Conduceteli qui e uccideteli davanti a me

In tutto il Vangelo non si trovano parole più forti di queste: “E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”. Queste parole così forti, dure, apparentemente senza alcuna pietà, sono la risposta del re alla decisione presa dai suoi nemici: “Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Queste parole forti possono essere lette e interpretate con quanto dice Gesù sull’inferno e sul paradiso: “Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna” (Mt 25,45-46). Se andiamo per un istante nei Salmi, quando il Signore annunzia ciò che Lui ha stabilito per il suo Cristo, troviamo parole simili a queste, anzi ancora più forti: “Oracolo del Signore al mio signore: «Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi». Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion: domina in mezzo ai tuoi nemici! A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori; dal seno dell’aurora, come rugiada, io ti ho generato. Il Signore ha giurato e non si pente: «Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchìsedek». Il Signore è alla tua destra! Egli abbatterà i re nel giorno della sua ira, sarà giudice fra le genti, ammucchierà cadaveri, abbatterà teste su vasta terra; lungo il cammino si disseta al torrente, perciò solleva alta la testa” (Sal 110 (109) 1-6). Allora è giusto che ognuno si chieda: sono parole di ieri, oppure parole per oggi, domani e per il futuro eterno? Se sono parole di ieri, nessuno ci pensi. Le giudichi frutto del tempo e della storia. Ormai esse sono tramontate. Se però sono parole che non passano, allora dinanzi a Cristo Gesù non si può né giocare, né scherzare, né combatterlo, né disprezzarlo, né dire che non vogliamo che Lui regni con il suo Vangelo sopra di noi. È giusto che ognuno decida il valore, se storico, del tempo, passeggero, oppure eterno da dare alle sue parole. Personalmente sono convinto nella fede che quelle di Gesù sono parole che governano tempo ed eternità.. La stessa storia attesta che dove Lui non regna con il suo Vangelo, lì si costruisce un regno di morte. Ma questa è fede che non si può imporre ad alcuno. È giusto però che essa venga testimoniata come propria fede, fede sulla quale uno sta costruendo con l’aiuto dello Spirito Santo il suo edificio eterno.

Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, disse ancora una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro. Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”.

Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”. Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”» (Lc 19,11-27).

Ogni uomo è obbligato a darsi una risposta: “Queste parole sono di ieri o anche di oggi e di sempre?”. Se sono di ieri, viva la vita secondo il proprio gusto. Se però sono di oggi e di sempre non si può più vivere a proprio gusto. Si è obbligati prima di tutto ad accogliere Cristo Gesù come proprio re. In secondo luogo, entrando nel suo regno si deve vivere secondo la Legge del regno che è la sua Parola. Non si può entrare nel regno con una nostra parola, scartando la sua. Possiamo farlo nel regno degli uomini, ma non certo in quello di Gesù Signore. Tutta l’opera della Chiesa, ogni sua misericordia dovrà essere profusa per vivere essa da vero regno di Cristo, insegnando ad ogni altro uomo come si vive in esso. I cristiani per questo esistono: per mostrare al mondo come si vive nel regno di Cristo, invitando ognuno ad abbracciare questa vita, insegnando loro come essa va compresa e vissuta. Questa fatica o missione non è di un attimo, ma per tutti i giorni della storia. Ogni giorno si vive, si insegna, si chiama al regno.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci vivere da vero regno di Cristo.