Che cosa vuoi che io faccia per te?

Oggi la Chiesa è alla ricerca di un nuovo umanesimo. Essa può anche dipingere il vero uomo. Può chiedere ai suoi studiosi di antropologia teologica di mettere su carta tutti i tratti essenziali dell’uomo che essa intende proporre al mondo. Se questo non dovesse bastare, potrebbe anche incaricare i migliori cineasti perché realizzino un lungo o un cortometraggio, in modo che i tratti di quest’uomo non solo siano leggibili, ma anche visibili. Può fare tutto questo. Ma a nulla serve. È un lavoro inutile, sciupato, senza alcun frutto.

La Chiesa non deve dire al mondo chi è l’uomo nuovo e come si diviene. Essa ha il mandato di fare l’uomo nuovo, crearlo, impastandolo di grazia e di verità, soffiando nelle sue narici lo Spirito Santo, inserendolo nel Corpo di Cristo, rigenerandolo quale vero figlio di Dio, rendendolo partecipe della divina natura, nutrendolo del puro latte spirituale della Parola, del pane solido che è la carne di Cristo, accompagnando questo nutrimento con eccellente vino speciale che è il sangue di Gesù. Se la Chiesa non fa l’uomo nuovo, l’uomo nuovo mai sorgerà, mai vedrà la luce, perché “vera creatrice del vero uomo è la Chiesa e in essa ogni suo figlio”. San Paolo insegna questa verità agli Efesini. Cristo è il “Creatore della sua Chiesa. Per farla bella, immacolata, l’ha lavata con il suo sangue”. Anche il marito deve fare bella la sua donna, non comprando per essa gioielli e monili di alto valore, ma anche lui lavandola con il suo sangue.

E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne. Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! Così anche voi: ciascuno da parte sua ami la propria moglie come se stesso, e la moglie sia rispettosa verso il marito (Ef 5,25-33).

Altro che separazione, divorzio, allontanamento! Tutte queste cose sono il fallimento del cristiano. Sono la dichiarazione della sua sconfitta. Satana è riuscito a riprendersi ciò che sempre è stato suo e che Cristo Gesù gli aveva strappato. Oggi Gesù passa per le vie di Gerico. Vi è un uomo cieco. Chiede a Gesù la vista. Gesù lo fa vedente. Lui incomincia a seguire Cristo Signore. Questo cieco è immagine di ogni uomo, che è cieco per nascita. La Chiesa ha il posto di Cristo. Se la Chiesa passa per Gerico e il cieco non grida, è segno che essa non ha rivelato la sua verità, non ha evangelizzato il mondo sulla sua potenza di grazia e di verità. Il mondo la vede come una struttura come tutte le altre strutture. Non è Cristo che deve essere evangelizzato. Deve essere invece evangelizzata la Chiesa. Essa deve gridare e mostrare ad ogni uomo la sua verità. Essa è il corpo di Cristo e attraverso di questo corpo deve essere creato l’uomo nuovo. Se la Chiesa non crea, non si evangelizza. Uno si evangelizza mostrando la sua verità nella concretezza storica e non semplicemente dicendola.

E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada (Mc 10,46-52).

Ogni discepolo di Gesù è chiamato ad evangelizzare se stesso, a mostrare al mondo la sua potenza di grazia e di verità. Lui evangelizza la Chiesa evangelizzando se stesso come corpo della Chiesa. Evangelizzando la Chiesa, evangelizza Cristo Signore. Se però il discepolo non rivela la potenza della grazia e della verità che Cristo Gesù ha messo nel suo seno, ma si potrà giungere all’evangelizzazione della Chiesa, all’evangelizzazione di Cristo Signore. Manca l’evangelizzatore che è il discepolo. Manca perché lui non si è fatto conoscere nella verità e nella grazia chela Chiesa ha riversato nel suo seno. Il nuovo umanesimo non potrà mai essere un progetto costruito a tavolino, disegnato da ingegneri della teologia o dell’antropologia. Deve essere una vera creazione. Il Padre celeste ha affidato quest’opera al Figlio suo Incarnato, il Figlio Incarnato l’ha affidata agli Apostoli, gli Apostoli ad ogni discepolo di Gesù. Se il discepolo di Gesù non crea l’uomo nuovo, mostrando se stesso come vero uomo nuovo, è il fallimento.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri uomini nuovi in Cristo.