Cosa volesse dire risorgere dai morti
Gesù parla, rivela, manifesta il suo mistero. Per renderlo credibile ai suoi discepoli, si trasfigura. Chiede a Mosè e ad Elia di venire come suoi testimoni privilegiati, veri conoscitori del pensiero di Dio sul Messia del Signore. Qual è la risposta di Pietro? Nulla comprende di quanto sta accadendo sul monte in Gesù e attorno a Lui. Rimane però attratto da quella visione. Vorrebbe fermare il tempo, la storia, ogni altra cosa. Vorrebbe godere quell’attimo in modo eterno.
Pietro è vera immagine dell’umanità. Desidera una religione di puro godimento, di eliminazione di ogni croce, ogni assillo, preoccupazione, affanno, dolore, missione, ministero e quanto in qualche modo costa fatica. Ama una religione sganciata dal mondo. Lui sul monte. Gli altri ai piedi del monte immersi nei loro affari e in quell’inquietudine quotidiana che toglie pace e respiro. Questa religione non è quella che Gesù è venuto a creare sulla nostra terra.
Qual è allora la religione di Cristo Signore? La sua è la religione dell’incarnazione, che è assunzione sulle proprie spalle di tutta l’umanità con tutto il suo carico di peccato, con le infinite conseguenze che il peccato genera e produce. La sua è la religione in cui non si sta sul monte. Si scende dal monte. Ci si immerge in mezzo agli uomini per aiutarli a portare il peso della loro stoltezza, empietà, miseria spirituale e fisica, solitudine, schiavitù.
Nel Vangelo vi sono quattro Monti sui quali Gesù sale. Il primo Monte è quello delle Beatitudini. Qui è data la Legge che dovrà guidare ogni suo discepolo, quanti vogliono abbracciare la sua religione. È una legge semplice, anche se apparentemente complessa e bene armonizzata. I suoi discepoli dovranno astenersi da ogni specie di male in pensiero, in parole, in opere. Dovranno fare ogni specie di bene sempre, a tutti, senza alcuna distinzione di persone.
Poi Gesù scende dal Monte. Entra nella storia. Mostra ai suoi discepoli come la Legge va vissuta. Lui veramente non ha conosciuto il male, nessun male. Realmente ha operato tutto il bene. Per convincere i suoi discepoli che il suo Messianismo non comporta nessuna forma di male – uccidere anche una sola persona per farsi re d’Israele è un male che Lui non può conoscere – ma è solo purissimo bene, sale sul secondo Monte. Si trasfigura. Mostra la sua gloria. Viene confermato nel suo viaggio verso Gerusalemme per essere ucciso.
Dopo essere stato confermato nella sua parola di morte per crocifissione, Gesù sale sul terzo Monte, sul Golgota. Qui offre a Dio in sacrificio, in espiazione dei peccati del mondo la sua vita. Fa di essa un olocausto. Su questo Monte Gesù si immola nel suo stesso corpo. Lo offre per i fratelli. Perché ogni loro peccato venga perdonato. Ogni colpa espiate. Ogni pena cancellata. Senza immolazione della vita in Cristo, non c’è missione cristiana. Il discepolo di Gesù deve essere immagine perfetta del suo Maestro, anche nella morte.
Scende dal Monte e discende nel sepolcro. Qui il Padre lo risuscita. Trasforma il suo corpo in spirito, in luce, lo rende immortale e incorruttibile. Ora Gesù è il Vivente, il Risorto eterno. Lui non muore più. Sale sul Quarto Monte, questa volta in Galilea. È il Monte della missione. Gesù comanda ai suoi discepoli di andare in tutto il mondo e di fare ciò che Lui ha fatto. Dare la Legge di vita. Offrire la loro vita in olocausto. Tramandare la missione sino alla fine dei secoli.
Diceva loro: «In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio nella sua potenza». Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti (Mc 9,1-10).
I discepoli ancora sono fuori del mistero di Gesù. Vivono in un altro mondo. Loro sono con il pensiero della gente. Gesù è con il pensiero del Padre. Gesù rimane sempre dal pensiero del Padre, perché sa che la comprensione è lunga, molto lunga. Anche dopo che Lui avrà dato lo Spirito Santo, il cammino non si esaurisce in un giorno. Il mistero di Cristo deve essere sempre conosciuto. Che forse noi oggi conosciamo il mistero di Gesù? Esso non è ignoto a molti? Molti non lo stanno mettendo da parte, per farsi una capanna con l’idolo muto di un dio senza voce?
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci comprendere il mistero di Gesù.