa fede che a te mi rivolgo”. Potrà il Padre smentire, rinnegare, dichiarare falsa una sola Parola del suo cuore, del Figlio suo? Questa fede sempre deve essere posta a fondamento della nostra preghiera. Attraverso la fede nella Vergine Maria, cuore di Cristo, dobbiamo andare a Cristo. Attraverso la fede in Cristo, cuore del Padre, dobbiamo andare a Dio. La nostra fede è in questi cuori, per essi sempre il Padre ascolta ogni nostra invocazione. Altro cuore è quello del presbitero. Anche il cuore del presbitero deve essere sempre “utilizzato” per andare dalla Vergine Maria, da Cristo e così giungere al Padre. “Cristo Gesù, Vergine Maria, vengo a voi presentandomi sulla Parola del vostro presbitero. Lui mi ha garantito il vostro ascolto. Sulla sua Parola vengo a voi”. Ogni presbitero, nella sua comunità, deve essere cuore della Vergine Maria, Cuore di Cristo, perché è sulla sua Parola che il cristiano dovrà presentarsi a Cristo, alla vergine Maria. Ma il presbitero possiede questa fede nella sua missione e nella sua parola? Può dire un cristiano a Cristo: “Vengo sulla parola del tuo presbitero”?
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!» (Lc11,9-13).
Per il cristiano ogni preghiera esaudita deve trasformarsi in un inno di lode per Cristo Gesù, in una confessione di più grande fede nella sua persona e nella sua missione. Così la preghiera diviene momento di vera evangelizzazione cristologica. Oggi è Cristo che manca alla Chiesa, al cristiano, all’uomo. Se si salta Cristo, tutto si perde. Se la preghiera rivolta ai Santi non porta alla vergine Maria, è preghiera che non crea vera evangelizzazione. Se la preghiera rivolta a Maria, non porta a Cristo, anche questa preghiera non crea vera evangelizzazione. Ogni volta che Cristo è nascosto dal presbitero, dai Santi, dalla Madre di Dio, siamo fuori della vera preghiera, perché per essa non sorge nei cuori più grande fede per Gesù Signore, il suo nome non viene esaltato, la sua missione non viene celebrata, la sua mediazione non viene confessata. Oggi vi è un peccato cristologico che spesso si nasconde in ogni nostra preghiera. È vero peccato – anche se inconscio e non imputabile – ogni qualvolta ci presentiamo ad un presbitero, ad un Santo, alla Vergine Maria, anche al Padre dei Cieli, escludendo la via che Dio ha stabilito per il presbitero, i Santi, la Vergine Maria, per Sé stesso: “Tutto deve avvenire per Cristo, in Cristo, con Cristo, sul fondamento della sua Parola”. Ogni preghiera deve trasformarsi in potentissima confessione della Persona, della missione, della mediazione di Gesù.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci una purissima fede in Cristo.