E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio

Chi vuole sapere chi sono gli altri, tutti gli altri, deve conosce chi è se stesso. Ogni errore sulla sua essenza o natura o anche missione, inevitabilmente genera un errore su tutto l’universo esistente. Se l’uomo vuole sapere cosa o chi è ogni altro essere visibile o invisibile, animato o inanimato, grande o piccolo, vivente oppure non vivente, necessariamente deve conoscere se stesso in pienezza di verità. Poiché oggi l’uomo non si conosce, non sa la sua verità, ignora o nega la sua vera origine, travolge nella sua non conoscenza tutta la natura esistente. Come fa un uomo che non sa chi lui è, pensare di sapere cosa è un animale o un albero o un pietra o altra cosa della natura? Come fa a scrivere trattati di antropologia, psicologia, scienza, filosofia o altro se non si conosce? Nella non scienza cresce e non scienza produce. Tenebra coltiva e tenebra miete. Se l’uomo si conosce, conosce. Se non si conosce, non conosce.

Giovanni il Battista può sapere chi è Cristo, può giungere alla sua perfetta conoscenza, perché sa con divina precisione, nello Spirito Santo, chi lui non è. Sa ciò che lui è, ma anche ciò che lui non è. Perfetta scienza, coscienza e conoscenza di sé. Lui non è il Profeta promesso da Dio a Mosè. Lui non è l’Unto del Signore promesso a Davide. Lui non è neanche Elia secondo la profezia di Malachia. Lui non è tutto questo. Non è colui che il popolo attende. Chi è allora lui dal momento che battezza predicando un battesimo di conversione? Lui è voce di uno che grida nel deserto: “Rendete dritta la via del Signore”. Lui non è la Parola di Dio. A Dio lui presta solo la voce per chiamare ogni uomo a rendere dritta la via del Signore. Il Signore sta per venire ed è giusto che ognuno prepari la via del suo cuore perché Lui possa venire per compiere la sua opera. Giovanni si conosce. Giovanni sa chi lui è. Chiediamoci per un istante: “Chi è un papa? Chi è un vescovo? Chi è un presbitero? Chi è un diacono? Chi è un cresimato? Chi è un battezzato? Chi è una persona sposata?”. È evidente che è dalla conoscenza che ognuno ha di sé che potrà rendere testimonianza a Gesù Signore. Chi manca della vera conoscenza di sé, mancherà necessariamente della vera conoscenza di Gesù. Usciamo ora dal contesto di fede ed entriamo in quello della natura. Sappiamo noi chi è un uomo, un donna? Se ignoriamo la loro verità di origine e di fine, ci potrà essere vera conoscenza nell’umanità? Ma se l’uomo non conosce neanche se stesso, potrà pretendere di conoscere la realtà creata? Non conoscendosi, mai potrà conoscere. È questo il vero dramma dei nostri giorni. L’uomo non sa chi lui è.

Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. Il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio» (Gv 1,19-34).

Ma basta la scienza, la sapienza, l’intelligenza naturale per conoscere chi sta dinanzi a noi, anche se abbiamo la perfetta scienza di noi stessi secondo verità di natura? Questa scienza e conoscenza non sono sufficienti, non bastano. Occorre la rivelazione. Giovanni il Battista può conoscere la verità di Gesù per rivelazione. Io posso conoscere il fine della mia vita per rivelazione. Posso avere la conoscenza vera dell’altro solo per rivelazione. Senza la rivelazione ogni conoscenza, anche se fatta con coscienza libera dal male e con cuore puro, sempre soffre di chiarezza, luminosità. È una conoscenza nebulosa. Si vede qualcosa, ma ciò che non si vede è infinitamente di più di ciò che non si vede. Per questo è necessario chiedere all’Autore di ogni retta scienza, sapienza, intelligenza, conoscenza che giorno per giorno ci illumini con la sua soprannaturale luce perché si dischiuda per quanto più è possibile il mistero dinanzi ai nostri occhi. Senza questa umiltà che si fa quotidiana preghiera, la tentazione ci fa pensare o credere ciò che noi non siamo e dalla nostra falsità di scienza e di conoscenza diamo falsa verità, falsa scienza, falsa conoscenza ad ogni altro essere, compreso l’uomo. C’è falsità più grande che affermare la non esistenza di Dio, la non creazione, il sostenere una cieca e stolte evoluzione? C’è insipienza più grande abolire la relazione tra albero e frutto. Eppure questo viene operato.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la vera conoscenza di noi stessi.