Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista
4 AGOSTO (Mt 14,1-12)
La forza del peccato è il peccato. Una volta che lo si è lasciato entrare nel cuore, esso si moltiplica più che mille germi di agenti patogeni. Giunge a produrre peccati ancora più gravi, più grandi, più numerosi. Davide prima commise il peccato di adulterio e poi di omicidio, non di una sola persona, ma di molte. L’esperienza, la storia, quotidianamente ci insegna che ogni peccato commesso spinge a compiere delitti anche mostruosi. È come se il peccato oscurasse l’intelligenza, la sapienza, la luce.
All’inizio dell’anno successivo, al tempo in cui i re sono soliti andare in guerra, Davide mandò Ioab con i suoi servitori e con tutto Israele a compiere devastazioni contro gli Ammoniti; posero l’assedio a Rabbà, mentre Davide rimaneva a Gerusalemme. Un tardo pomeriggio Davide, alzatosi dal letto, si mise a passeggiare sulla terrazza della reggia. Dalla terrazza vide una donna che faceva il bagno: la donna era molto bella d’aspetto. Davide mandò a informarsi sulla donna. Gli fu detto: «È Betsabea, figlia di Eliàm, moglie di Uria l’Ittita». Allora Davide mandò messaggeri a prenderla. Ella andò da lui ed egli giacque con lei, che si era appena purificata dalla sua impurità. Poi ella tornò a casa. La donna concepì e mandò ad annunciare a Davide: «Sono incinta». Allora Davide mandò a dire a Ioab: «Mandami Uria l’Ittita». Ioab mandò Uria da Davide. Arrivato Uria, Davide gli chiese come stessero Ioab e la truppa e come andasse la guerra. Poi Davide disse a Uria: «Scendi a casa tua e làvati i piedi». Uria uscì dalla reggia e gli fu mandata dietro una porzione delle vivande del re. Ma Uria dormì alla porta della reggia con tutti i servi del suo signore e non scese a casa sua. La cosa fu riferita a Davide: «Uria non è sceso a casa sua». Allora Davide disse a Uria: «Non vieni forse da un viaggio? Perché dunque non sei sceso a casa tua?». Uria rispose a Davide: «L’arca, Israele e Giuda abitano sotto le tende, Ioab mio signore e i servi del mio signore sono accampati in aperta campagna e io dovrei entrare in casa mia per mangiare e bere e per giacere con mia moglie? Per la tua vita, per la vita della tua persona, non farò mai cosa simile!». Davide disse a Uria: «Rimani qui anche oggi e domani ti lascerò partire». Così Uria rimase a Gerusalemme quel giorno e il seguente. Davide lo invitò a mangiare e a bere con sé e lo fece ubriacare; la sera Uria uscì per andarsene a dormire sul suo giaciglio con i servi del suo signore e non scese a casa sua. La mattina dopo Davide scrisse una lettera a Ioab e gliela mandò per mano di Uria. Nella lettera aveva scritto così: «Ponete Uria sul fronte della battaglia più dura; poi ritiratevi da lui perché resti colpito e muoia». Allora Ioab, che assediava la città, pose Uria nel luogo dove sapeva che c’erano uomini valorosi. Gli uomini della città fecero una sortita e attaccarono Ioab; caddero parecchi della truppa e dei servi di Davide e perì anche Uria l’Ittita. (2Sam 11,1-17).
Erode commise il peccato di adulterio. Prese con sé la moglie del fratello. Portò nella sua casa la madre, la consigliere, l’artefice della sua rovina. Questa donna non solo conquistò il suo corpo, quanto anche la sua mente, il suo cuore, la sua volontà. Erode divenne prigioniero del peccato che aveva commesso, schiavo della sua passione.
In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!». Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta. Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre. I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.
Erodìade non portò solo se stessa nella casa di Erode, vi introdusse anche la figlia, per Erode un’altra fonte di peccato e di insipienza. Anche di quest’ultima lui si invaghì e le promise sotto giuramento di darle qualsiasi cosa lei le avesse chiesto. Il martirio di Giovanni il Battista è così spiegato. Nessuno si meravigli di Erode. Nessuno lo biasimi. Nessuno lo condanni. Quanto è successo a lui può succedere a ciascuno di noi, se non metteremo ogni attenzione a non permettere che il primo peccato ci conquisti.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci senza peccato, in grazia.