Dare la propria vita in riscatto per molti

Ger 18,18-20; Sal 30; Mt 20,17-28
20 MARZO

Gesù e i discepoli camminano insieme, anzi i discepoli seguono il loro Maestro, ma solo fisicamente. Il loro pensiero è lontano da quello di Gesù. Si può applicare a loro ciò che dice il Signore per mezzo del profeta Isaia: “I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le mie vie non sono le vostre vie. Come dista l’orienta dall’occidente le mie vie distano dalle vostre vie e come il cielo sovrasta la terra così i miei pensiero sovrastano i vostri pensieri”. Gesù sa cosa lo attende in Gerusalemme. Il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi, lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso e il terzo giorno risorgerà. Per questo essi stanno salendo nella città santa. Non è questa una profezia che riguarda i tempi futuri o lontani. Essa si compirà fra qualche giorno. Una settimana appena. Essi sono già in via e il pellegrinaggio volge già verso la fine.

Ora entra in scena la madre dei figli di Zebedeo, cioè di Giacomo e Giovanni. Essa chiede a Gesù un posto di privilegio per i suoi due figli. Ne vuole uno a destra di Gesù nel suo regno e l’altro alla sua sinistra. Vuole i due primi posti, quelli di comando. Loro devono obbedire solo a Gesù. Tutti gli altri devono loro ogni obbedienza. Gesù risponde prontamente che loro non sanno quello che stanno chiedendo. Lui potrà dare solo il calice del suo martirio. I posti non è Lui che li dona, ma il Padre suo. È Lui che stabilisce il ruolo di ciascuno nel suo regno. È giusto osservare che Gesù parla del regno secondo la verità divina e celeste del regno. Giacomo e Giovanni parlano del regno secondo i loro pensieri umani, terreni, di regno. Tra le due visioni di regno c’è il rinnegamento, l’annientamento pieno di Gesù sulla croce. Ma è proprio la croce che i discepoli non riescono a concepire. Essa è un mistero al di là della loro mente. Per entrare nel mistero della croce, occorrono il dono dello Spirito e la sua intelligenza.

Mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà». Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Gli altri si sdegnano con i due fratelli. Ma Gesù subito interviene e mette pace con parole di purissima verità. Dona infatti la sola regola del suo regno, regola che pone tutti al primo posto e nessuno sopra gli altri. Prima di tutto Gesù opera una netta distinzione tra chi governa in questo mondo e chi governerà nel suo regno. I capi della nazioni dominano e opprimono. Si lasciano servire. Gesù, capo del regno del Padre suo, non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita in riscatto per molti. Come Lui prende l’ultimo posto e dall’ultimo posto offre la vita per servire l’umanità bisognosa di riscatto e di redenzione, così i discepoli devono prendere l’ultimo posto e anche loro offrire la vita per il riscatto e la redenzione dei loro fratelli. Sono passati duemila anni da quando Gesù ha pronunciato queste parole e ancora per gli uomini è difficile accoglierle facendole legge e stile della loro vita. Gesù ha preso l’ultimo posto: quello dei senza diritto, senza umanità, senza dignità, senza alcun riconoscimento umano. Dall’ultimo posto ha servito l’umanità e l’ha redenta. Da Crocifisso ha versato il sangue e l’acqua che donano la vita. Cristo è chi trasforma ogni posto in ultimo posto.

Madre di Dio, Angeli, Santi, aiutateci a fare d’ogni posto l’ultimo posto per servire bene.