E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù
Nessuno conosce la forza trasformatrice e rinnovatrice di una parola detta nello Spirito Santo. Noi possiamo scrivere fiumi di parole. Possiamo anche svuotare gli oceani e mettere al loro posto le nostre parole. Mai esse convertiranno un cuore a Cristo Gesù. Invece è sufficiente sussurrare all’orecchio una sola parola detta dallo Spirito del Signore attraverso il nostro fiato e i cuori di aprono alla divina e trascendente verità. Cambia la loro vita. Noi sappiamo che la Madre di Dio nulla disse a Elisabetta del suo mistero. È stato sufficiente che Lei entrasse nella sua casa, salutasse la cugina perché questa, colpita dallo Spirito di Dio che era nella voce della Madre del Signore, nello Spirito che dalla Madre del Signore si era posato su di essa ed era rimasto in essa, ricolmando di sé anche il bambino da lei portato nel grembo, cantasse tutto il mistero della Madre di Dio, come se lo conoscesse fin nelle sue abissali profondità. Solo per la voce ascoltata! Solo per il saluto che da Maria è giunto ai suoi orecchi!
Giovanni il Battista vede venire Gesù. Nulla dice e nulla spiega ai suoi discepoli del mistero che è Cristo Signore. Vedendolo che passava, lo indicò loro con due semplici parole: “Ecco l’agnello di Dio!”. “Ecco il vero agnello della Pasqua!”. Sono state sufficienti queste pochissime, scarne, poche parole perché due dei suoi discepoli cambiassero sequela. Lasciano Giovanni, finora loro maestro, e seguono Cristo Gesù, confessato come vero Maestro. Giovanni era un maestro per portare loro al vero Maestro. Trovato il vero Maestro, il solo vero Maestro, ogni altro maestro va lasciato. Questa verità vale per ogni altro uomo. Ogni maestro della terra, che viva la sua missione naturalmente o anche soprannaturalmente ha un solo fine: essere maestro per portare al solo Maestro di vita eterna. Questo ministero è anche di ogni altro maestro religioso, sia esso discepolo di Cristo o di altro fondatore di religione. Lui è vero maestro se porta a Cristo. Se non porta a Cristo, non è vero maestro. Mai lo sarà, perché dona al suo insegnamento un falso fine.
Ogni maestro che si chiude in se stesso e non spiana la strada verso Cristo è nella falsità. Uno scienziato nelle scienze nella materia che non apre la sua conoscenza alla trascendenza che viene dalla filosofia di certo vive di scienza morta in sé. Così anche uno scienziato di filosofia che non conduce la sua scienza per consegnarla alla teologia, vive di scienza morta. Non salva l’uomo. Così anche la scienza teologia, anche la più nobile e la più santa, se non consegna i cuori al solo vero Maestro Gesù Signore, che ammaestra nello Spirito Santo in pienezza di luce che converte, redime, salva, conduce alla scienza eterna dei Cieli, è una teologia morta in sé. Anche un fondatore di religione, di ordini religiosi, di congregazioni, di movimenti, associazioni, gruppi ecclesiali, se non consegna tutti i suoi discepoli a Cristo Signore, è fondatore di morte e non di vita. La vita viene solo da Cristo Gesù. Non vi è altra sorgente perenne di vita, verità, giustizia, santità, pace, gioia. Portare a Cristo, orientare a Cristo, è il fine della nostra parola.
Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro (Gv 1,35-42).
Andrea si incontra con il vero Maestro. Comunica questa sua gioia al fratello Simone. Non lo tiene schiavo della sua scienza, conoscenza, sapienza acquisita sul Maestro. Sa che urge la conoscenza diretta, personale del Maestro e lo conduce a Lui. Gesù ha per Simone una missione da consegnare, un ministero. Lui dovrà essere la pietra di fondamento della sua Chiesa. Non si chiamerà più Simone ma Cefa, Pietro, Pietra di stabilità per tutto il suo edificio spirituale. Se Andrea non avesse portato il fratello al Maestro, lo avesse legato a sé, schiavizzandolo alla sua scienza e sapienza del Maestro, Simone sarebbe rimasto senza la sua vocazione e missione, quella che il Padre aveva deciso per lui fin dai secoli eterni. I maestri umani possono conferire ministeri umani, che si esauriscono nel tempo. Il Maestro Divino può dare e dona ministeri che rimangono in eterno. Solo il Maestro divino dona la vera salvezza, nella vera conversione, nella vera fede. È questo il motivo per cui dobbiamo essere sempre colmi di Spirito Santo. Solo nello Spirito del Signore possiamo dire la parola vera, capace di smuovere un cuore, liberarlo dal passato e consegnarlo tutto a Cristo Gesù, perché sia Lui a prenderlo sotto le sue cure come il suo vero ed unico Maestro. In questo errore tutti possiamo cadere. Possiamo legare i cuori a noi, anche al nostro ministero santo, che però non è il ministero che ha pensato per essi il Padre celeste e che solo Gesù, nello Spirito Santo può loro comunicare, manifestare, conferire. Per questo urge che la nostra sia Parola dello Spirito Santo.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci parola dello Spirito di Dio.