Come prescrive la legge del Signore – Anche a te una spada trafiggerà l’anima

24 Maggio
Come prescrive la legge del Signore

La famiglia di Nazaret nasce dalla purissima fede nella volontà di Dio manifestata direttamente a Giuseppe e a Maria. Vive di altissima obbedienza ad ogni comando della Legge: “Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore”. Nessuna prescrizione, neanche la più piccola veniva da essi non osservata, trascurata, perché ritenuta non più valida.

Ogni figlio primogenito – indipendentemente da altre nascite successive – era del Signore. Nella notte della liberazione Dio aveva risparmiato i primogeniti degli uomini e degli animali dei figli di Israele in terra d’Egitto. Ogni primogenito era suo. A Lui doveva essere offerto.

Il Signore disse a Mosè: «Consacrami ogni essere che esce per primo dal seno materno tra gli Israeliti: ogni primogenito di uomini o di animali appartiene a me». Quando il Signore ti avrà fatto entrare nella terra del Cananeo, come ha giurato a te e ai tuoi padri, e te l’avrà data in possesso, tu riserverai per il Signore ogni primogenito del seno materno; ogni primo parto del tuo bestiame, se di sesso maschile, lo consacrerai al Signore. Riscatterai ogni primo parto dell’asino mediante un capo di bestiame minuto e, se non lo vorrai riscattare, gli spaccherai la nuca. Riscatterai ogni primogenito dell’uomo tra i tuoi discendenti. Quando tuo figlio un domani ti chiederà: “Che significa ciò?”, tu gli risponderai: “Con la potenza del suo braccio il Signore ci ha fatto uscire dall’Egitto, dalla condizione servile. Poiché il faraone si ostinava a non lasciarci partire, il Signore ha ucciso ogni primogenito nella terra d’Egitto: i primogeniti degli uomini e i primogeniti del bestiame. Per questo io sacrifico al Signore ogni primo parto di sesso maschile e riscatto ogni primogenito dei miei discendenti”. Questo sarà un segno sulla tua mano, sarà un pendaglio fra i tuoi occhi, poiché con la potenza del suo braccio il Signore ci ha fatto uscire dall’Egitto» (Es 13,1-2.11-16).

La famiglia di Nazaret è povera. Lo attesta l’offerta povera – un paio di tortore o di colombi che essi portano al tempo – con la quale essi riscattano il loro Primogenito.

Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla agli Israeliti dicendo: “Se una donna sarà rimasta incinta e darà alla luce un maschio, sarà impura per sette giorni; sarà impura come nel tempo delle sue mestruazioni. L’ottavo giorno si circonciderà il prepuzio del bambino. Poi ella resterà ancora trentatré giorni a purificarsi dal suo sangue; non toccherà alcuna cosa santa e non entrerà nel santuario, finché non siano compiuti i giorni della sua purificazione. Ma se partorisce una femmina sarà impura due settimane come durante le sue mestruazioni; resterà sessantasei giorni a purificarsi del suo sangue. Quando i giorni della sua purificazione per un figlio o per una figlia saranno compiuti, porterà al sacerdote all’ingresso della tenda del convegno un agnello di un anno come olocausto e un colombo o una tortora in sacrificio per il peccato. Il sacerdote li offrirà davanti al Signore e farà il rito espiatorio per lei; ella sarà purificata dal flusso del suo sangue. Questa è la legge che riguarda la donna, quando partorisce un maschio o una femmina. Se non ha mezzi per offrire un agnello, prenderà due tortore o due colombi: uno per l’olocausto e l’altro per il sacrificio per il peccato. Il sacerdote compirà il rito espiatorio per lei ed ella sarà pura”» (Lev 12,1-8).

Maria e Giuseppe sono per noi vero modello di obbedienza. La legge non si discute. Non siamo stati noi a crearla. Essa viene dal cuore di Dio. Secondo il cuore di Dio va osservata. Gesù, nel Vangelo secondo Matteo, insegna che anche è i più piccoli precetti della Legge vanno osservati. Chi trasgredisce i piccoli comandamenti, presto passerà alla trasgressione dei grandi. Si inizia con la non custodia degli occhi, con uno sguardo non necessario, si arriva all’adulterio e poi anche al divorzio. Così spesso da una parola non trattenuta si può compiere anche un omicidio. Chi vuole essere perfetto dinanzi al Signore, ma anche chi vuole custodire la sua vita dal grande male, deve iniziare sempre dall’osservanza delle più piccole prescrizioni. La fedeltà alle piccole cose ci fa essere fedeli anche nelle grandi. Maria e Giuseppe sono fedelissimi.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci la fedeltà alla Legge di Dio.

Anche a te una spada trafiggerà l’anima

Simeone profetizza a Maria che una spada le avrebbe trafitto l’anima: “Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori»”. Quello di Maria non è un dolore antico. Un dolore simile a quello di Gerusalemme che piange per la sua rovina, poiché devastata e i suoi figli deportati.

Come sta solitaria la città un tempo ricca di popolo! È divenuta come una vedova, la grande fra le nazioni; la signora tra le province è sottoposta a lavori forzati. Piange amaramente nella notte, le sue lacrime sulle sue guance. Nessuno la consola, fra tutti i suoi amanti. Tutti i suoi amici l’hanno tradita, le sono divenuti nemici. Giuda è deportato in miseria e in dura schiavitù. Abita in mezzo alle nazioni, e non trova riposo; tutti i suoi persecutori l’hanno raggiunto fra le angosce. Le strade di Sion sono in lutto, nessuno si reca più alle sue feste; tutte le sue porte sono deserte, i suoi sacerdoti sospirano, le sue vergini sono afflitte ed essa è nell’amarezza. I suoi avversari sono suoi padroni, i suoi nemici prosperano, perché il Signore l’ha afflitta per i suoi misfatti senza numero; i suoi bambini sono andati in esilio, sospinti dal nemico. Dalla figlia di Sion è scomparso ogni splendore. I suoi capi sono diventati come cervi che non trovano pascolo; camminano senza forze davanti agli inseguitori. Gerusalemme ricorda i giorni della sua miseria e del suo vagare, tutti i suoi beni preziosi dal tempo antico, quando il suo popolo cadeva per mano del nemico e nessuno le porgeva aiuto. I suoi nemici la guardavano e ridevano della sua rovina. Tutto il suo popolo sospira in cerca di pane; danno gli oggetti più preziosi in cambio di cibo, per sostenersi in vita. «Osserva, Signore, e considera come sono disprezzata! Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c’è un dolore simile al mio dolore, al dolore che ora mi tormenta, e con cui il Signore mi ha afflitta nel giorno della sua ira ardente. Dall’alto egli ha scagliato un fuoco, nelle mie ossa lo ha fatto penetrare. Ha teso una rete ai miei piedi, mi ha fatto tornare indietro. Mi ha reso desolata, affranta da languore per sempre. S’è aggravato il giogo delle mie colpe, dalla sua mano sono annodate. Sono cresciute fin sul mio collo e hanno fiaccato la mia forza. Il Signore mi ha messo nelle loro mani, non posso alzarmi (Cfr. Lam,1,1-21).

Non è neanche dolore antico come quello di Abramo, che conduce il figlio verso il monte Moria per offrirlo al Signore in sacrificio, secondo l’ordine ricevuto dal suo Dio.

Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò». Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. Allora Abramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi». Abramo prese la legna dell’olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme. Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?». Abramo rispose: «Dio stesso si provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!». Proseguirono tutti e due insieme (Gen 22,1-8).

Quello di Maria è un dolore nuovo, anzi nuovissimo. È il dolore della Madre che offre se stessa, nell’offerta del Figlio, per tutti i suoi figli che non conoscono il Padre celeste o che dopo averlo conosciuto lo hanno abbandonato. Il suo è un dolore di purissima fede. Vede la perdizione dell’umanità e sa che solo dal suo sacrificio per l’offerta del sacrificio del Figlio essa potrà ritornare a Dio e con gioia si immola nell’anima, si lascia consumare dall’amore. Maria sa che solo dall’amore che si consuma, che non si risparmia in niente per amore dei suoi figli, potrà nascere la grande redenzione, la grande salvezza. Tutto è dal sacrificio del Figlio suo unigenito. Ma il Figlio suo è Lei che dovrà offrirlo al Padre. Lei lo offre per amore di tutti i suoi figli.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci ad amare con amore nuovo.