Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi

Generalmente, questa parola di Gesù – chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo – viene interpretata donando alla parola “averi” una connotazione puramente materiale. Ma Gesù non parla a gente ricca, possidente. Parla ad un mondo di miseri, poveri, sofferenti, ammalati, diseredati, depredati, schiavizzati, asserviti. Di certo questa parola non va intesa esclusivamente nel suo significato di materia. Dobbiamo elevare il tono del discorso di Gesù. Qual è allora il vero significato da dare alla parola “averi”? Il vero significato ce lo indicato Gesù stesso all’inizio del suo discorso. Leggiamolo e comprenderemo.

“Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo”. Lasciamoci aiutare ancora di un’altra parola di Gesù: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?” (Mt 16,24-26). Quali sono gli “averi” dell’uomo ai quali si deve rinunziare? Tutte le persone a lui care, compresa la sua stessa vita.

La vita è l’unico avere dell’uomo. Tutto il resto è aleatorio, passeggero, di un momento. Tutto il resto può essere perduto in un solo istante. D’altronde nulla è nostro di quanto è materia di questo mondo. Tutto è già di Dio. Se lo abbiamo fatto nostro, glielo dobbiamo restituire per entrare nella giustizia. Cristo Gesù ci chiede tutt’altro. Lui vuole che gli diamo la nostra vita, gliene facciamo dono. Non per un istante, ma per sempre. Gliela consegniamo perché Lui se ne possa servire secondo la sua volontà. Se lui non può disporre della nostra vita, a Lui non serviamo. Come Lui si è spogliato di tutti i suoi averi, cioè della vita, della madre e di ogni altro affetto, per essere tutto e solo del Padre, perché il Padre potesse compiere per mezzo di Lui la redenzione dell’umanità, così Cristo Gesù vuole che ogni suo discepolo sia nei suoi confronti.

Il Padre ha sempre potuto disporre di Gesù secondo la sua volontà perché Cristo aveva rinunciato a tutti i suoi “averi”. Neanche l’affetto per la Madre sua lo tratteneva dall’obbedire al Padre. Neanche la conservazione della sua vita lo ha mai ostacolato nella sua obbedienza. Addirittura neanche la sua carità verso gli ammalati – vero “avere spirituale” il purissimo amore! – ha impedito che Lui li lasciasse, perché il Padre lo mandava a predicare altrove. Vi è “avere” più nobile di un cuore ricco di amore per l’uomo? Eppure anche a questo “purissimo avere” Gesù ha rinunciato per obbedire, per essere solo del Padre. Non sono gli “averi materiali” che ci impediscono di essere veri discepoli di Gesù, ma tutta una miriade di “averi spirituali, di affetti, desideri, aspirazioni umane, realizzazioni terrene, camuffati e rivestititi spesso di aneliti di fare qualcosa per Cristo”, che ci impediscono di essere interamente di Cristo. L’inseguimento di un solo pensiero, un solo desiderio non ci fa essere discepoli di Cristo come Cristo era discepolo del Padre. È questo il vero fallimento della nostra missione e della nostra consegna a Gesù.

Una folla numerosa andava con lui. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.

Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo. Buona cosa è il sale, ma se anche il sale perde il sapore, con che cosa verrà salato? Non serve né per la terra né per il concime e così lo buttano via. Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti» (Lc 14,25-35).

Gli “averi” dell’uomo sono cuore, mente, spirito, anima, corpo. Se questi “averi” sono dati interamente a Cristo, rinunziamo ad essi per farne dono a Gesù Signore, il nostro essere discepoli di Gesù è in tutto simile al discepolato di Cristo verso il Padre. Se uno solo di questi “averi” rimane in nostro possesso, in nessun modo possiamo divenire discepoli di Gesù. Non avendo dato tutto a Lui, a Lui non ci siamo dati interamente, Lui non può disporre di noi. Siamo di noi stessi. Non apparteniamo a Lui. Non siamo suoi e Lui mai potrà servirsi di ciò che non è suo. Chi dona questi “averi” a Cristo, nulla terrà per sé. Tutto ciò che lui ha e possiede diviene all’istante di Gesù Signore. Lui se ne potrà servire secondo la sua volontà.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci interamente di Gesù Signore.