Dov”è colui che è nato, il re dei Giudei?
Nel vasto dibattito tra scienza e fede, è giusto offrire una parola di luce, necessaria per comprendere gli ambiti specifici dell’una e dell’altra. La scienza esamina la realtà visibile, storica, visibile e anche invisibile, servendosi di tutti quegli strumenti che la mente dell’uomo ha saputo e saprà costruire perché nulla di ciò che è nell’universo rimanga una frontiera sconosciuta, inesplorata. Così essa potrà sempre spaziare dal “nano” cosmo, al micro, al macro, fino a giungere ai confini dell’universo senza confini. Essa però ha l’obbligo di essere onesta con se stessa e mai dovrà valicare i limiti che le sono imposti per natura. Essa è anche obbligata a porsi delle domande, ma non spetta ad essa darsele, vanno oltre la sua competenza, oltre l’oggetto di se stessa. È allora che essa non è più scienza e diviene altro, ma se è altro non è scienza e non può ingannare in nome della scienza, dicendo scienza ciò che scienza mai potrà essere. Oggi è in questo spostamento dalla scienza alla non scienza che si sta uccidendo l’uomo. Lo si sta riducendo ad una macchina, si sta facendo si lui una cosa.
Altro principio che la scienza dovrà rispettare è la non assolutizzazione di se stessa, dichiarandosi unica e sola verità dell’uomo. L’uomo non è solo materia. L’uomo è spirito. L’uomo immanenza con vocazione alla trascendenza. È sulla terra ma convocazione all’eternità. Ora tutta questa ricchezza non cade sotto l’occhio della pura scienza. Essa potrà dire come è fatto il corpo, ma non potrà porre sotto la sua analisi l’anima dell’uomo. Per questa analisi occorre un’altra scienza e un altro scienziato e questa scienza uno solo la possiede: il Signore. Uno solo è lo scienziato: lo stesso che ha formato l’uomo a sua immagine e somiglianza. La verità scientifica è una verità, non la verità, mai lo potrà essere. Ridurre la verità scientifica a sola verità dell’uomo è la più catastrofica delle povertà e delle miserie nelle quali si può imprigionare un uomo, è la più nefasta schiavitù. È la condanna a morte dell’uomo. L’uomo vive, ma è come se fosse morto. Senza le altre verità, si fa della scienza un veleno di morte. Anche il progresso secondo la sola verità della scienza è veleno di morte.
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese (Mt 2,1-12).
Alla scienza si chiede la stessa umiltà dei Magi. Essi vendono qualcosa che va oltre la loro scienza. Vedono un segno non spiegabile dal loro pensiero alto e profondo. Si mettono in cammino per trovare la verità di esso. Giungono a Gerusalemme, si pongono in grande umiltà e chiedono. Chiedono però alla persona sbagliata. Il re Erode possiede la scienza e la verità della politica e anche lui, suo malgrado, deve porsi in ascolto di coloro che possono dare una verità certa che sveli il contenuto del segno. Lui ricorre ai ministri della scienza di Dio, della rivelazione, agli scienziati delle Scritture che non vengono da essi, ma da Dio, per luce soprannaturale. È questa la vera umiltà di ogni uomo: sapere cosa viene dalla sua scienza, cosa viene dalla scienza di Dio, cosa viene dallo studio della materia e cosa invece viene da colui che ha fatto la materia e ogni altra cosa esistente nel suo universo visibile e invisibile.
Senza questa umiltà, ogni verità diviene assoluta e uccide l’uomo. Ogni verità deve essere servizio ad ogni altra verità. Nel momento in cui una verità, anche quella sacra, rivelata, esclude le altre verità, diviene servizio di morte per l’uomo. La verità vivifica quando riceve luce e forza dalle altre verità. In fondo va applicata alla verità la stessa legge che vale per i carismi. Ognuno ha ricevuto una verità particolare per il bene di ogni altra verità. Ma per accogliere questo principio si deve essere umili. Ma una scienza atea, senza Dio, creatrice di se stessa, mancando dell’apertura a Dio, diviene scienza per la morte e non per la vita. Non c’è vita vera se non nella comunione delle verità. Assolutizzare la verità è porsi fuori della verità.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci umili cercatori della verità.