E non si arricchisce presso Dio
Rm 4,20-25; C Le 1,69-75; Lc 12,13-21
21 OTTOBRE
I beni di questo mondo – sia spirituali, sia intellettuali, sia fisici che materiali – sono dati da Dio con un fine ben preciso: fare di essi uno strumento a servizio della fede, della speranza, della carità. Non solamente della carità, ma anche della fede e della speranza. Urge sapere che la carità spirituale in vista della luce eterna e del regno di Dio ha sempre la priorità sulla carità materiale. Senza pane si può anche vivere. Mai si potrà vivere senza la vera fede nel cuore, il vero amore di Dio, la vera speranza della vita eterna. Consumare i propri beni a servizio della salvezza è cosa gradita al Signore.
San Paolo vuole che Timoteo esorti quelli che hanno beni materiali a servirsi di essi per avere un tesoro nei cieli. Come? Mettendoli a servizio della fede, speranza, carità.
A quelli che sono ricchi in questo mondo ordina di non essere orgogliosi, di non porre la speranza nell’instabilità delle ricchezze, ma in Dio, che tutto ci dà con abbondanza perché possiamo goderne. Facciano del bene, si arricchiscano di opere buone, siano pronti a dare e a condividere: così si metteranno da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita vera (1Tm 6,17-10).
Gesù insegna ad ogni uomo la libertà dai beni di questo mondo. I beni vanno messi a frutto con diligenza, intelligenza, fede, amore, speranza, grande santità. Una volta che sono stati prodotti, vanno condivisi con quanti ne sono privi. Tutto è da Dio, tutto deve essere per Lui. Il Signore dona. Al Signore si offre il dono da Lui a noi donato. Questo significa anche cercare il regno di Dio e la sua giustizia per avere il sovrappiù.
Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena (Cfr. Mt 6,19-34).
I beni di questo mondo, trasformati in opere di fede, speranza, carità, danno diritto alla vita eterna. Usati solo per noi, in modo egoistico, ci escludono del regno eterno di Dio.
Uno della folla gli disse: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
La relazione non è tra ricchi e poveri. È tra ricchi e il Signore. Dio dona. Noi mettiamo i beni ricevuti a servizio della fede, della speranza, della carità, avremo il suo Paradiso.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fateci usare a servizio del Vangelo ogni bene ricevuto.