Dio ha visitato il suo popolo

Tutte le opere di Dio hanno un solo fine: manifestare il Signore, rivelarlo nella sua onnipotenza creatrice, redentrice, salvatrice. L’opera più alta, il miracolo più eccelso, quello che tutti possono compie, è l’amore con il quale un uomo serve un altro uomo. È giusto però che conosciamo la regola per poter amare, altrimenti nessuno attraverso noi vedrà mai il Signore, lo manifesterà, lo svelerà nella sua bellezza e santità. La regola del vero amore è una sola: per amare secondo il cuore del Padre, dobbiamo essere nel cuore del Padre. Più ci si immerge nel suo cuore attraverso il compimento della sua volontà e più il Padre ci costituisce strumenti per riversare tutto il suo amore, con tutta la sua divina onnipotenza, nella vita dei nostri fratelli.

La nostra povertà di amore è povertà di obbedienza. Siamo poco nel cuore di Dio o assenti totalmente e poco o addirittura niente possiamo fare per manifestarlo, per rivelare tutta la sua divina onnipotenza creatrice e trasformatrice della vita del mondo. Gesù invece è tutto nel cuore del Padre, perché è tutto nella sua volontà, per opera dello Spirito Santo. Vivendo tutta la volontà del Padre, essendo tutto nel cuore del Padre, dal cuore del Padre attinge la sua onnipotenza di amore con la quale ama l’uomo e amandolo lo manifesta e lo rivela. Se fossimo transitati noi per la strada che porta alla città di Nain, avremmo certo visto quella donna afflitta, perché aveva perso l’unico suo figlio e in più era rimasta anche senza marito. Ma nulla avremmo fatto per essa. L’avremmo lasciata nel suo dolore, nella sua afflizione. Noi non siamo nel cuore del Padre, non siamo nella sua perfetta obbedienza, non camminiamo nello Spirito.

Passa invece Cristo che è nel cuore del Padre, vede quella donna afflitta, si avvicina e le manifesta quanto è grande l’amore del Padre per essa. Le risuscita il figlio. Glielo consegna. Glielo dona come vera consolazione di Dio per la sua grande mestizia. La gente vede. Cosa dice? In Gesù è Dio che agisce. È Dio che opera. È Dio che è venuto a visitare il suo popolo. È Dio che è tra noi per consolare gli afflitti di Israele. Cristo è nel cuore del Padre, conduce nel cuore del Padre. Rivela il cuore del Padre. Verso il cuore del Padre orienta. Ora i figli d’Israele sanno che il Signore non ha dimenticato il suo popolo. Ha suscitato per essi un grande profeta, un profeta più grande dello stesso Elia, dello stesso Eliseo. Lo si deduce dalla leggerezza con la quale Gesù compie il miracolo: con una sola parola. Non gli serve altro. Gesù è nel cuore del Padre più che Mosè e più che ogni altro mediatore dei tempi passati.

In seguito Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante (Lc 7,11-17).

Accreditando il Padre, Gesù accredita se stesso dinanzi alla folla. Questa grida che Gesù è un grande profeta. Qual è il fine per cui il Signore manda sulla terra i suoi profeti? Quello di farci ascoltare la sua Parola pura, santa, vera, senza alcuna trasformazione, alterazione, aggiunta, mancamento. Gli uomini danno sempre la Parola di Dio o aggiungendo mille inutilità, rendendola così odiosa fino al punto da farla disprezzare. Aggiungere è peccato quasi invisibile. Oppure la danno carente di molte verità, rendendola ininfluente quanto a salvezza. Dio con Geremia dichiara che tutti i profeti e i pastori del tempo avevano ridotto a menzogna, falsità, inganno la sua Parola. La falsa parola di Dio, data in nome del vero Dio, sempre produce danni incalcolabili. Tutti possono esporre la Parola del Signore a falsità e menzogna.

Con il vero profeta questo mai potrà succedere. Il vero profeta attinge direttamente la Parola dal cuore del Padre e la dona pura così come essa è nel cuore di Dio. Ora in Israele, chi vuole, potrà conoscere la vera Parola di Dio. In mezzo al suo popolo Dio ha fatto sorgere un grande profeta. Se il mondo non vede attraverso l’amore del cristiano un vero profeta in lui, è segno che il suo amore proviene dal suo cuore, non dal cuore del Padre. Se poi è lo stesso cristiano che rinunzia alla profezia in nome dell’amore, allora costui nulla ha compreso del vero amore. Il vero amore non è una relazione filantropica tra due persone umane. È invece sempre creatore di purissima trascendenza. Il vero amore deve aprire il cuore dell’uomo alla vera Parola di Dio e questo mai potrà avvenire se colui che ama non è visto vero profeta. Il vero amore è finalizzato alla vera profezia perché non è l’amore che salva, ma la Parola accolta e trasformata in purissima obbedienza. Il vero amore del profeta deve rendere credibile il profeta perché la parola del profeta possa essere accolta come vera Parola di Dio, Parola di vera salvezza.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci ad amare dal cuore di Dio.