Con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù

Il vero umanesimo è il frutto dell’uomo vero. Quando un uomo è vero? Quando dinanzi ad ogni storia, ogni evento, circostanza, situazione, compie tutto il bene che è nelle sue reali possibilità. Un uomo passa per una strada. Vede un suo nemico che giace mezzo morto sul ciglio. Si ferma. Si accosta a quell’uomo malconcio, purifica le sue ferite, lenisce le sue piaghe, carica quell’uomo sul suo giumento, lo porta all’albero, paga per lui, chiede all’albergatore di mettere ogni cosa sul suo conto qualora non fosse sufficiente il denaro dato e lui avrebbe saldato ogni debito. Quest’uomo è vero. Produce un frutto di vero umanesimo.

Oggi vi è un altro uomo, Giuseppe di Arimatea. Vede Gesù deposto dalla croce. Urge provvedere al suo seppellimento. Poiché persona influente nella società del tempo, si reca da Pilato, gli chiede il corpo di Gesù, lo ottiene, lo prende e lo seppellisce nel suo sepolcro nuovo, nel quale mai nessuno era stato posto. Giuseppe di Arimatea è uomo vero, vero creatore di vero umanesimo. Dona a Cristo Gesù una degna sepoltura. Onora il suo corpo trafitto e martoriato. Lui era in grado di fare questo, le sue reali possibilità lo consentivano, e lui si posto interamente al servizio di Gesù Signore. La sua influenza e ricchezza è a servizio del bene.

Vi sono alcune donne presente presso il Calvario. Le donne a quei tempi curavano i corpi perché ricevessero una degna sepoltura. Con il tramonto del sole iniziava il sabato, giorno consacrato al Signore, di assoluto riposo. Non possono dare oggi gli onori che erano dovuti al corpo del Signore. Cosa fanno? Osservano ogni cosa. Studiano il luogo. Vedono dove Gesù viene deposto. Quando finirà il sabato, di buon mattino, si recheranno al sepolcro per completare l’opera necessaria. Il bene va fatto bene e per farlo bene si deve essere circospetti, attenti, vigili, prudenti, saggi. Le donne sono donne vere. Sono creatrici di vero umanesimo.

Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.

Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!». Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.

Venuta ormai la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto (Mc 15,33-47).

È facile sapere se si è uomini veri e quindi creatori di vero umanesimo o se siamo uomini falsi, creatori di un falso umanesimo. È sufficiente osservare una piccola regola: fare ogni cosa bene secondo le reali possibilità. È evidente che le reali possibilità cambiano da persona a persona, per cui il bene di uno mai potrà corrispondere al bene di un altro e non tutti possiamo fare lo stesso bene. Pretendere che tutti facciano tutto è grande stoltezza, insipienza. Così si costruisce un falso umanesimo. Le reali possibilità dipendono dalla professione, dal ministero, dai carismi, da ogni dono di grazia e verità, dallo studio, dalla formazione, dalla condizione sociale, dal ruolo che uno esercita nella città degli uomini, dalle sue possibilità economiche.

Le incidenze reali del papa non saranno quelle di un vescovo, quelle di un presbitero non potranno mai essere quelle di un fedele laico. Ognuno deve sapere qual è la sua reale possibilità sia nell’ordine spirituale che in quello materiale. Un presbitero deve curare l’anima, il laico deve curare il corpo. Per il corpo il presbitero farà ciò che è sua reale possibilità: potrà fare saltuariamente l’elemosina, se possiede qualcosa. Non è suo ministero organizzare le cose per il corpo. Nella Chiesa la carità materiale è demandata ai diaconi. L’umanesimo vero si costruisce per competenze specifiche. Purtroppo spesso si vuole che tutti facciano tutto ed è allora che l’umanesimo costruito crea disastri e danni, perché si è superficiali, incapaci, non esperti, inadatti, inetti, ignoranti, non competenti, da Dio non chiamati per questo servizio.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci costruttori di vero umanesimo.