Due uomini salirono al tempio a pregare

La casa nella quale si va a pregare è la stessa. Anche il Dio che si prega è lo stesso. È il Dio vivo e vero, il Dio giusto e misericordioso, il Dio lento all’ira, il Dio che scruta il cuore dell’uomo e sa vedere in esso ogni cosa, dalla più invisibile polvere di superbia, alla malignità e malvagità, ma anche ogni vero pentimento, volontà di conversione, sincera richiesta di pietà. Il Salmo così parla del nostro vero Dio. A Lui nulla si può nascondere. Tutto è presso di Lui più luminoso che la stessa luce del sole. Nessuno potrà ingannare questo Dio Onnipotente, Onnisciente, Santo.

Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo, intendi da lontano i miei pensieri, osservi il mio cammino e il mio riposo, ti sono note tutte le mie vie. La mia parola non è ancora sulla lingua ed ecco, Signore, già la conosci tutta. Alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano. Meravigliosa per me la tua conoscenza, troppo alta, per me inaccessibile. Dove andare lontano dal tuo spirito? Dove fuggire dalla tua presenza? Se salgo in cielo, là tu sei; se scendo negli inferi, eccoti. Se prendo le ali dell’aurora per abitare all’estremità del mare, anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra. Se dico: «Almeno le tenebre mi avvolgano e la luce intorno a me sia notte», nemmeno le tenebre per te sono tenebre e la notte è luminosa come il giorno; per te le tenebre sono come luce.Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel grembo di mia madre.

Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda; meravigliose sono le tue opere, le riconosce pienamente l’anima mia. Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, ricamato nelle profondità della terra. Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi; erano tutti scritti nel tuo libro i giorni che furono fissati quando ancora non ne esisteva uno. Quanto profondi per me i tuoi pensieri, quanto grande il loro numero, o Dio! Se volessi contarli, sono più della sabbia. Mi risveglio e sono ancora con te. Se tu, Dio, uccidessi i malvagi! Allontanatevi da me, uomini sanguinari! Essi parlano contro di te con inganno, contro di te si alzano invano. Quanto odio, Signore, quelli che ti odiano! Quanto detesto quelli che si oppongono a te! Li odio con odio implacabile, li considero miei nemici. Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri; vedi se percorro una via di dolore e guidami per una via di eternità (Sal 139 (138) 1-24).

Quale peccato vede Dio nel cuore del fariseo? Non è questione di peccato. È invece questione di Dio. Dio non vede Dio in quel cuore. È come se Dio non esistesse per lui. Dio esiste solo per cantare dinanzi a Lui la bravura delle cose che si fanno. Non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri. Non sono come questo pubblicano. Dio non vede neanche gli uomini nel cuore di quest’uomo. Lui digiuna due volte alla settimana e paga le decime di tutto quello che possiede. Questo cuore è fatto di cose, di norme, prescrizioni, statuti, decreti. Ma non è fatto né di Dio e né dell’uomo. Poiché in esso manca Dio, vi manca anche l’uomo. Non vede Dio e la sua grazia. Non vede l’uomo e il bisogno di misericordia e di pietà. Come lui giudica se stesso dinanzi a Dio e si assolve, così giudica l’uomo e lo condanna. Tutto questo accade perché lui non si vede da Dio, ma dalla legge. Dalla legge si giudica. Dalla legge condanna. Dalla legge pensa di vedere il mondo intero. La legge però secondo il suo cuore senza Dio, non quella legge che giorno per giorno si attinge nel cuore di Dio e che è lo stesso cuore di Dio.

Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato» (Lc 18,9-14).

Una legge senza Dio è il peggiore tiranno dell’umanità. La stessa legge diviene il dio dell’uomo. Gesù non è stato messo in croce dalla legge? La legge ha ucciso Dio, il Figlio di Dio. Nel tempio la legge uccide un uomo. Lo disprezza. Lo condanna come peccatore. Lo dichiara non degno di entrare nella casa del Signore. Oggi la legge dell’uomo non condanna l’uomo ad ogni morte? La legge della guerra, la legge degli stati, la legge delle tribù: La legge, sempre la legge! Se invece poniamo il cuore di Dio come unica nostra legge e la sua misericordia come solo nostro statuto, dal momento che noi siamo dal cuore di Dio e viviamo per sua misericordia, allora la legge diverrebbe strumento di amore non di condanna, di accoglienza non di respingimento, di pace non di guerra, di costruzione non di distruzione, di assoluzione non di condanna, di perdono non di giudizio spietato. L’umanità nasce dalla legge fatta amore.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fate Dio vera legge, non la legge Dio.