Come un uomo che getta il seme sul terreno
29 GENNAIO (Mc 4,26-34)
Il Padre celeste ha gettato il suo seme sulla terra. La sua prima terra è stato il seno purissimo della Vergine Maria. In questo seno Lui si è fatto carne. Da questo seme è uscito, è cresciuto, si è trapiantato nel mondo. Alla fine ha trovato la sua eterna collocazione sul Golgota, divenendo l’albero più grande della terra, capace di fare ombra con i suoi rami, i suoi tralci che sono i suoi discepoli, sui cinque continenti. Nessun albero è divenuto grande quanto il suo. Il suo è il vero albero della vita. Chi mangia i suoi frutti, che sono il suo stesso sangue e la sua carne, diviene vita eterna già su questa terra. Lo diviene se mangia con fede, in una purissima obbedienza alla sua Parola, che perennemente sgorga e matura dal suo cuore. Senza fede e fuori dell’obbedienza, il mangiare è inutile e il bere vano.
In Cristo Gesù, ogni suo discepolo deve divenire seme che cade in terra. In essa deve morire, se vuole produrre molto frutto. Se cade e non muore, rimane solo. Nessuno potrà mai gustare frutti colti dal suo albero. Se non muore, mai potrà divenire albero. Questo passaggio dal seme della Parola, al seme che è Cristo Gesù, che è ogni suo discepolo, è operato dallo stesso Gesù nel Vangelo secondo Giovanni.
Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!» (Gv 12,20-28).
Questo passaggio dal seme a Cristo, al cristiano è essenziale che venga operato. Oggi è il cristiano, che imitando Gesù Signore, chiede al Padre con preghiera incessante che lo faccia prima suo seme di vita eterna, lo ponga nel seno purissimo della Madre di Gesù, lo partorisca come vero suo figlio e discepolo, lo consegni alla storia perché è in essa che lui deve cadere, morire, annullarsi per trasformarsi in albero di vita eterna e anche lui, come il suo Maestro, collocarsi sul Golgota per formare rami così grandi da fare ombra al mondo, per la sua redenzione e salvezza.
Diceva: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
Nessuno pensi che tutto questo avvenga nel clamore, nel chiasso del mondo, nella spettacolarità. Avviene invece nel silenzio, nell’invisibilità, nella non percezione del mondo. Esso non sa che nel suo cuore è stato piantato questo seme nuovo. Se ne accorgerà quando inizierà a divenire albero alto e gli uccelli del cielo posarsi sui suoi rami per nidificare. Mai si potrà abolire l’umiltà dalla verità evangelica, perché Dio in Cristo si è annullato, annientato. Anche il cristiano in Cristo si deve annullare, annientare. Deve cadere in terra, morire a se stesso, nascere a vita evangelica, iniziare a crescere di parola in parola, di verità in verità, produrre ogni buon frutto di carità e di amore. Sempre si dovrà ricordare che quanto si compie avviene nell’invisibilità.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci vero seme di salvezza.