Decisero di uccidere anche Lazzaro
Il Vangelo secondo Giovanni rivela all’uomo fin dove giunge la cattiveria della natura umana alimentata dal peccato. Il peccato di questi Giudei è il limite ultimo. Non vi potrà esserci altro limite. Caino uccide Abele perché autore di un’opera buona. Lamec uccide per vendetta. Gli empi uccidono il giusto perché solo al vederlo reca loro fastidio. La sua luce li acceca: “Trascorso del tempo, Caino presentò frutti del suolo come offerta al Signore, mentre Abele presentò a sua volta primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. Il Signore disse allora a Caino: «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovresti forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, e tu lo dominerai». Caino parlò al fratello Abele. Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise” (Gen 4,3-8). “Lamec disse alle mogli: «Ada e Silla, ascoltate la mia voce; mogli di Lamec, porgete l’orecchio al mio dire. Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamec settantasette»” (Gen 4,23-24). “Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo e si oppone alle nostre azioni; ci rimprovera le colpe contro la legge e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta. Proclama di possedere la conoscenza di Dio e chiama se stesso figlio del Signore. È diventato per noi una condanna dei nostri pensieri; ci è insopportabile solo al vederlo, perché la sua vita non è come quella degli altri, e del tutto diverse sono le sue strade. Siamo stati considerati da lui moneta falsa, e si tiene lontano dalle nostre vie come da cose impure. Proclama beata la sorte finale dei giusti e si vanta di avere Dio per padre. Vediamo se le sue parole sono vere, consideriamo ciò che gli accadrà alla fine. Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto e lo libererà dalle mani dei suoi avversari. Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti, per conoscere la sua mitezza e saggiare il suo spirito di sopportazione. Condanniamolo a una morte infamante, perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà»” (Sap 2,12-20). L’altro, in questa malvagità, empietà, cattiveria, stoltezza viene ucciso perché o ha fatto qualcosa di bene o qualcosa di male. La sentenza di morte ha una motivazione nel bene o nel male operato dall’altro.
Nel caso di Lazzaro, lui non ha fatto nulla né di bene né di male. Lui era morto, giaceva in un sepolcro. È stato risuscitato. È stato richiamato in vita da Gesù. Ha “subito” una risurrezione da lui neanche chiesta. Se sulla terra c’è una persona “non responsabile né di bene e né di male” è lui. Poiché però la sua risurrezione “non voluta, non cercata, non chiesta, ma solamente subita”, è causa di fede in Cristo Gesù, lui deve morire. Si decide da parte dei Giudei la sua soppressione. Si uccide una persona per odio contro Cristo Gesù. Quello di Lazzaro, se fosse stato realizzato, sarebbe stato un martirio assai strano, differente anche dal martirio dei bambini di Betlemme posto in atto da Erode. Qui si voleva uccidere Gesù. Colpirlo direttamente. Nel caso di Lazzaro, lo si vuole uccidere solo perché ha ricevuto un bene da parte del Signore. Oltre questo limite il male non può pervenire. I Giudei veramente attestano con questa decisione di aver raggiunto il sommo della cattiveria e della malvagità. Urge dire che nel male la responsabilità è personale, anche se per alcuni è diretta e per altri è indiretta. Questo peccato è solamente di coloro che lo hanno deciso e non di altri. Il peccato mai è della “razza o etnia”.
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù (Gv 12,1-11).
Urge prestare molta attenzione. Tutti possiamo cadere in questo peccato orrendo e mostruoso. Tutti potremmo decidere di fare del male ad una persona solo perché, senza alcuna sua responsabilità, è stata beneficiaria di un bene fatto da qualcuno da noi odiato fino a volerne la morte. Si può arrivare a non commettere una tale nefandezza? Abbiamo noi una rete di custodia e protezione perché non si giunga fino a tanto? La via per non passare di peccato in peccato è quella di astenersi dal cadere nel primo peccato. Quando si cade in un peccato, si sa da dove abbiamo iniziato, ma non si sa dove si finirà. Chi cade nella trasgressione, subito deve ritornare sui suoi passi, chiedere perdono a Dio, rientrare nella sua Parola. È la sola salvezza.
Vergine Purissima, Angeli, Santi, fate che mai camminiamo di peccato in peccato. Mai. Mai.