Egli sarà giudice fra le genti
Is 2,1-5; Sal 121; Rm 13,11-14; Mt 24,37-44
1 DICEMBRE – I DOMENICA DI AVVENTO – A
Il Messia promesso da Dio, dal Creatore e Signore dell’uomo, non viene per un popolo, per una razza, una lingua, una nazione. Lui viene per stabilire inimicizia eterna tra la stirpe di Satana e la stirpe della donna, tra il diavolo e l’umanità. Al di fuori di questa verità, tutte le altre verità che si annunziano su di Lui o sono lacunose, o insufficienti, o parziali, o false e di conseguenza inefficaci quanto all’inimicizia da creare tra l’uomo e il suo nemico infernale. Altra verità vuole che Lui non venga per un giorno o per una intera vita, dalla nascita alla morte. Lui viene e dal primo istante della sua venuta la sua opera rimane per l’eternità, perché è Lui il Re dal regno eterno. Questa verità deve farci dire fin da subito che la nascita di Gesù non è l’evento degli eventi. È evento cosmico, universale, del cielo, della terra, di ogni uomo, di tutto l’uomo, corpo, anima, spirito. È evento nel tempo e oltre il tempo. Ricordiamo la visione che Paolo ci offre di Cristo Gesù. Lui è il capo non solo della Chiesa, ma di tutta la creazione.
Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. In lui, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe, secondo la ricchezza della sua grazia. Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi con ogni sapienza e intelligenza, facendoci conoscere il mistero della sua volontà, secondo la benevolenza che in lui si era proposto per il governo della pienezza dei tempi: ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra. In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati – secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà – a essere lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo. In lui anche voi, dopo avere ascoltato la parola della verità, il Vangelo della vostra salvezza, e avere in esso creduto, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria. Egli la manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni Principato e Potenza, al di sopra di ogni Forza e Dominazione e di ogni nome che viene nominato non solo nel tempo presente ma anche in quello futuro. Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose: essa è il corpo di lui, la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose (cfr. Ef I1,1-23).
È cosa giusta chiederci: Crediamo noi cristiani in questa universale missione di Cristo Gesù? Siamo noi capaci di annunziarla al mondo secondo purissima verità? Altra domanda: perché oggi noi abbiamo abdicato a questa verità, adducendo come motivo il rispetto dell’uomo? Ma si può rispettare l’uomo nascondendogli la verità della sua salvezza e condannandolo ad una falsità eterna? Che significato ha per noi celebrare un Natale senza la verità di Cristo, facendo di esso un semplice ricordo sentimentale?
Messaggio che Isaia, figlio di Amoz, ricevette in visione su Giuda e su Gerusalemme. Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti. Verranno molti popoli e diranno: «Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri». Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra. Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore.
Avendo noi abdicato alla verità di Cristo, impediamo che questa profezia si possa compiere. Gli altri popoli, non vedendo in noi la verità di Cristo, mai potranno dire: “Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, cioè Cristo, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri”. Grande è oggi il peccato cristiano. Ci stiamo vergognando di Cristo e il mondo rimane nelle tenebre.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che riprendiamo il retto annunzio di Cristo Gesù.
Da Sion uscirà la legge
Is 2.1-5; Sal 121; Mt 8,5-11
2 DICEMBRE
La salvezza secondo la profezia viene dalla discendenza di Abramo. La discendenza di Abramo diviene discendenza da Giuda. La discendenza da Giuda si fa discendenza da Davide. È a Davide che il Signore ha promesso un figlio dal regno eterno. La salvezza viene da Cristo Gesù. È Lui il Messia, il Cristo di Dio. Questa verità è rivelata dallo stesso Gesù Signore alla Donna di Samaria, presso il pozzo di Giacobbe.
Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te» (Gv 4,19-26).
La salvezza che Gesù viene a portare sulla terra è universale. Essa non è per conquista e per sottomissione di un popolo ad un altro popolo, ma per conversione alla sua Parola e per nuova creazione attraverso i sacramenti. Per essi si diviene creature nuove in Cristo Gesù. Si vive come suo vero corpo, nell’unità e nella pace. Il mistero della nuova creazione viene così annunziato nella Seconda Lettera ai Corinzi.
L’amore del Cristo infatti ci possiede; e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro. Cosicché non guardiamo più nessuno alla maniera umana; se anche abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così. Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio (2Cor 5,14-21).
Di ogni uomo Cristo Gesù è Legge, Parola e Pensiero di Dio, Giustizia e verità, Vita eterna e Via, Grazia e Risurrezione, Rivelazione del mistero e Santificazione, Dono dello Spirito Santo e Carità Crocifissa e Risorta per la nostra giustificazione. Oggi è come se un incendio divorato avesse reso in cenere tutta la ricchezza cosmica, universale, eterna di Gesù Signore. Attualmente questo incendio è così violento da abbattere anche le verità che un tempo si riteneva fossero eterne e immortali.
Messaggio che Isaia, figlio di Amoz, ricevette in visione su Giuda e su Gerusalemme. Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti. Verranno molti popoli e diranno: «Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri». Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra. Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore.
È inutile leggere nelle nostre Chiese queste antiche profezie sulla verità di Gesù Signore, se poi esse vengono negate con la nostra vita, le nostre scelte, le nostre parole, i nostri pensieri. L’Avvento del Signore si prepara in un solo modo: rivestendoci di tutta la ricchezza della verità e della grazia di Cristo e con essa presentarci dinanzi alla storia, attestando e certificando che quanto la profezia dice è verità eterna.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fateci veri cristiani per confessare la verità di Cristo Gesù.
La radice di Iesse sarà un vessillo per i popoli
Is 11.1-10; Sal 71; Lc 10.21-24
3 DICEMBRE
L’uomo sempre dimentica le promesse del suo Signore. Il suo Signore gliele ricorda nei momenti più bui e tristi della sua storia. L’albero di Iesse è seccato. Il popolo di Dio ha rinnegato il suo Signore e si è consegnato ad ogni immoralità e idolatria. Vi è una sola prospettiva dinanzi ai suoi occhi: la distruzione di Gerusalemme e anche del tempio di Dio, la deportazione, la desolazione, la morte, la fame, la spada, la peste. Dinanzi a queste prospettive senza alcuna speranza, forte e chiara si innalza la voce del profeta Isaia e ricorda al suo popolo la promessa fatta dal Signore al suo servo Davide. È vero. L’albero è seccato. È rimasto solo il tronco. Proprio dalla radice il Signore farà spuntare il virgulto promesso, il suo Cristo, il suo Messia. Questa profezia deve ricordare ad ogni uomo che la Parola detta da Dio si compie perché il Signore veglia su di essa con la sua onnipotenza. Questa verità è annunziata dallo stesso Isaia nel suo Capitolo LV.
O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite, comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete. Io stabilirò per voi un’alleanza eterna, i favori assicurati a Davide. Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli, principe e sovrano sulle nazioni. Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi; accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano a causa del Signore, tuo Dio, del Santo d’Israele, che ti onora. Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona. Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata. Voi dunque partirete con gioia, sarete ricondotti in pace. I monti e i colli davanti a voi eromperanno in grida di gioia e tutti gli alberi dei campi batteranno le mani. Invece di spini cresceranno cipressi, invece di ortiche cresceranno mirti; ciò sarà a gloria del Signore, un segno eterno che non sarà distrutto (Is 55,1-3).
La certezza che il Messia compirà perfettamente l’opera a Lui assegnata dal suo Dio è data dalla pienezza dello Spirito Santo operante in Lui. Tutto lo Spirito di Dio gli è dato perché possa fare tutta la missione di salvezza e di redenzione. Nel Cristo di Dio lo Spirito del Signore si riversa senza misura ed anche può agire senza alcun limite.
Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra. Percuoterà il violento con la verga della sua bocca, con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio. La giustizia sarà fascia dei suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi. Il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà. La mucca e l’orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso. Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare. In quel giorno avverrà che la radice di Iesse sarà un vessillo per i popoli. Le nazioni la cercheranno con ansia. La sua dimora sarà gloriosa.
Per lo Spirito del Signore il Cristo di Dio conoscerà la giustizia secondo Dio nella sua purezza e per Lui la vivrà tutta annunziandola tutta. Ogni altro uomo cammina nelle tenebre. Lui cammina nella luce. Lui offre la luce di Dio ad ogni altro uomo. Chi l’accoglie passa nella luce e cammina in essa. Chi la rifiuta, rimane nelle tenebre.
Madre di Dio, Angeli, Santi, non permettete che il cristiano sia uomo di tenebra.
La coltre distesa su tutte le nazioni
Is 25,6-10a; Sal 22; Mt 15,29-37
4 DICEMBRE
Isaia va letto con Isaia, altrimenti il rischio di dire una non verità è assai possibile. Nella Scrittura Santa tutto avviene per conversione alla Parola. La missione di portare la Parola a tutti i popoli, a tutte le nazioni, fino alle isole più lontane, è del Messia. Il Messia vive questa sua missione attraverso ogni membro del suo corpo. Si annunzia ai popoli la Parola, ci si converte ad essa, si abita sul monte santo di Dio. Si annunzia la Parola, non si crede in essa, si rimane nella valle oscura della morte e delle tenebre.
Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni. Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità. Non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra, e le isole attendono il suo insegnamento. Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre. Cantate al Signore un canto nuovo, lodatelo dall’estremità della terra; voi che andate per mare e quanto esso contiene, isole e loro abitanti. Esultino il deserto e le sue città, i villaggi dove abitano quelli di Kedar; acclamino gli abitanti di Sela, dalla cima dei monti alzino grida. 12Diano gloria al Signore e nelle isole narrino la sua lode (Is 42,10-12). Ascoltatemi attenti, o mio popolo; o mia nazione, porgetemi l’orecchio. Poiché da me uscirà la legge, porrò il mio diritto come luce dei popoli. La mia giustizia è vicina, si manifesterà la mia salvezza; le mie braccia governeranno i popoli. In me spereranno le isole, avranno fiducia nel mio braccio (Is 51,4-5).
Il Signore ha snudato il suo santo braccio davanti a tutte le nazioni; tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio (Is 52,10). Non dica lo straniero che ha aderito al Signore: «Certo, mi escluderà il Signore dal suo popolo!». Non dica l’eunuco: «Ecco, io sono un albero secco!». Poiché così dice il Signore: «Agli eunuchi che osservano i miei sabati, preferiscono quello che a me piace e restano fermi nella mia alleanza, io concederò nella mia casa e dentro le mie mura un monumento e un nome più prezioso che figli e figlie; darò loro un nome eterno che non sarà mai cancellato. Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo e per amare il nome del Signore, e per essere suoi servi, quanti si guardano dal profanare il sabato e restano fermi nella mia alleanza, li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. I loro olocausti e i loro sacrifici saranno graditi sul mio altare, perché la mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli» (Is 56,3-7).
È verità eterna. La coltre distesa su tutte le nazioni è la coltre dell’idolatria, della non conoscenza del vero Dio, dell’immoralità, del soffocamento della verità nell’ingiustizia. Questa coltre può essere solo tolta attraverso la predicazione del Vangelo, la conversione a Cristo Gesù, la rinascita da acqua e da Spirito Santo.
Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l’ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato. E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza, poiché la mano del Signore si poserà su questo monte».
Il banchetto che il Signore prepara è prima di ogni altra cosa l’Eucaristia. Ad esso si accede se si è divenuti corpo di Cristo. Il monte Sion è figura di Cristo, così come il tempio è figura di Lui. Si diviene monte e tempio in Cristo, con Cristo, per Cristo. Ci si nutre di Cristo, del suo corpo e del suo sangue. Ma senza conversione alla Parola non si sale sul santo monte e non si partecipa al banchetto della vita. Tutto è dall’annuncio, dalla conversione, dal divenire corpo di Cristo per opera dello Spirito Santo. Le regole della salvezza vanno rispettate, perché il Signore le rispetta. Oggi la grande confusione proprio in questo consiste: nell’abolizione di tutte le regole della salvezza e della vita.
Madre di Dio, Angeli, Santi, aiutateci a amare e rispettare le regola della vita eterna.
Aprite le porte: entri una nazione giusta
Is 26,1-6; Sal 117; Mt 7,21.24-27
5 DICEMBRE
Per entrare nella città di Dio, è necessario essere puri come Dio è puro, essere luce come Lui Dio è luce. Il Salmo canta l’amore eterno del Signore per l’uomo. A Lui si chiede di aprire le porte per entrare in esso. Può entrarvi chi è giusto, perché si è lasciato giustificare, e cammina di giustizia in giustizia e di fede in fede secondo perfetta carità e verità. La giustizia per il regno è regola divina perenne, intramontabile. Nessuno mai pensi che potrà trovare modo di eluderla. La porta rimane chiusa.
Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre. Dica Israele: «Il suo amore è per sempre». Dica la casa di Aronne: «Il suo amore è per sempre». Dicano quelli che temono il Signore: «Il suo amore è per sempre». Nel pericolo ho gridato al Signore: mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo. Il Signore è per me, non avrò timore: che cosa potrà farmi un uomo? Il Signore è per me, è il mio aiuto, e io guarderò dall’alto i miei nemici. È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell’uomo. È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nei potenti. Tutte le nazioni mi hanno circondato, ma nel nome del Signore le ho distrutte. Mi hanno circondato, mi hanno accerchiato, ma nel nome del Signore le ho distrutte. Mi hanno circondato come api, come fuoco che divampa tra i rovi, ma nel nome del Signore le ho distrutte. Mi avevano spinto con forza per farmi cadere, ma il Signore è stato il mio aiuto. Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza. Grida di giubilo e di vittoria nelle tende dei giusti: la destra del Signore ha fatto prodezze, la destra del Signore si è innalzata, la destra del Signore ha fatto prodezze. Non morirò, ma resterò in vita e annuncerò le opere del Signore.
Il Signore mi ha castigato duramente, ma non mi ha consegnato alla morte. Apritemi le porte della giustizia: vi entrerò per ringraziare il Signore. È questa la porta del Signore: per essa entrano i giusti. Ti rendo grazie, perché mi hai risposto, perché sei stato la mia salvezza. La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo. Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi. Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci in esso ed esultiamo! Ti preghiamo, Signore: dona la salvezza! Ti preghiamo, Signore: dona la vittoria! Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Vi benediciamo dalla casa del Signore. Il Signore è Dio, egli ci illumina. Formate il corteo con rami frondosi fino agli angoli dell’altare. Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie, sei il mio Dio e ti esalto. Rendete grazie al Signore, perché è buono, perché il suo amore è per sempre (Sal 118 (117) 1-29).
Gesù non abolisce la regola della giustizia per entrare nella città di Dio. Le dona il suo compimento. Via per entrare in essa è costruire la nostra casa sulla sua Parola.
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano! Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande» (Mt 7,13-14.21.27).
Oggi questa regola è stata cancellata dalla mente dei credenti con diabolica astuzia e infernale alterazione e cambiamento di ogni Parola di Gesù e di tutta la rivelazione.
In quel giorno si canterà questo canto nella terra di Giuda: «Abbiamo una città forte; mura e bastioni egli ha posto a salvezza. Aprite le porte: entri una nazione giusta, che si mantiene fedele. La sua volontà è salda; tu le assicurerai la pace, pace perché in te confida. Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna, perché egli ha abbattuto coloro che abitavano in alto, ha rovesciato la città eccelsa, l’ha rovesciata fino a terra, l’ha rasa al suolo. I piedi la calpestano: sono i piedi degli oppressi, i passi dei poveri».
Madre di Dio, Angeli, Santi, aiutateci a credere che nella città di Dio si entra da giusti.
Santificheranno il mio nome
Is 29,17-24; Sal 26; Mt 9,27-31
6 DICEMBRE
“Siate santi, perché io, il Signore vostro Dio, sono santo” (Lev 19,2). La santità di Dio si caratterizza come volontà e opera universali di bene. L’uomo è santo se ama il bene per sé e il bene per gli altri. La santità è nell’obbedienza ad ogni Parola che esce dalla bocca di Dio. Quando l’uomo esce dall’obbedienza, non è più santo. Il nome del Signore viene così profanato, privato cioè della sua santità. Gesù nella preghiera del Padre nostro vuole che si chieda a Dio la santificazione del suo nome, prima di tutto in colui che prega e poi per ogni altro uomo, sua creatura, e nostro fratello.
Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe (Mt 6,9-15).
Quando l’uomo esce dall’obbedienza al suo Dio, non solo profana il nome del Signore dinanzi ai suoi occhi, lo profana dinanzi al mondo intero. I popoli non possono più fare la differenza tra la santità del vero Dio e la falsità dei loro dèi. Al tempo di Ezechiele il Signore manda il suo popolo in esilio affinché si converta e torni a santificare il suo santo nome. Nella conversione, la differenza tra il vero Dio e i falsi dèi si è subito manifestata. Il Signore ha mostrato la sua onnipotenza, liberando il suo popolo.
Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell’uomo, la casa d’Israele, quando abitava la sua terra, la rese impura con la sua condotta e le sue azioni. Come l’impurità delle mestruazioni è stata la loro condotta davanti a me. Perciò ho riversato su di loro la mia ira per il sangue che avevano sparso nel paese e per gli idoli con i quali l’avevano contaminato. Li ho dispersi fra le nazioni e sono stati dispersi in altri territori: li ho giudicati secondo la loro condotta e le loro azioni. Giunsero fra le nazioni dove erano stati spinti e profanarono il mio nome santo, perché di loro si diceva: “Costoro sono il popolo del Signore e tuttavia sono stati scacciati dal suo paese”. Ma io ho avuto riguardo del mio nome santo, che la casa d’Israele aveva profanato fra le nazioni presso le quali era giunta. Perciò annuncia alla casa d’Israele: Così dice il Signore Dio: Io agisco non per riguardo a voi, casa d’Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete profanato fra le nazioni presso le quali siete giunti. Santificherò il mio nome grande, profanato fra le nazioni, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le nazioni sapranno che io sono il Signore – oracolo del Signore Dio –, quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi. Vi prenderò dalle nazioni, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli, vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme (Ez 36,16-22).
Dio vuole che il suo popolo santifichi il suo nome. La via è una sola: abbandonare l’idolatria, svestirsi di ogni immoralità, ritornare nell’obbedienza alla sua Legge.
Certo, ancora un po’ e il Libano si cambierà in un frutteto e il frutteto sarà considerato una selva. Udranno in quel giorno i sordi le parole del libro; liberati dall’oscurità e dalle tenebre, gli occhi dei ciechi vedranno. Gli umili si rallegreranno di nuovo nel Signore, i più poveri gioiranno nel Santo d’Israele. Perché il tiranno non sarà più, sparirà l’arrogante, saranno eliminati quanti tramano iniquità, quanti con la parola rendono colpevoli gli altri, quanti alla porta tendono tranelli al giudice e rovinano il giusto per un nulla. Pertanto, dice alla casa di Giacobbe il Signore, che riscattò Abramo: «D’ora in poi Giacobbe non dovrà più arrossire, il suo viso non impallidirà più, poiché vedendo i suoi figli l’opera delle mie mani tra loro, santificheranno il mio nome, santificheranno il Santo di Giacobbe e temeranno il Dio d’Israele. Gli spiriti traviati apprenderanno la sapienza, quelli che mormorano impareranno la lezione».
Dove non vi è obbedienza, non vi è santificazione del nome del Signore. Senza l’osservanza della Legge, nessun onore può essere dato a Dio. L’onore è obbedienza.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che il cristiano viva di perfetta obbedienza sempre.
Questa è la strada, percorretela
Is 30,19-21.23-26; Sal 146; Mt 9,35-10,1.6-8
7 DICEMBRE
Qual è la strada che il popolo del Signore deve percorrere perché sia benedetto dal suo Dio con ogni benedizione? Ecco come ricorda questa strada Mosè ai figli d’Israele.
Mosè convocò tutto Israele e disse loro: «Ascolta, Israele, le leggi e le norme che oggi io proclamo ai vostri orecchi: imparatele e custoditele per metterle in pratica. Il Signore, nostro Dio, ha stabilito con noi un’alleanza sull’Oreb. Il Signore non ha stabilito quest’alleanza con i nostri padri, ma con noi che siamo qui oggi tutti vivi. Il Signore sul monte vi ha parlato dal fuoco faccia a faccia, mentre io stavo tra il Signore e voi, per riferirvi la parola del Signore, perché voi avevate paura di quel fuoco e non eravate saliti sul monte. Egli disse: “Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile. Non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo né di quanto è quaggiù sulla terra né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.
Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano. Osserva il giorno del sabato per santificarlo, come il Signore, tuo Dio, ti ha comandato. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bue, né il tuo asino, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te, perché il tuo schiavo e la tua schiava si riposino come te. Ricòrdati che sei stato schiavo nella terra d’Egitto e che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore, tuo Dio, ti ordina di osservare il giorno del sabato. Onora tuo padre e tua madre, come il Signore, tuo Dio, ti ha comandato, perché si prolunghino i tuoi giorni e tu sia felice nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà. Non ucciderai. Non commetterai adulterio. Non ruberai. Non pronuncerai testimonianza menzognera contro il tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo. Non bramerai la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo”. Sul monte il Signore disse, con voce possente, queste parole a tutta la vostra assemblea, in mezzo al fuoco, alla nube e all’oscurità. Non aggiunse altro. Le scrisse su due tavole di pietra e me le diede (Dt 5,1-22).
Chi vuole che il Signore sia fedele ad ogni Parola di bene, pace, protezione, custodia, difesa, vita, deve essere anche lui fedele alla parola data. La fedeltà alla parola data è impegno ad osservare con tutto il cuore, l’anima, la mente, le forze la Legge del Signore. Quando l’uomo non mantiene fede alla sua parola, scioglie Dio da ogni suo obbligo. Non potendo più il Signore aiutare l’uomo, questi va in perdizione, percorre vie di morte, frutto della sua idolatria, immoralità, superstizione, stoltezza, insipienza.
Popolo di Sion, che abiti a Gerusalemme, tu non dovrai più piangere. A un tuo grido di supplica ti farà grazia; appena udrà, ti darà risposta. Anche se il Signore ti darà il pane dell’afflizione e l’acqua della tribolazione, non si terrà più nascosto il tuo maestro; i tuoi occhi vedranno il tuo maestro, i tuoi orecchi sentiranno questa parola dietro di te: «Questa è la strada, percorretela», caso mai andiate a destra o a sinistra. Allora egli concederà la pioggia per il seme che avrai seminato nel terreno, e anche il pane, prodotto della terra, sarà abbondante e sostanzioso; in quel giorno il tuo bestiame pascolerà su un vasto prato. I buoi e gli asini che lavorano la terra mangeranno biada saporita, ventilata con la pala e con il vaglio. Su ogni monte e su ogni colle elevato scorreranno canali e torrenti d’acqua nel giorno della grande strage, quando cadranno le torri. La luce della luna sarà come la luce del sole e la luce del sole sarà sette volte di più, come la luce di sette giorni, quando il Signore curerà la piaga del suo popolo e guarirà le lividure prodotte dalle sue percosse.
Isaia, ma anche tutti i profeti, rassicurano i figli d’Israele. Se essi ritornano a Dio con tutto il cuore, anche Dio ritornerà a loro. Obbediscano alla Legge dell’Alleanza e il Signore riverserà su di loro ogni sua benedizione. Nell’obbedienza è ogni vita. Nella disobbedienza è ogni morte. Chi obbedisce, vive. Chi disobbedisce, muore.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che il cristiano cammini sempre in Cristo Gesù.
Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse
Is 11,1-10; Sal 71; Rm 15,4-9; Mt 3,1-12
08 DICEMBRE – II DOMENICA DI AVVENTO – A
Il popolo del Signore sta vivendo un morte spirituale apparentemente senza più ritorno. Immagine perfetta di questa morte sono i tre fanciulli gettati nella fornace di Babilonia. Si può uscire da una fornace ardente. Umanamente è impossibile. Divinamente tutto invece è possibile. Nulla è impossibile a Dio. Quanto Lui dice, sempre lo compie.
Azaria si alzò e fece questa preghiera in mezzo al fuoco e aprendo la bocca disse: «Benedetto sei tu, Signore, Dio dei nostri padri; degno di lode e glorioso è il tuo nome per sempre. Tu sei giusto in tutto ciò che ci hai fatto; tutte le tue opere sono vere, rette le tue vie e giusti tutti i tuoi giudizi. Giusto è stato il tuo giudizio per quanto hai fatto ricadere su di noi e sulla città santa dei nostri padri, Gerusalemme. Con verità e giustizia tu ci hai inflitto tutto questo a causa dei nostri peccati, poiché noi abbiamo peccato, abbiamo agito da iniqui, allontanandoci da te, abbiamo mancato in ogni modo. Non abbiamo obbedito ai tuoi comandamenti, non li abbiamo osservati, non abbiamo fatto quanto ci avevi ordinato per il nostro bene. Ora, quanto hai fatto ricadere su di noi, tutto ciò che ci hai fatto, l’hai fatto con retto giudizio: ci hai dato in potere dei nostri nemici, ingiusti, i peggiori fra gli empi, e di un re iniquo, il più malvagio su tutta la terra. Ora non osiamo aprire la bocca: disonore e disprezzo sono toccati a quelli che ti servono, a quelli che ti adorano. Non ci abbandonare fino in fondo, per amore del tuo nome.
Non infrangere la tua alleanza; non ritirare da noi la tua misericordia, per amore di Abramo, tuo amico, di Isacco, tuo servo, di Israele, tuo santo, ai quali hai parlato, promettendo di moltiplicare la loro stirpe come le stelle del cielo, come la sabbia sulla spiaggia del mare. Ora invece, Signore, noi siamo diventati più piccoli di qualunque altra nazione, oggi siamo umiliati per tutta la terra a causa dei nostri peccati. Ora non abbiamo più né principe né profeta né capo né olocausto né sacrificio né oblazione né incenso né luogo per presentarti le primizie e trovare misericordia. Potessimo essere accolti con il cuore contrito e con lo spirito umiliato, come olocausti di montoni e di tori, come migliaia di grassi agnelli. Tale sia oggi il nostro sacrificio davanti a te e ti sia gradito, perché non c’è delusione per coloro che confidano in te. Ora ti seguiamo con tutto il cuore, ti temiamo e cerchiamo il tuo volto, non coprirci di vergogna. Fa’ con noi secondo la tua clemenza, secondo la tua grande misericordia. Salvaci con i tuoi prodigi, da’ gloria al tuo nome, Signore. Siano invece confusi quanti mostrano il male ai tuoi servi, siano coperti di vergogna, privati della loro potenza e del loro dominio, e sia infranta la loro forza! Sappiano che tu sei il Signore, il Dio unico e glorioso su tutta la terra» (Dn 3, 25-45).
Da questa fornace, in questa fornace il Signore promette che farà spuntare un germoglio dal tronco di Iesse. A noi deve interessare non solo cosa il Germoglio farà – compirà tutta l‘opera di salvezza a Lui affidata dal suo Dio – ma anche cosa Dio è capace di fare per amore del suo popolo e per l’uomo di ogni nazione e lingua.
Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra. Percuoterà il violento con la verga della sua bocca, con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio. La giustizia sarà fascia dei suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi. Il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà. La mucca e l’orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso. Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare. In quel giorno avverrà che la radice di Iesse sarà un vessillo per i popoli. Le nazioni la cercheranno con ansia. La sua dimora sarà gloriosa.
Oggi la nostra storia è questa fornace ardente. L’umanità intera è avvolta dalle fiamme della distruzione e della morte. Può oggi il Signore intervenire con potenza per la redenzione dell’uomo? Lui può. Ma ancora una volta deve fare spuntare dalla radice della sua Chiesa un virgulto pieno di Spirito Santo obbediente ad ogni sua volontà.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che anche oggi il Signore doni un virgulto alla Chiesa.
Io porrò inimicizia fra te e la donna
Gn 3, 9-15.20; Sal 97; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38
9 DICEMBRE – IMMACOLATA CONCEZIONE
Immaginiamo un uomo in un deserto cocente con una brocca d’acqua in mano. La brocca, per sua volontà, si rompe, la preziosa acqua si versa nella sabbia rovente e all’istante viene assorbita. Potrà l’uomo dissetarsi con quell’acqua e continuare a vivere? La morte ormai lo avvolge e lo consuma. Come farà a liberarsi dalla morte che rode e corrode ogni parte del suo essere? Ciò che l’uomo non può, Dio lo può. Non però ricomponendo la brocca e richiamando l’acqua in essa. Ma per vera nuova creazione. Quanto il Signore oggi promette al serpente e, di conseguenza, all’intera umanità è una sua vera nuova opera. Lui prenderà quest’uomo senza vita, quest’uomo che volontariamente si è consegnato alla morte, lo creerà di nuovo, lo colmerà della sua vita, così che egli possa vivere secondo verità e giustizia perfetta.
Nella prima creazione Dio aveva cominciato con il dare la vita all’uomo. Dall’uomo poi ha tratto la donna. Nella sua seconda creazione, il Signore inizia dalla Donna. Poi dalla Donna trae l’uomo. Questa volta in una modalità totalmente differente. Non prende la polvere ma la carne dell’uomo. La impasta. La fa santa, immacolata, senza alcuna macchia. Il peccato non la sfiora neanche per un solo istante. Dal primo momento del suo concepimento la Donna è purissima, santissima, piena di grazia, vero tempio santo per il suo Signore, Creatore, Dio. Quando la Donna è matura per poter generare, il Signore manda il suo Angelo per chiederle se vuole divenire Madre del suo Figlio Eterno. Lei accoglie la volontà del suo Dio. Si proclama sua serva. È pronta ad ogni obbedienza. Ogni Parola del suo Signore può compiersi in Lei. Il Verbo senza concorso dell’uomo, ma per opera dello Spirito Santo, si fa carne nel suo seno verginale. Dio ad Adamo non chiede alcun permesso. Anzi gli manda un torpore per addormentarlo. Maria invece deve dare tutta la sua volontà. Deve volere la maternità.
Ecco la nuova creazione. La Donna è creata da Dio nuovissima, anche se la sua carne è carne della nostra umanità. Ma questi sono i portentosi segni del nostro Dio. Lui può trarre il mondo dall’immondo e dalla carne di peccato trarre una carne santissima. Ma anche la relazione tra la Nuova Donna e il Nuovo Uomo non è di marito e moglie come per la prima creazione, ma di Madre e di Figlio. Così come di Madre e di Figlio sarà la relazione tra la Madre di Gesù e i suoi discepoli. Da questa relazione Madre-Figlio, Madre-Discepolo, dovrà essere ricreato il genere umano per opera dello Spirito Santo.
Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato». Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.
Non c’è salvezza vera senza l’inimicizia tra il serpente e la Donna, tra la stirpe del serpente e la stirpe della donna. Quando l’uomo commette il peccato diviene amico del serpente e nemico di Dio. Esce dalla vita, entra nella morte. Ma oggi cosa vuole l’uomo? Una salvezza nel peccato per continuare a peccare. Vuole essere dichiarato amico di Dio con l’assoluzione, ma per rimanere nella sua idolatria e immoralità. Vuole essere vero corpo di Cristo nell’Eucaristia, ma rimanendo corpo di satana con il peccato. Vuole essere proclamato giusto, ma vivendo nella più triste delle immoralità. Vuole essere accolto in paradiso, ma percorrendo sulla terra la via della perdizione. Se non viene creata l’inimicizia con il totale e pieno abbandono del peccato, non possiamo parlare di salvezza. La salvezza è nascere a vita nuova per opera dello Spirito Santo.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che i discepoli di Gesù vivano di inimicizia con il male.
Ecco, il Signore Dio viene con potenza
Is 40,1-11; Sal 95; Mt 18,12-14
10 DICEMBRE
La liberazione da ogni schiavitù sia fisica che morale è opera della divina onnipotenza. Così come opera di Dio è la conversione di ogni cuore. Il ritorno a Dio può essere solo frutto della grazia di Dio accolta e trasformata in pentimento e richiesta di perdono. Ma anche il cammino nella sua Parola fino al raggiungimento della Gerusalemme celeste è frutto della grazia del Signore. La salvezza è nell’accoglienza della grazia di Dio. Dio spiana la strada, abbassa le rupi secolari, piega gli alberi perché facciano ombra. Ma chi deve camminare è il suo popolo: se il popolo non cammina, l’opera di Dio è vana.
Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell’afflizione, rivèstiti dello splendore della gloria che ti viene da Dio per sempre. Avvolgiti nel manto della giustizia di Dio, metti sul tuo capo il diadema di gloria dell’Eterno, perché Dio mostrerà il tuo splendore a ogni creatura sotto il cielo. Sarai chiamata da Dio per sempre: «Pace di giustizia» e «Gloria di pietà». Sorgi, o Gerusalemme, sta’ in piedi sull’altura e guarda verso oriente; vedi i tuoi figli riuniti, dal tramonto del sole fino al suo sorgere, alla parola del Santo, esultanti per il ricordo di Dio. Si sono allontanati da te a piedi, incalzati dai nemici; ora Dio te li riconduce in trionfo, come sopra un trono regale. Poiché Dio ha deciso di spianare ogni alta montagna e le rupi perenni, di colmare le valli livellando il terreno, perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio. Anche le selve e ogni albero odoroso hanno fatto ombra a Israele per comando di Dio. Perché Dio ricondurrà Israele con gioia alla luce della sua gloria, con la misericordia e la giustizia che vengono da lui (Bar 5,1-9).
Anche il Salmo confessa che la salvezza del popolo di Dio è stata solo opera del Signore. Lui è il pietoso, il misericordioso. Sempre lavora per il bene dei figli d’Israele.
Se il Signore non fosse stato per noi – lo dica Israele –, se il Signore non fosse stato per noi, quando eravamo assaliti, allora ci avrebbero inghiottiti vivi, quando divampò contro di noi la loro collera. Allora le acque ci avrebbero travolti, un torrente ci avrebbe sommersi; allora ci avrebbero sommersi acque impetuose. Sia benedetto il Signore, che non ci ha consegnati in preda ai loro denti. Siamo stati liberati come un passero dal laccio dei cacciatori: il laccio si è spezzato e noi siamo scampati. Il nostro aiuto è nel nome del Signore: egli ha fatto cielo e terra (Sal 124 (123) 1-8).
Nel momento più buio della storia del popolo di Dio, si alza forte la parola del profeta. Il Signore ha deciso la liberazione, la redenzione, la salvezza dei suoi figli. Ma sempre si chiede la conversione, il pentimento, il ritorno nell’obbedienza. La strada è la Legge.
«Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata, perché ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati». Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata. Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno, perché la bocca del Signore ha parlato». Una voce dice: «Grida», e io rispondo: «Che cosa dovrò gridare?». Ogni uomo è come l’erba e tutta la sua grazia è come un fiore del campo. Secca l’erba, il fiore appassisce quando soffia su di essi il vento del Signore. Veramente il popolo è come l’erba. Secca l’erba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura per sempre. Sali su un alto monte, tu che annunci liete notizie a Sion! Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme. Alza la voce, non temere; annuncia alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede. Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri».
Dio viene con potenza. Va accolto. Come si accoglie il Signore? Accogliendo la sua Parola. Gesù è venuto con potenza. I suoi miracoli sono stati accolti. La sua Parola è stata rifiutata. Anche Lui è stato rifiutato. Fu crocifisso sul Golgota nei pressi di Gerusalemme. Oggi viene con potenza. Se non lo si accoglie, la sua venuta è vana.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che oggi Cristo Gesù non venga vanamente, per nulla.
Dio eterno è il Signore
Is 40, 25-31; Sal 102; Mt 11,28-30
11 DICEMBRE
Il Dio d’Israele non è un Dio come tutti gli altri Dèi delle nazioni. Neanche vi è differenza. Lui è. Gli altri non sono. Lui è eterno. Gli altri sono opera delle mani dell’uomo. Lui è onnipotente. Gli altri sono inutilità e vanità. Lui è il Signore. Gli altri sono servi degli uomini. Se i figli di Giacobbe si trovano nella schiavitù dell’esilio, non a causa del loro Dio, che non è stato capace di custodirli nello loro terra, ma perché essi hanno violato la sua Alleanza e si sono ostinati nella ribellione e nella disobbedienza. Quando il popolo è nella Legge, non vi sono potenze umane che possono abbatterlo.
Egli è il nostro Dio, e nessun altro può essere confrontato con lui. Egli ha scoperto ogni via della sapienza e l’ha data a Giacobbe, suo servo, a Israele, suo amato. Per questo è apparsa sulla terra e ha vissuto fra gli uomini. Essa è il libro dei decreti di Dio e la legge che sussiste in eterno; tutti coloro che si attengono ad essa avranno la vita, quanti l’abbandonano moriranno. Ritorna, Giacobbe, e accoglila, cammina allo splendore della sua luce. Non dare a un altro la tua gloria né i tuoi privilegi a una nazione straniera. Beati siamo noi, o Israele, perché ciò che piace a Dio è da noi conosciuto. Coraggio, popolo mio, tu, memoria d’Israele! Siete stati venduti alle nazioni non per essere annientati, ma perché avete fatto adirare Dio siete stati consegnati ai nemici. Avete irritato il vostro creatore, sacrificando a dèmoni e non a Dio. Avete dimenticato chi vi ha allevati, il Dio eterno, avete afflitto anche colei che vi ha nutriti, Gerusalemme. Essa ha visto piombare su di voi l’ira divina e ha esclamato: «Ascoltate, città vicine di Sion, Dio mi ha mandato un grande dolore. Ho visto, infatti, la schiavitù in cui l’Eterno ha condotto i miei figli e le mie figlie. Io li avevo nutriti con gioia e li ho lasciati andare con pianto e dolore.
Nessuno goda di me nel vedermi vedova e abbandonata da molti; sono stata lasciata sola per i peccati dei miei figli, perché hanno deviato dalla legge di Dio, non hanno riconosciuto i suoi decreti, non hanno seguito i suoi comandamenti, non hanno proceduto per i sentieri della dottrina, secondo la sua giustizia. Venite, o città vicine di Sion, ricordatevi la schiavitù in cui l’Eterno ha condotto i miei figli e le mie figlie. Ha mandato contro di loro una nazione da lontano, una nazione malvagia di lingua straniera, che non ha avuto rispetto dei vecchi né pietà dei bambini. Hanno strappato via i prediletti della vedova e l’hanno lasciata sola, senza figlie». E io come posso aiutarvi? Chi vi ha afflitto con tanti mali saprà liberarvi dalle mani dei vostri nemici. Andate, figli miei, andate, io sono rimasta sola. Ho deposto l’abito di pace, ho indossato la veste di sacco per la supplica, griderò all’Eterno per tutti i miei giorni. Coraggio, figli miei, gridate a Dio, ed egli vi libererà dall’oppressione e dalle mani dei nemici. Io, infatti, ho sperato dall’Eterno la vostra salvezza e una grande gioia mi è venuta dal Santo, per la misericordia che presto vi giungerà dall’Eterno, vostro salvatore. Vi ho lasciati andare con dolore e pianto, ma Dio vi ricondurrà a me con letizia e gioia, per sempre (Bar 3,36-4,23).
Il Signore parla con purissima verità al suo popolo. Lui è Eterno, Onnipotente, Signore del cielo e della terra, di ogni popolo e regno. Lui ha un esercito celeste a sua disposizione. Il peccato dell’uomo lo tiene lontano dall’operare il bene per l’uomo.
«A chi potreste paragonarmi, quasi che io gli sia pari?» dice il Santo. Levate in alto i vostri occhi e guardate: chi ha creato tali cose? Egli fa uscire in numero preciso il loro esercito e le chiama tutte per nome; per la sua onnipotenza e il vigore della sua forza non ne manca alcuna. Perché dici, Giacobbe, e tu, Israele, ripeti: «La mia via è nascosta al Signore e il mio diritto è trascurato dal mio Dio»? Non lo sai forse? Non l’hai udito? Dio eterno è il Signore, che ha creato i confini della terra. Egli non si affatica né si stanca, la sua intelligenza è inscrutabile. Egli dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato. Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi.
Il peccato è potente muro di bronzo che impedisce che il sole della grazia, verità, giustizia, onnipotenza possa riversarsi sul popolo per la sua protezione, difesa, benedizione. Se Israele si converte alla Parola, ogni ostacolo cade e il suo Dio può agire verso di esso con tutta la sua divina ed eterna onnipotenza. È legge eterna per ogni uomo. Oggi il Signore viene. La sua venuta è vana per chi si ostina nel peccato. Se invece il peccato è allontanato, Lui può agire con tutta la sua divina onnipotenza.
Madre di Dio, Angeli, Santi, non permettete che il nostro peccato allontani il Signore.
Tuo redentore è il Santo d’Israele
Is 41,13-20; Sal 144; Mt 11,11-15
12 DICEMBRE
Israele, vera immagine e figura dell’intera umanità, si trova nella fornace ardente della morte, nell’ombra della perdizione, nelle tenebre dell’idolatria e dell’immoralità, nella schiavitù del peccato e del vizio. Potrà esso liberarsi con le sue sole forze? Mai. Dalla morte non si torna in vita se non per liberazione operata dalla mano onnipotente del Signore. Chi è nella schiavitù può essere solo redento e Redentore è uno solo: il Signore. In Isaia è questo il nome di Dio: il Redentore. Non ve ne sono altri. Solo Lui.
Ti siano gradite le parole della mia bocca, davanti a te i pensieri del mio cuore. Signore, mia rupe e mio redentore (Sal 18, 15). Non temere, vermiciattolo di Giacobbe, larva di Israele; io vengo in tuo aiuto – oracolo del Signore- tuo redentore è il Santo di Israele (Is 41, 14). Così dice il Signore vostro redentore, il Santo di Israele: “Per amor vostro l’ho mandato contro Babilonia e farò scendere tutte le loro spranghe, e quanto ai Caldei muterò i loro clamori in lutto (Is 43, 14). Così dice il re di Israele, il suo redentore, il Signore degli eserciti: “Io sono il primo e io l’ultimo; fuori di me non vi sono dei (Is 44, 6). Dice il nostro redentore che si chiama Signore degli eserciti, il Santo di Israele (Is 47, 4). Dice il Signore tuo redentore, il Santo di Israele: “Io sono il Signore tuo Dio che ti insegno per il tuo bene, che ti guido per la strada su cui devi andare (Is 48, 17). Dice il Signore, il redentore di Israele, il suo Santo, a colui la cui vita è disprezzata, al reietto delle nazioni, al servo dei potenti: “I re vedranno e si alzeranno in piedi, i principi vedranno e si prostreranno, a causa del Signore che è fedele, a causa del Santo di Israele che ti ha scelto” (Is 49, 7).
Farò mangiare le loro stesse carni ai tuoi oppressori, si ubriacheranno del proprio sangue come di mosto. Allora ogni uomo saprà che io sono il Signore, tuo salvatore, io il tuo redentore e il Forte di Giacobbe” (Is 49, 26). Poiché tuo sposo è il tuo creatore, Signore degli eserciti è il suo nome; tuo redentore è il Santo di Israele, è chiamato Dio di tutta la terra (Is 54, 5). In un impeto di collera ti ho nascosto per un poco il mio volto; ma con affetto perenne ho avuto pietà di te, dice il tuo redentore, il Signore. (Is 54, 8). Come redentore verrà per Sion, per quelli di Giacobbe convertiti dall’apostasia. Oracolo del Signore (Is 59, 20). Tu succhierai il latte dei popoli, succhierai le ricchezze dei re. Saprai che io sono il Signore tuo salvatore e tuo redentore, io il Forte di Giacobbe (Is 60, 16). perché tu sei nostro padre, poiché Abramo non ci riconosce e Israele non si ricorda di noi. Tu, Signore, tu sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore (Is 63, 16).
Il Signore redime per mezzo del suo eletto. Redentore per la liberazione dalla schiavitù babilonese è Ciro, chiamato da Dio per compiere questa sublime opere. Redentore d’Israele e dell’intera umanità è il Cristo di Dio o il suo Messia, il virgulto che spunta dalla radice di Iesse. Dio è il Redentore che redime per mezzo del suo Redentore. Senza il suo Redentore Lui non redime. Sono tutti senza verità di salvezza e di redenzione quanti affermano che Cristo non è necessario per la salvezza e per la redenzione. Costoro accusano di falsità e di menzogna il Signore. Se Dio ha costituito come suo unico Redentore il suo Cristo, possiamo noi dire cose opposte e contrarie?
Poiché io sono il Signore, tuo Dio, che ti tengo per la destra e ti dico: «Non temere, io ti vengo in aiuto». Non temere, vermiciattolo di Giacobbe, larva d’Israele; io vengo in tuo aiuto – oracolo del Signore –, tuo redentore è il Santo d’Israele. Ecco, ti rendo come una trebbia acuminata, nuova, munita di molte punte; tu trebbierai i monti e li stritolerai, ridurrai i colli in pula. Li vaglierai e il vento li porterà via, il turbine li disperderà. Tu, invece, gioirai nel Signore, ti vanterai del Santo d’Israele. I miseri e i poveri cercano acqua, ma non c’è; la loro lingua è riarsa per la sete. Io, il Signore, risponderò loro, io, Dio d’Israele, non li abbandonerò. Farò scaturire fiumi su brulle colline, fontane in mezzo alle valli; cambierò il deserto in un lago d’acqua, la terra arida in zona di sorgenti. Nel deserto pianterò cedri, acacie, mirti e ulivi; nella steppa porrò cipressi, olmi e abeti; perché vedano e sappiano, considerino e comprendano a un tempo che questo ha fatto la mano del Signore, lo ha creato il Santo d’Israele.
Oggi è questa la falsità che sta conducendo il mondo nelle tenebre più fitte e anche la chiesa nella più grande confusione: la dichiarazione che il Cristo di Dio non è più necessario per la nostra redenzione. Dio opera senza Cristo. Nulla è più falso.
Madre di Dio, Angeli, Santi, non permettete che la nostra menzogna danni il mondo.
Se avessi prestato attenzione ai miei comandi
Is 48,17-19; Sal 1; Mt 11,16-19
13 DICEMBRE
Non è il mondo che è forte e neanche Satana o il principe del mondo. Il cantico di Mosè lo rivela con infinita chiarezza. Il Forte è solo il Signore e contro di Lui nessuna forza creata può avere il sopravvento. Nessuno può vincere il Signore. Perché allora oggi e sempre il mondo è forte contro l’Antico e il Nuovo Popolo di Dio? Perché come l’Antico Popolo di Dio, anche il Nuovo si è sottratto all’obbedienza alla Parola.
«Voglio proclamare il nome del Signore: magnificate il nostro Dio! Egli è la Roccia: perfette le sue opere, giustizia tutte le sue vie; è un Dio fedele e senza malizia, egli è giusto e retto. Prevaricano contro di lui: non sono suoi figli, per le loro macchie, generazione tortuosa e perversa. Così tu ripaghi il Signore, popolo stolto e privo di saggezza? Non è lui il padre che ti ha creato, che ti ha fatto e ti ha costituito? Ricorda i giorni del tempo antico, medita gli anni lontani. Interroga tuo padre e te lo racconterà, i tuoi vecchi e te lo diranno. Quando l’Altissimo divideva le nazioni, quando separava i figli dell’uomo, egli stabilì i confini dei popoli secondo il numero dei figli d’Israele. Perché porzione del Signore è il suo popolo, Giacobbe sua parte di eredità. Egli lo trovò in una terra deserta, in una landa di ululati solitari. Lo circondò, lo allevò, lo custodì come la pupilla del suo occhio. Come un’aquila che veglia la sua nidiata, che vola sopra i suoi nati, egli spiegò le ali e lo prese, lo sollevò sulle sue ali. Il Signore, lui solo lo ha guidato, non c’era con lui alcun dio straniero. Lo fece salire sulle alture della terra e lo nutrì con i prodotti della campagna; gli fece succhiare miele dalla rupe e olio dalla roccia durissima, panna di mucca e latte di pecora insieme con grasso di agnelli, arieti di Basan e capri, fior di farina di frumento e sangue di uva, che bevevi spumeggiante.
Iesurùn si è ingrassato e ha recalcitrato, – sì, ti sei ingrassato, impinguato, rimpinzato – e ha respinto il Dio che lo aveva fatto, ha disprezzato la Roccia, sua salvezza. Lo hanno fatto ingelosire con dèi stranieri e provocato all’ira con abomini. Hanno sacrificato a dèmoni che non sono Dio, a dèi che non conoscevano, nuovi, venuti da poco, che i vostri padri non avevano temuto. La Roccia, che ti ha generato, tu hai trascurato; hai dimenticato il Dio che ti ha procreato! Ma il Signore ha visto e ha disdegnato con ira i suoi figli e le sue figlie. Ha detto: “Io nasconderò loro il mio volto; vedrò quale sarà la loro fine. Sono una generazione perfida, sono figli infedeli. Mi resero geloso con ciò che non è Dio, mi irritarono con i loro idoli vani; io li renderò gelosi con uno che non è popolo, li irriterò con una nazione stolta. Un fuoco si è acceso nella mia collera e brucerà fino alla profondità degl’inferi; divorerà la terra e il suo prodotto e incendierà le radici dei monti. Accumulerò sopra di loro i malanni; le mie frecce esaurirò contro di loro. Saranno estenuati dalla fame, divorati dalla febbre e da peste dolorosa. Il dente delle belve manderò contro di loro, con il veleno dei rettili che strisciano nella polvere. Di fuori la spada li priverà dei figli, dentro le case li ucciderà lo spavento. Periranno insieme il giovane e la vergine, il lattante e l’uomo canuto. Sono io che do la morte e faccio vivere; io percuoto e io guarisco, e nessuno può liberare dalla mia mano» (Cfr. Dt 42,1-32).
La morte non è entrata nel mondo per la forza del serpente, ma per la disobbedienza della donna e dell’uomo. Se la donna e l’uomo avessero ascoltato la Parola del Signore, nessuna morte vi sarebbe stata. Quando il mondo è forte, la causa della sua forza è la debolezza del Nuovo Popolo di Dio. Se esso rimane nell’obbedienza al Vangelo, non ci sono potenze nel mondo che possono provocare la sua rovina. Ogni cristiano è obbligato a riflettere, pensare, meditare. Quando lui è nella schiavitù morale, spirituale, fisica la responsabilità è solo sua. Ha lasciato l’armatura del Vangelo.
Dice il Signore, tuo redentore, il Santo d’Israele: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti insegno per il tuo bene, che ti guido per la strada su cui devi andare. Se avessi prestato attenzione ai miei comandi, il tuo benessere sarebbe come un fiume, la tua giustizia come le onde del mare. La tua discendenza sarebbe come la sabbia e i nati dalle tue viscere come i granelli d’arena. Non sarebbe mai radiato né cancellato il suo nome davanti a me».
Come non vi sono potenze nella creazione che possono vincere il Santo d’Israele, così non vi sono potenze che possono vincere coloro che sono nella sua Parola. Per essi il Signore è roccia inaccessibile, riparo inespugnabile. Quando invece si esce dalla Parola, allora anche una mosca trionfa su di noi e annienta ogni nostra sicurezza.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che la nostra dimora sia sempre la Parola del Signore.
Per ricondurre il cuore del padre verso il figlio
Sir 48,1-4.9-11; Sal 79; Mt 17,10-13
14 DICEMBRE
Tra profezia e compimento spesso vi è la stessa differenza o distanza che esiste tra il cielo e la terra. Il profeta Malachia annunzia che Elia verrà per preparare i cuori perché siano pronti per il giorno del Signore. Per il profeta questo giorno è quello in cui verrà per il giudizio eterno. I cuori vanno preparati per affrontare il momento dal quale dipende la sorte eterna. Non ci si può presentare senza alcuna preparazione.
Tenete a mente la legge del mio servo Mosè, al quale ordinai sull’Oreb precetti e norme per tutto Israele. Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore: egli convertirà il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri, perché io, venendo, non colpisca la terra con lo sterminio (Mal 3,19-24).
L’Angelo Gabriele rivela a Zaccaria che il figlio che gli nascerà verrà con lo spirito e la potenza di Elia, ma non preparare i cuori per il giorno del giudizio, ma perché accolgano il Messia di Dio o il suo Cristo. Dinanzi a Gesù ognuno si giudicherà degno o non degno di accogliere Lui come suo Salvatore, Redentore, Vita Eterna.
Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto» (Lc 1,13-17).
Gesù conferma le parole dell’Angelo Gabriele. Elia è Giovanni il Battista, venuto con tutta la potenza, la forza, la fede di Elia. Lui ha preparato veramente la via a Cristo.
Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via. In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elia che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti! (Mt 11,7-14).
Anche la profezia di Zaccaria è esplicita al riguardo. Giovanni dovrà andare innanzi al Signore a preparare i cuori perché accolgano il Cristo di Dio presente nel mondo.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati. Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace (Lc 1,76-79).
Il Siracide riprende la profezia di Malachia. Anche la sua visione, così come quella di Malachia, è prevalentemente di sapore escatologico. Poiché il giorno del Signore è anche il suo giudizio nella storia, nulla impedisce che la si possa comprendere in relazione al tempo presente e non invece solo in vista del giorno finale della storia.
Allora sorse Elia profeta, come un fuoco; la sua parola bruciava come fiaccola. Egli fece venire su di loro la carestia e con zelo li ridusse a pochi. Per la parola del Signore chiuse il cielo e così fece scendere per tre volte il fuoco. Come ti rendesti glorioso, Elia, con i tuoi prodigi! E chi può vantarsi di esserti uguale? Tu sei stato assunto in un turbine di fuoco, su un carro di cavalli di fuoco; tu sei stato designato a rimproverare i tempi futuri, per placare l’ira prima che divampi, per ricondurre il cuore del padre verso il figlio e ristabilire le tribù di Giacobbe. Beati coloro che ti hanno visto e si sono addormentati nell’amore, perché è certo che anche noi vivremo.
Madre di Dio, Angeli, Santi, dateci la perfetta comprensione di ogni Parola di Dio.
Egli viene a salvarvi
Is 35,1-5a.10; Sal 145; Gc 5,7-10; Mt 11,2-11
15 DICEMBRE – III DOMENICA DI AVVENTO – A
È cosa giusta chiedersi: se il Signore viene a salvarci, cosa è per il nostro Dio la salvezza? Vi è differenza tra la salvezza secondo Dio e quella secondo l’uomo? La salvezza secondo Dio è la liberazione dell’uomo da ogni schiavitù morale e spirituale, perché camminando nella sua verità e nella sua luce, secondo la sua Parola, giunga alla vita eterna nel suo Paradiso. Se il Paradiso non viene raggiunto non vi è salvezza. San Paolo ci avverte a non illuderci. La salvezza è nella perseveranza sino alla fine.
Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adùlteri, né depravati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né calunniatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi! Ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio (1Cor 6,9-11). Non sapete che, nelle corse allo stadio, tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce, noi invece una che dura per sempre. Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio pugilato, ma non come chi batte l’aria; anzi tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non succeda che, dopo avere predicato agli altri, io stesso venga squalificato. Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma la maggior parte di loro non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto.
Ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono. Non diventate idolatri come alcuni di loro, secondo quanto sta scritto: Il popolo sedette a mangiare e a bere e poi si alzò per divertirsi. Non abbandoniamoci all’impurità, come si abbandonarono alcuni di loro e in un solo giorno ne caddero ventitremila. Non mettiamo alla prova il Signore, come lo misero alla prova alcuni di loro, e caddero vittime dei serpenti. Non mormorate, come mormorarono alcuni di loro, e caddero vittime dello sterminatore. Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per nostro ammonimento, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi. Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere. Nessuna tentazione, superiore alle forze umane, vi ha sorpresi; Dio infatti è degno di fede e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze ma, insieme con la tentazione, vi darà anche il modo di uscirne per poterla sostenere (1Cor 9,24-10,13).
Il Cristo di Dio viene, ci libera da ogni schiavitù morale e spirituale, ci fa veri nella sua verità, ci colma di grazia e di Spirito Santo, ci dona la Parola nel suo pieno compimento, ma tutto questo in vista della salvezza eterna. Se la salvezza eterna non è raggiunta, a nulla servono tutti i suoi molteplici doni. Siamo dannati per l’eternità.
Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa. Come fiore di narciso 2fiorisca; sì, canti con gioia e con giubilo. Le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron. Essi vedranno la gloria del Signore, la magnificenza del nostro Dio. Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi». Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore e verranno in Sion con giubilo; felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto.
Assieme all’opera di Cristo Gesù che è perfettissima – ad essa nulla manca – necessariamente dovrà esserci l’opera dell’uomo. Si annunzia la Parola della salvezza. Ad essa ci si converte. Ci si lascia colmare di grazia e di Spirito Santo nei sacramenti. Si cammina di fede in fede e di verità in verità, si obbedisce ad ogni Parola del Vangelo, si cammina verso la salvezza eterna. Il cammino mai dovrà essere interrotto. La perseveranza dovrà essere sino alla fine. Salvato è chi raggiunge il regno eterno. Chi rimane fuori, sarà dannato per l’eternità. Questa verità oggi è stata abrogata.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che il nostro cammino raggiunga la beatitudine eterna.
Il suo regno sarà esaltato
Nm 24,2-7.15-17; Sal 24; Mt 21,23-27
16 DICEMBRE
Balaam è stato chiamato da Balak, re di Moab, perché maledicesse il popolo di Dio. Il Signore mise sulla sua bocca solo parole di benedizione e non di maledizione. All’indovino il Signore non solo fa vedere il presente di Israele, ma anche il suo futuro. Vede dai figli d’Israele nascere un re, il cui regno sarà esaltato. Nell’ultimo suo oracolo parla anche di una stella e di uno scettro che sorgerà da Giacobbe.
Balaam alzò gli occhi e vide Israele accampato, tribù per tribù. Allora lo spirito di Dio fu sopra di lui. Egli pronunciò il suo poema e disse: «Oracolo di Balaam, figlio di Beor, e oracolo dell’uomo dall’occhio penetrante; oracolo di chi ode le parole di Dio, di chi vede la visione dell’Onnipotente, cade e gli è tolto il velo dagli occhi. Come sono belle le tue tende, Giacobbe, le tue dimore, Israele! Si estendono come vallate, come giardini lungo un fiume, come àloe, che il Signore ha piantato, come cedri lungo le acque. Fluiranno acque dalle sue secchie e il suo seme come acque copiose. Il suo re sarà più grande di Agag e il suo regno sarà esaltato.
«Oracolo di Balaam, figlio di Beor, oracolo dell’uomo dall’occhio penetrante, oracolo di chi ode le parole di Dio e conosce la scienza dell’Altissimo, di chi vede la visione dell’Onnipotente, cade e gli è tolto il velo dagli occhi. Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele (Num 24,15-17).
La profezia annunzia l’esaltazione del regno che nascerà. Non rivela però che l’esaltazione avviene dalla croce del suo re e che questo regno è particolare. Si entra in esso e si rimane portando ogni giorno la propria croce e rinnegando noi stessi. Il re ha portato la croce. È stato crocifisso. È stato esaltato. Così dovrà essere per i sudditi. Anche essi dovranno vivere come il loro re. Anche loro porteranno la croce.
Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,23-24.31-32).
Egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre (Fil 2,6-11).
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni (Mt 16,24-27)
San Pietro aggiunge che la croce è in vista della redenzione dell’umanità. Portandola come Cristo, in Cristo, con Cristo, per Cristo, ognuno partecipa al mistero della redenzione. È la sofferenza vissuta in piena obbedienza che redime il mondo. Ogni suddito, se porta secondo verità la croce, coopera all’esaltazione del regno.
Questa è grazia: subire afflizioni, soffrendo ingiustamente a causa della conoscenza di Dio; che gloria sarebbe, infatti, sopportare di essere percossi quando si è colpevoli? Ma se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, perché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca; insultato, non rispondeva con insulti, maltrattato, non minacciava vendetta, ma si affidava a colui che giudica con giustizia. Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti. Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime (1Pt 2,19-25).
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che portiamo la croce dell’obbedienza alla Parola.
Non sarà tolto lo scettro da Giuda
Gen 49,2.8-10: Sal 71: Mt 1,1-17
17 DICEMBRE
Sappiamo che la benedizione di tutte le genti avverrà per la discendenza di Abramo. Abramo ha un solo figlio, Isacco. Egli diviene portatore della benedizione. Isacco ha due figli: Esaù e Giacobbe. Il Signore sceglie Giacobbe. Sappiamo il motivo di questa scelta. Esaù pensava alle cose della terra e nulla gli interessava della benedizione. Si vendette la primogenitura per un piatto di lenticchie e si invaghì di donne straniere.
Questa è la discendenza di Isacco, figlio di Abramo. Abramo aveva generato Isacco. Isacco aveva quarant’anni quando si prese in moglie Rebecca, figlia di Betuèl l’Arameo, da Paddan‑Aram, e sorella di Làbano, l’Arameo. Isacco supplicò il Signore per sua moglie, perché ella era sterile e il Signore lo esaudì, così che sua moglie Rebecca divenne incinta. Ora i figli si urtavano nel suo seno ed ella esclamò: «Se è così, che cosa mi sta accadendo?». Andò a consultare il Signore. Il Signore le rispose: «Due nazioni sono nel tuo seno e due popoli dal tuo grembo si divideranno; un popolo sarà più forte dell’altro e il maggiore servirà il più piccolo». Quando poi si compì per lei il tempo di partorire, ecco, due gemelli erano nel suo grembo. Uscì il primo, rossiccio e tutto come un mantello di pelo, e fu chiamato Esaù. Subito dopo, uscì il fratello e teneva in mano il calcagno di Esaù; fu chiamato Giacobbe. Isacco aveva sessant’anni quando essi nacquero. I fanciulli crebbero ed Esaù divenne abile nella caccia, un uomo della steppa, mentre Giacobbe era un uomo tranquillo, che dimorava sotto le tende.
Isacco prediligeva Esaù, perché la cacciagione era di suo gusto, mentre Rebecca prediligeva Giacobbe. Una volta Giacobbe aveva cotto una minestra; Esaù arrivò dalla campagna ed era sfinito. Disse a Giacobbe: «Lasciami mangiare un po’ di questa minestra rossa, perché io sono sfinito». Per questo fu chiamato Edom. Giacobbe disse: «Vendimi subito la tua primogenitura». Rispose Esaù: «Ecco, sto morendo: a che mi serve allora la primogenitura?». Giacobbe allora disse: «Giuramelo subito». Quegli lo giurò e vendette la primogenitura a Giacobbe. Giacobbe diede a Esaù il pane e la minestra di lenticchie; questi mangiò e bevve, poi si alzò e se ne andò. A tal punto Esaù aveva disprezzato la primogenitura (Gen 25, 19-34). Quando Esaù ebbe quarant’anni, prese in moglie Giuditta, figlia di Beerì l’Ittita, e Basmat, figlia di Elon l’Ittita. Esse furono causa d’intima amarezza per Isacco e per Rebecca (Gen 26,34-35).
Per la scelta di Giacobbe il Signore si è servito di Rebecca. La scelta di Giuda invece è avvenuta perché il Padre ha privato del diritto della primogenitura, per gravissimi peccati, Ruben, Simeone e Levi. Certi peccati hanno delle conseguenze eterne.
Radunatevi e ascoltate, figli di Giacobbe, ascoltate Israele, vostro padre! Ruben, tu sei il mio primogenito, il mio vigore e la primizia della mia virilità, esuberante in fierezza ed esuberante in forza! Bollente come l’acqua, tu non avrai preminenza, perché sei salito sul talamo di tuo padre, hai profanato così il mio giaciglio. Simeone e Levi sono fratelli, strumenti di violenza sono i loro coltelli. Nel loro conciliabolo non entri l’anima mia, al loro convegno non si unisca il mio cuore, perché nella loro ira hanno ucciso gli uomini e nella loro passione hanno mutilato i tori. Maledetta la loro ira, perché violenta, e la loro collera, perché crudele! Io li dividerò in Giacobbe e li disperderò in Israele (Gen 49,2-7).
La profezia su Giuda e sul tempo della benedizione per tutti i popoli è avvolto da un grande mistero. La benedizione sarà offerta a tutti i popoli quando a Giuda saranno tolti lo scettro e il bastone del comando. Sono parole cariche di mistero. Sappiamo però che dopo la distruzione di Gerusalemme la monarchia non si rialzò più.
Radunatevi e ascoltate, figli di Giacobbe, ascoltate Israele, vostro padre! Giuda, ti loderanno i tuoi fratelli; la tua mano sarà sulla cervice dei tuoi nemici; davanti a te si prostreranno i figli di tuo padre. Un giovane leone è Giuda: dalla preda, figlio mio, sei tornato; si è sdraiato, si è accovacciato come un leone e come una leonessa; chi lo farà alzare? Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l’obbedienza dei popoli.
Giuseppe, che ha dato la discendenza regale a Gesù, per adozione, era un umile carpentiere. Era figlio di Davide, ma non sedeva sul trono del padre suo. Solo quando le profezie si compiono si entra nella loro verità, ma per illuminazione dello Spirito.
Madre di Dio, Angeli, Santi, aiutateci a comprendere la Parola secondo verità piena.
Susciterò a Davide un germoglio giusto
Ger 23,5-8; Sal 71; Mt 1, 18-24
18 DICEMBRE
La salvezza del suo popolo e dell’umanità non solo è voluta dal Signore, da Lui decisa già dopo il primo peccato della donna e dell’uomo, ma anche da lui annunziata e ricordata, perché nessuno si dimenticasse di questa sua decisione. Ogni qualvolta la storia sembrava negare la possibilità della salvezza annunciata dal Signore, sempre si alzava la voce dei profeti per ricordare che Dio mai dimentica le sue promesse e sempre le attua, anche se i tempi non è la storia a deciderli, ma solo il Signore. È questa la certezza che infondono i profeti. Dio adempierà ogni sua Parola.
Grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre; questo farà lo zelo del Signore degli eserciti (Is 9, 6). Allora sarà stabilito un trono sulla mansuetudine, vi siederà con tutta fedeltà, nella tenda di Davide, un giudice sollecito del diritto e pronto alla giustizia (Is 16, 5). Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e voi vivrete. Io stabilirò per voi un’alleanza eterna, i favori assicurati a Davide (Is 55, 3). Essi serviranno il Signore loro Dio e Davide loro re, che io susciterò loro (Ger 30, 9). In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio di giustizia; egli eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra (Ger 33, 15). Così dice il Signore: Davide non sarà mai privo di un discendente che sieda sul trono della casa di Israele (Ger 33, 17). Così sarà rotta anche la mia alleanza con Davide mio servo, in modo che non abbia un figlio che regni sul suo trono, e quella con i leviti sacerdoti che mi servono (Ger 33, 21). Come non si può contare la milizia del cielo né numerare la sabbia del mare, così io moltiplicherò la discendenza di Davide, mio servo, e i leviti che mi servono” (Ger 33, 22).
Susciterò per loro un pastore che le pascerà, Davide mio servo. Egli le condurrà al pascolo, sarà il loro pastore (Ez 34, 23). Io, il Signore, sarò il loro Dio e Davide mio servo sarà principe in mezzo a loro: io, il Signore, ho parlato (Ez 34, 24). Il mio servo Davide sarà su di loro e non vi sarà che un unico pastore per tutti; seguiranno i miei comandamenti, osserveranno le mie leggi e le metteranno in pratica (Ez 37, 24). Abiteranno nella terra che ho dato al mio servo Giacobbe. In quella terra su cui abitarono i loro padri, abiteranno essi, i loro figli e i figli dei loro figli, attraverso i secoli; Davide mio servo sarà loro re per sempre (Ez 37, 25). Poi torneranno gli Israeliti e cercheranno il Signore loro Dio, e Davide loro re e trepidi si volgeranno al Signore e ai suoi beni, alla fine dei giorni” (Os 3, 5). In quel giorno rialzerò la capanna di Davide, che è caduta; ne riparerò le brecce, ne rialzerò le rovine, la ricostruirò come ai tempi antichi (Am 9, 11). In quel giorno il Signore farà da scudo agli abitanti di Gerusalemme e chi tra di loro vacilla diverrà come Davide e la casa di Davide come Dio, come l’angelo del Signore davanti a loro (Zc 12, 8). Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito (Zc 12, 10): In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e l’impurità (Zc 13, 1).
Dinanzi a quanto il Signore si accinge a fare per la salvezza del suo popolo e dell’umanità, quanto ha fatto finora è solo una pallida e sbiadita figura. Il futuro che creerà il Signore sarà infinitamente grande. Sarà tanto grande da fare dimenticare le cose passate. In verità c’è cosa più grande dell’Incarnazione del Figlio dell’Altissimo?
Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra. Nei suoi giorni Giuda sarà salvato e Israele vivrà tranquillo, e lo chiameranno con questo nome: Signore-nostra-giustizia. Pertanto, ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali non si dirà più: “Per la vita del Signore che ha fatto uscire gli Israeliti dalla terra d’Egitto!”, ma piuttosto: “Per la vita del Signore che ha fatto uscire e ha ricondotto la discendenza della casa d’Israele dalla terra del settentrione e da tutte le regioni dove li aveva dispersi!”; costoro dimoreranno nella propria terra».
C’è cosa più grande di una vergine che per opera dello Spirito Santo concepisce il Figlio del Dio vivente che per Lei nasce come vero uomo, rimanendo vero Dio? C’è cosa più grande di un Dio Crocifisso? Oppure del Crocifisso che risorge il terzo giorno?
Madre di Dio, Angeli, Santi, dateci la vera intelligenza dei misteri della nostra fede.
Lo spirito del Signore cominciò ad agire su di lui
Gdc 13,2-7.24-25a; Sal 70; Lc 1,5-25
19 DICEMBRE
La forza di Sansone è lo Spirito del Signore. La forza dello Spirito del Signore è la fedeltà di Sansone al voto che l’Angelo di Dio ha chiesto alla madre: “Ora guàrdati dal bere vino o bevanda inebriante e non mangiare nulla d’impuro. Poiché, ecco, tu concepirai e partorirai un figlio sulla cui testa non passerà rasoio, perché il fanciullo sarà un nazireo di Dio fin dal seno materno; egli comincerà a salvare Israele dalle mani dei Filistei. La donna partorì un figlio che chiamò Sansone. Il bambino crebbe e il Signore lo benedisse. Lo spirito del Signore cominciò ad agire su di lui”. Lo Spirito del Signore opera nell’obbedienza, dall’obbedienza al voto chiesto dal Signore. Se Sansone infrangerà il voto, lo Spirito non potrà più agire e Sansone diverrà senza alcuna forza. Questa stessa verità vale per Cristo Gesù. Gesù e obbedienza al Padre devono essere una cosa sola. Se sono una cosa sola, anche Spirito Santo e Cristo sono una cosa sola. Gesù obbedisce, può agire con tutta la potenza dello Spirito.
C’era allora un uomo di Sorea, della tribù dei Daniti, chiamato Manòach; sua moglie era sterile e non aveva avuto figli. L’angelo del Signore apparve a questa donna e le disse: «Ecco, tu sei sterile e non hai avuto figli, ma concepirai e partorirai un figlio. Ora guàrdati dal bere vino o bevanda inebriante e non mangiare nulla d’impuro. Poiché, ecco, tu concepirai e partorirai un figlio sulla cui testa non passerà rasoio, perché il fanciullo sarà un nazireo di Dio fin dal seno materno; egli comincerà a salvare Israele dalle mani dei Filistei». La donna andò a dire al marito: «Un uomo di Dio è venuto da me; aveva l’aspetto di un angelo di Dio, un aspetto maestoso. Io non gli ho domandato da dove veniva ed egli non mi ha rivelato il suo nome, ma mi ha detto: “Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio; ora non bere vino né bevanda inebriante e non mangiare nulla d’impuro, perché il fanciullo sarà un nazireo di Dio dal seno materno fino al giorno della sua morte”». E la donna partorì un figlio che chiamò Sansone. Il bambino crebbe e il Signore lo benedisse. Lo spirito del Signore cominciò ad agire su di lui.
Un giorno Sansone tradisce il segreto della sua forza che era tutta nel rispetto del suo voto. Tradito dalla moglie alla quale aveva confidato il suo segreto, gli vengono tagliati i capelli. Il voto è violato. Lo Spirito del Signore si ritira. Sansone venne privato degli occhi e per di più fatto prigioniero e costretto a lavorare per i nemici del suo popolo. Poi però i capelli crebbero di nuovo. Venne ricomposta l’unità tra voto e Spirito del Signore, la forza ritornò in lui, ma questa volta essa richiese anche l’immolazione di Sansone.
Intanto la capigliatura che gli avevano rasata cominciava a ricrescergli. Ora i prìncipi dei Filistei si radunarono per offrire un gran sacrificio a Dagon, loro dio, e per far festa. Dicevano: «Il nostro dio ci ha messo nelle mani Sansone nostro nemico». Quando la gente lo vide, cominciarono a lodare il loro dio e a dire: «Il nostro dio ci ha messo nelle mani il nostro nemico, che devastava la nostra terra e moltiplicava i nostri caduti». Nella gioia del loro cuore dissero: «Chiamate Sansone perché ci faccia divertire!». Fecero quindi uscire Sansone dalla prigione ed egli si mise a far giochi alla loro presenza. Poi lo fecero stare fra le colonne. Sansone disse al servo che lo teneva per la mano: «Lasciami toccare le colonne sulle quali posa il tempio, perché possa appoggiarmi ad esse». Ora il tempio era pieno di uomini e di donne; vi erano tutti i prìncipi dei Filistei e sul terrazzo circa tremila persone fra uomini e donne, che stavano a guardare, mentre Sansone faceva i giochi.
Allora Sansone invocò il Signore dicendo: «Signore Dio, ricòrdati di me! Dammi forza ancora per questa volta soltanto, o Dio, e in un colpo solo mi vendicherò dei Filistei per i miei due occhi!». Sansone palpò le due colonne di mezzo, sulle quali posava il tempio; si appoggiò ad esse, all’una con la destra e all’altra con la sinistra. Sansone disse: «Che io muoia insieme con i Filistei!». Si curvò con tutta la forza e il tempio rovinò addosso ai prìncipi e a tutta la gente che vi era dentro. Furono più i morti che egli causò con la sua morte di quanti aveva uccisi in vita. Poi i suoi fratelli e tutta la casa di suo padre scesero e lo portarono via; risalirono e lo seppellirono fra Sorea ed Estaòl, nel sepolcro di Manòach suo padre. Egli era stato giudice d’Israele per venti anni (Gdc 16,22-31).
Ogni uomo di Dio deve prestare molta attenzione a non separarsi dall’obbedienza.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che la nostra obbedienza sia sempre perfetta.
Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio
Is 7,10-14; Sal 23; Lc 1,26-38
20 DICEMBRE
Ogni profezia data da Dio, alcune volte assieme al suo compimento nel momento in cui essa viene proferita o annunziata, ha anche un compimento assai lontano nella storia. Quello assai lontano è il compimento vero. Quello vicino è solo figura di quanto il Signore sta per fare in un futuro prossimo o assai remoto. Il passaggio del Mar Rosso è figura del Battesimo. La Manna figura dell’Eucaristia. Si comprende bene che tra la figura e la realtà vi è l’abisso eterno. Il compimento vero si riveste di eternità. Acaz non crede che il Signore possa salvare il suo popolo e cerca sicurezza e protezione nelle relazioni con i popoli. Queste relazioni sono vero tradimento e rinnegamento del Dio con il quale lui ha stretto un’alleanza che chiede fedeltà eterna. Il Signore gli manda Isaia, suo profeta, invitandolo a chiedere un segno, così che possa lui stesso sperimentare la divina onnipotenza e smettere di cercare altri salvatori. Il re si rifiuta, adducendo come scusa che lui non vuole tentare il Signore.
Il Signore non si tenta quando Lui vuole rassicurare una persona, chiedendogli di mettere alla prova la sua onnipotenza sia per le cose della terra che per quelle del cielo. Si tenta invece quando contro la sua Parola lo si vuole mettere alla prova per poi attestare la sua non verità. Gesù aveva fatto molti segni. Nessuno di essi era buono per scribi e farisei. Vogliono e chiedono un segno eclatante, al di là di ogni possibile smentita dell’uomo. Poiché l’accoglienza del segno non è per razionalità, ma per volontà, qualsiasi segno Gesù avesse fatto sarebbe stato da essi negato. C’è segno più grande della risurrezione? Anche quello fu negato. Addirittura si comprarono la falsa testimonianza dei soldati, perché la verità non fosse conosciuta. Ma il Signore dona lo stesso il segno. Annunzia al re che la vergine avrebbe concepito e partorito un figlio il cui nome sarebbe stato Emanuele, “Dio con noi”. I dettagli storici ci sfuggono, se però è un segno per Acaz, di certo esso si è compiuto. Il come storico non è noto.
Il Signore parlò ancora ad Acaz: «Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall’alto». Ma Acaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore». Allora Isaia disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele.
L’Evangelista Matteo, per ispirazione dello Spirito Santo, annunzia che la Vergine nella quale la profezia di Isaia si compie è Maria di Nazaret. In Lei il come storico va al di là di ogni pensiero umano. In Lei il Verbo di Dio, il Figlio Unigenito del Padre si è fatto carne, vero uomo. Il Dio con noi è il Dio che si è fatto uno di noi. Giuseppe al Verbo che si è incarnato deve dare la discendenza davidica per essere il vero Cristo di Dio.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù (Mt 1,18-25).
Oggi la vera fede sia nel Figlio Unigenito del Padre che si è fatto carne e sia quella nella Vergine Maria, Vera Madre di Dio, sono fortemente in declino. Facendo di Gesù un fondatore di religione come gli altri, tutto si perde della sua unicità di Salvatore, Redentore, Verbo Incarnato, il solo nome nel quale è la salvezza dell’umanità.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che la vera fede ritorni a illuminare cuori e menti.
Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto!
Ct 2,8-14 opp. Sof 3,14-18a; Sal 32; Lc 1,39-45
21 DICEMBRE
L’Incarnazione è vero sposalizio eterno tra il Figlio Unigenito del Padre. Si compie in modo pieno la profezia di Osea. Il Verbo Eterno facendosi carne e divenendo con essa una cosa sola, dona un volto nuovo a tutta la Creazione. Di questo sposalizio ogni altro uomo è chiamato a divenire parte. Divenendo una cosa sola con Cristo, si diviene anche una cosa sola con il Padre e lo Spirito Santo. Di Cristo si è suo vero corpo. Del Padre suoi veri figli di adozione per partecipazione della divina natura. Dello Spirito Santo si diviene suo tempio. Dio abita in noi. Noi abitiamo in Lui. Si è una cosa sola.
In quel giorno – oracolo del Signore – mi chiamerai: “Marito mio”, e non mi chiamerai più: “Baal, mio padrone”. Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell’amore e nella benevolenza, ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore. Amerò Non-amata, e a Non-popolo-mio dirò: “Popolo mio”, ed egli mi dirà: “Dio mio”» (Os 2, 18-25).
Il Cantico dei Cantici celebra l’amore puro, casto, vero, tra un uomo e una donna, come vera immagine dell’amore di Dio per l’umanità, di Cristo per la sua Chiesa, dello Spirito Santo, il Creatore della vera comunione tra Dio e l’uomo e tra l’uomo e l’uomo. È un amore che deve cercarsi senza mai raggiungersi in modo definitivo. È un amore che si vive in un movimento senza mai finire dell’amore verso l’amore.
Una voce! L’amato mio! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline. L’amato mio somiglia a una gazzella o ad un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia dalle inferriate. Ora l’amato mio prende a dirmi: «Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto! Perché, ecco, l’inverno è passato, è cessata la pioggia, se n’è andata; i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna. Il fico sta maturando i primi frutti e le viti in fiore spandono profumo. Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto! O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è incantevole».
Lo sposalizio sarà perfetto solo alla fine del tempo con la gloriosa risurrezione. È questo il fine dell’incarnazione: lo sposalizio eterno in Cristo tra Dio e ogni uomo, per opera dello Spirito Santo. A questo sposalizio tutti sono chiamati, tutti devono essere chiamati. Ma solo chi vive lo sposalizio con Gesù sulla terra nella fedeltà, nella giustizia, nella verità, nella continua ricerca di Lui, celebrerà con Lui le nozze eterne.
E mi disse: «Queste parole sono certe e vere. Il Signore, il Dio che ispira i profeti, ha mandato il suo angelo per mostrare ai suoi servi le cose che devono accadere tra breve. Ecco, io vengo presto. Beato chi custodisce le parole profetiche di questo libro». Sono io, Giovanni, che ho visto e udito queste cose. E quando le ebbi udite e viste, mi prostrai in adorazione ai piedi dell’angelo che me le mostrava. Ma egli mi disse: «Guàrdati bene dal farlo! Io sono servo, con te e con i tuoi fratelli, i profeti, e con coloro che custodiscono le parole di questo libro. È Dio che devi adorare». E aggiunse: «Non mettere sotto sigillo le parole della profezia di questo libro, perché il tempo è vicino. Il malvagio continui pure a essere malvagio e l’impuro a essere impuro e il giusto continui a praticare la giustizia e il santo si santifichi ancora. Ecco, io vengo presto e ho con me il mio salario per rendere a ciascuno secondo le sue opere. Io sono l’Alfa e l’Omèga, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine. Beati coloro che lavano le loro vesti per avere diritto all’albero della vita e, attraverso le porte, entrare nella città. Fuori i cani, i maghi, gli immorali, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna! Io, Gesù, ho mandato il mio angelo per testimoniare a voi queste cose riguardo alle Chiese. Io sono la radice e la stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino». Lo Spirito e la sposa dicono: «Vieni!». E chi ascolta, ripeta: «Vieni!». Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda gratuitamente l’acqua della vita. Colui che attesta queste cose dice: «Sì, vengo presto!». Amen. Vieni, Signore Gesù. La grazia del Signore Gesù sia con tutti (Cfr. Ap 22,6-21).
La fede in Cristo non è una relazione di obbedienza al Vangelo. L’obbedienza è il tempio nel quale si deve celebrare lo sposalizio tra Cristo e ogni uomo. Lo sposalizio rivela che tra Cristo e il cristiano si è una cosa sola, una sola vita, un solo corpo.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che il nostro sposalizio con Cristo sia amore perfetto.
Il Signore stesso vi darà un segno
Is 7,10-14; Sal 23; Rm 1,1-7; Mt 1,18-24
22 DICEMBRE – IV DOMENICA DI AVVENTO – A
Per non credere in Dio e nella sua onnipotenza di salvezza, Acaz si rifiuta di chiedere il segno. Per non credere in Cristo, autore della salvezza, l’Emmanuele nato dalla Vergine secondo la profezia, farisei e scribi gli chiedono un segno, mentre Gesù altro non faceva se non dare segni della sua onnipotenza e onniscienza. Ma è questo l’uomo. Tuttavia Gesù promette loro che il segno lo avrebbero avuto: quello di Giona.
Allora alcuni scribi e farisei gli dissero: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno». Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Nel giorno del giudizio, quelli di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone! (Mt 12,38-42).
I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loro un segno dal cielo. Ma egli rispose loro: «Quando si fa sera, voi dite: “Bel tempo, perché il cielo rosseggia”; e al mattino: “Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo”. Sapete dunque interpretare l’aspetto del cielo e non siete capaci di interpretare i segni dei tempi? Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona». Li lasciò e se ne andò (Mt 16,1-4).
Non credono nel segno promesso di Gesù, i capi dei sacerdoti e i farisei pongono delle guardie al sepolcro. Esse dovranno impedire un inganno da parte dei discepoli. Gesù risorge, le guardie vengono pagate per propagandare una grande falsa testimonianza.
Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i capi dei sacerdoti e i farisei, dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore, mentre era vivo, disse: “Dopo tre giorni risorgerò”. Ordina dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: “È risorto dai morti”. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». Pilato disse loro: «Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete». Essi andarono e, per rendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi lasciarono le guardie (Mt 27,62-66).
Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino ad oggi (Mt 18,11-15).
Così fanno le cose degli uomini. L’Evangelista Matteo annunzia al popolo dei Giudei e al mondo intero che il segno dato da Isaia si è compiuto in Maria di Nazaret. È Lei la Vergine che concepisce un figlio. Lo concepisce per opera dello Spirito Santo. Ma non concepisce solo un uomo. In Lei viene concepito il Figlio dell’Altissimo come vero uomo. Da Lei nasce il Verbo Eterno, che è vero Dio, come vero uomo. È il mistero.
Il Signore parlò ancora ad Acaz: «Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall’alto». Ma Acaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore». Allora Isaia disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele.
Nel nome di Gesù è rivelata la sua stessa essenza: Dio con noi, ma anche Dio nella nostra carne, che è carne della sua Persona Divina Eterna. Questo è l’indicibile mistero che si è compiuto nella Vergine di Nazaret. Da Lei nasce Dio in carne umana.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che questa verità sia oggi confessata secondo verità.
Ecco, io manderò un mio messaggero
Ml 3,1-4.23-24; Sal 24; Lc 1,57-66
23 DICEMBRE
Il Signore, come sapiente contadino, per seminare il buon seme della sua grazia, verità, giustizia, santità, perdono, misericordia, compassione, prima dissoda il cuore e lo rende capace di accogliere la sua preziosa salvezza. Seminare su un cuore di pietra a nulla serve. Anzi Lui stesso dice che toglierà il cuore di pietra e al suo posto metterà un cuore di carne capace di amare. Lui sta per venire. Non solo chiede che ognuno prepari la via a Lui che viene. Lui stesso manderà il suo messaggero a preparare la via. Dissodare, preparare, spianare è invito sempre pressante dal parte del Signore.
«Se vuoi davvero ritornare, Israele, a me dovrai ritornare. Se vuoi rigettare i tuoi abomini, non dovrai più vagare lontano da me. Se giurerai per la vita del Signore, con verità, rettitudine e giustizia, allora le nazioni si diranno benedette in te e in te si glorieranno. Infatti così dice il Signore agli uomini di Giuda e a Gerusalemme: Dissodatevi un terreno e non seminate fra le spine. Circoncidetevi per il Signore, circoncidete il vostro cuore, uomini di Giuda e abitanti di Gerusalemme, perché la mia ira non divampi come fuoco e non bruci senza che alcuno la possa spegnere, a causa delle vostre azioni perverse (Ger 4,1-4). Seminate per voi secondo giustizia e mieterete secondo bontà; dissodatevi un campo nuovo, perché è tempo di cercare il Signore, finché egli venga e diffonda su di voi la giustizia. Avete arato empietà e mietuto ingiustizia, avete mangiato il frutto della menzogna (Os 10,12-13).
Tu rendi saldi i monti con la tua forza, cinto di potenza. Tu plachi il fragore del mare, il fragore dei suoi flutti, il tumulto dei popoli. Gli abitanti degli estremi confini sono presi da timore davanti ai tuoi segni: tu fai gridare di gioia le soglie dell’oriente e dell’occidente. Tu visiti la terra e la disseti, la ricolmi di ricchezze. Il fiume di Dio è gonfio di acque; tu prepari il frumento per gli uomini. Così prepari la terra: ne irrighi i solchi, ne spiani le zolle, la bagni con le piogge e benedici i suoi germogli. Coroni l’anno con i tuoi benefici, i tuoi solchi stillano abbondanza. Stillano i pascoli del deserto e le colline si cingono di esultanza. I prati si coprono di greggi, le valli si ammantano di messi: gridano e cantano di gioia! (Cfr. Sal 65 (64) 1-14).
«Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata, perché ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati». Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata. Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno, perché la bocca del Signore ha parlato» (Is 40,1-5). Chi invece confida in me possederà la terra, erediterà il mio santo monte. Si dirà: «Spianate, spianate, preparate la via, rimuovete gli ostacoli sulla via del mio popolo» (Cfr. Is 57, 13-21).
Per preparare la strada a Cristo Gesù che sta per venire, il Signore ha mandato Giovanni il Battista. Per preparare la strada a Lui che oggi viene, il Signore manda i suoi Apostoli e, in comunione con essi, ogni altro membro del corpo di Cristo Gesù. Se essi preparano i cuori, Gesù potrà entrare in essi. Se i cuori non vengono preparati, Gesù mai potrà entrare. Ma oggi stiamo noi preparando i cuori, oppure li stiamo abbandonando a loro stessi? Le moderne teologie sono quasi tutte di abbandono.
Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti. Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fondere e purificare l’argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia. Allora l’offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei giorni antichi, come negli anni lontani. Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore: egli convertirà il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri, perché io, venendo, non colpisca la terra con lo sterminio.
O la Chiesa in ogni suo membro mette ogni impegno a preparare i cuori ad accogliere il Dio Incarnato che viene, oppure essi mai lo potranno accogliere. La via va preparata. Non si può abbandonare il mondo, adducendo per scusa che esso non vuole Cristo.
Madre di Dio, Angeli, Santi, aiutateci a vivere con amore la missione dataci da Gesù.
Il tuo trono sarà reso stabile per sempre
2 Sam 7,1-5.8b-12.14.16; Sal 88; Lc 1,67-79
24 DICEMBRE
Ogni Parola di Dio infallibilmente si compie. Lui vigila perché nessuna potenza del male impedisca il suo compimento. L’empietà decide di sterminare tutta la discendenza regale. La mano invisibile del Signore agisce con sapienza e impedisce che ciò avvenga. Il Signore è il Signore e nessuno potrà ostacolare il suo progetto di salvezza.
Atalia, madre di Acazia, visto che era morto suo figlio, si accinse a sterminare tutta la discendenza regale. Ma Ioseba, figlia del re Ioram e sorella di Acazia, prese Ioas, figlio di Acazia, sottraendolo ai figli del re destinati alla morte, e lo portò assieme alla sua nutrice nella camera dei letti; lo nascose così ad Atalia ed egli non fu messo a morte. Rimase nascosto presso di lei nel tempio del Signore per sei anni; intanto Atalia regnava sul paese. Il settimo anno Ioiadà mandò a chiamare i comandanti delle centinaia dei Carii e delle guardie e li fece venire presso di sé nel tempio del Signore. Egli concluse con loro un’alleanza, facendoli giurare nel tempio del Signore; quindi mostrò loro il figlio del re. Diede loro le seguenti disposizioni: «Questo è ciò che dovrete fare: la terza parte di voi che inizia il servizio di sabato per fare la guardia alla reggia, il terzo alla porta di Sur e il terzo alla porta dietro i cursori, farete insieme la guardia al tempio, mentre gli altri due gruppi di voi, tutti quelli che lasciano il servizio di sabato, faranno la guardia nel tempio al re. Circonderete il re, ognuno con l’arma in pugno, e chi tenta di penetrare nello schieramento sia messo a morte. Sarete con il re in tutti i suoi movimenti». I comandanti delle centinaia fecero quanto aveva disposto il sacerdote Ioiadà. Ognuno prese i suoi uomini, quelli che entravano in servizio il sabato e quelli che smontavano il sabato, e andarono dal sacerdote Ioiadà. Il sacerdote consegnò ai comandanti di centinaia lance e scudi, già appartenenti al re Davide, che erano nel tempio del Signore. Le guardie, ognuno con l’arma in pugno, si disposero dall’angolo destro del tempio fino all’angolo sinistro, lungo l’altare e l’edificio, in modo da circondare il re. Allora Ioiadà fece uscire il figlio del re e gli consegnò il diadema e il mandato; lo proclamarono re e lo unsero. Gli astanti batterono le mani e acclamarono: «Viva il re!» (2Re 11,1-12).
Noi sappiamo che dopo la caduta di Gerusalemme e la deportazione in Babilonia, la monarchia non si rialzo più. Eppure il Signore ha vigilato che dal tronco di Iesse spuntasse il virgulto, che è il Messia. La promessa fatta a Davide è mantenuta in vita non dagli uomini, ma dal Signore. È Lui l’onnipotenza eterna che dona vita alla sua Parola. Tutta la storia è contro la Parola del Signore. Ma essa nulla può contro Dio.
Il re, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». Natan rispose al re: «Va’, fa’ quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te». Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va’ e di’ al mio servo Davide: Così dice il Signore: “Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti?. Così dice il Signore degli eserciti: “Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo opprimano come in passato e come dal giorno in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo Israele. Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa. Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio. Se farà il male, lo colpirò con verga d’uomo e con percosse di figli d’uomo, ma non ritirerò da lui il mio amore, come l’ho ritirato da Saul, che ho rimosso di fronte a te. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te, il tuo trono sarà reso stabile per sempre”».
Oggi è tempo in cui urge che ogni membro del corpo di Cristo Gesù si convinca che ogni Parola del suo Maestro e Signore è eternamente vera. Quelle degli uomini sono come l’erba sui tetti. Oggi valgono. Domani sono calpestate. Oggi sono legge. Domani vengono bruciate. Quella di Gesù Signore è Parola eterna, immortale, mai tramonta, mai sbiadisce, mai verrà abrogata, mai passerà. È detta da Lui, per mezzo del suo corpo, sempre nuova, attuale, viva. Basterebbe questa fede per rinnovare il mondo.
Madre di Dio, Angeli, Santi, date al corpo di Cristo la più viva fede nella sua Parola.
Il Signore ha consolato il suo popolo
Is 52,7-10; Sal 97; Eb 1,1-6; Gv 1,1-18
25 DICEMBRE – NATALE DEL SIGNORE
La consolazione di Dio è Cristo Gesù. La consolazione di Cristo Gesù è lo Spirito Santo. La consolazione dello Spirito Santo è il corpo di Cristo, la sua Chiesa. La consolazione della Chiesa è ogni suo figlio. Il Padre dei cieli, per Cristo, nello Spirito Santo, per la mediazione della Chiesa in ogni suo figlio vuole consolare il mondo e anche la stessa Chiesa, anch’essa sempre bisognosa di essere consolata dal suo Dio. Se la Chiesa non si consola, mai potrà consolare. Quando i figli della Chiesa non si consolano l’un l’altro per Cristo, nello Spirito Santo, è allora che la Chiesa perde vigore e diviene albero che comincia a ingiallire le sue foglie, facendo cadere per terra i frutti non ancora maturi, per mancanza di acqua. San Paolo è il cantore della consolazione di Dio, ma anche della consolazione della Chiesa verso se stessa.
Ora, tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché in virtù della perseveranza e della consolazione che ci vengono dalle Scritture teniamo viva la nostra speranza (Rm 15, 4). E il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti ad esempio di Cristo Gesù (Rm 15, 5). Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione (2Cor 1, 3). Il quale ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio (2Cor 1, 4). Infatti, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione (2Cor 1, 5). Quando siamo tribolati, è per la vostra consolazione e salvezza; quando siamo confortati, è per la vostra consolazione, la quale si dimostra nel sopportare con forza le medesime sofferenze che anche noi sopportiamo (2Cor 1, 6). La nostra speranza nei vostri riguardi è ben salda, convinti che come siete partecipi delle sofferenze così lo siete anche della consolazione (2Cor 1, 7).
Sono molto franco con voi e ho molto da vantarmi di voi. Sono pieno di consolazione, pervaso di gioia in ogni nostra tribolazione (2Cor 7, 4). E non solo con la sua venuta, ma con la consolazione che ha ricevuto da voi. Egli ci ha annunziato infatti il vostro desiderio, il vostro dolore, il vostro affetto per me; cosicché la mia gioia si è ancora accresciuta /2Cor 7, 7). Ecco quello che ci ha consolati. A questa nostra consolazione si è aggiunta una gioia ben più grande per la letizia di Tito, poiché il suo spirito è stato rinfrancato da tutti voi (2Cor 7, 13). Se c’è pertanto qualche consolazione in Cristo, se c’è conforto derivante dalla carità, se c’è qualche comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione (Fil 2, 1). e Gesù, chiamato Giusto. Di quelli venuti dalla circoncisione questi soli hanno collaborato con me per il regno di Dio e mi sono stati di consolazione (Col 4, 11). E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio, Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza (2Ts 2, 16). La tua carità è stata per me motivo di grande gioia e consolazione, fratello, poiché il cuore dei credenti è stato confortato per opera tua (Fm 1, 7).
Se la consolazione con la quale il Signore vuole consolare la Chiesa e per essa il mondo, è Cristo Signore, e Cristo consola nel suo Santo Spirito, se noi ci separiamo da Cristo, non possiamo più né consolare né consolarci. Manca la sorgente della consolazione. Una Chiesa triste attesta la sua separazione da Cristo Signore.
Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: «Regna il tuo Dio». Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce, insieme esultano, poiché vedono con gli occhi il ritorno del Signore a Sion. Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme. Il Signore ha snudato il suo santo braccio davanti a tutte le nazioni; tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio.
Grande è la menzogna, la falsità, l’inganno contro la Chiesa e contro il mondo, di quanti affermano e insegnano che Dio consola senza Cristo, senza lo Spirito Santo, senza la Chiesa, senza il cristiano. Queste parole di menzogna vengono solo dal cristiano che è divenuto bocca di Satana. Chi è bocca di Cristo Signore mai potrà dire, mai proferirà una simile menzogna contro Dio, contro Cristo, contro lo Spirito, contro la Chiesa, contro se stesso. Costui attesta di non essere più consolazione.
Madre di Dio, Angeli, Santi, non permettete che la Chiesa diventi bocca di Satana.
Signore, non imputare loro questo peccato
At 6,8-10;7,54-60; Sal 30; Mt 10,17-22
26 DICEMBRE
Stefano è uno dei primi sette diaconi. Lui eccelle perché pieno di fede e di Spirito Santo. Nessuno può resistere alla sapienza ispirata con la quale lui parla e discute.
In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove. Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola». Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiòchia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani (At 6,1-6). Stefano intanto, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo. Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei Cirenei, degli Alessandrini e di quelli della Cilìcia e dell’Asia, si alzarono a discutere con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava. Allora istigarono alcuni perché dicessero: «Lo abbiamo udito pronunciare parole blasfeme contro Mosè e contro Dio». E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo condussero davanti al sinedrio. Presentarono quindi falsi testimoni, che dissero: «Costui non fa che parlare contro questo luogo santo e contro la Legge. Lo abbiamo infatti udito dichiarare che Gesù, questo Nazareno, distruggerà questo luogo e sovvertirà le usanze che Mosè ci ha tramandato». E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo (At 6,8-15).
Stefano, sorretto dalla sapienza dello Spirito Santo, narra al sinedrio la storia del suo popolo. Dalla sorda opposizione che esso ha sempre operato contro i veri profeti e messaggeri del loro Dio, attesta la verità di Gesù. Se Gesù non fosse stato un vero profeta, essi lo avrebbero lasciato operare. Poiché vero profeta, seguendo lo stile dei loro padri, essi lo hanno ucciso. Proprio perché da essi crocifisso, Gesù è vero inviato da Dio. Realmente viene nel suo nome per annunziare la sua volontà. Proclamare Gesù vero Cristo di Dio non può essere un’accusa sanzionabile con la morte. La sentenza di morte per lapidazione gli viene inflitta non appena proclama la divinità di Cristo Gesù: “Contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio”. Questa è vera affermazione della divinità di Gesù. Stefano è un idolatra. Merita la morte. Viene trascinato fuori e lapidato. Sigilla la sua testimonianza con il sangue.
Stefano intanto, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo. Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei Cirenei, degli Alessandrini e di quelli della Cilìcia e dell’Asia, si alzarono a discutere con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava. All’udire queste cose, erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano. Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio e disse: «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio». Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. E lapidavano Stefano, che pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: «Signore, non imputare loro questo peccato». Detto questo, morì.
Stefano vive la stessa morte di Cristo Gesù. Affida il suo spirito a Cristo Gesù, come Gesù lo ha affidato al Padre: “Signore Gesù, accogli il mio spirito”. Come Cristo Gesù, anche Lui chiede che il peccato commesso contro di lui non venga imputato: “Signore, non imputare loro questo peccato”. La Scrittura Santa sempre fa differenza tra la morte così come è vissuta dal giusto e quella morta dall’empio. Oggi invece si vuole livellare ogni morte. Quella di Cristo, di Stefano, di Giuda, degli empi: la stessa morte. Senza alcuna differenza. Stefano per Cristo viene lapidato, Giuda per il rinnegamento fatto a Cristo, si dispera e si impicca. La stessa morte. La sapienza divina fa differenza. La sapienza diabolica abolisce la differenza, così può portare nella disperazione il mondo.
Madre di Dio, Angeli, Santi, non permettete che il cristiano parli per sapienza diabolica.
Perché anche voi siate in comunione con noi
1 Gv 1,1-4; Sal 96; Gv 20,2-8
27 DICEMBRE
La comunione tra due uomini si può vivere solo nella verità. La verità per noi è Cristo Gesù. Si annunzia Cristo, si entra nella sua verità, si vive in comunione. San Paolo insegna che nessuna comunione potrà mai regnare tra Cristo e Bèliar, tra un credente e un non credente. Si è posti su due vie differenti. La via di Cristo è diversa dalle altre.
Non lasciatevi legare al giogo estraneo dei non credenti. Quale rapporto infatti può esservi fra giustizia e iniquità, o quale comunione fra luce e tenebre? Quale intesa fra Cristo e Bèliar, o quale collaborazione fra credente e non credente? Quale accordo fra tempio di Dio e idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto: Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo. Perciò uscite di mezzo a loro e separatevi, dice il Signore, non toccate nulla d’impuro. E io vi accoglierò e sarò per voi un padre e voi sarete per me figli e figlie, dice il Signore onnipotente. In possesso dunque di queste promesse, carissimi, purifichiamoci da ogni macchia della carne e dello spirito, portando a compimento la santificazione, nel timore di Dio (2Cor 6.14-7,1).
Quale comunione potrà regnare tra la via del giusto e quella dell’empio? Sono contrapposte. Il giusta cammina nella luce, l’empio avanza nelle tenebre.
Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, non resta nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli arroganti, ma nella legge del Signore trova la sua gioia, la sua legge medita giorno e notte. È come albero piantato lungo corsi d’acqua, che dà frutto a suo tempo: le sue foglie non appassiscono e tutto quello che fa, riesce bene. Non così, non così i malvagi, ma come pula che il vento disperde; perciò non si alzeranno i malvagi nel giudizio né i peccatori nell’assemblea dei giusti, poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti, mentre la via dei malvagi va in rovina (Sal 1,1-6).
Il Libro della Sapienza rivela che gli empi sono concordi solo nella malvagità. Non vi è bontà in essi. Hanno rifiutato la sapienza. Sono condotti da stoltezza e insipienza.
Ella protesse il padre del mondo, plasmato per primo, che era stato creato solo, lo sollevò dalla sua caduta e gli diede la forza per dominare tutte le cose. Ma un ingiusto, allontanatosi da lei nella sua collera, si rovinò con il suo furore fratricida. La sapienza salvò di nuovo la terra sommersa per propria colpa, pilotando il giusto su un semplice legno. Quando i popoli furono confusi, unanimi nella loro malvagità, ella riconobbe il giusto, lo conservò davanti a Dio senza macchia e lo mantenne forte nonostante la sua tenerezza per il figlio. Mentre perivano gli empi, ella liberò un giusto che fuggiva il fuoco caduto sulle cinque città. A testimonianza di quella malvagità esiste ancora una terra desolata, fumante, alberi che producono frutti immaturi e, a memoria di un’anima incredula, s’innalza una colonna di sale. Essi infatti, incuranti della sapienza, non solo subirono il danno di non conoscere il bene, ma lasciarono anche ai viventi un ricordo di insipienza, perché nelle cose in cui sbagliarono non potessero rimanere nascosti (Sap 10,1-8).
L’Apostolo Giovanni annunzia Cristo Gesù ad ogni uomo, perché essendo ogni uomo chiamato a vivere nella comunione con ogni altro uomo, fuori di Cristo e della sua verità, ogni comunione è impossibile. Si annunzia Cristo, si dona la sua verità e la sua grazia, si entra nella verità e nella grazia, la comunione è resa possibile. Si può vivere.
Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi –, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena.
Un cuore senza verità è sempre un cuore senza comunione. Nella stoltezza ci sono accordi, ma solo di malvagità, cattiveria, peccato. Chi vuole creare vera comunione di vita, deve passare dall’ignoranza alla conoscenza, alla verità di Gesù Signore. Perché questo passaggio venga operato, l’Apostolo mai si deve stancare di annunziare Cristo.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che la Chiesa annunzi Cristo ad ogni uomo, sempre.
Siamo in comunione gli uni con gli altri
1 Gv 1.5-2,2; Sal 123; Mt 2,13-18
28 DICEMBRE
Per vivere di comunione è necessario rimane nella verità. Si rimane nella verità abitando o dimorando nella Parola di Gesù Signore. Si dimora nella Parola del Signore, obbedendo ad essa con pienezza di fede. Quando si obbedisce alla Parola, si rimane in Cristo, si donano ai fratelli i frutti di Cristo che sono di verità, grazia, vita eterna.
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena (Gv 15,1-11).
Nella preghiera che Gesù innalza al Padre proprio questo gli chiede: che Lui consacri i discepoli nella verità. Consacrare è dedicare tutta la vita alla cosa o alla persona alla quale ci siamo consacrati. Una vita consacrata alla verità è una vita tutta offerta a Cristo, alla sua Parola, nella sua verità, nel suo corpo. Ci si separa dalla Parola, non si cammina più in comunione. Le parole del mondo mai potranno essere di comunione. La comunione è solo in Cristo e nella sua verità. La verità è nella sua Parola.
Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità. Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro» (Gv 17,15-26).
Chi vuole essere persona di comunione, deve essere persona di verità. Chi vuole essere persona di verità, deve essere persona di obbedienza alla Parola di Cristo.
Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che noi vi annunciamo: Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna. Se diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo bugiardi e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato. Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi. Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.
Quando si esce dalla Parola, si esce dalla luce. Si percorrono vie di tenebra. La tenebra è cecità morale. Quale comunione possiamo noi costruire nell’immoralità? Nessuna. Fuori dei Comandamenti mai ci potrà essere amore, mai comunione vera.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fateci di vera obbedienza e noi saremo di vera comunione.
Chi onora il padre espia i peccati
Sir 3,2-6.12-14; Sal 127; Col 3,12-21; Mt 2,13-15.19-23
29 DICEMBRE – SANTA FAMIGLIA
Il primo onore che un figlio deve dare al padre e alla madre è il sommo rispetto della Legge del Signore. Un padre giusto è onorato dalla giustizia dei suoi figli. Mentre per la loro ingiustizia il suo cuore è colmo di amarezza per tutti i giorni della sua vita. Giacobbe ebbe una vita di sofferenza causata dalle molte ingiustizie dei suoi figli.
Ma il terzo giorno, quand’essi erano sofferenti, i due figli di Giacobbe, Simeone e Levi, i fratelli di Dina, presero ciascuno la propria spada, entrarono indisturbati nella città e uccisero tutti i maschi. Passarono così a fil di spada Camor e suo figlio Sichem, portarono via Dina dalla casa di Sichem e si allontanarono. I figli di Giacobbe si buttarono sui cadaveri e saccheggiarono la città, perché quelli avevano disonorato la loro sorella. Presero le loro greggi e i loro armenti, i loro asini e quanto era nella città e nella campagna. Portarono via come bottino tutte le loro ricchezze, tutti i loro bambini e le loro donne e saccheggiarono quanto era nelle case. Allora Giacobbe disse a Simeone e a Levi: «Voi mi avete rovinato, rendendomi odioso agli abitanti della regione, ai Cananei e ai Perizziti. Io ho solo pochi uomini; se essi si raduneranno contro di me, mi vinceranno e io sarò annientato con la mia casa». Risposero: «Si tratta forse la nostra sorella come una prostituta?» (Cfr. Gen 34,1-31). Radunatevi e ascoltate, figli di Giacobbe, ascoltate Israele, vostro padre! Ruben, tu sei il mio primogenito, il mio vigore e la primizia della mia virilità, esuberante in fierezza ed esuberante in forza! Bollente come l’acqua, tu non avrai preminenza, perché sei salito sul talamo di tuo padre, hai profanato così il mio giaciglio. Simeone e Levi sono fratelli, strumenti di violenza sono i loro coltelli. Nel loro conciliabolo non entri l’anima mia, al loro convegno non si unisca il mio cuore, perché nella loro ira hanno ucciso gli uomini e nella loro passione hanno mutilato i tori. Maledetta la loro ira, perché violenta, e la loro collera, perché crudele! Io li dividerò in Giacobbe e li disperderò in Israele (Gen 49,2-7).
Un figlio che vuole onorare il padre e la madre deve sempre dimorare nella Legge del Signore. Nulla onora di più i genitori che un figlio giusto, saggio, timorato di Dio, obbediente ad ogni Comandamento della Legge. Non c’è gloria per essi più grande di questa. Sapere che un figlio cammina nella Legge del Signore rallegra il cuore. Urge però sapere che, se non si osservano i Comandamenti, neanche i genitori possono essere onorati, perché l’onore non è quello che viene dal cuore dell’uomo, ma quello che scaturisce dal cuore di Dio. Gesù non mette l’obbedienza a Dio come Legge unica del vero onore verso i genitori? Non ha Lui stesso obbedito a Dio, rimanendo in Gerusalemme, senza neanche avvisare Maria e Giuseppe? Per il regno dei cieli non chiede libertà piena dal padre e dalla madre? Si ascolta una parola, si lascia tutto.
Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio» (Lc 9,57-62).
I benefici elargiti da Dio a chi onora padre e madre secondo la sua Legge sono grandi, anzi grandissimi. Il primo beneficio è il perdono dei peccati. Il secondo è una lunga vita.
Il Signore infatti ha glorificato il padre al di sopra dei figli e ha stabilito il diritto della madre sulla prole. Chi onora il padre espia i peccati, chi onora sua madre è come chi accumula tesori. Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera. Chi glorifica il padre vivrà a lungo, chi obbedisce al Signore darà consolazione alla madre. Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la sua vita. Sii indulgente, anche se perde il senno, e non disprezzarlo, mentre tu sei nel pieno vigore. L’opera buona verso il padre non sarà dimenticata, otterrà il perdono dei peccati, rinnoverà la tua casa.
Una verità va subito messa nel cuore. L’onore è dettato sempre dalla Parola di Dio. Mai deve venire dalla mente o dai pensieri dell’uomo. Lasciare la casa paterna per dedicarsi al servizio del regno di Dio, anche questo è onorare padre e madre.
Madre di Dio, Angeli, Santi, insegnate ad ogni figlio il vero amore verso i genitori.
Non amate il mondo, né le cose del mondo!
1Gv 2,12-17; Sal 95; Lc 2,36-40
30 DICEMBRE
Nel linguaggio di Giovanni “mondo” significa umanità intera, ma anche il peccato dell’umanità, la sua idolatria, superbia, concupiscenza, immoralità, stoltezza, insipienza. Gesù per l’uomo è morto, prendendo su di sé tutti i suoi peccati. Il Padre ha dato il Figlio suo Unigenito per la salvezza e la redenzione dell’umanità. Gesù però mai si è inquinato con il peccato del mondo, i suoi vizi, le trasgressioni della Legge di Dio.
Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio» (Gv 3,13-21).
Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio» (Gv 8,43-47). Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato (Gv 15,18-21). Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo! (Gv 16,33). Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità (Gv 17,13-19).
Nella celebrazione del battesimo si chiede esplicitamente di rinunciare a Satana, a tutte le sue opere e seduzioni. Un tempo la formulazione era diversa. Si chiedeva la rinunzia al mondo e a tutte le sue pompe. Pompe è tutto ciò che non è adatto e non si confà con uno stile evangelico o con le sante virtù della temperanza e sobrietà.
Scrivo a voi, figlioli, perché vi sono stati perdonati i peccati in virtù del suo nome. Scrivo a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è da principio. Scrivo a voi, giovani, perché avete vinto il Maligno. Ho scritto a voi, figlioli, perché avete conosciuto il Padre. Ho scritto a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è da principio. Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti e la parola di Dio rimane in voi e avete vinto il Maligno. Non amate il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo – la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita – non viene dal Padre, ma viene dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!
Il cristiano ha uno stile tutto suo. Gli è imposto dal Vangelo nel quale dice di credere. Se lo stile di vita non è evangelico, neanche il cuore e la mente sono evangelici. Lo stile rivela lo spirito. Spirito evangelico, stile evangelico. Stile mondano, spirito pagano.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che il nostro stile di vita sia di purezza evangelica.
Nessuna menzogna viene dalla verità
1 Gv 2,18-21; Sal 95; Gv 1,1-18
31 DICEMBRE
La menzogna è una parola che nega la verità di Dio, non però una verità immaginata o privata, ascoltata nel silenzio di un deserto, ma verità rivelata, manifestata, codificata, scritta, pubblica. La Chiesa è obbligata a far conoscere ad ogni uomo la verità del Dio, nella quale è la verità di ogni essere esistente nell’unico e di conseguenza anche di ogni uomo. Ogni uomo è obbligato ad accogliere la verità per passare dalla menzogna, dalla falsità, dall’inganno, dalle tenebre, nella luce più splendente della divina verità. La grande menzogna che abita nel cuore dell’uomo è l’idolatria. Con essa si toglie la verità al solo Dio vivo e vero. Si dona verità ad ogni falsità pensata dal cuore dell’uomo. L’idolatria esclude dal regno dei cieli perché essa apre le porte ad ogni immoralità.
Del Signore è la terra e quanto contiene: il mondo, con i suoi abitanti. È lui che l’ha fondato sui mari e sui fiumi l’ha stabilito. Chi potrà salire il monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non si rivolge agli idoli, chi non giura con inganno. Egli otterrà benedizione dal Signore, giustizia da Dio sua salvezza. Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe. Alzate, o porte, la vostra fronte, alzatevi, soglie antiche, ed entri il re della gloria. Chi è questo re della gloria? Il Signore forte e valoroso, il Signore valoroso in battaglia. Alzate, o porte, la vostra fronte, alzatevi, soglie antiche, ed entri il re della gloria. Chi è mai questo re della gloria? Il Signore degli eserciti è il re della gloria (Sal 14 (23),1-10).
Ma c’è una seconda verità che va affermata. È la verità storica. Un fatto mai potrà essere detto non fatto. La bontà mai potrà essere dichiarata cattiveria e la cattiveria mai bontà. Le opere buone sono opere buone. Le opere cattive sono opere cattive. Oggi questa menzogna sta conquistando ogni mente e ogni cuore. Il bene è detto male. Il male è detto bene. La giustizia è detta ingiustizia e l’ingiustizia giustizia. I Giudei dicevano i miracoli opera di Satana. Questa è menzogna, grande menzogna.
Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio» (Gv 8,41-47).
L’Apostolo Giovanni ci rivela che nessuna menzogna è dalla verità. Quando la verità, divina e storica, del cielo e della terra, abita nel cuore, il cuore dirà sempre parole vere.
Figlioli, è giunta l’ultima ora. Come avete sentito dire che l’anticristo deve venire, di fatto molti anticristi sono già venuti. Da questo conosciamo che è l’ultima ora. Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; sono usciti perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri. Ora voi avete ricevuto l’unzione dal Santo, e tutti avete la conoscenza. Non vi ho scritto perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete e perché nessuna menzogna viene dalla verità.
Menzogna è oggi dichiarare la non necessità del battesimo, della fede in Cristo, del Dio Trinità, della Chiesa come mediatrice di salvezza e di santità, del Vangelo come principio e fonte della nostra verità, del bene e del male oggettivo, del peccato e della grazia, del sacerdote come amministratore dei misteri di Dio e pastore del gregge. Possiamo affermare che oggi tutta la verità di Dio è stata ridotta a menzogna. Nessuna Parola di Dio e di Cristo Gesù è conservata pura nella sua verità. Il pensiero menzognero dell’uomo tutto ha conquistato. Dinanzi ad un tale disastro veritativo, c’è possibilità che si ritorni nella verità della salvezza e della redenzione? La possibilità è data. Dipende dalla volontà del cristiano vivere e di testimoniare Cristo e la sua luce.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che mente e cuore del cristiano dimorino nella verità.