Chi non crede è già stato condannato
6 APRILE (Gv 3,16-21)
Ad un fariseo, di notte, lontano da ogni occhio indiscreto, Gesù rivela la più alta verità di se stesso e del Padre. Rivela quanto grande è l’amore del Padre e anche quanto sofferto dovrà essere il suo amore per la redenzione del mondo. Il Padre ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito. Non lo dona semplicemente, mandandolo nel mondo. Lo dona dalla Croce, da Crocifisso, da Immolato. Lo dona da olocausto di obbedienza per la redenzione dell’umanità. Ciò che ad Abramo Dio ha risparmiato, non lo ha risparmiato al suo cuore di Padre. Il Padre ha lasciato che il Figlio suo, il suo Unigenito fosse sacrificato, torturato, crocifisso dall’uomo da salvare.
Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò». Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. Allora Abramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi». Abramo prese la legna dell’olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme. Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?». Abramo rispose: «Dio stesso si provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!». Proseguirono tutti e due insieme. Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna, legò suo figlio Isacco e lo depose sull’altare, sopra la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito». Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. Abramo chiamò quel luogo «Il Signore vede»; perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore si fa vedere» (Gen 22,1-14).
La salvezza è dono gratuito da parte del Padre per l’obbedienza crocifissa di Gesù Signore. Essa però costa all’uomo il sacrificio della sua fede, della sua obbedienza. Al Padre che dona il Figlio dalla Croce, da Crocifisso, nel Figlio, chi vuole la salvezza deve darsi al Padre anche Lui da crocifisso, con una obbedienza di amore in tutto simile a quella del suo Figlio Unigenito. Come Abramo offrì a Dio il suo proprio figlio, così ognuno a Dio deve offrire se stesso, sullo stesso monte di Cristo Gesù, che è Cristo stesso. Sul monte che è Cristo, chi vuole essere salvato, deve sacrificare se stesso, iniziando dai propri pensieri e dalla propria volontà. Questo significa credere.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
Se la fede fosse riconoscere Gesù come vero dono del Padre, la salvezza sarebbe cosa facile per tutti. Questa però non è fede. La fede che Dio chiede per essere salvati è divenire ciascuno di noi un suo figlio perché Lui ne possa fare un dono al mondo per la sua salvezza oggi, come ha fatto dono il suo Figlio Unigenito, dono non separato da Cristo, ma dono in Cristo, con Cristo, per Cristo. Significa lasciarsi immergere nell’acqua per nascere di nuovo come spirito, in modo da abbandonare la carne con le sue opere. Chi vuole rimanere carne, mai potrà essere salvato. La salvezza è cambiamento di natura, da natura di carne a natura di spirito, da natura umana a natura cristica, per essere mossi sempre dal vento dello Spirito del Signore.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci natura di spirito sempre.