Chi non crede è già stato condannato
Perché chi non crede sia condannato, non basta annunziare Gesù Cristo, dire il Vangelo, proclamare la sua Parola. Se così fosse, sarebbe sufficiente dare il Libro del Vangelo ad ogni uomo. Il mondo che non crede è condannato, solo se tra Cristo e il cristiano si stabilisce la medesima, identica relazione che regna tra Cristo è il Padre. Il Vangelo di Giovanni è questa relazione. È facile sapere se noi viviamo questa relazione. Prendiamo alcuni brani del Vangelo secondo Giovanni, al posto del Padre mettiamo Cristo, al posto di Cristo collochiamo il cristiano. Vi deve regnare la stessa verità, senza nessun cambiamento o alterazione. Leggiamo e operiamo la sostituzione: Dio con Cristo, Cristo Gesù con il cristiano. È la via della fede.
Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato (Gv 1, 18). Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa (Gv 3, 35). Il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa (Gv 5, 19). Come il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso (Gv 5, 26). Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo” (Gv 6, 27). Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6, 40). Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me (Gv 6, 57). “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo (Gv 8, 28). Come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore (Gv 10, 15). Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo (Gv 10, 17). Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi). Ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre” (Gv 10, -37-38).
Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare (Gv 12, 49). E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me” (Gv 12, 50). Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto” (Gv 14, 7). Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere (Gv 14, 10). In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi (Gv 14, 20). Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui” (Gv 14, 21). Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi (Gv 15, 9). Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore (Gv 15, 10). “Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te (Gv 17, 1). E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse (Gv 17, 5). Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato (Gv 17, 21). “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (Gv 20, 21).
Se questa relazione non si compie o viene meno nel corso della vita, il mondo non è più condannabile. Non gli è stato annunziato il Vangelo secondo le modalità del Vangelo, o se si preferisce, secondo le modalità di Cristo Signore. Si è detto il Vangelo, ma non si è mostrato Cristo. Come Cristo diceva la Parola del Padre mostrando il Padre, così il cristiano deve dire la Parola di Gesù mostrando Gesù. È la sola modalità possibile perché la fede venga creata dallo Spirito Santo in molti cuori. Se però il missionario non è Cristo, non è in Cristo, non è una cosa sola con Cristo, come Cristo lo è con il Padre, il mondo non ha alcuna responsabilità.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio» (Gv 3,16-21).
Il Vangelo, perché lo Spirito Santo possa generare la fede nei cuori, deve essere annunziato secondo le modalità di Gesù Signore. Vi deve regnare la perfetta identità tra Cristo Gesù e il cristiano. L’identità varia da cristiano a cristiano a seconda del sacramento ricevuto. Altra è l’identità del battezzato, altra è la identità di un presbitero, un vescovo, il papa. Essendo l’identità differente, secondo la propria differenza di ministero, carisma, vocazione, sacramento sempre ci si deve presentare al mondo. La differente identità è sostanza nell’annunzio.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, date al cristiano la vera identità in Cristo.