Commento teologico alla prima lettura – Gennaio 2017

 

PRESENTAZIONE

La Prima Lettura ci rivela Dio che, vedendo nella sua divina ed esterna sapienza la sua creatura immersa nelle tenebre e nell’ombra della morte, mette mano non solo alla rivelazione, ma anche alla realizzazione del suo mistero di salvezza.

Non lo rivela e non lo realizza in una sola volta, ma punto per punto, momento per momento, ora storica per ora storica. Un ingegnere prima sviluppa il suo progetto punto per punto e linea per linea. Poi mette insieme punti e linee. Ha perfetta cura di ogni singola parte, ma anche del tutto. Poi si passa alla fase della sua realizzazione. Gli operai conoscono sempre i dettagli di esso, ognuno lavora al suo dettaglio. Lui invece pensa sempre ad ogni singola parte e al suo insieme. Lui ha nella mente e dinanzi agli occhi le singole parti da realizzare e tutte le vede finalizzate al raggiungimento della perfezione dell’opera.

Poiché il progetto del Signore si compie nell’eternità, fino all’avvento dei nuovi cieli e della nuova terra ognuno è obbligato a dare realizzazione vera, perfetta al dettaglio che gli è stato affidato. Il progetto nel suo insieme è legato indissolubilmente alla buona, anzi perfetta riuscita della sua parte. Altro è il dettaglio di un Papa, altro quello di un Vescovo, altro quello di un Presbitero, un diacono, un profeta, un evangelista, un dottore, un cresimato, un battezzato, un religioso, un consacrato laico. Ogni ministero e ogni carisma sono tutti realizzatori di particolari dettagli, ma in vista di dare compimento all’unico progetto che non appartiene ad essi, perché è del Signore.

San Paolo dice di sé che il “dettaglio” che gli è stato affidato da Dio è realizzare in ogni cuore Cristo Crocifisso. Lui è questo dettaglio. Senza Cristo Crocifisso realizzato nel suo corpo, nel suo spirito, nella sua anima, da realizzare in ogni altro discepolo di Gesù, Paolo diviene incomprensibile e inspiegabile. Il suo pensiero diviene “alchimia teologica”. Si mette al centro del suo pensiero Cristo Crocifisso E ogni sua parola si illumina di vera luce, purissima verità, sapienza soprannaturale.

Anch’io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.

Tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Ma, come sta scritto: Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano.

Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio. Chi infatti conosce i segreti dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai conosciuti se non lo Spirito di Dio. Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere ciò che Dio ci ha donato. Di queste cose noi parliamo, con parole non suggerite dalla sapienza umana, bensì insegnate dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali. Ma l’uomo lasciato alle sue forze non comprende le cose dello Spirito di Dio: esse sono follia per lui e non è capace di intenderle, perché di esse si può giudicare per mezzo dello Spirito. L’uomo mosso dallo Spirito, invece, giudica ogni cosa, senza poter essere giudicato da nessuno. Infatti chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore in modo da poterlo consigliare? Ora, noi abbiamo il pensiero di Cristo (1Cor 2,1-16).

Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a esseri spirituali, ma carnali, come a neonati in Cristo. Vi ho dato da bere latte, non cibo solido, perché non ne eravate ancora capaci. E neanche ora lo siete, perché siete ancora carnali. Dal momento che vi sono tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera umana? Quando uno dice: «Io sono di Paolo», e un altro: «Io sono di Apollo», non vi dimostrate semplicemente uomini? Ma che cosa è mai Apollo? Che cosa è Paolo? Servitori, attraverso i quali siete venuti alla fede, e ciascuno come il Signore gli ha concesso. Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere. Chi pianta e chi irriga sono una medesima cosa: ciascuno riceverà la propria ricompensa secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio.

Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l’opera di ciascuno sarà ben visibile: infatti quel giorno la farà conoscere, perché con il fuoco si manifesterà, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno. Se l’opera, che uno costruì sul fondamento, resisterà, costui ne riceverà una ricompensa. Ma se l’opera di qualcuno finirà bruciata, quello sarà punito; tuttavia egli si salverà, però quasi passando attraverso il fuoco. Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.

Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: Egli fa cadere i sapienti per mezzo della loro astuzia. E ancora: Il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani. Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio (1Cor 3,1-23).

È giusto che ognuno si chieda: qual è il dettaglio che il Signore ha affidato al mio ministero, al mio carisma, perché partecipi alla realizzazione piena, perfetta del suo mistero di salvezza eterna. Qual è la mia relazione con gli altri operai, che sono sopra di me e ai quali sono obbligato per obbedienza, perché sono essi che di volta in volta chiedono il mio carisma e il mio ministero per portare a realizzazione delle parti loro affidate. Il carpentiere è dedito al legno. Il ferraiolo deve modellare il ferro per adattarlo alle esigenze del cantiere. Così colui che prepara il cemento. In un cantiere vi sono mille maestranze e dietro il cantiere mille fabbriche che lavorano per esso. Tutti però hanno un solo obbligo: prendersi ogni cura a dare perfezione al proprio dettaglio.

È questa la stoltezza cristiana: lavorare in una comunità, in un insieme, dove ognuno è ignaro del dettaglio che gli è stato affidato. Il dettaglio consegnato ad Abramo, a Mosè, a Giosuè, a Davide, ai Profeti, ai Saggi, a Cristo Signore, che è il cuore del progetto, l’essenza di esso, anzi è il progetto da realizzare, agli Apostoli, ad ogni discepolo di Gesù non è per tutti uguale. La riuscita è nella cura di ognuno per il suo dettaglio. Se manca questa cura, il progetto viene reso vano per la parte assegnataci.

Ancora una volta San Paolo ci illumina, rivelandoci che non tutti sono operai onesti. Vi sono anche operai disonesti che operano per la non realizzazione del mistero di Dio.

Se soltanto poteste sopportare un po’ di follia da parte mia! Ma, certo, voi mi sopportate. Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina: vi ho promessi infatti a un unico sposo, per presentarvi a Cristo come vergine casta. Temo però che, come il serpente con la sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo. Infatti, se il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi, o se ricevete uno spirito diverso da quello che avete ricevuto, o un altro vangelo che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad accettarlo. Ora, io ritengo di non essere in nulla inferiore a questi superapostoli! E se anche sono un profano nell’arte del parlare, non lo sono però nella dottrina, come abbiamo dimostrato in tutto e per tutto davanti a voi. O forse commisi una colpa abbassando me stesso per esaltare voi, quando vi ho annunciato gratuitamente il vangelo di Dio? Ho impoverito altre Chiese accettando il necessario per vivere, allo scopo di servire voi. E, trovandomi presso di voi e pur essendo nel bisogno, non sono stato di peso ad alcuno, perché alle mie necessità hanno provveduto i fratelli giunti dalla Macedonia. In ogni circostanza ho fatto il possibile per non esservi di aggravio e così farò in avvenire. Cristo mi è testimone: nessuno mi toglierà questo vanto in terra di Acaia!

Perché? Forse perché non vi amo? Lo sa Dio! Lo faccio invece, e lo farò ancora, per troncare ogni pretesto a quelli che cercano un pretesto per apparire come noi in quello di cui si vantano. Questi tali sono falsi apostoli, lavoratori fraudolenti, che si mascherano da apostoli di Cristo. Ciò non fa meraviglia, perché anche Satana si maschera da angelo di luce. Non è perciò gran cosa se anche i suoi ministri si mascherano da ministri di giustizia; ma la loro fine sarà secondo le loro opere. Lo dico di nuovo: nessuno mi consideri un pazzo. Se no, ritenetemi pure come un pazzo, perché anch’io possa vantarmi un poco. Quello che dico, però, non lo dico secondo il Signore, ma come da stolto, nella fiducia che ho di potermi vantare. Dal momento che molti si vantano da un punto di vista umano, mi vanterò anch’io. Infatti voi, che pure siete saggi, sopportate facilmente gli stolti. In realtà sopportate chi vi rende schiavi, chi vi divora, chi vi deruba, chi è arrogante, chi vi colpisce in faccia. Lo dico con vergogna, come se fossimo stati deboli!

Tuttavia, in quello in cui qualcuno osa vantarsi – lo dico da stolto – oso vantarmi anch’io. Sono Ebrei? Anch’io! Sono Israeliti? Anch’io! Sono stirpe di Abramo? Anch’io! Sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro: molto di più nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte. Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i quaranta colpi meno uno; tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde. Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; disagi e fatiche, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità. Oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese. Chi è debole, che anch’io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema? Se è necessario vantarsi, mi vanterò della mia debolezza. Dio e Padre del Signore Gesù, lui che è benedetto nei secoli, sa che non mentisco. A Damasco, il governatore del re Areta aveva posto delle guardie nella città dei Damasceni per catturarmi, ma da una finestra fui calato giù in una cesta, lungo il muro, e sfuggii dalle sue mani (2Cor 11,1-33).

Se bisogna vantarsi – ma non conviene – verrò tuttavia alle visioni e alle rivelazioni del Signore. So che un uomo, in Cristo, quattordici anni fa – se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio – fu rapito fino al terzo cielo. E so che quest’uomo – se con il corpo o senza corpo non lo so, lo sa Dio – fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunciare. Di lui io mi vanterò! Di me stesso invece non mi vanterò, fuorché delle mie debolezze. Certo, se volessi vantarmi, non sarei insensato: direi solo la verità. Ma evito di farlo, perché nessuno mi giudichi più di quello che vede o sente da me e per la straordinaria grandezza delle rivelazioni.

Per questo, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia. A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte. Sono diventato pazzo; ma siete voi che mi avete costretto. Infatti io avrei dovuto essere raccomandato da voi, perché non sono affatto inferiore a quei superapostoli, anche se sono un nulla. Certo, in mezzo a voi si sono compiuti i segni del vero apostolo, in una pazienza a tutta prova, con segni, prodigi e miracoli. In che cosa infatti siete stati inferiori alle altre Chiese, se non in questo: che io non vi sono stato di peso? Perdonatemi questa ingiustizia!

Ecco, è la terza volta che sto per venire da voi, e non vi sarò di peso, perché non cerco i vostri beni, ma voi. Infatti non spetta ai figli mettere da parte per i genitori, ma ai genitori per i figli. Per conto mio ben volentieri mi prodigherò, anzi consumerò me stesso per le vostre anime. Se vi amo più intensamente, dovrei essere riamato di meno? Ma sia pure che io non vi sono stato di peso. Però, scaltro come sono, vi ho preso con inganno. Vi ho forse sfruttato per mezzo di alcuni di quelli che ho inviato tra voi? Ho vivamente pregato Tito di venire da voi e insieme con lui ho mandato quell’altro fratello. Tito vi ha forse sfruttati in qualche cosa? Non abbiamo forse camminato ambedue con lo stesso spirito, e sulle medesime tracce?

Da tempo vi immaginate che stiamo facendo la nostra difesa davanti a voi. Noi parliamo davanti a Dio, in Cristo, e tutto, carissimi, è per la vostra edificazione. Temo infatti che, venendo, non vi trovi come desidero e che, a mia volta, venga trovato da voi quale non mi desiderate. Temo che vi siano contese, invidie, animosità, dissensi, maldicenze, insinuazioni, superbie, disordini, e che, alla mia venuta, il mio Dio debba umiliarmi davanti a voi e io debba piangere su molti che in passato hanno peccato e non si sono convertiti dalle impurità, dalle immoralità e dalle dissolutezze che hanno commesso (2Cor 12,1-21).

Paolo e Timòteo, servi di Cristo Gesù, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono a Filippi, con i vescovi e i diaconi: grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo. Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi. Sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo, dal primo giorno fino al presente. Sono persuaso che colui il quale ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù. È giusto, del resto, che io provi questi sentimenti per tutti voi, perché vi porto nel cuore, sia quando sono in prigionia, sia quando difendo e confermo il Vangelo, voi che con me siete tutti partecipi della grazia. Infatti Dio mi è testimone del vivo desiderio che nutro per tutti voi nell’amore di Cristo Gesù. E perciò prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quel frutto di giustizia che si ottiene per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.

Desidero che sappiate, fratelli, come le mie vicende si siano volte piuttosto per il progresso del Vangelo, al punto che, in tutto il palazzo del pretorio e dovunque, si sa che io sono prigioniero per Cristo. In tal modo la maggior parte dei fratelli nel Signore, incoraggiati dalle mie catene, ancor più ardiscono annunciare senza timore la Parola. Alcuni, è vero, predicano Cristo anche per invidia e spirito di contesa, ma altri con buoni sentimenti. Questi lo fanno per amore, sapendo che io sono stato incaricato della difesa del Vangelo; quelli invece predicano Cristo con spirito di rivalità, con intenzioni non rette, pensando di accrescere dolore alle mie catene. Ma questo che importa? Purché in ogni maniera, per convenienza o per sincerità, Cristo venga annunciato, io me ne rallegro e continuerò a rallegrarmene. So infatti che questo servirà alla mia salvezza, grazie alla vostra preghiera e all’aiuto dello Spirito di Gesù Cristo, secondo la mia ardente attesa e la speranza che in nulla rimarrò deluso; anzi nella piena fiducia che, come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia.

Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; 24ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo. Persuaso di questo, so che rimarrò e continuerò a rimanere in mezzo a tutti voi per il progresso e la gioia della vostra fede, affinché il vostro vanto nei miei riguardi cresca sempre più in Cristo Gesù, con il mio ritorno fra voi. Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo perché, sia che io venga e vi veda, sia che io rimanga lontano, abbia notizie di voi: che state saldi in un solo spirito e che combattete unanimi per la fede del Vangelo, senza lasciarvi intimidire in nulla dagli avversari. Questo per loro è segno di perdizione, per voi invece di salvezza, e ciò da parte di Dio. Perché, riguardo a Cristo, a voi è stata data la grazia non solo di credere in lui, ma anche di soffrire per lui, sostenendo la stessa lotta che mi avete visto sostenere e sapete che sostengo anche ora (Fil 1,1-30).

Nella Prima Lettera ai Corinzi sempre San Paolo ci rivela il grande cantiere della Chiesa nel quale ognuno è alle dipendenze dello Spirito Santo. È Lui che assegna ministeri e carismi, strumenti preziosi per la cura di ogni dettaglio. La stessa verità rivela sia nella Lettera ai Romani che in quella agli Efesini.

Riguardo ai doni dello Spirito, fratelli, non voglio lasciarvi nell’ignoranza. Voi sapete infatti che, quando eravate pagani, vi lasciavate trascinare senza alcun controllo verso gli idoli muti. Perciò io vi dichiaro: nessuno che parli sotto l’azione dello Spirito di Dio può dire: «Gesù è anàtema!»; e nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito Santo. Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole. Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.

E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. Se il piede dicesse: «Poiché non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. E se l’orecchio dicesse: «Poiché non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.

Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano? Desiderate invece intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la via più sublime (1Cor 12,1-31)

Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe. La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.

La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino. Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità! (1Cor 13,1-13).

Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.

Per la grazia che mi è stata data, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto conviene, ma valutatevi in modo saggio e giusto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato. Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri. Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi: chi ha il dono della profezia la eserciti secondo ciò che detta la fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi insegna si dedichi all’insegnamento; chi esorta si dedichi all’esortazione. Chi dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia.

La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità.

Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti da voi stessi.

Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti. Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all’ira divina. Sta scritto infatti: Spetta a me fare giustizia, io darò a ciascuno il suo, dice il Signore. Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, accumulerai carboni ardenti sopra il suo capo. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene (Rm 12,1-21).

Io dunque, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo è detto: Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini. Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose.

Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo. Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all’errore. Al contrario, agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo. Da lui tutto il corpo, ben compaginato e connesso, con la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, cresce in modo da edificare se stesso nella carità. Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri, accecati nella loro mente, estranei alla vita di Dio a causa dell’ignoranza che è in loro e della durezza del loro cuore. Così, diventati insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza e, insaziabili, commettono ogni sorta di impurità.

Ma voi non così avete imparato a conoscere il Cristo, se davvero gli avete dato ascolto e se in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, ad abbandonare, con la sua condotta di prima, l’uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, a rinnovarvi nello spirito della vostra mente e a rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità. Perciò, bando alla menzogna e dite ciascuno la verità al suo prossimo, perché siamo membra gli uni degli altri. Adiratevi, ma non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira, e non date spazio al diavolo. Chi rubava non rubi più, anzi lavori operando il bene con le proprie mani, per poter condividere con chi si trova nel bisogno. Nessuna parola cattiva esca dalla vostra bocca, ma piuttosto parole buone che possano servire per un’opportuna edificazione, giovando a quelli che ascoltano. E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, con il quale foste segnati per il giorno della redenzione. Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo (Ef 4,1-32).

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Dettaglio di necessità unica nella storia della salvezza, aiutaci a conoscere il nostro dettaglio e a dargli perfetta realizzazione. Angeli e Santi, aiutateci ad essere operai solerti, maestri saggi nel grande cantiere di Dio, lavoratori onesti e saggi che curano solo la realizzazione del dettaglio loro affidato.

Catanzaro 06 Agosto 2016

 

1 GENNAIO 2017

Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo

Mons. Costantino Di Bruno

Così porranno il mio nome sugli Israeliti
Nm 6,22-27; Sal 66,2-3.5-6.8; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21.
1 GENNAIO – Maria SS. Madre di Dio
La prima benedizione del Signore è al momento stesso della creazione dell’uomo. Non basta essere stati creati per vivere da uomini. Si è creati uomini, ma per vivere da uomini si deve attingere la vita “umana” sempre in Dio. È questa la legge perenne che sempre dovrà accompagnare l’uomo se vuole vivere da uomo. Nulla è dalla sua natura. Tutto è da Dio. Da Dio l’uomo riceve l’essere, da Dio riceve la vita. L’uomo è sempre dalla volontà del suo Signore e della sua onnipotente ininterrotta opera.

Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra» (Gen 1,26-28).

Dopo il diluvio universale, il Signore nuovamente benedice l’uomo. Non basta la salvezza per vivere, la vita l’uomo sempre la deve attingere in Dio. È Lui la via e la sorgente di ogni vita. La benedizione è dono di vita per continuare a vivere.

Dio benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra. Il timore e il terrore di voi sia in tutti gli animali della terra e in tutti gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo e tutti i pesci del mare sono dati in vostro potere. Ogni essere che striscia e ha vita vi servirà di cibo: vi do tutto questo, come già le verdi erbe. Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè con il suo sangue. Del sangue vostro, ossia della vostra vita, io domanderò conto; ne domanderò conto a ogni essere vivente e domanderò conto della vita dell’uomo all’uomo, a ognuno di suo fratello. Chi sparge il sangue dell’uomo, dall’uomo il suo sangue sarà sparso, perché a immagine di Dio è stato fatto l’uomo. E voi, siate fecondi e moltiplicatevi, siate numerosi sulla terra e dominatela» (Gen 9,1-7).

La prima benedizione di un sacerdote ad un uomo è data da Melchisedek, sacerdote del Dio Altissimo ad Abram. Non basta la vittoria sui nemici per vivere. È necessaria sempre la benedizione di Dio, il solo custode e protettore della vita, di ogni vita.

Quando Abram fu di ritorno, dopo la sconfitta di Chedorlaòmer e dei re che erano con lui, il re di Sòdoma gli uscì incontro nella valle di Save, cioè la valle del Re. Intanto Melchìsedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole: «Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici». Ed egli diede a lui la decima di tutto (Gen 14,18-20).

I figli di Abramo sono stati liberati dall’Egitto. Non basta essere liberi per vivere. Occorre che ogni vita sempre, senza alcuna interruzione sia sempre attinta nella sola ed unica sorgente che è il Signore Onnipotente, il Creatore e il Vivificatore di ogni vita. Aronne e i suoi figli, sacerdoti, ricevono dal Signore la potestà di benedire nel suo nome, di dare vita agli Israeliti. Il popolo di Dio mai dovrà dimenticare che la vita non è dalla terra, né dal mare, né dall’aria, né dagli altri uomini. Essa è solo dal Signore. È il Dio Onnipotente, Creatore, Signore, Liberatore, Salvatore colui che sempre dovrà vivificare la loro vita, altrimenti essa sarà afferrata e catturata dalla morte.

Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte loro: Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».

Perché il Sacerdote benedica efficacemente, Lui dovrà essere vitalmente legato al Signore dall’obbedienza ad ogni sua Parola, ogni suo Comando, Decreto, Legge, Statuto. La benedizione non viene dal Sacerdote, ma dal Signore. Lui attinge e dona. Se però Lui non è nel Signore, la sua benedizione è vana. Essa però sempre produce vita dalla fede e dall’obbedienza a Dio di chi la chiede.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci obbedienti a Dio.

 

2 GENNAIO

L’anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio

1 Gv 2,22-28; Sal 97,1-4; Gv 1,19-28.

Cristo Gesù non è solo l’unico Mediatore tra Dio e l’umanità nella grazia, nella salvezza, nella benedizione, nella vita eterna, lo è anche nella verità, nella luce, nella sapienza, nella giustizia, nella rivelazione. Non solo il Padre può essere conosciuto solo in Cristo Gesù – in Cristo, non da Cristo, non per Cristo, è conosciuto da Cristo e per Cristo da chi è in Cristo ed è con Lui, in Lui una cosa sola, un solo corpo – solo in Cristo può essere adorato, ascoltato, solo in Cristo si può prestare a Lui ogni obbedienza, ma anche l’uomo, le cose, l’universo, la storia, il tempo, l’eternità, il passato, il presente, il futuro, solo in Cristo potranno essere conosciuti.

Le parole dell’Apostolo Giovanni sono di una chiarezza unica. Chi nega che Gesù è il Cristo. L’anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio. E aggiunge: Chiunque nega il Figlio, non possiede nemmeno il Padre. Perché viene ribadito questo indissolubile legame tra Cristo Gesù e il Padre? Le motivazioni sono da trovare nella Croce. Mentre il Dio dell’Antico Testamento è il Dio Onnipotente, Signore, Creatore, Vittorioso nelle sue battaglie, Liberatore, Salvatore, il Dio del Nuovo Testamento è un Crocifisso. Come si può conciliare Croce e Onnipotenza, Croce e Vittoria, Croce e Vita, Croce e Liberazione, Croce e Autonomia, Croce e non Sottomissione, Croce e Libertà? San Paolo non ci rivela che la Croce è scandalo per i Giudei e stoltezza per i Greci?

Dov’è il sapiente? Dov’è il dotto? Dov’è il sottile ragionatore di questo mondo? Dio non ha forse dimostrato stolta la sapienza del mondo? Poiché infatti, nel disegno sapiente di Dio, il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini (1Cor 1,20-25).

Anch’io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio (1Cor 2,1-5).

Non c’è più ritorno all’Antico Testamento. Non è più dal Sinai che si conosce il Padre, ma dal Golgota. Lui oggi e sempre parla dal Crocifisso. È Lui la sua sola voce, la sua sola Parola. Possiamo cancellare Cristo? Se cancelliamo Lui, cancelliamo anche il Padre. Il Padre non agisce se non per mezzo di Cristo, in Cristo, per Cristo, da Cristo.

Chi è il bugiardo se non colui che nega che Gesù è il Cristo? L’anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio. Chiunque nega il Figlio, non possiede nemmeno il Padre; chi professa la sua fede nel Figlio possiede anche il Padre. Quanto a voi, quello che avete udito da principio rimanga in voi. Se rimane in voi quello che avete udito da principio, anche voi rimarrete nel Figlio e nel Padre. E questa è la promessa che egli ci ha fatto: la vita eterna.

Questo vi ho scritto riguardo a coloro che cercano di ingannarvi. E quanto a voi, l’unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete bisogno che qualcuno vi istruisca. Ma, come la sua unzione vi insegna ogni cosa ed è veritiera e non mentisce, così voi rimanete in lui come essa vi ha istruito. E ora, figlioli, rimanete in lui, perché possiamo avere fiducia quando egli si manifesterà e non veniamo da lui svergognati alla sua venuta.

Cancellare Cristo dal mistero della fede è tentazione perenne. Il risultato è però uno solo. Viene cancellato il mistero della fede. La nostra fede non è per Cristo e neanche da Cristo o in Cristo. La nostra fede è Cristo e si vive divenendo una cosa sola con Lui. Senza Cristo siamo semplicemente senza fede. Il Dio che adoriamo è un parto della nostra mente, un idolo, come idolo è quel Dio senza Cristo che oggi si vuole adorare.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci di vera fede in Cristo.

 

3 GENNAIO

Chiunque pecca non l’ha visto né l’ha conosciuto

1 Gv 2,29-3,6; Sal 97,1.3-6; Gv 1,29-34.

Gesù è presentato da Giovanni il Battista: “Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo”. Questa sua rivelazione è comprensibile se ad essa si aggiunge la profezia di Zaccaria. Dal Dio trafitto sgorga un fiume che serve per la purificazione delle colpe.

Il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele» (Gv 1,29-31).

Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a me, colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito. In quel giorno grande sarà il lamento a Gerusalemme, simile al lamento di Adad-Rimmon nella pianura di Meghiddo. In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e l’impurità. In quel giorno – oracolo del Signore degli eserciti – io estirperò dal paese i nomi degli idoli, né più saranno ricordati; anche i profeti e lo spirito di impurità farò sparire dal paese. Se qualcuno oserà ancora fare il profeta, il padre e la madre che l’hanno generato, gli diranno: “Non devi vivere, perché proferisci menzogne nel nome del Signore!”, e il padre e la madre che l’hanno generato lo trafiggeranno perché fa il profeta. In quel giorno ogni profeta si vergognerà della visione ricevuta facendo il profeta, e non indosserà più il mantello di pelo per raccontare bugie (Zac 12,10-11;13,1-4).

Essere in Cristo significa per l’Apostolo Giovanni vivere immersi in questo fiume di acqua che lava, purifica, rinnova, dona vita divina. Chi si riveste in quest’acqua della stessa santità di Dio, vestendosi di Spirito Santo e nutrendosi di Cristo Signore, non pecca, non può peccare, diviene impeccabile. Se pecca, attesta che lui si è posto, si trova fuori di Cristo, non è più in Lui, non vive per Lui. Non è impegnato con tutte le sue forze a rimanere immerso nelle acque della purificazione e della vita. Per questo l’Apostolo può bene dire che colui che pecca, non conosce Cristo. Non lo conosce perché è fuori di Lui, senza di Lui. Cristo si conosce solo in Cristo.

Se sapete che egli è giusto, sappiate anche che chiunque opera la giustizia, è stato generato da lui. Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.

Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro. Chiunque commette il peccato, commette anche l’iniquità, perché il peccato è l’iniquità. Voi sapete che egli si manifestò per togliere i peccati e che in lui non vi è peccato. Chiunque rimane in lui non pecca; chiunque pecca non l’ha visto né l’ha conosciuto.

La fede non è solamente in Cristo, ma anche nella missione di Cristo, nella sua opera. Se Cristo è l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, se Lui è la sorgente, il fiume nel quale ogni peccato viene purificato, si potrà vivere di fede in Cristo senza volontà di togliere dal proprio corpo il peccato, senza desiderio e impegno di immergerci nelle sue acque di vita eterna e di purificazione per essere mondati da ogni colpa? Di certo non è vera fede la nostra se crediamo che esiste la fonte, che l’Agnello ci è stato dato, ma noi rimaniamo fuori della fonte e ci teniamo a distanza dall’Agnello.

Crede veramente in Cristo chi crede che in Lui, per Lui, con Lui, nelle sue acque veramente si viene mondati dal peccato. Oggi invece a cosa stiamo assistendo? In cosa stiamo trasformando la fede in Cristo? In un perdono dei peccati ininterrotto rimanendo noi peccatori. Noi pecchiamo e Lui ci perdona. Noi pecchiamo e Lui cancella. Noi pecchiamo e Lui ci porterà tutti con sé nel suo regno eterno. Noi pecchiamo e Lui riversa su di noi la sua grazia. Questa non è fede in Cristo, perché non è la verità che ci è stata consegnata di Cristo. Chi crede in Cristo non pecca.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la vera fede in Cristo.

 

4 GENNAIO

I figli di Dio dai figli del diavolo

1 Gv 3,7-10; Sal 97,1.7-9; Gv 1,35-42.

Nel Vangelo secondo Giovanni è Gesù che dice di Giuda che è un diavolo. È un diavolo perché pensa come distruggere, annientare Cristo Signore. Da essere umano Giuda si è trasformato in un essere diabolico, un essere contro la divina verità.

Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Gesù riprese: «Non sono forse io che ho scelto voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!». Parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: costui infatti stava per tradirlo, ed era uno dei Dodici (Gv 6,66-71). Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita (Gv 13,1-4).

Nella disputa con i Giudei, Gesù dice di essi che hanno per padre il diavolo. Hanno per padre il diavolo perché compiono le sue opere: la distruzione di Cristo e della sua verità. Il diavolo solo Cristo Gesù non ha sottomesso al suo potere. I Giudei vogliono sottomettere Cristo al loro potere di falsità, menzogna. Lo vogliono distruggere nella sua missione di salvezza, redenzione, giustificazione. Sono figli del diavolo.

Gesù allora disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio» (Gv 8,31-47).

Il diavolo è l’angelo ribelle, l’angelo dell’ingiustizia, della disobbedienza, della morte. È figlio del diavolo chiunque commette il peccato, perché il peccato è ingiustizia, disobbedienza, ribellione al Signore. I figli di Dio invece sono operatori di giustizia.

Figlioli, nessuno v’inganni. Chi pratica la giustizia è giusto come egli è giusto. Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché da principio il diavolo è peccatore. Per questo si manifestò il Figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo. Chiunque è stato generato da Dio non commette peccato, perché un germe divino rimane in lui, e non può peccare perché è stato generato da Dio. In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, e neppure lo è chi non ama il suo fratello.

Se noi siamo figli del diavolo e perseveriamo nelle ingiustizie e nei peccati, può il Signore accoglierci come suoi figli, perdonandoci? Per essere perdonati da Lui occorre la volontà decisa, determinata, di ritornare ad essere suoi figli. Si esce dal peccato, non si è più figli del diavolo, si entra nella giustizia, si è figli di Dio, si riceve il perdono.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri figli di Dio.

 

5 GENNAIO

Anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli

1 Gv 3,11-21; Sal 99,2-5; Gv 1,43-51.

L’uomo è anima, spirito, corpo, tempo, eternità, peccato, miseria spirituale e materiale. Cristo Gesù viene e assume tutto di noi, lo fa interamente suo. Anche il peccato fa suo per espiarlo, cancellarlo, redimerlo. Non solo prende ciò che è nostro, ci dona tutto ciò che è suo: il Padre, lo Spirito Santo, la sua vita, la sua luce, il suo Corpo, il suo Sangue, la sua giustizia, la sua santità, il suo amore. L’Antica Teologia parla di meraviglioso scambio: “O admirabile commercium! Creator generis humani animatum corpus sumens de virgine nasci dignatus est et procedens homo sine semine largitus est nobis suam deitatem”. Gesù ha preso il nostro corpo e ci ha elargito la sua divinità.

Questo meraviglioso scambio è avvenuto sulla croce. È dalla croce che Lui ci elargisce lo Spirito Santo, che ci rende partecipi della natura divina. È nel fiume dello Spirito Santo che avviene la nuova nascita assieme alla purificazione di ogni peccato. È sempre nello Spirito Santo che noi diventiamo corpo di Cristo. Ma se siamo corpo di Cristo, siamo anche corpo del sacrificio, corpo dell’olocausto, corpo che si consuma d’amore per l’umanità. Siamo corpo consegnato a Dio perché ne faccia uno strumento di redenzione, di salvezza, di giustificazione. Questo significa che anche noi dobbiamo dare la vita. Un solo corpo, una sola vita, un solo dono, un solo sacrificio.

Dove inizia il dono della vita per i nostri fratelli? Non certo dal dare loro il nostro sangue, la nostra carne fisicamente, realmente, sostanzialmente come ha fatto Gesù Signore. Il dono di tutta la vita fisica e spirituale si compie lentamente. L’altro dono di vita che è quello della condivisione e della comunione dei beni materiali inizia fin da subito. Con il battesimo si diviene corpo di Cristo. Ora il corpo di Cristo è fatto di molti uomini, molte donne, molti giovani, molti anziani, molti bambini. Nel corpo di Cristo si vive la comunione sia spirituale che materiale. Si mettono a disposizione dei fratelli sia i beni dello spirito che quelli della materia. Anche la materia va condivisa.

Poiché questo è il messaggio che avete udito da principio: che ci amiamo gli uni gli altri. Non come Caino, che era dal Maligno e uccise suo fratello. E per quale motivo l’uccise? Perché le sue opere erano malvagie, mentre quelle di suo fratello erano giuste. Non meravigliatevi, fratelli, se il mondo vi odia. Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida ha più la vita eterna che dimora in lui.

In questo abbiamo conosciuto l’amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e, vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità. In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa. Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio,

È la comunione “materiale” che rende vera la comunione spirituale. È dalla comunione materiale che si realizza la comunione spirituale. Gesù ha messo a disposizione del Padre il suo corpo ed è dal dono del suo corpo al Padre che ogni bene spirituale si è riversato sull’umanità. Se noi non mettiamo a disposizione del Padre il nostro corpo, nessuna comunione materiale si realizza e di conseguenza nessuna comunione spirituale sarà possibile. Il corpo si inizia a dare, offrendo a Cristo che è presente nei nostri fratelli, i beni della terra in misura proporzionata a quanto si possiede. Se i beni materiali vengono tenuti per noi, nessuna comunione spirituale potrà mai compiersi.

Ognuno potrà sempre misurare il grado della sua elevazione in comunione spirituale. Gli è sufficiente misurare la sua comunione in beni materiali. Se i beni materiali sono gelosamente custoditi nei forzieri, nessuna comunione spirituale è con i suoi fratelli. Si vive di solo egoismo. Solo nel corpo. Solo nello spirito. Solo nell’anima. Ma essendo solo, senza l’uomo, è anche solo senza Dio. Si è con Dio se si è con gli uomini.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci di comunione materiale.

 

6 GENNAIO – Epifania del Signore

Cammineranno le genti alla tua luce

Is 60,1-6; Sal 71,1-2.7-8.10-13; Ef 3,2-3a.5-6; Mt 2,1-12.

La luce nella quale dovranno essere avvolti e camminare le genti è Cristo Gesù, vera e sola luce del mondo: luce di verità, giustizia, grazia, perdono, rigenerazione, per la creazione dell’uomo nuovo, dell’uomo che cammina secondo lo Spirito di santità.

Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta. Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino» (Mt 4,12-17).

In Cristo, vera luce del mondo, è il cristiano. Lui è luce se osserva i precetti del Signore, vive secondo la sua Parola, cammina nel comandamento del suo amore.

Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli. Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli (Mt 5,13-20).

Camminando in Cristo, secondo lo Spirito di santità, il cristiano cammina di luce in luce fino al raggiungimento della città della luce eterna che è la Nuova Gerusalemme. Camminando lui di luce in luce, illumina le genti perché camminino verso il Paradiso.

E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva: «Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate». In essa non vidi alcun tempio: il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello. Le nazioni cammineranno alla sua luce, e i re della terra a lei porteranno il loro splendore. Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, perché non vi sarà più notte. E porteranno a lei la gloria e l’onore delle nazioni. Non entrerà in essa nulla d’impuro, né chi commette orrori o falsità, ma solo quelli che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello (Ap 21,1-4. 22-27).

Se il discepolo di Gesù non diviene luce, le genti sono private della grazia della luce, cammineranno nelle tenebre. Gerusalemme per essi non sarà la città della luce. Neanche Cristo sarà luce eterna e divina. Manca il corpo di luce che è il cristiano.

Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te, verrà a te la ricchezza delle genti. Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci vera luce in Cristo Luce.

 

7 GENNAIO

In questo potete riconoscere lo Spirito di Dio

1 Gv 3,22-4,6; Sal 2,7-8.10-11; Mt 4,12-17.23-25.

Il discepolo di Gesù vive in un mondo che non solo è immerso nell’idolatria e nella falsità, ma anche porta nel cuore un solo desiderio: distruggere, annientare, togliere dalla storia Gesù Signore. Ogni cristiano deve sapere che questa è l’arte diabolica, la scienza satanica, la metodologia infernale del principe del mondo e dei suoi figli: eliminare il Salvatore e il Redentore dell’uomo, così le tenebre regneranno per sempre sulla terra. Al cristiano una cosa è chiesta: rimanere sempre cristiano, corpo di Cristo, luce del mondo, sale della terra, visibilità del suo Signore in mezzo ai suoi fratelli.

Come farà il discepolo di Gesù a distinguere la vera profezia dalla falsa, la vera parola di luce dalla parola ingannevole? La regola di Cristo Signore data ai discepoli è semplice da osservare: Non vi è un altro Cristo all’infuori di Gesù. Chiunque dovesse indicare, presentare, manifestare, rivelare la presenza di un altro Cristo, non va ascoltato. Il Messia di Dio è solo uno. Egli è già venuto. È il Crocifisso. Neanche vi sarà una seconda venuta di Gesù sulla nostra terra nella sua carne mortale. Quando Lui verrà, sarà per il giudizio. Allora, quando lui verrà, nessuno conoscerà né il giorno e né l’ora e quando viene, è già venuto. Tutti lo vedranno nello stesso istante.

Gesù rispose loro: «Badate che nessuno vi inganni! Molti infatti verranno nel mio nome, dicendo: “Io sono il Cristo”, e trarranno molti in inganno. E sentirete di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi, perché deve avvenire, ma non è ancora la fine. Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi: ma tutto questo è solo l’inizio dei dolori. Allora, se qualcuno vi dirà: “Ecco, il Cristo è qui”, oppure: “È là”, non credeteci; perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi segni e miracoli, così da ingannare, se possibile, anche gli eletti. Ecco, io ve l’ho predetto. Se dunque vi diranno: “Ecco, è nel deserto”, non andateci; “Ecco, è in casa”, non credeteci. Infatti, come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Dovunque sia il cadavere, lì si raduneranno gli avvoltoi (Mt 24,4-8.23-28).

Anche Giovanni dona una regola semplice ai discepoli per conoscere la vera profezia dalla falsa. Chi nega che Gesù è il Figlio di Dio, il Messia del Signore venuto nella carne, è un falso profeta. Non va ascoltato. Chiunque proponga l’adorazione di Dio, scavalcando Cristo, mettendo Cristo da parte, eliminandolo, togliendolo dalla relazione con Dio, è un falso profeta. Ascoltarlo significa esporsi alla perdizione. Dalla falsa profezia sempre si ritorna nelle tenebre. È Cristo oggi e sempre la luce della vita.

E qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito. Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato. Carissimi, non prestate fede ad ogni spirito, ma mettete alla prova gli spiriti, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono venuti nel mondo. In questo potete riconoscere lo Spirito di Dio: ogni spirito che riconosce Gesù Cristo venuto nella carne, è da Dio; ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito dell’anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo. oi siete da Dio, figlioli, e avete vinto costoro, perché colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo. Essi sono del mondo, perciò insegnano cose del mondo e il mondo li ascolta. Noi siamo da Dio: chi conosce Dio ascolta noi; chi non è da Dio non ci ascolta. Da questo noi distinguiamo lo spirito della verità e lo spirito dell’errore.

Cristo viene predicato, annunziato, rivelato, manifestato, dato dai suoi discepoli. Se i discepoli sono ascoltati è segno che è Dio che manda perché ci si incontri con la vera salvezza. Se Dio non manda, perché l’uomo non si lascia mandare, mai i discepoli di Gesù saranno ascoltati. Un uomo si lascia mandare dal Padre al discepolo. Ascolterà il discepolo. Un uomo non si lascia mandare. Mai ascolterà il discepolo. La salvezza è dono del Padre, ma anche nella disponibilità dell’uomo. Anche l’uomo deve lasciarsi volere salvare da Dio. La sua volontà è necessaria nell’opera della redenzione.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci di buona volontà.

 

8 GENNAIO – Battesimo del Signore A

Il mio eletto di cui mi compiaccio

Is 42,1-4.6-7; Sal 28,1-3b.4.3a.9-10; At 10,34-38; Mt 3,13-17.

Esaminando una per una le verità profetizzate per il suo Messia, avremo una splendida luce sia sulla sua persona che sulla sua missione. Sgombreremo la mente da ogni errore, ogni falsità, ogni mezza verità e tutte quelle approssimazioni che non si addicono a Colui che è scelto, chiamato e inviato per essere il Salvatore del mondo.

“Ecco il mio servo che io sostengo”: Il servo non degli uomini, ma è di Dio. Dio lo sostiene perché sia suo servo sempre ed è suo servo se fa solo la divina volontà. Il Messia non è dagli uomini, dai loro pensieri, necessità, urgenze, bisogni. Lui è da Dio.

“Il mio eletto di cui mi compiaccio”: Il Messia è Messia non perché Lui si è fatto, ma perché è stato eletto dal Signore. Il Signore lo ha eletto ed in Lui si compiace perché Egli fa sempre, solo la divina volontà. Lui vive per ascoltare. Lui è ascolto, obbedienza.

“Ho posto il mio spirito su di lui”: Il Messia non opera perché mosso da sapienza e intelligenza che vengono dal suo cuore, ma perché la pienezza dello Spirito di Dio abita e dimora in Lui. Lui è il mosso, il condotto dallo Spirito del Padre Celeste.

“Egli porterà il diritto alle nazioni”: Scelto, sostenuto, inviato con lo Spirito del Signore, il Messia porta il diritto alle nazioni. Di che diritto si tratta? Del diritto di Dio. Tutte le nazioni sono di Dio ed esse dovranno riconoscere a Dio questo suo diritto.

“Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce”: Il Messia non viene per vendere, litigare, comprare. Lui viene per portare vera luce. La gente vede la luce. Se vuole l’accoglie, altrimenti rimarrà nelle sue tenebre di morte eterna.

“Non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta”: La sua sarà la vera scienza dell’amore, della carità, della compassione. Lui offrirà a tutti una Parola di speranza. Nessuno sarà privato del suo insegnamento.

“Proclamerà il diritto con verità”: C’è un falso diritto dell’uomo e ce n’è uno vero. Il Messia verrà per proclamare il vero diritto di Dio. Ogni uomo è suo. A Lui appartiene. A Lui si deve donare, nella sua casa ritornare, nel suo cuore abitare.

“Non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra, e le isole attendono il suo insegnamento”: Il Messia è uomo forte. È forte della stessa fortezza di Dio. La sua missione la porterà a compimento fin sulla croce.

Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni. Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità. Non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra, e le isole attendono il suo insegnamento. «Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre».

“Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano”: Ancora una volta viene affermato che il Messia non si è fatto da sé. Lui è stato chiamato. Anche la missione non è Lui che se la dona. È il Padre celeste che gliela dona. Lui è sempre, tutto dal Padre, nella sua Persona e nella sua vocazione e missione. È da Dio per Lui.

“Ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni”: La missione del Messia è duplice: dovrà stabilire nel mondo la Nuova Alleanza, dovrà chiamare tutti i popoli perché entrino a pieno titolo in questa Nuova Alleanza con Dio.

“Perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre”: L’uomo è cieco. Non conosce Dio. È prigioniero del suo egoismo di peccato. Il Messia viene perché Lui ami Dio e gli uomini.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri discepoli di Cristo.

 

9 GENNAIO

Egli è irradiazione della sua gloria

Eb 1,1-6; Sal 96,1-2b.6.7c.9; Mc 1,14-20.

La Chiesa, finché dura il tempo, avrà un solo ministero da compiere: creare, ricreare, fondare, rifondare la fede in Cristo di ogni suo figlio, perché ogni suo figlio, fortificato e consolidato nella verità e nella luce di Cristo, annunzi e doni Cristo in pienezza di luce di verità ad ogni altro uomo. Paolo scrisse tutte le sue lettere ai discepoli di Gesù per consolidarli, stabilirli, fondarli nella fede di Gesù Signore. Dalla Lettera Prima ai Corinzi sappiamo che era stata persa la fede persino nella gloriosa risurrezione di Gesù. Dalla Lettera ai Galati appuriamo che si camminava secondo la carne, senza più alcun riferimento allo Spirito di Cristo. Come se lo Spirito non fosse mai stato donato.

Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. Ecco, io, Paolo, vi dico: se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà a nulla. E dichiaro ancora una volta a chiunque si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta quanta la Legge. Non avete più nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione nella Legge; siete decaduti dalla grazia. Quanto a noi, per lo Spirito, in forza della fede, attendiamo fermamente la giustizia sperata. Perché in Cristo Gesù non è la circoncisione che vale o la non circoncisione, ma la fede che si rende operosa per mezzo della carità. Correvate così bene! Chi vi ha tagliato la strada, voi che non obbedite più alla verità? Questa persuasione non viene sicuramente da colui che vi chiama! Un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta. Io sono fiducioso per voi, nel Signore, che non penserete diversamente; ma chi vi turba subirà la condanna, chiunque egli sia. Quanto a me, fratelli, se predico ancora la circoncisione, perché sono tuttora perseguitato? Infatti, sarebbe annullato lo scandalo della croce. Farebbero meglio a farsi mutilare quelli che vi gettano nello scompiglio! Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l’amore siate invece a servizio gli uni degli altri. Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Ma se vi mordete e vi divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri! (Gal 5,1-15).

Nella Lettera agli Ebrei è tutto Cristo che viene ricollocato al suo giusto posto, nella sua luce vera. Essa inizia con il dirci chi è Cristo: L’ultima Parola del Padre, alla quale va prestata ogni obbedienza, perché è in questa Parola che tutte le altre trovano, ricevono, acquisiscono la loro verità e il loro compimento. Senza questa Parola tutte le altre sono vane. Cristo Gesù non è però un profeta pari agli altri profeti. Lui è dalla stessa essenza di Dio, poiché impronta della sua sostanza e irradiazione della sua gloria. Del Padre Lui è il figlio consustanziale, non è un figlio eletto, ma generato nell’eternità. Gesù è venuto per compiere la purificazione dei peccati. Visione già perfetta fin dall’inizio. Ora si tratta di illuminare ogni altro dettaglio della sua vita.

Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo. Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato. Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato? E ancora: Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: Lo adorino tutti gli angeli di Dio.

Se tutto il Nuovo Testamento è finalizzato a fondare, rifondare, stabilire, ristabilire Cristo Gesù nella sua verità, luce, grazia, opera, missione, natura, persona, come è possibile che oggi la Chiesa si smarrisca, si perda nei problemi della terra? Vi è un solo problema umano che essa possa risolvere? Ma forse essa è stata mandata per risolvere i problemi della terra? La Chiesa ha un solo problema da risolvere: la verità di Cristo nel suo seno, il dono della grazia e della verità di Cristo ai suoi figli e al mondo. È questo il suo obbligo, la sua missione. Se essa cade nella tentazione di Satana – ed oggi sta cadendo totalmente in essa – si abbandona Cristo alla falsità senza più speranza di salvezza per alcuno. Cristo va sempre innalzato nella sua purissima luce.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la verità di Cristo Gesù.

 

10 GENNAIO

Egli provasse la morte a vantaggio di tutti

Eb 2,5-12; Sal 8,2a.5-9; Mc 1,21b-28.

Cristo Gesù è impronta della sostanza divina per generazione eterna, è irradiazione della gloria di Dio, viene nel mondo per compiere la purificazione dei peccati. Come purifica il mondo dal peccato? Ecco la seconda grande verità che è di Cristo e solo sua: la compie perché da Dio è stato costituito il Redentore per espiazione vicaria. Lui è il Servo sofferente. Questa verità e questa missione sono solo di Gesù Signore.

Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente. Come molti si stupirono di lui – tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –, così si meraviglieranno di lui molte nazioni; i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano udito. Chi avrebbe creduto al nostro annuncio? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.

Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua posterità? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu percosso a morte. Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca. Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha spogliato se stesso fino alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i colpevoli (Is 52,13-53,12).

Questa verità e questa missione sono essenza di Cristo. Solo Lui è il Servo Sofferente del Signore e solo per Lui si compie l’espiazione dei peccati del mondo per la sua sofferenza, la sua croce, la sua morte. Senza Cristo si rimane nel peccato, nella morte.

Non certo a degli angeli Dio ha sottomesso il mondo futuro, del quale parliamo. Anzi, in un passo della Scrittura qualcuno ha dichiarato: Che cos’è l’uomo perché di lui ti ricordi o il figlio dell’uomo perché te ne curi? Di poco l’hai fatto inferiore agli angeli, di gloria e di onore l’hai coronato e hai messo ogni cosa sotto i suoi piedi. Avendo sottomesso a lui tutte le cose, nulla ha lasciato che non gli fosse sottomesso. Al momento presente però non vediamo ancora che ogni cosa sia a lui sottomessa. Tuttavia quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti. Conveniva infatti che Dio – per il quale e mediante il quale esistono tutte le cose, lui che conduce molti figli alla gloria – rendesse perfetto per mezzo delle sofferenze il capo che guida alla salvezza. Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli, dicendo: Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, in mezzo all’assemblea canterò le tue lodi.

Allora è giusto chiedersi: se solo Cristo è colui che ci purifica dal peccato, la Chiesa potrà mai pensare a vie alternative di purificazione, santificazione, escludendo Cristo e mettendolo da parte, volendo essa presentarsi come mediatrice di bene universale? Se Essa è “mediatrice” di Cristo, suo corpo, sua vita, potrà essa lasciare Cristo e presentarsi al mondo “mediatrice di se stessa”? È la più nera delle falsità religiose.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci “mediatori” di Cristo.

 

11 GENNAIO

Degno di fede nelle cose che riguardano Dio

Eb 2,14-18; Sal 104,1-9; Mc 1,29-39.

Gesù viene nel nome del Padre suo. Questa verità è l’essenza della sua vita. Non basta essere dal Padre, bisogna anche che questa verità venga creduta. L’obbligo di rendere credibile la propria verità spetta a chiunque si presenta nel nome del vero Dio per portare la vera Parola di Dio. È giusto che ci chiediamo: attraverso quale via Gesù è diventato degno di fede nelle cose che riguardano Dio? Lui viene da Dio per manifestare e realizzare le cose di Dio. Nel Vangelo di Giovanni, quando i Giudei gli chiedono di “provare” la sua origine da Dio, Gesù rispose donando loro il segno, per noi, il sacramento dell’Eucaristia. Non vi è segno più potente di questo.

Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero.

Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,26-40).

Questo stesso obbligo è di ogni discepolo di Gesù. Gesù è l’ultima Persona mandata da Dio per compiere le opere di Dio. Dopo Gesù, è Gesù che manda nel mondo per compiere le opere di Gesù. Compiendo le opere di Gesù si compiono le opere di Dio. Come il discepolo di Gesù si rende degno di fede nelle cose che riguardano Gesù. Camminando, mosso, guidato, sorretto dallo Spirito Santo, di verità in verità, di fede in fede, di obbedienza in obbedienza. Come Cristo Gesù si rese degno di fede vivendo in perfetta obbedienza, nella comunione dello Spirito Santo, tutta la Parola del Padre, così il discepolo di Gesù si renderà degno di fede, se nello Spirito del Signore, obbedirà ad ogni Parola di Gesù, secondo la verità posta in essa dallo Spirito di Dio.

Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova.

Oggi si parla di “incredulità” del mondo. Ma un cristiano che ruba, che dice falsa testimonianza, che abortisce, divorzia, disonora i genitori, non consacra al Signore il suo giorno, bestemmia e maledice Dio, non crede più nella Parola del Vangelo, dona più importanza ai sogni di questo o di quel teologo che non alla rivelazione del Verbo Incarnato e Crocifisso per la nostra redenzione eterna, quale segno di verità dona al mondo? Come si rende credibile nelle cose che riguardano Cristo Gesù, se lui vive prendendo ogni distanza da Cristo e dal suo Vangelo? Gesù attestò la fedeltà al Padre consumando la sua vita sul legno della Croce. Il cristiano come dona la vita a Cristo?

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, rendeteci degni di fede in Gesù.

 

12 GENNAIO

La fiducia che abbiamo avuto fin dall’inizio

Eb 3,7-14; Sal 94,6-11; Mc 1,40-45.

Problema mai risolto, mai risolvibile, che grava nel cuore e nella mente di ogni cristiano è come conservare la fiducia in Cristo Gesù sino alla fine, senza mai venir meno in essa, senza retrocedere, senza cadere nell’apatia o peggio nell’accidia spirituale, o addirittura nell’abiura dalla fede, ritornando nelle tenebre di un tempo. Dall’esame di coscienza che lo Spirito Santo fa ai sette Angeli delle Chiese di Asia, sono tutti trovati carenti in qualche cosa. C’è un cammino intrapreso, ma non perfettamente portato a compimento. Qualcuno si è anche adagiato nella tiepidezza dello spirito.

All’angelo della Chiesa che è a Èfeso scrivi: “Così parla Colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro. Conosco le tue opere, la tua fatica e la tua perseveranza, per cui non puoi sopportare i cattivi. Hai messo alla prova quelli che si dicono apostoli e non lo sono, e li hai trovati bugiardi. Sei perseverante e hai molto sopportato per il mio nome, senza stancarti. Ho però da rimproverarti di avere abbandonato il tuo primo amore. Ricorda dunque da dove sei caduto, convèrtiti e compi le opere di prima. Se invece non ti convertirai, verrò da te e toglierò il tuo candelabro dal suo posto. Tuttavia hai questo di buono: tu detesti le opere dei nicolaìti, che anch’io detesto. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese. Al vincitore darò da mangiare dall’albero della vita, che sta nel paradiso di Dio”.

All’angelo della Chiesa che è a Laodicèa scrivi: “Così parla l’Amen, il Testimone degno di fede e veritiero, il Principio della creazione di Dio. Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca. Tu dici: Sono ricco, mi sono arricchito, non ho bisogno di nulla. Ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo. Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, e abiti bianchi per vestirti e perché non appaia la tua vergognosa nudità, e collirio per ungerti gli occhi e recuperare la vista. Io, tutti quelli che amo, li rimprovero e li educo. Sii dunque zelante e convèrtiti. Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Il vincitore lo farò sedere con me, sul mio trono, come anche io ho vinto e siedo con il Padre mio sul suo trono. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese”» (Ap 2,1-7; 3,14-22).

Se gli Angeli delle Chiese che sono i Maestri, le Guide, gli Esperti, i Professionisti, i Professori della fede, cadono dalla fiducia posta in Cristo e camminano secondo i pensieri del proprio cuore, vi sarà possibilità per i loro seguaci di perseverare nella fede, mancando loro di veri modelli con i quali confrontarsi giorno per giorno? Sappiamo le difficoltà degli Apostoli di camminare nella fiducia riposta in Cristo Gesù. Il loro Maestro era forte e per educarli alla vera fede non solo compiva ogni giorno miracoli, tre di loro furono anche portati sul monte per poter contemplare la sua gloria.

Per questo, come dice lo Spirito Santo: Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori come nel giorno della ribellione, il giorno della tentazione nel deserto, dove mi tentarono i vostri padri mettendomi alla prova, pur avendo visto per quarant’anni le mie opere. Perciò mi disgustai di quella generazione e dissi: hanno sempre il cuore sviato. Non hanno conosciuto le mie vie. Così ho giurato nella mia ira: non entreranno nel mio riposo. Badate, fratelli, che non si trovi in nessuno di voi un cuore perverso e senza fede che si allontani dal Dio vivente. Esortatevi piuttosto a vicenda ogni giorno, finché dura questo oggi, perché nessuno di voi si ostini, sedotto dal peccato. Siamo infatti diventati partecipi di Cristo, a condizione di mantenere salda fino alla fine la fiducia che abbiamo avuto fin dall’inizio.

La fiducia in Cristo va mantenuta salda sino alla fine. I motivi che abbiamo avuto per credere in Lui devono divenire ogni giorno più forti. Per questo è necessaria la preghiera. Gesù, per mantenere salda la fiducia nel Padre, pregò fino a sudare sangue. Rinnovava questa fiducia crescendo ogni giorno in sapienza e grazia. Ogni notte si poneva in ascolto del padre. La sua obbedienza era sempre puntuale e ferma. Quando si cade dalla Parola, a poco a poco si perde la fiducia, ci si adagia, ci si abbandona al peccato, ci si ritira, ci si allontana dalla sequela, o se si resta, si è solo con il corpo. Lo spirito naviga nel mondo, pensa e agisce secondo il mondo.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, rendeteci saldi nella fede.

 

13 GENNAIO

Qualcuno di voi ne sia giudicato escluso

Eb 4,1-5.11; Sal 77,3-4bc.6-8; Mc 2,1-12.

Oggi tra il pensiero della Scrittura – Antico e Nuovo Testamento – e il pensiero dei discepolo di Gesù sulla salvezza eterna vi è una vera contrapposizione. Si naviga in due direzioni totalmente opposte. Il cristiano dice esattamente il contrario di ciò che dice Cristo Gesù e Cristo Gesù dice esattamente l’opposto di ciò che dice il cristiano. Gesù dona ai suoi discepoli la Legge da seguire per entrare nel regno eterno del Padre suo. Come conclude il discorso? Su chi entra e chi non entra nel regno dei cieli.

Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!” (Mt 7,21-23).

Perché ci si deve cavare gli occhi, tagliere la gamba, mozzare la mano, spogliarsi della tunica e del mantello, astenersi dal guardare una donna con desiderio cattivo, amare tutti, sempre indistintamente, liberarsi dalle cose di questo mondo, consegnarsi interamente alla provvidenza, fare ogni cosa per il padre, perdonando tutti, qualsiasi colpa abbiano commesso contro di noi, se la conclusione del discorso di Gesù non è vera? Infatti poiché ormai la salvezza eterna da molti teologi è garantita a tutti, a che serve mantenere fedele il giuramento al patto coniugale? Perché ci si deve astenere dall’aborto? Perché si deve accogliere la sofferenza? Perché rispettare gli altri comandamenti? Li osservi, non li osservi il Paradiso è tuo. Come termina l’Apocalisse dell’Apostolo Giovanni? Su chi entra e su chi viene escluso dalla celeste Città di Dio.

Ma per i vili e gli increduli, gli abietti e gli omicidi, gli immorali, i maghi, gli idolatri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. Questa è la seconda morte». Il malvagio continui pure a essere malvagio e l’impuro a essere impuro e il giusto continui a praticare la giustizia e il santo si santifichi ancora. Ecco, io vengo presto e ho con me il mio salario per rendere a ciascuno secondo le sue opere. Io sono l’Alfa e l’Omèga, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine. Beati coloro che lavano le loro vesti per avere diritto all’albero della vita e, attraverso le porte, entrare nella città. Fuori i cani, i maghi, gli immorali, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna! (Ap 21,8; 22,10-15).

Gesù cammina di villaggio in villaggio nella Galilea, nella Samaria e spesso anche nella Giudea. Chiede a tutti la conversione e la fede nel suo Vangelo. Come termina la sua vita pubblica? Raccontando le tre parabole che mostrano ad ogni uomo chi verrà escluso dal suo regno eterno: chi vive di fede senza le opere, chi non mette a frutto i suoi carismi, chi non fa della sua vita un’opera di misericordia. Cosa stanno insegnando i teologi? Che queste cose sono solo un genere letterario. La misericordia del Padre è ben oltre il Vangelo. Su cosa oggi ci ammonisce la Lettera agli Ebrei? Sulla possibilità reale di venire esclusi dal riposo eterno del Signore.

Dovremmo dunque avere il timore che, mentre rimane ancora in vigore la promessa di entrare nel suo riposo, qualcuno di voi ne sia giudicato escluso. Poiché anche noi, come quelli, abbiamo ricevuto il Vangelo: ma a loro la parola udita non giovò affatto, perché non sono rimasti uniti a quelli che avevano ascoltato con fede. Infatti noi, che abbiamo creduto, entriamo in quel riposo, come egli ha detto: Così ho giurato nella mia ira: non entreranno nel mio riposo! Questo, benché le sue opere fossero compiute fin dalla fondazione del mondo. Si dice infatti in un passo della Scrittura a proposito del settimo giorno: E nel settimo giorno Dio si riposò da tutte le sue opere. E ancora in questo passo: Non entreranno nel mio riposo! Affrettiamoci dunque a entrare in quel riposo, perché nessuno cada nello stesso tipo di disobbedienza.

Abbiamo tutta La Scrittura che insegna una vita, la teologia che dice il contrario. Ognuno scelga chi vuole seguire. Sappia però che vera è solo la Parola di Gesù Signore, Parola che conferma ogni Parola detta precedentemente dal Padre, portandola al suo splendore di verità eterna. La parola dei teologi muore con essi.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, edificateci sulla Parola di Gesù.

 

14 GENNAIO

Efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio

Eb 4,12-16; Sal 18,8-10.15; Mc 2,13-17.

La Parola che è “di Dio e che è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio, che penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore”, non è quella dei profeti, né quella della Legge e neanche quella di Mosè o dei Salmi. Essa è la parola di Cristo Gesù. La profezia di Simeone ha profetizzato questa efficacia. Nessun cuore dopo aver ascoltato la Parola di Gesù è rimasto lo stesso di prima. Ha dovuto rivelare la sua bontà, ma anche la sua cattiveria e malvagità, la sua fede e la sua incredulità.

Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori» (Lc 2,33-35).

L’Apostolo Giovanni vede Gesù dalla cui bocca usciva una spada affilata a doppio taglio. È la Parola che perennemente rivolge alla sua Chiesa per conservarla nella retta fede. Senza la Parola di Cristo Gesù è assai facile per la Chiesa smarrirsi, perdersi.

Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d’uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro. I capelli del suo capo erano candidi, simili a lana candida come neve. I suoi occhi erano come fiamma di fuoco. I piedi avevano l’aspetto del bronzo splendente, purificato nel crogiuolo. La sua voce era simile al fragore di grandi acque. Teneva nella sua destra sette stelle e dalla bocca usciva una spada affilata, a doppio taglio, e il suo volto era come il sole quando splende in tutta la sua forza (Ap 1,12-16).

Per San Paolo la Parola di Dio è la spada dello Spirito Santo. Con essa si divide il mondo in credenti e non credenti. Chi accoglie la Parola attesta la volontà di salvezza.

Prendete l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno cattivo e restare saldi dopo aver superato tutte le prove. State saldi, dunque: attorno ai fianchi, la verità; indosso, la corazza della giustizia; i piedi, calzati e pronti a propagare il vangelo della pace. Afferrate sempre lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutte le frecce infuocate del Maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio. (Ef 6,13-18).

La Parola di Cristo attesta che ogni Parola di Dio precedentemente annunziata si è compiuta in Lui, da Lui è stata realizzata. È Gesù il Sommo Sacerdote della Nuova Alleanza ed è in Lui che ogni salvezza si compie. A Lui ci si deve accostare se si vuole trovare grazia. Chi a Lui non si accosta, chi da Lui si ritira, dopo essersi accostato, rimane nella sua morte. La grazia della salvezza è Cristo ed è in Cristo.

Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto. Dunque, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.

La salvezza di Gesù Signore non si riceve una volta per tutte. Si nasce alla salvezza, come si nasce alla vita, ma poi nella salvezza si deve perseverare fino al raggiungimento della salvezza eterna. Si rimane nella salvezza rimanendo fermi e ancorati nella professione della fede. Si rimane nella fede se si rimane nella Parola, che è quella di Gesù Signore. Nulla avviene fuori della Parola, tutto si compie nella Parola, per la Parola. Si crede nella Parola di Cristo, si cammina nella salvezza. Non si crede nella Parola di Gesù, si esce dalla salvezza, si ritorna nel mondo dal quale si era usciti. Annunziare una salvezza fuori della Parola è stoltezza, empietà, inganno.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, conservateci saldi nella Parola.

 

15 GENNAIO – II Domenica T.O. A

Io ti renderò luce delle nazioni

Is 49,3.5-6; Sal 39,2.4.7-10; 1 Cor 1,1-3; Gv 1,29-34.

Gesù ha la coscienza non di essere luce, bensì di essere la luce, la sola unica luce vera. Lui è come il sole. Non vi sono due soli, altri soli, ma uno solo. Se una persona decidesse di rifiutare il sole dato da Dio per farsi lui un sole personale, potrebbe creare una lampada più o meno grande. Avrebbe una piccola luce artificiale, senza alcuna vita. Mai potrebbe creare un sole come quello posto da Dio nel suo cielo perché dia calore e vita a tutta la terra, illuminandola e riscaldandola direttamente di giorno e indirettamente di notte per mezzo della luna. Gesù è il solo Sole di verità, giustizia, vita. L’Apostolo Giovanni inizia il suo Vangelo rivelando questa verità che è esclusiva per Cristo Signore. Nessun altro è luce. Neanche Giovanni il Battista è luce.

In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo (Gv 1,4-9).

Gesù non è luce neutra. Mi lascio illuminare, non mi lascio illuminare, vedo ugualmente. Se mi lascio illuminare, passo dalle tenebre alla luce della sua verità e della sua grazia, della sua vita e della sua conoscenza del vero Dio. Non mi lascio illuminare, rimango nelle tenebre che si trasformano domani in tenebre eterne, per il rifiuto avvenuto nel cuore e nella mente di passare nella sua luce.

E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio» (Gv 3,19.221).

Le parole di Gesù non consentono che si possa pensare differentemente. Si segue la sua luce, si percorre un sentiero di vita. Si rifiuta la sua luce, si cammina per vie di tenebre. Lui solo è la luce del mondo, nessun altro. Lui solo è stato costituito luce vera.

Di nuovo Gesù parlò loro e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (GV 8,12). Passando, vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo» (Gv 9,1-5).

Gesù non è luce di un popolo, una nazione, di pochi popoli o poche nazioni. Lui è luce vera per ogni uomo che viene in questo mondo. È luce prima che l’uomo veda il mondo, mentre è nel mondo, dopo che entra nell’eternità. Se oggi sceglie di seguire la sua luce, dalla terra passerà nella luce eterna del cielo. Se rifiuta di seguirla dalle tenebre della terra finirà nelle tenebre eterne dell’inferno. Gesù non è luce neutra.

Mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria». Ora ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele – poiché ero stato onorato dal Signore e Dio era stato la mia forza – e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d’Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra».

Oggi Cristo Gesù è umiliato, mortificato, disprezzato nella sua verità. Il Padre celeste ha stabilito con decreto eterno Gesù come unica e sola luce vera per tutte le genti e anche perché Lui stesso fosse illuminato sulla sua verità, grazia, giustizia, santità. Noi cancelliamo Gesù, cancelliamo il Padre, diciamo di adorare il Dio unico. Questo Dio unico è più tenebra delle tenebre che si vogliono sciogliere. È un Dio artificiale.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, illuminateci con la vera luce.

 

16 GENNAIO

Per tutti coloro che gli obbediscono

Eb 5,1-10; Sal 109,1-4; Mc 2,18-22.

Chi è il Sacerdote nell’Antica e nella Nuova Alleanza nella visione dello Spirito Santo secondo la Lettera agli Ebrei? È un uomo, scelto tra gli uomini, costituito nelle cose che riguardano Dio. Tutto ciò che riguarda Dio appartiene al Sacerdote. Quanto non riguarda Dio, neanche appartiene al Sacerdote. Ma cosa riguarda Dio e cosa invece riguarda Lui? Ciò che riguarda Dio in ogni momento della vita del Sacerdote è lo Spirito Santo a doverglielo suggerire, ispirare. Il Sacerdote vive per realizzare nel cuore degli uomini la divina volontà di salvezza e di redenzione. Riguarda Dio l’uomo da condurre a Lui, in Cristo, sotto la potente guida dello Spirito Santo. Riguarda Dio l’annunzio e la testimonianza da rendere a Cristo Signore, il Salvatore, il Redentore, il Mediatore unico tra Dio e l’umanità. Riguarda Dio tutto ciò che è vita eterna da predicare e da dare agli uomini. Tutto potrebbe riguardare Dio. Per questo è necessaria la guida e la mozione dello Spirito Santo. Lui ci dice cosa riguarda Dio oggi e qui e il Sacerdote ascolta, obbedisce, esegue, realizza. Nessuno deve essere in ascolto dello Spirito Santo più del Sacerdote. Gli altri possono sbagliare, Lui mai. Sempre è al servizio di Dio.

Cristo Gesù ci rivela che la sua obbedienza al Padre è stata sempre piena, perfetta. Questa confessione è il sigillo sia al suo insegnamento pubblico, prima di ritirarsi nel Cenacolo con i suoi e sia il sigillo all’insegnamento privato fatto ai suoi discepoli, prima di consegnarsi alla sua passione, passando da questo mondo al Padre.

Gesù allora esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me» (Gv 12,44-50). Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato (Gv 17,1-8).

Chi vuole la salvezza offerta dal Padre in Cristo, deve divenire una sola obbedienza con Cristo al Padre nello Spirito Santo. La salvezza è obbedienza. È ascolto.

Ogni sommo sacerdote, infatti, è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati. Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezza. A causa di questa egli deve offrire sacrifici per i peccati anche per se stesso, come fa per il popolo. Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato, gliela conferì come è detto in un altro passo: Tu sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchìsedek. Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, essendo stato proclamato da Dio sommo sacerdote secondo l’ordine di Melchìsedek.

La salvezza è il passaggio dal non ascolto all’ascolto, dalla disobbedienza all’obbedienza, dalla sordità spirituale al compimento di ogni Parola di Dio in Cristo.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci di vera obbedienza.

 

17 GENNAIO

Perché la sua speranza abbia compimento sino alla fine

Eb 6,10-20; Sal 110,1-2.4-5.9.10c; Mc 2,23-28.

La salvezza non è un fatto puntuale, che si compie in un istante. Essa è cammino nella Parola di Dio, di Cristo, nella mozione, ispirazione, comprensione, illuminazione dello Spirito Santo, per tutti i giorni della nostra vita. Il passaggio dalla non parola alla Parola, dalla non fede alla fede, dal non ascolto all’ascolto, avviene per ogni Parola che il Signore fa giungere all’orecchio dell’uomo. La vita di Abramo è un cammino con Dio, senza alcuna interruzione. Così anche la vita di Mosè è un cammino con il Signore in un deserto inospitale che dura ben quaranta anni. Tutta la vita del popolo del Signore è un cammino fino a Cristo Gesù. La vita della Chiesa è cammino fino all’avvento dei nuovi cieli e della nuova terra. La Chiesa è in cammino verso il raggiungimento della Gerusalemme del Cielo. Il cammino termina quando il discepolo di Gesù raggiunge la città di Dio, la sposa dell’Agnello, quando celebra le nozze eterne. Fino a quel momento il cristiano è un pellegrino verso l’eterno.

La fede di ieri non ci salva se non diviene fede di oggi e così l’obbedienza di ieri a nulla serve se non si trasforma in obbedienza di oggi. Abbracciare la fede non è il compimento della speranza. La speranza si compie camminando con fede di Parola in Parola fino a che non si è nell’eternità beata del Cielo. Se il cammino nella fede si interrompe, anche il cammino della speranza finisce e per noi non vi sarà alcuna possibilità di entrare nel Santuario del Cielo, dove siede Cristo alla destra del Padre, che attende che quanti sono divenuti suo corpo, siedano con Lui alla destra del Padre. Il cammino nella Parola va fatto con obbedienza pronta, immediata, istantanea. Si ascolta e si obbedisce. Come Cristo Gesù. Ascoltava, obbediva, faceva tutto ciò che il Padre gli comandava. Se il cristiano diviene pigro nello zelo, a poco a poco smette di ascoltare e la speranza muore nel suo cuore. Non cammina più verso il suo raggiungimento. La terra diviene il suo sepolcro e le tenebre la sua eternità.

Dio infatti non è ingiusto tanto da dimenticare il vostro lavoro e la carità che avete dimostrato verso il suo nome, con i servizi che avete reso e che tuttora rendete ai santi. Desideriamo soltanto che ciascuno di voi dimostri il medesimo zelo perché la sua speranza abbia compimento sino alla fine, perché non diventiate pigri, ma piuttosto imitatori di coloro che, con la fede e la costanza, divengono eredi delle promesse. Quando infatti Dio fece la promessa ad Abramo, non potendo giurare per uno superiore a sé, giurò per se stesso dicendo: Ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza. Così Abramo, con la sua costanza, ottenne ciò che gli era stato promesso. Gli uomini infatti giurano per qualcuno maggiore di loro, e per loro il giuramento è una garanzia che pone fine a ogni controversia.

Perciò Dio, volendo mostrare più chiaramente agli eredi della promessa l’irrevocabilità della sua decisione, intervenne con un giuramento, affinché, grazie a due atti irrevocabili, nei quali è impossibile che Dio mentisca, noi, che abbiamo cercato rifugio in lui, abbiamo un forte incoraggiamento ad afferrarci saldamente alla speranza che ci è proposta. In essa infatti abbiamo come un’àncora sicura e salda per la nostra vita: essa entra fino al di là del velo del santuario, dove Gesù è entrato come precursore per noi, divenuto sommo sacerdote per sempre secondo l’ordine di Melchìsedek.

L’Autore della Lettera agli Ebrei è preoccupato perché i discepoli di Gesù a poco a poco si stanno allontanando da Lui, dalla fede nella sua Persona e nella sua Parola. Cosa dovremmo dire noi oggi, tempo in cui si insegna che senza fede e senza cammino nella speranza, si raggiunge ugualmente la vita eterna? Tempo in cui i sacramenti non vengono più celebrati come immersione nella grazia di Cristo per compiere l’obbedienza di Cristo? Tempo in cui si insegna che la salvezza è per tutti indipendentemente dalle nostre opere? Tempo in cui si sta proponendo un cristianesimo mediocre, senza alcuna tensione verso il bene più grande, l’obbedienza più nobile, la santità più elevata? Tempo in cui vi è l’oscuramento della rivelazione in nome del sentire personale di questo o di quell’altro personaggio autorevole nella Chiesa? Tempo in cui si vive senza alcuna coscienza con la verità di Cristo Gesù?

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnaci la via della vera fede.

 

18 GENNAIO

Tu sei sacerdote per sempre

Eb 7,1-3.15-17; Sal 109,1-4; Mc 3,1-6.

Nell’Antica Legge ministero regale, profetico, sacerdotale erano disgiunti. I re erano i figli di Davide. I sacerdoti erano invece discendenza di Aronne. I profeti venivano scelti direttamente dal Signore e potevano essere sia i re che i sacerdoti. Ciò che mai sarebbe stato possibile era il passaggio del sacerdozio da una tribù ad un’altra. Il Cristo, l’Unto del Signore è insieme Re, Profeta, Sacerdote, Figlio di Davide, non figlio di Aronne, vero Figlio di Dio. Questa verità è già profetizzata nell’antico Testamento.

Perché le genti sono in tumulto e i popoli cospirano invano? Insorgono i re della terra e i prìncipi congiurano insieme contro il Signore e il suo consacrato: «Spezziamo le loro catene, gettiamo via da noi il loro giogo!». Ride colui che sta nei cieli, il Signore si fa beffe di loro. Egli parla nella sua ira, li spaventa con la sua collera: «Io stesso ho stabilito il mio sovrano sul Sion, mia santa montagna». Voglio annunciare il decreto del Signore. Egli mi ha detto: «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato. Chiedimi e ti darò in eredità le genti e in tuo dominio le terre più lontane. Le spezzerai con scettro di ferro, come vaso di argilla le frantumerai». E ora siate saggi, o sovrani; lasciatevi correggere, o giudici della terra; servite il Signore con timore e rallegratevi con tremore. Imparate la disciplina, perché non si adiri e voi perdiate la via: in un attimo divampa la sua ira. Beato chi in lui si rifugia (Sal 2,1-12)

Oracolo del Signore al mio signore: «Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi». Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion: domina in mezzo ai tuoi nemici! A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori; dal seno dell’aurora, come rugiada, io ti ho generato. Il Signore ha giurato e non si pente: «Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchìsedek». Il Signore è alla tua destra! Egli abbatterà i re nel giorno della sua ira, sarà giudice fra le genti, ammucchierà cadaveri, abbatterà teste su vasta terra; lungo il cammino si disseta al torrente, perciò solleva alta la testa (Sal 109, 1-7).

Con Gesù cambia la natura del Sacerdozio. Esso non è più alla maniera di Aronne, ma di Melchisedek. Nella Nuova Alleanza si offre a Dio il pane e il vino perché lo trasformi in Corpo e Sangue di Cristo, che poi vengono dati ai credenti come loro vita, come forza, come luce, come viatico per il compimento della loro speranza.

Quando Abram fu di ritorno, dopo la sconfitta di Chedorlaòmer e dei re che erano con lui, il re di Sòdoma gli uscì incontro nella valle di Save, cioè la valle del Re. Intanto Melchìsedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole: «Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici». Ed egli diede a lui la decima di tutto (Gen 14,17-20).

Il cambiamento di sacerdozio non è stato deciso da Cristo. È il Padre che dai giorni antichi lo ha pensato, lo ha annunziato, lo ha voluto. L’unità in Cristo della profezia, della regalità del sacerdozio non è avvenuta per usurpazione, ma per comando di Dio, sua volontà. Nulla in Cristo è frutto di Cristo. Tutto invece è per obbedienza al Padre.

Questo Melchìsedek infatti, re di Salem, sacerdote del Dio altissimo, andò incontro ad Abramo mentre ritornava dall’avere sconfitto i re e lo benedisse; a lui Abramo diede la decima di ogni cosa. Anzitutto il suo nome significa «re di giustizia»; poi è anche re di Salem, cioè «re di pace». Egli, senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio, rimane sacerdote per sempre. Ciò risulta ancora più evidente dal momento che sorge, a somiglianza di Melchìsedek, un sacerdote differente, il quale non è diventato tale secondo una legge prescritta dagli uomini, ma per la potenza di una vita indistruttibile. Gli è resa infatti questa testimonianza: Tu sei sacerdote per sempre secondo l’ordine di Melchìsedek.

Se il sacerdote della Nuova Alleanza non offre a Dio tori e vitelli non è per decisione di Cristo Gesù. Non li offre perché il Padre vuole una sola offerta: quella del cuore dell’uomo. L’uomo offre a Dio il pane e il vino, Dio li ridona all’uomo come vero Corpo e vero Sangue di Cristo, perché l’uomo nutrendosi, gli possa offrire il suo corpo e il suo sangue. Nella Nuova Alleanza si vive di una triplice offerta: pane e vino, Corpo e Sangue di Cristo, per il Corpo e il Sangue di Cristo, corpo e sangue del credente.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la verità di Cristo Gesù.

 

19 GENNAIO

Costituisce sacerdote il Figlio

Eb 7,25-8,6; Sal 39,7-10.17; Mc 3,7-12.

Il sacerdozio dell’Antica Legge era per successione. Moriva Aronne e succedeva Eleàzaro. A volte il Signore sostituiva un ramo della discendenza con un altro, a causa dell’indegnità e degli orrendi peccati con i quali il sacerdozio veniva esercitato. Il Primo Libro di Samuele inizia con un “pesante” giudizio di Dio sulla casa di Eli.

Un giorno venne un uomo di Dio da Eli e gli disse: «Così dice il Signore: Non mi sono forse rivelato alla casa di tuo padre, mentre erano in Egitto, in casa del faraone? L’ho scelto da tutte le tribù d’Israele come mio sacerdote, perché salga all’altare, bruci l’incenso e porti l’efod davanti a me. Alla casa di tuo padre ho anche assegnato tutti i sacrifici consumati dal fuoco, offerti dagli Israeliti. Perché dunque avete calpestato i miei sacrifici e le mie offerte, che ho ordinato nella mia dimora, e tu hai avuto più riguardo per i tuoi figli che per me, e vi siete pasciuti con le primizie di ogni offerta d’Israele mio popolo? Perciò, ecco l’oracolo del Signore, Dio d’Israele: Sì, avevo detto alla tua casa e alla casa di tuo padre che avrebbero sempre camminato alla mia presenza. Ma ora – oracolo del Signore – non sia mai! Perché chi mi onorerà anch’io l’onorerò, chi mi disprezzerà sarà oggetto di disprezzo. Ecco, verranno giorni in cui io troncherò il tuo braccio e il braccio della casa di tuo padre, sì che non vi sia più un anziano nella tua casa. Vedrai un tuo nemico nella mia dimora e anche il bene che egli farà a Israele, mentre non ci sarà mai più un anziano nella tua casa. Qualcuno dei tuoi tuttavia non lo strapperò dal mio altare, perché ti si consumino gli occhi e si strazi il tuo animo, ma tutta la prole della tua casa morirà appena adulta. Sarà per te un segno quello che avverrà ai tuoi due figli, a Ofni e Fineès: nello stesso giorno moriranno tutti e due. Dopo, farò sorgere al mio servizio un sacerdote fedele, che agirà secondo il mio cuore e il mio animo. Io gli darò una casa stabile e camminerà davanti al mio consacrato, per sempre. Chiunque sarà superstite nella tua casa, andrà a prostrarsi davanti a lui per un po’ di denaro e per un pezzo di pane, e dirà: “Ammettimi a qualunque ufficio sacerdotale, perché possa mangiare un tozzo di pane”» (1Sam 2,27-36).

Con Gesù non vi è successione nel Sacerdozio. Il suo è sacerdozio eterno e Lui è l’eterno, unico, sacerdote presso il Padre. Con Gesù vi è l’esercizio del suo sacerdozio per partecipazione, per conformazione a Lui, per “Identificazione” con Lui. La teologia insegna che il sacerdote agisce in “Persona Christi”. Non solamente nel suo nome, con la sua autorità, ma anche essendo “personalmente” Cristo. È un mistero ancora tutto da esplorare, comprendere, sviluppare, ma soprattutto vivere. È il mistero dei misteri!

Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore. Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli. Egli non ha bisogno, come i sommi sacerdoti, di offrire sacrifici ogni giorno, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo: lo ha fatto una volta per tutte, offrendo se stesso. La Legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza; ma la parola del giuramento, posteriore alla Legge, costituisce sacerdote il Figlio, reso perfetto per sempre. Il punto capitale delle cose che stiamo dicendo è questo: noi abbiamo un sommo sacerdote così grande che si è assiso alla destra del trono della Maestà nei cieli, ministro del santuario e della vera tenda, che il Signore, e non un uomo, ha costruito.

Ogni sommo sacerdote, infatti, viene costituito per offrire doni e sacrifici: di qui la necessità che anche Gesù abbia qualcosa da offrire. Se egli fosse sulla terra, non sarebbe neppure sacerdote, poiché vi sono quelli che offrono i doni secondo la Legge. Questi offrono un culto che è immagine e ombra delle realtà celesti, secondo quanto fu dichiarato da Dio a Mosè, quando stava per costruire la tenda: «Guarda – disse – di fare ogni cosa secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte. Ora invece egli ha avuto un ministero tanto più eccellente quanto migliore è l’alleanza di cui è mediatore, perché è fondata su migliori promesse. Se la prima alleanza infatti fosse stata perfetta, non sarebbe stato il caso di stabilirne un’altra.

Il Figlio di Dio è eterno, con la risurrezione è divenuto immortale anche nella sua umanità. Può esercitare il suo Sacerdozio eterno e la sua regalità eterna presso il Padre. Sulla terra esercita regalità, profezia, sacerdozio attraverso uomini da Lui chiamati e conformati a Lui. Non in autonomia da Lui, ma “nella Persona di Lui”.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, associateci al Mistero di Cristo.

 

20 GENNAIO

Perché è fondata su migliori promesse

Eb 8,6-13; Sal 84,8.10-14; Mc 3,13-19.

Tra la prima Alleanza, quella Antica e la Nuova, la differenza è sostanziale, non è semplicemente modale, superficiale, di sola struttura esterna. L’Alleanza stipulata al Sinai con Mosè era fondata sull’osservanza della Legge scritta su tavole di pietra. Veniva sigillata con il rito del sangue. Una parte di esso era versato sull’altare, vera presenza di Dio, e l’altra metà era aspersa sul popolo. Una sola vita legava Dio e il popolo. La vita era quella di Dio. Con la Legge osservata Dio e la sua benedizione vivevano nel popolo, per il popolo, con il popolo. La promessa era la benedizione nella terra. Non era la terra la promessa, ma l’abitazione in essa. La terra era data perché Dio si era impegnato con Abramo. I figli di Abramo sarebbero rimasti nella terra solo se avessero osservato l’Alleanza. In essa Dio li avrebbe sempre benedetti e avrebbe loro concesso ogni bene necessario per la loro vita. Tutto però rigorosamente nell’obbedienza alla Legge, nella fedeltà al Patto sigillato con il sangue.

Nella Nuova Alleanza tutto viene modificato nella sostanza. La Legge è scritta da Dio direttamente nel cuore che viene trasformato da cuore di pietra in cuore di carne. La Legge non è più una serie di norme da osservare, ma è il perenne ascolto dello Spirito Santo che viene versato nel cuore nuovo come sua vera Legge. Come lo Spirito del Signore è la Legge perenne di Cristo nella sua vita, così dovrà essere la Legge perenne di ogni discepolo di Gesù. La Nuova Alleanza non viene sigillata con il sangue dei capri e dei vitelli, ma con il sangue di Cristo versato dalla croce. Il sangue però non si asperge, realmente, sostanzialmente, veramente si beve, per divenire con Cristo, nello Spirito Santo, una sola vita con Cristo e in Cristo, sempre nello Spirito Santo, una sola vita con il Padre. Per il sangue di Cristo, il cristiano in Cristo, diviene nello Spirito Santo vera vita del Padre, sua santità, sua verità, sua giustizia, sua pace. Come Cristo nello Spirito Santo, così il Cristiano in Cristo nello Spirito Santo è il Rivelatore del Padre. Lui, con la sua vita, rende visibile il Padre nella sua onnipotenza di amore.

Ora invece egli ha avuto un ministero tanto più eccellente quanto migliore è l’alleanza di cui è mediatore, perché è fondata su migliori promesse. Se la prima alleanza infatti fosse stata perfetta, non sarebbe stato il caso di stabilirne un’altra. Dio infatti, biasimando il suo popolo, dice: Ecco: vengono giorni, dice il Signore, quando io concluderò un’alleanza nuova con la casa d’Israele e con la casa di Giuda. Non sarà come l’alleanza che feci con i loro padri, nel giorno in cui li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto; poiché essi non rimasero fedeli alla mia alleanza, anch’io non ebbi più cura di loro, dice il Signore.

E questa è l’alleanza che io stipulerò con la casa d’Israele dopo quei giorni, dice il Signore: porrò le mie leggi nella loro mente e le imprimerò nei loro cuori; sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Né alcuno avrà più da istruire il suo concittadino, né alcuno il proprio fratello, dicendo: «Conosci il Signore!». Tutti infatti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande di loro. Perché io perdonerò le loro iniquità e non mi ricorderò più dei loro peccati. Dicendo alleanza nuova, Dio ha dichiarato antica la prima: ma, ciò che diventa antico e invecchia, è prossimo a scomparire.

La Nuova Alleanza quanto a promesse supera di gran lunga l’antica. Nella Nuova Alleanza l’uomo diviene Corpo di Cristo, Tempio vivo dello Spirito Santo, Figlio adottivo del Padre, Partecipe della natura divina, Redentore e Salvatore in Cristo dei suoi fratelli, Erede della vita eterna. Alcuni uomini, scelti e chiamati da Lui, a Lui interamente consacrati e conformati, diventano gli Amministratori dei suoi misteri di grazia, verità, Parola, Spirito Santo. Infine perché tutta questa novità si possa vivere, Gesù ci dona il suo sangue da bere, la sua carne da mangiare, con essi la sua anima, ma anche la sua divinità, nella quale è eternamente il Padre e lo Spirito Santo. Mangiando la vita di Cristo, si mangia la vita del Padre e dello Spirito Santo, per divenire sulla terra, in mezzo agli uomini, amore del Padre, grazia di Cristo, comunione dello Spirito Santo, Luce di verità e potenza di conversione nel mondo. È divinamente alto il mistero che si compie nella Nuova Alleanza. È la divinizzazione dell’uomo.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci vera Nuova Alleanza.

 

21 GENNAIO

Purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte 

Eb 9,2-3.11-14; Sal 46,2-3.6-9; Mc 3,20-21.

Il fine del sacerdozio secondo Aronne era duplice: insegnare agli uomini la Legge del Signore, per camminare in essa per tutti i giorni della loro vita e purificare i cuori da ogni peso di peccato attraverso una triplice offerta sacrificale: olocausto, sacrificio di riparazione, sacrificio di comunione. A questi tre sacrifici venivano aggiunte oblazioni di ogni prodotto della terra. Ma il fine era sempre lo stesso: liberarsi da ogni colpa e stringere con il Signore un forte legame di obbedienza e di adorazione.

Il Signore parlò ad Aronne dicendo: «Non bevete vino o bevanda inebriante, né tu né i tuoi figli, quando dovete entrare nella tenda del convegno, perché non moriate. Sarà una legge perenne, di generazione in generazione. Questo perché possiate distinguere ciò che è santo da ciò che è profano e ciò che è impuro da ciò che è puro, e possiate insegnare agli Israeliti tutte le leggi che il Signore ha dato loro per mezzo di Mosè» (Lev 10,8-11).

Il Signore chiamò Mosè, gli parlò dalla tenda del convegno e disse: «Parla agli Israeliti dicendo: “Quando uno di voi vorrà presentare come offerta in onore del Signore un animale scelto fra il bestiame domestico, offrirete un capo di bestiame grosso o minuto. Se la sua offerta è un olocausto di bestiame grosso, egli offrirà un maschio senza difetto; l’offrirà all’ingresso della tenda del convegno, perché sia accetto al Signore in suo favore. Poserà la mano sulla testa della vittima, che sarà accettata in suo favore per compiere il rito espiatorio per lui. Poi scannerà il giovenco davanti al Signore, e i figli di Aronne, i sacerdoti, offriranno il sangue e lo spargeranno intorno all’altare che è all’ingresso della tenda del convegno. Scorticherà la vittima e la taglierà a pezzi. I figli del sacerdote Aronne porranno il fuoco sull’altare e metteranno la legna sul fuoco; poi i figli di Aronne, i sacerdoti, disporranno i pezzi, la testa e il grasso sulla legna e sul fuoco che è sull’altare. Laverà con acqua le viscere e le zampe; poi il sacerdote brucerà il tutto sull’altare come olocausto, sacrificio consumato dal fuoco, profumo gradito in onore del Signore (Lev 1,1-9).

Cristo, Sommo Sacerdote, non solo è il Corpo del Sacrificio, Corpo offerto in remissione dei peccati, è anche il corpo che toglie il peccato dal cuore, dalla mente. È il Corpo dato da mangiare perché renda l’uomo impeccabile. Cristo Signore, nello Spirito Santo, per la mediazione della Chiesa, crea l’uomo nuovo. Egli purifica la coscienza per nuova creazione, per morte dell’uomo vecchio, per nascita dell’uomo nuovo. Anche il sacramento della Confessione e non solo quello del Battesimo purifica la coscienza per creazione di un cuore nuovo e di uno spirito nuovo. Tutta questa novità è in virtù dello Spirito Santo che perennemente sgorga dal corpo di Cristo che è la sua Chiesa. La purificazione della coscienza non avviene per pura assoluzione o cancellazione del peccato, ma per pieno rinnovamento di essa. Cristo Signore purifica la coscienza creandola nuova. Questa è la potenza della sua grazia.

Fu costruita infatti una tenda, la prima, nella quale vi erano il candelabro, la tavola e i pani dell’offerta; essa veniva chiamata il Santo. Dietro il secondo velo, poi, c’era la tenda chiamata Santo dei Santi. Cristo, invece, è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione. Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo – il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio – purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente?

Creata nuova la coscienza e posto in essa lo Spirito Santo – sono questi i frutti del sacerdozio eterno di Cristo vissuto in nostro favore – l’uomo è rimesso nella condizione di poter prestare al Dio vivente il servizio della vera adorazione che è l’offerta del suo corpo perché Lui possa manifestare al mondo la grandezza della sua grazia e tutta la potente luce della sua santità. Tutto questo avviene se il cristiano si mantiene legato a Cristo, ancorandosi e prestando ogni obbedienza alla sua Parola. Tutto è nella Parola.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci Parola vivente di Cristo.

 

22 GENNAIO – III Domenica T.O. A

Il popolo che camminava nelle tenebre

Is 8,23b-9,3; Sal 26,1.4.13-14; 1 Cor 1,10-13.17; Mt 4,12-23.

Le tenebre sono il frutto del peccato dell’uomo. Il profeta Isaia annunzia e denunzia le tenebre nelle quali il popolo di Dio, chiamato ad essere vero portatore, anzi creatore di luce per il mondo intero, vive. Sono tenebre di idolatria e immoralità.

Guai a coloro che si alzano presto al mattino e vanno in cerca di bevande inebrianti e si attardano alla sera. Il vino li infiamma. Ci sono cetre e arpe, tamburelli e flauti e vino per i loro banchetti; ma non badano all’azione del Signore, non vedono l’opera delle sue mani. Perciò il mio popolo sarà deportato senza che neppure lo sospetti. I suoi grandi periranno di fame, il suo popolo sarà arso dalla sete. Pertanto gli inferi dilatano le loro fauci, spalancano senza misura la loro bocca. Vi precipitano dentro la nobiltà e il popolo, il tripudio e la gioia della città. L’uomo sarà piegato, il mortale sarà abbassato, gli occhi dei superbi si abbasseranno. Sarà esaltato il Signore degli eserciti nel giudizio e il Dio santo si mostrerà santo nella giustizia. Allora vi pascoleranno gli agnelli come nei loro prati, sulle rovine brucheranno i grassi capretti.

Guai a coloro che si tirano addosso il castigo con corde da tori e il peccato con funi da carro, che dicono: «Faccia presto, acceleri pure l’opera sua, perché la vediamo; si facciano più vicini e si compiano i progetti del Santo d’Israele, perché li conosciamo». Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro. Guai a coloro che si credono sapienti e si reputano intelligenti. Guai a coloro che sono gagliardi nel bere vino, valorosi nel mescere bevande inebrianti, a coloro che assolvono per regali un colpevole e privano del suo diritto l’innocente. Perciò, come una lingua di fuoco divora la stoppia e una fiamma consuma la paglia, così le loro radici diventeranno un marciume e la loro fioritura volerà via come polvere, perché hanno rigettato la legge del Signore degli eserciti, hanno disprezzato la parola del Santo d’Israele. Per questo è divampato lo sdegno del Signore contro il suo popolo, su di esso ha steso la sua mano per colpire; hanno tremato i monti, i loro cadaveri erano come immondizia in mezzo alle strade. Con tutto ciò non si calma la sua ira e la sua mano resta ancora tesa.

Egli alzerà un segnale a una nazione lontana e le farà un fischio all’estremità della terra; ed ecco, essa verrà veloce e leggera. Nessuno fra loro è stanco o inciampa, nessuno sonnecchia o dorme, non si scioglie la cintura dei suoi fianchi e non si slaccia il legaccio dei suoi sandali. Le sue frecce sono acuminate, e ben tesi tutti i suoi archi; gli zoccoli dei suoi cavalli sono come pietre e le ruote dei suoi carri come un turbine. Il suo ruggito è come quello di una leonessa, ruggisce come un leoncello; freme e afferra la preda, la pone al sicuro, nessuno gliela strappa. Fremerà su di lui in quel giorno come freme il mare; si guarderà la terra: ecco, saranno tenebre, angoscia, e la luce sarà oscurata dalla caligine (Is 5,11-30).

In queste tenebre universali, spunta un grande luce. È la luce del Messia del Signore che viene per far brillare sulla terra tutto lo splendore della verità del Padre, in modo che ogni uomo si lasci conquistare da essa e si lasci fare luce della sua luce.

In passato umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti. Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda. Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Madian.

La luce, quella vera, mai viene sulla terra dalla terra, dall’uomo. Ogni uomo è tenebra, perché figlio di tenebra. Figlio della Luce Eterna è uno solo: Il Figlio Eterno del Padre. Lui, Luce Eterna, si fa carne, e nella carne porta tutta la sua Luce Eterna perché risplenda sulla nostra terra. Chi accoglierà la sua Luce e nella sua Luce diverrà luce, uscirà dalla tenebra, perché è divenuto luce nella Luce Eterna. Chi non accoglierà la sua Luce, non diverrà luce, rimarrà nelle tenebre e finirà i suoi giorni nelle tenebre eterne. Una cosa nessuno mai dovrà né pensare né immaginare: che Cristo possa essere luce per chi rimane fuori di Lui. Cristo è Luce per chi è in Lui, con Lui, per Lui. Lui viene annunziato come vera Luce Eterna. Si accoglie Lui come Luce Eterna, si diviene con Lui una sola luce, si cammina di luce in luce. Altrimenti si è tenebra.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci vera luce nella Luce Vera.

23 GENNAIO

Senza alcuna relazione con il peccato

Eb 9,15.24-28; Sal 97,1-6; Mc 3,22-30.

È purissima fede, perché purissima verità di Gesù Signore. Il Figlio Eterno del Padre è venuto sulla terra come nostro Redentore, Salvatore, Santificatore. Con la sua gloriosa risurrezione e ascensione al Cielo si è reso invisibile, lasciando sulla terra il suo corpo mistico, che è la Chiesa, nella sua più splendente luminosità nella grazia e nella verità. Questo però non significa che Cristo non si debba manifestare, rivelare. Gli Atti degli Apostoli attestano una presenza di Gesù Signore nella vita dei suoi discepoli. Egli agisce anche fuori della Chiesa, per formare la Chiesa, per aggregare al suo corpo. È quanto avviene con Saulo di Tarso e con il centurione Cornelio.

Saulo, spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco, al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme tutti quelli che avesse trovato, uomini e donne, appartenenti a questa Via. E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?». Rispose: «Chi sei, o Signore?». Ed egli: «Io sono Gesù, che tu perséguiti! Ma tu àlzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce, ma non vedendo nessuno. Saulo allora si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco. Per tre giorni rimase cieco e non prese né cibo né bevanda (At 9,1-9).

Vi era a Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte detta Italica. Era religioso e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio. Un giorno, verso le tre del pomeriggio, vide chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo: «Cornelio!». Egli lo guardò e preso da timore disse: «Che c’è, Signore?». Gli rispose: «Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite dinanzi a Dio ed egli si è ricordato di te. Ora manda degli uomini a Giaffa e fa’ venire un certo Simone, detto Pietro. Egli è ospite presso un tale Simone, conciatore di pelli, che abita vicino al mare». Quando l’angelo che gli parlava se ne fu andato, Cornelio chiamò due dei suoi servitori e un soldato, uomo religioso, che era ai suoi ordini; spiegò loro ogni cosa e li mandò a Giaffa (At 10,1-8).

Ma è questa una presenza particolare. Gesù si rivela, si manifesta ad uno per aggregarlo alla sua Chiesa. Si manifesta ad uno che è già sua Chiesa per indicargli su quali strade di verità e di giustizia Lui vuole che il suo corpo si incammini. La sua azione ordinaria di salvezza è tutta svolta dal suo corpo. Mai più Gesù verrà nel suo corpo di carne per manifestarsi, rivelarsi come il Messia del Signore. Come Messia, Re, Sacerdote e Profeta della Nuova Alleanza è già venuto. Non vi è una seconda venuta. Quando verrà la seconda volta e tutti lo vedranno, allora verrà per il giudizio.

Per questo egli è mediatore di un’alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna che era stata promessa. Cristo infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte. Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza.

L’opera della redenzione, della salvezza, della santificazione da Gesù è stata compiuta una volta per sempre. Non vi è più necessità di una nuova opera da parte sua. Ora è il tempo della Chiesa. A Lei è stata affidata la missione di rendere viva, efficace, attuale, contemporanea ad ogni uomo la salvezza operata da Gesù Signore. Il suo sacrificio e la sua offerta sono rivestiti di valore eterno. Gesù però verrà una seconda volta. Tutte le genti si presenteranno al suo cospetto e si sottoporranno al suo giudizio eterno.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, rendeteci pronti per il giudizio.

 

24 GENNAIO

Per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo
Eb 10,1-10; Sal 39,2-3.7-8.10-11; Mc 3,31-35.

La Lettera agli Ebrei aggiunge un particolare al Salmo di sommo rilievo ed è questo particolare che ci rivela la più pura e alta verità sul sacrificio di Gesù Signore.

Ho sperato, ho sperato nel Signore, ed egli su di me si è chinato, ha dato ascolto al mio grido. Mi ha tratto da un pozzo di acque tumultuose, dal fango della palude; ha stabilito i miei piedi sulla roccia, ha reso sicuri i miei passi. Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo, una lode al nostro Dio. Molti vedranno e avranno timore e confideranno nel Signore. Beato l’uomo che ha posto la sua fiducia nel Signore e non si volge verso chi segue gli idoli né verso chi segue la menzogna. Quante meraviglie hai fatto, tu, Signore, mio Dio, quanti progetti in nostro favore: nessuno a te si può paragonare! Se li voglio annunciare e proclamare, sono troppi per essere contati. Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto, non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato. Allora ho detto: «Ecco, io vengo. Nel rotolo del libro su di me è scritto di fare la tua volontà: mio Dio, questo io desidero; la tua legge è nel mio intimo» (Sacrificium et oblationem noluisti, aures autem perfecisti mihi. Holocaustum et pro peccato non postulasti. Tunc dixi: ecce, venio. In capite libri scriptum est de me ut facerem voluntatem tuam: Deus meus volui et legem tuam in medio cordis mei – qus…an kaˆ prosfor¦n oÙk ºqšlhsaj, çt…a d kathrt…sw moi: ÐlokaÚtwma kaˆ perˆ ¡mart…aj oÙk Éthsaj. tÒte epon ‘IdoÝ ¼kw, ™n kefal…di bibl…ou gšgraptai perˆ ™moà: toà poiÁsai tÕ qšlhm£ sou, Ð qeÒj mou, ™boul»qhn kaˆ tÕn nÒmon sou ™n mšsJ tÁj koil…aj mou) (Sal 40 (39), 1-99).

Come si può notare né il testo latino della vulgata, né quello greco dei Settanta contiene la frase: “Un corpo invece mi hai presentato”. La lettera agli Ebrei, con questa aggiunta, presenta e annunzia il corpo di Cristo, corpo del sacrificio, dell’olocausto, dell’offerta al Padre, come il vero fine dell’Incarnazione. Il Padre dona un corpo al suo Figlio Eterno perché attraverso di esso fosse offerto a Lui un sacrificio eterno per la redenzione dell’umanità. In questo unico corpo di Cristo, in questo unico e solo olocausto ogni altro corpo dovrà essere offerto. È questa la vera ricchezza dell’uomo: il suo corpo da offrire a Dio in sacrificio di soave odore, così come insegna San Paolo.

Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto (Rm 12,1-2).

È questa la ricchezza di Cristo: il suo corpo da offrire al Padre. È questa la ricchezza di ogni discepolo di Gesù: il suo corpo da offrire in Cristo al Padre per la redenzione dei suoi fratelli. Un solo corpo, molti corpi, un solo sacrificio attraverso i molti sacrifici.

La Legge infatti, poiché possiede soltanto un’ombra dei beni futuri e non la realtà stessa delle cose, non ha mai il potere di condurre alla perfezione per mezzo di sacrifici – sempre uguali, che si continuano a offrire di anno in anno – coloro che si accostano a Dio. Altrimenti, non si sarebbe forse cessato di offrirli, dal momento che gli offerenti, purificati una volta per tutte, non avrebbero più alcuna coscienza dei peccati? Invece in quei sacrifici si rinnova di anno in anno il ricordo dei peccati. È impossibile infatti che il sangue di tori e di capri elimini i peccati. Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: «Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà». Dopo aver detto: Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato, cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: Ecco, io vengo a fare la tua volontà. Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.

Il corpo di Cristo è stato offerto al Padre una volta per sempre. Ora però deve essere offerto al Padre il corpo della Chiesa attraverso l’offerta di ogni altro corpo che entra a formare il corpo della Chiesa. La redenzione è perfetta se ogni corpo che forma il corpo di Cristo viene offerto. Ogni corpo non offerto indebolisce la redenzione di Gesù e per la sua parte la rende anche inefficace. Manca ad essa l’offerta del proprio corpo.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci offerta gradita a Dio.

 

25 GENNAIO

Una grande luce dal cielo sfolgorò attorno a me 

At 22,3-16; oppure: At 9,1-22; Sal 116,1-2; Mc 16,15-18.

Paolo è dinanzi al Sinedrio. La sua testimonianza non si fonda sull’annunzio della verità di Cristo, attinta dalle Scritture e dalla sua storia nota a tutti in Gerusalemme. Lui invece parte dalla sua storia. È la sua storia la verità di Cristo ed è la verità di Cristo la sua storia. In lui c’è un prima senza Cristo e c’è un dopo con Cristo, non però scelto da lui, da lui voluto, da lui cercato, anzi da lui evitato con volontà determinata a cancellare la stessa memoria di Cristo nella mente dei suoi seguaci. È la storia il fondamento di ogni fede. Si toglie, si abolisce la storia, si cancella la fede. È quanto sta avvenendo oggi. Il discepolo di Gesù è senza più alcuna storia in Cristo, da Cristo, per Cristo, non rende più testimonianza a Cristo, sta cancellando Cristo in nome di un Dio ignoto. La testimonianza di Paolo è semplice e lineare. È quanto Lui ha già scritto a Timoteo.

Rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù. Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna (1Tm 1,12-16).

In Paolo c’è un prima. È un prima di volontà di distruggere e cancellare dalla storia tutti coloro che in qualche modo ricordano o sono memoria viva di Gesù Signore. Lui arresta, imprigiona, esegue le sentenze di morte. Non si ferma solo alla Giudea, vuole raggiungere i cristiani in ogni luogo. Per essi non dovrà esserci posto sulla terra. Questo è il prima. Il dopo non è dalla sua volontà. Sulla via di Damasco avviene un evento che spezza in due la sua storia senza alcuna continuità tra il prima e il dopo. Muore Saulo, nasce Paolo. Muore il persecutore, nasce il perseguitato. Muore colui che imprigiona, nasce colui che è imprigionato. Muore colui che esegue le sentenze di morte, nasce colui che viene condannato a morte per il nome di Gesù Signore.

«Io sono un Giudeo, nato a Tarso in Cilìcia, ma educato in questa città, formato alla scuola di Gamaliele nell’osservanza scrupolosa della Legge dei padri, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi. Io perseguitai a morte questa Via, incatenando e mettendo in carcere uomini e donne, come può darmi testimonianza anche il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani. Da loro avevo anche ricevuto lettere per i fratelli e mi recai a Damasco per condurre prigionieri a Gerusalemme anche quelli che stanno là, perché fossero puniti. Mentre ero in viaggio e mi stavo avvicinando a Damasco, verso mezzogiorno, all’improvviso una grande luce dal cielo sfolgorò attorno a me; caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: “Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?”. Io risposi: “Chi sei, o Signore?”. Mi disse: “Io sono Gesù il Nazareno, che tu perséguiti”.

Quelli che erano con me videro la luce, ma non udirono la voce di colui che mi parlava. Io dissi allora: “Che devo fare, Signore?”. E il Signore mi disse: “Àlzati e prosegui verso Damasco; là ti verrà detto tutto quello che è stabilito che tu faccia”. E poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei compagni giunsi a Damasco. Un certo Anania, devoto osservante della Legge e stimato da tutti i Giudei là residenti, venne da me, mi si accostò e disse: “Saulo, fratello, torna a vedere!”. E in quell’istante lo vidi. Egli soggiunse: “Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua stessa bocca, perché gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito. E ora, perché aspetti? Àlzati, fatti battezzare e purificare dai tuoi peccati, invocando il suo nome”.

Quando si incontra Cristo, tra il prima e il dopo deve esserci un taglio netto. Se il prima continua nel dopo è il segno che ancora Cristo non ha preso pieno possesso della nostra vita. Paolo dice al Sinedrio che nulla è avvenuto per sua volontà, sua scelta, sua decisione. Lui è stato afferrato da Cristo. Cristo si è presa tutta la sua vita.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci vita di Cristo Gesù oggi.

 

26 GENNAIO

Con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo 

2 Tm 1,1-8; oppure: Tt 1,1-5; Sal 95,1-3.7-8.10; Lc 10,1-9.

Per San Paolo soffrire per il Vangelo è grande grazia di Cristo Gesù, perché così Lui ci associa al suo mistero di salvezza e di redenzione. Ci costituisce redentori in Lui.

Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo. Persuaso di questo, so che rimarrò e continuerò a rimanere in mezzo a tutti voi per il progresso e la gioia della vostra fede, affinché il vostro vanto nei miei riguardi cresca sempre più in Cristo Gesù, con il mio ritorno fra voi. Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo perché, sia che io venga e vi veda, sia che io rimanga lontano, abbia notizie di voi: che state saldi in un solo spirito e che combattete unanimi per la fede del Vangelo, senza lasciarvi intimidire in nulla dagli avversari. Questo per loro è segno di perdizione, per voi invece di salvezza, e ciò da parte di Dio. Perché, riguardo a Cristo, a voi è stata data la grazia non solo di credere in lui, ma anche di soffrire per lui, sostenendo la stessa lotta che mi avete visto sostenere e sapete che sostengo anche ora (Fil 1,21-30).

Questa verità Paolo la rivela con divina chiarezza nella Lettera ai Colossesi. Lui compie nella sua carne ciò che manca ai patimenti di Cristo, nel suo corpo che è la Chiesa. Il Corpo di Cristo è stato crocifisso, anche il suo corpo che è la Chiesa deve passare per la via della croce. Paolo ama essere crocifisso con Cristo, così diviene in Lui redentore e salvatore dei suoi fratelli. Senza sofferenza non c’è redenzione.

Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa. Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio verso di voi di portare a compimento la parola di Dio, il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi. A loro Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria. È lui infatti che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo. Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza (Col 1,24-29).

Timoteo è Vescovo della Chiesa di Dio. È ministro del Vangelo. Non può lui non partecipare alle sofferenze di Cristo. Non sarebbe suo vicario. San Paolo per questo lo invita a non rifiutare la sofferenza, ma ad assumerla tutta con la grazia di Dio. Creare comunione nella sofferenza per il Vangelo, dona forza e perseveranza. Non si è soli. Si è parte di un corpo chiamato alla redenzione e alla salvezza attraverso la via della croce. Questa comunione nella sofferenza va sempre creata, sempre chiesta.

Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio e secondo la promessa della vita che è in Cristo Gesù, a Timòteo, figlio carissimo: grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro. Rendo grazie a Dio che io servo, come i miei antenati, con coscienza pura, ricordandomi di te nelle mie preghiere sempre, notte e giorno. Mi tornano alla mente le tue lacrime e sento la nostalgia di rivederti per essere pieno di gioia. Mi ricordo infatti della tua schietta fede, che ebbero anche tua nonna Lòide e tua madre Eunìce, e che ora, ne sono certo, è anche in te. Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo.

Nessuno è talmente forte da vincere le tentazioni che vengono dalla sofferenza per il Vangelo. Sapendo però che altri fratelli soffrono con noi, chiedendo ad altri missionari di non rifiutare la sofferenza, dona forza. Anche perché la sofferenza produce una così smisurata quantità di grazia da sostenere l’intero corpo nella lotta per il Vangelo. Una parte del corpo che soffre dona più vitalità a tutto il corpo. Se poi sono più parti a soffrire e ad offrire la sofferenza, tutto il corpo ne riceve un grande beneficio. Si ricolma di ogni energia divina per continuare la missione per l’evangelizzazione del mondo. Per questo è giusto che nessuna sofferenza vada sprecata e che vi sia grande comunione.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, sosteneteci in ogni sofferenza.

 

27 GENNAIO

Uomini di fede per la salvezza della nostra anima

Eb 10,32-39; Sal 36,3-6.23-24.39-40; Mc 4,26-34.

Il viaggio nella fede inizia con la conversione alla Parola ascoltata per la prima volta e termina il giorno dell’uscita dell’uomo dalla storia per entrare nell’eternità. Il viaggio è lungo, interminabile, le tentazioni per cadere dalla fede sono tante, molte. La vita eterna non è per chi inizia, bensì per quanti portano a compimento la loro corsa. Gesù Signore ci ammonisce: solo chi persevererà sino alla fine sarà salvato. San Paolo ci ricorda che tutti uscirono dall’Egitto, ma solo due raggiunsero la Terra Promessa.

Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita (Lc 21,12-19).

Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma la maggior parte di loro non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto. Ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono. Non diventate idolatri come alcuni di loro, secondo quanto sta scritto: Il popolo sedette a mangiare e a bere e poi si alzò per divertirsi. Non abbandoniamoci all’impurità, come si abbandonarono alcuni di loro e in un solo giorno ne caddero ventitremila. Non mettiamo alla prova il Signore, come lo misero alla prova alcuni di loro, e caddero vittime dei serpenti. Non mormorate, come mormorarono alcuni di loro, e caddero vittime dello sterminatore. Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per nostro ammonimento, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi. Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere. Nessuna tentazione, superiore alle forze umane, vi ha sorpresi; Dio infatti è degno di fede e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze ma, insieme con la tentazione, vi darà anche il modo di uscirne per poterla sostenere 1Cor 10,1-13).

A tutti è chiesto essere uomini di fede per la salvezza della propria anima. Ma cosa significa uomini di fede? Significa camminare sino alla fine nella Parola alla quale un tempo abbiamo creduto. Le ragioni di ieri devono divenire ogni giorno più forti. La tentazione lotta perché noi cadiamo dalla fede. La nostra preghiera deve essere più forte per perseverare sino alla fine. La salvezza è nella perseveranza nella fede.

Richiamate alla memoria quei primi giorni: dopo aver ricevuto la luce di Cristo, avete dovuto sopportare una lotta grande e penosa, ora esposti pubblicamente a insulti e persecuzioni, ora facendovi solidali con coloro che venivano trattati in questo modo. Infatti avete preso parte alle sofferenze dei carcerati e avete accettato con gioia di essere derubati delle vostre sostanze, sapendo di possedere beni migliori e duraturi. Non abbandonate dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa. Avete solo bisogno di perseveranza, perché, fatta la volontà di Dio, otteniate ciò che vi è stato promesso. Ancora un poco, infatti, un poco appena, e colui che deve venire, verrà e non tarderà. Il mio giusto per fede vivrà; ma se cede, non porrò in lui il mio amore. Noi però non siamo di quelli che cedono, per la propria rovina, ma uomini di fede per la salvezza della nostra anima.

Non è il perseverare in sé che ci conduce nell’eredità eterna, ma il perseverare nella fede. È il nostro cammino nella Parola di Cristo che ci conduce all’eternità. Se il credente in Cristo retrocede dalla Parola di Cristo, che è per lui la sola Parola della fede, all’istante interrompe il cammino verso la vita eterna, non è più uomo di fede per la salvezza della sua anima. Le promesse del Signore sono nella fede, non fuori di essa. La fede è nella Parola, non fuori di essa. Chi vuole la salvezza deve perseverare nella fede. Si persevera nella fede rimanendo nella Parola. La Parola è quella di Gesù.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci di vera fede nella Parola.

 

28 GENNAIO

Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco

Eb 11,1-2.8-19; Sal Lc 1,68-75; Mc 4,35-41.

Con grande saggezza di Spirito Santo l’agiografo della Lettera agli Ebrei mostra ai credenti in Cristo cos’è la vera fede. Percorrendo per grandi linee tutta la Storia Sacra, vissuta prima della venuta del Messia di Dio, egli fa vedere che ogni relazione con Dio si fonda su una Parola puntuale del Signore. Senza questa Parola non c’è fede, perché la fede è l’ascolto di questa Parola e la sua realizzazione nella propria vita. La fede nella Parola è la vita. Dalla non fede è la morte. Parola, fede, vita sono una cosa sola. Dividere la Parola dalla fede, muore la fede, nasce la morte, perché muore la vita.

Tutte le tentazioni dell’uomo sono contro la fede. Si chiede all’uomo di uscire dalla Parola di Dio e incamminarsi nelle parole della creatura. Chi cade in questa tentazione può solo percorrere sentieri di morte, mai si inoltrerà su percorsi di vita eterna. Gli manca la Parola della vita che è solo quella di Cristo Signore. Mentre prima di Cristo Gesù, si era invitati a credere nell’ultima Parola che il Signore faceva udire attraverso l’ultimo suo profeta, che sempre portava a compimento, aggiungendo a ciò che il Signore aveva precedentemente detto, ora con Cristo siamo nel tempo della Parola definitiva, piena, perfetta. Ad essa nulla si può aggiungere, nulla si può togliere. È Cristo la Parola da ascoltare, è in Cristo che si deve vivere ed è per Lui che si deve operare. Si è in Cristo, si lavora per Cristo, si vive con Cristo, secondo la sua Parola, si è persone di vera fede. Si è fuori di Cristo, senza la sua Parola, si è caduti dalla fede.

La fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio. Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso. Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare.

Nella fede morirono tutti costoro, senza aver ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono solo da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla terra. Chi parla così, mostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto la possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una patria migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non si vergogna di essere chiamato loro Dio. Ha preparato infatti per loro una città. Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: Mediante Isacco avrai una tua discendenza. Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo.

Come Abramo e tutti gli altri furono uomini di fede perché hanno ascoltato e realizzato ogni Parola puntuale che il Signore rivolgeva loro, così anche il cristiano, sarà uomo di fede, rimarrà uomo di vera fede, se rimane nella Parola puntuale di Cristo Gesù. La fede non è un insieme di verità su Dio, su Cristo, sull’uomo, sullo Spirito Santo, sull’eternità, sul tempo, sulla morte e sulla vita. Questa è teologia, non fede. La fede nasce quando si ascolta una Parola puntuale di Gesù Signore e ad essa si consacra la propria vita, nella mozione e ispirazione dello Spirito Santo. Se manca la Parola puntuale da osservare, e per noi Parola puntuale è ogni Parola del Vangelo, noi siamo senza alcuna fede. Diciamo di credere, ma in realtà non crediamo, perché non stiamo realizzando nessuna Parola di Gesù, a nessuna stiamo prestando la nostra obbedienza. Parola, fede, obbedienza sono una cosa sola. Se si toglie la Parola, non c’è fede, mai ci sarà vita. La vita è il frutto dell’obbedienza alla Parola puntuale di Cristo Signore. Se si toglie la Parola, se alla Parola si donano significati non contenuti in essa, muore la fede, all’istante muore anche la vita. Siamo ritornati nel nostro peccato.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci di fede pura nella Parola.

 

29 GENNAIO – IV Domenica T.O. A

Lascerò in mezzo a te un popolo umile e povero 

Sof 2,3;3,12-13; Sal 145,6b-10; 1 Cor 1,26-31; Mt 5,1-12a.

Povertà e umiltà non sono nella scrittura virtù puramente morali, esse sono prima di ogni cosa virtù “teologali”, virtù che dicono la vera relazione dell’uomo dinanzi a Dio. L’uomo è un frutto di Dio, che deve essere sempre prodotto da Lui in ogni cosa. È questa la sua povertà: lui ontologicamente è polvere del suolo. È questa la sua umiltà: lui dovrà perennemente lasciarsi produrre, fare, realizzare, progettare, eseguire dal suo Dio. Quanto è avvenuto alle origini, dovrà avvenire sempre. Sempre il Signore dovrà dire sull’uomo e sulla donna le parole iniziali. Quelle parole sono la verità dell’uomo.

Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra» (Gen 1,26-28).

Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata, perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non c’era uomo che lavorasse il suolo, ma una polla d’acqua sgorgava dalla terra e irrigava tutto il suolo. Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire». E il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda». Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: «Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta» (Gen 2,4-7.16-18.21-23).

Attraverso il profeta Sofonia il Signore manifesta quale è il suo progetto: quello dei tempi antichi, lo stesso da lui realizzato all’origine della storia. Toglierà dalla terra tutti coloro che si sono sottratti alla sua volontà, alla sua Legge, che si sono dichiarati ricchi, cioè non bisognosi del loro Dio, perché essi stessi si sono dichiarati dèi. I suoi beni sono per coloro che si dichiarano perennemente bisognosi di Lui, non per le cose di questo mondo, ma per la vita del loro stesso essere. Chi non è umile e povero per necessità di essere, scomparirà dalla sua terra, come domani scomparirà dal suo cielo.

L’uomo è povero e umile per creazione. Se si separa da Dio non è più né povero e né umile è morto. Non ha più il governo del suo essere. Il male ha il dominio su di esso e lo conduce di morte in morte. È questa la libertà della quale l’uomo oggi si vanta: libertà nella morte, verso la morte, per la morte. Libertà creatrice di infinita schiavitù non solo fisica, ma anche spirituale. Libertà che uccide l’uomo nella sua stessa natura fisica. Libertà che lo imprigiona in delle fitte tenebre dalle quali mai più potrà venire fuori. Libertà che è preludio e canto della morte eterna, verso la quale è incamminato.

Cercate il Signore voi tutti, poveri della terra, che eseguite i suoi ordini, cercate la giustizia, cercate l’umiltà; forse potrete trovarvi al riparo nel giorno dell’ira del Signore. Lascerò in mezzo a te un popolo umile e povero». Confiderà nel nome del Signore il resto d’Israele. Non commetteranno più iniquità e non proferiranno menzogna; non si troverà più nella loro bocca una lingua fraudolenta. Potranno pascolare e riposare senza che alcuno li molesti.

Essere sempre, in ogni istante, in tutto il proprio essere da Dio: nei pensieri, nei desideri, nella volontà, nell’anima, nello spirito, nel corpo. Nulla è più grande di un uomo povero e umile. Dio potrà fare di esso ciò che desidera, lo potrà modellare a suo gusto, lo potrà formare secondo la sua volontà, lo potrà rendere strumento perfetto nelle sue mani per eseguire ogni suo ordine. Chi è da Do, chi si fa sempre dalla divina volontà, è grande sulla terra e sarà grande nell’eternità. Sarà sempre da Dio.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci poveri e umili in Dio.

 

30 GENNAIO

Non ottennero ciò che era stato loro promesso

Eb 11,32-40; Sal 30,20-24; Mc 5,1-20.

Tutto l’Antico Testamento da Adamo a Giuseppe, lo sposo di Maria, ha una sola missione da compire: produrre nella carne il Messia del Signore. Da Adamo, passando per Noè, Abramo, Giuseppe, Mosè, Giosuè, Samuele, Davide, Salomone, i Profeti, i Saggi, ogni altro uomo, ognuno è strumento nelle mani di Dio che apre la via verso Cristo Signore, il Messia di Dio, l’Atteso delle Genti. Se è lo strumento, nessuno è il fine. Il Fine è uno solo: Cristo Gesù. È Lui il Principio e il Fine del progetto di salvezza del Dio adorato nell’Antico Israele. Venuto il Fine, ogni strumento antico di Dio, cioè tutto Israele, se vuole la salvezza, deve abbracciare Cristo, credere in Lui, convertirsi a Lui, camminare secondo la sua Parola, ascoltare la sua voce.

Se tutto Israele non passa a Cristo a cosa gli serve la fede di Abramo, le opere strepitose di Mosè, l’introduzione di Giosuè nella Terra Promessa, le grandi profezie di Isaia, Geremia, Ezechiele, Osea, Sofonia, Zaccaria, la divina saggezza illuminatrice dei suoi saggi, le parole ispirate dallo Spirito di Dio ad ogni altro agiografo? Tutto Israele trova la sua verità in Cristo. Senza Cristo, fuori di Cristo, esso è strumento utile per il mondo, inutile per se stesso. Ha dato la carne a Cristo, ma esso non ha assunto da Cristo il suo Spirito per la sua introduzione nella salvezza vera. Per questo è necessario che lo strumento passi esso per prima a Gesù Signore, perché esso dovrà essere il primo a godere i frutti del suo lavoro. Non può Israele escludersi dai frutti.

Nel mirabile disegno di Dio, sarebbe dovuto essere tutto Israele ad offrire al mondo il frutto della salvezza e della redenzione. Israele redento e salvato dal suo Redentore, sarebbe dovuto divenire “offerente di vera salvezza” al mondo intero. Invece esso si è privato della vera salvezza ed è divenuto un ostacolo per il mondo. È grande la visione di fede dell’agiografo della Lettera agli Ebrei. Lui vede tutti i padri privati della gioia per non aver raggiunto nella loro persona la salvezza nella quale hanno creduto, per aver una gioia ancora più grande nel condividerla per intero assieme a quanti credono oggi in Cristo Gesù. Qual è la gioia di Abramo, di Mosè, degli altri? Condividere con noi l’Oggetto della loro speranza. È come se essi vi avessero rinunciato per avere assieme a noi la stessa gioia. Sublime visione nello Spirito Santo di chi veramente crede in Cristo Gesù. Essi oggi ci fanno dono di Cristo e in questo dono è la loro vera gioia.

E che dirò ancora? Mi mancherebbe il tempo se volessi narrare di Gedeone, di Barak, di Sansone, di Iefte, di Davide, di Samuele e dei profeti; per fede, essi conquistarono regni, esercitarono la giustizia, ottennero ciò che era stato promesso, chiusero le fauci dei leoni, spensero la violenza del fuoco, sfuggirono alla lama della spada, trassero vigore dalla loro debolezza, divennero forti in guerra, respinsero invasioni di stranieri. Alcune donne riebbero, per risurrezione, i loro morti. Altri, poi, furono torturati, non accettando la liberazione loro offerta, per ottenere una migliore risurrezione. Altri, infine, subirono insulti e flagelli, catene e prigionia. Furono lapidati, torturati, tagliati in due, furono uccisi di spada, andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, tribolati, maltrattati – di loro il mondo non era degno! –, vaganti per i deserti, sui monti, tra le caverne e le spelonche della terra. Tutti costoro, pur essendo stati approvati a causa della loro fede, non ottennero ciò che era stato loro promesso: Dio infatti per noi aveva predisposto qualcosa di meglio, affinché essi non ottenessero la perfezione senza di noi.

Altra verità che l’agiografo annunzia ci lascia senza respiro. Lui dice che quanti ci hanno preceduto nella fede non avevano la salvezza, speravano in essa, verso di essa camminavano. In questa speranza essi sopportarono ogni pena, supplizio, angheria, devastazione. Non vi fu prova da essi non sopportata. Alcuni martiri erano crudeli, spietati, dolorosissimi. Eppure per conservare la speranza nel cuore, hanno subito ogni cosa. Può oggi distaccarci da Cristo Signore una piccola persecuzione, una qualche privazione? Niente e nessuno dovrà separarci da Lui. I padri ci rimprovererebbero in eterno. Noi nella speranza abbiamo resistito a tutto. Voi nel possesso avete perduto il grande bene della salvezza. Questa è solo indicibile stoltezza e insipienza.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci saggi, intelligenti, veri.

 

31 GENNAIO

Tenendo fisso lo sguardo su Gesù

Eb 12,1-4; Sal 21,26-28.30-32; Mc 5,21-43.

Chi vuole perseverare nella vera fede, camminando nella sua verità, mai deve distogliere lo sguardo da Cristo Crocifisso, sempre deve tenerlo fisso su di Lui. San Paolo vede Cristo Crocifisso nel suo amore che lo spinge. Lo vede anche come Colui che gli è sempre dinanzi e verso di lui corre al fine di raggiungerlo. Lo raggiungerà quando anche il suo sangue sarà sparso in libagione in onore e per la gloria del Padre.

L’amore del Cristo infatti ci possiede; e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro. Cosicché non guardiamo più nessuno alla maniera umana; se anche abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così. Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove (2Cor 5,14-17).

Ma queste cose, che per me erano guadagni, io le ho considerate una perdita a motivo di Cristo. Anzi, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede: perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti. Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata. So soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù (Fil 3,7-14).

Fate tutto senza mormorare e senza esitare, per essere irreprensibili e puri, figli di Dio innocenti in mezzo a una generazione malvagia e perversa. In mezzo a loro voi risplendete come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita. Così nel giorno di Cristo io potrò vantarmi di non aver corso invano, né invano aver faticato. Ma, anche se io devo essere versato sul sacrificio e sull’offerta della vostra fede, sono contento e ne godo con tutti voi. Allo stesso modo anche voi godetene e rallegratevi con me (Fil 2,4-18). Io infatti sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione (2Tm 4,6-8).

Quando il discepolo di Gesù distoglile lo sguardo da Gesù Crocifisso per volgerlo altrove, anche alla Parola, all’istante si perderà. Gli mancano gli occhi del Crocifisso con i quali leggere la Parola, la storia, la vita, il tempo, l’eternità, il presente, il futuro. Tutto il cristiano dovrà vedere con gli occhi del Crocifisso, tutto pensare con la sua mente e tutto amare con il suo cuore trafitto. È questa la legge della vita. Paolo inizia il suo viaggio dal Crocifisso compie il suo viaggio da crocifisso nel Crocifisso. Viaggio perfetto, santo. Cosa ben riuscita. Il suo sangue e il sangue di Cristo un solo sangue.

Anche noi dunque, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo. Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato.

La Chiesa deve insegnare a tutti i suoi figli come si tengono gli occhi fissi su Gesù Crocifisso. È l’insegnamento che dona verità ad ogni altro insegnamento. È guardando il Crocifisso che il discepolo di Gesù saprà cos’è l’amore, l’obbedienza, la sottomissione a Dio. È il Crocifisso che darà ogni forza per perseverare nella fede. Lui ha vinto il mondo e noi in Lui, con Lui, per Lui, sulla sua Croce, lo vinceremo.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci di guardare il Crocifisso.