Da me, io non posso fare nulla
Cristo Gesù è dal Padre. Lo è per generazione eterna. Non solo nella sua persona divina è dal Padre – la natura è una sola ed è la stessa nella quale sussistono Padre e Figlio e Spirito Santo – ma anche nella sua natura umana è dal Padre. È dal Padre perché si è fatto dono totale a Lui. Quando si dona la parola al Padre, si è obbligati in eterno. Il dono è dono. Questa verità oggi sta scomparendo nella Chiesa. Non si mantiene la parola data a Dio, per Cristo, nello Spirito Santo, neanche nei sacramenti. Eppure tutti i sacramenti si celebrano sulla parola, attraverso la quale facciamo della nostra vita un dono a Cristo, perché Cristo lo faccia al Padre suo. Nel battesimo ci doniamo al Padre come veri suoi figli, in Cristo. Nella cresima ci doniamo a Cristo, come suoi testimoni. Nella penitenza ci doniamo alla santità. Nell’Eucaristia diamo a Cristo la vita perché ne faccia un sacrificio di redenzione e di salvezza. Nell’ordine sacro ci si dona perché Cristo ci costituisca pastori del suo gregge, in Lui, con Lui, per Lui. Nel matrimonio lo sposo dona tutto se stesso alla sposa e la sposa tutta se stessa allo sposo, chiamando a testimoni e a garanti del loro reciproco dono il ministro, Cristo Gesù, il Padre, lo Spirito Santo, la Vergine Maria, la comunità. Nell’unzione degli infermi ci si dona alla sofferenza, come Cristo Gesù si è dato alla croce, offrendosi volontariamente. Dio si offre all’uomo che si dona a Lui.
Oggi prima ci doniamo a Dio, a Cristo, allo Spirito Santo, alla Chiesa, all’uomo, alla donna, alla santità, alla croce, alla sofferenza ma subito dopo ci si riprende il dono fatto con parola solenne di giuramento dinanzi a Dio e agli uomini. Non solo ci riprendiamo il dono, pretendiamo che la Chiesa giustifichi il nostro spergiuro, la mancata osservanza della parola data. Dio non ci ha dato la sua paternità a tempo. Anche nell’inferno – il Signore ci presevi dal finire in esso – saremo battezzati, cresimati, consacrati presbiteri, vescovi, diaconi. Il Padre ci ha sigillati in come suoi figli e mai si riprenderà il dono. Anche lo Spirito Santo ci ha marchiati come testimoni di Cristo e per l’eternità lo saremo anche nel fuoco che non si spegne. Quando l’uomo e la donna si donano l’uno all’altra, Dio veramente viene e realmente fa dei due un solo corpo, che potrà essere annullato solo con la morte. Dio mai verrà meno ad un solo suo dono. È l’uomo che si riprende il suo e non vive più come vero figlio, vero testimone, vero santificato, vero consegnato alla croce, vero presbitero, vero vescovo, vero uomo della sofferenza. Rimane però in eterno la parola data a Lui, sulla quale Lui ha versato il sangue del Figlio. Domani, quando saremo al suo cospetto per il giudizio, Lui chiederà conto. Vorrà sapere perché prima il dono è stato fatto e poi ripreso. Al suo cospetto andremo sigillati come presbiteri, ma non abbiamo vissuto da presbiteri. Andremo sigillati come figli suoi, ma non abbiamo vissuto da figli.
Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato (Gv 5,19-30).
Perché Gesù è stato fedele alla sua Parola data nell’eternità e nel tempo, come vero Dio e vero uomo? Perché Lui camminava con lo Spirito Santo che lo avvolgeva come un manto. Attraverso lo Spirito cresceva in sapienza e grazia per tutti i giorni della sua vita. Ogni giorno vinceva ogni tentazione. Si nutriva di tutta la volontà del Padre. È questo il segreto di Cristo. Lui opera perché è sempre nel seno del Padre, nella sua volontà, nel suo cuore, nella sua grazia, nella sua luce. Lui è sempre dal Padre. Ci si battezza, si cammina senza Cristo e senza la Chiesa. Ci si reca nel tempio nuovamente al momento dello sposalizio. Poi si ritorna ad essere da se stessi. Non c’è speranza che la parola data possa essere vissuta sino alla fine. E tuttavia la parola è stata data e si è obbligati per l’eternità. Oggi si trovano mille scuse soggettive per dichiarare che al momento in cui si è data la parola, si era incapaci di intendere e di volere. Ma l’altro sulla parola ha accolto di donarsi. Lui veramente si è donato. Se l’altro ha accolto il dono e l’ha fatto suo anche per un solo istante, è obbligato in eterno. Ha accolto il dono. Si è servito del dono. Ha fatto suo il dono. Anche come presbitero ha fatto suo il dono di Dio. Ha celebrato, rimesso i peccati, ha insegnato come vero pastore la via di Dio. Urge almeno riflettere.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci fedeli in ogni parola data.