C’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia
LUNEDÌ 16 MARZO (Lc 4,24-30)
Gesù è nella sinagoga di Nazaret. Legge una profezia di Isaia e proclama che quelle parole da lui proferite oggi si sono compiute: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore” Lc 4,18-19). Quanti sono presenti nella sinagoga vogliono che Gesù attesti con segni e prodigi quanto Lui ha affermato. Loro non vedono alcuna liberazione di prigionieri e neanche che i ciechi acquistano o riacquistano la vista. Neanche gli oppressi vengono messi in libertà. Ciò che era prima della lettura della profezia e ciò che è dopo è la stessa cosa e non c’è alcuna differenza. Ciechi prima e ciechi dopo. Oppressi prima e oppressi dopo.
Gesù risponde che il profeta non viene mandato per compiere miracoli, ma per annunziare la Parola di Dio. Se Lui ha detto che oggi quelle parole si sono compiute, oggi esse si sono compiute. D’altronde tra il dire la Parola di Dio del profeta e il suo compimento sempre è passato, passerà del tempo. Così il Deuteronomio: “Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto. Avrai così quanto hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull’Oreb, il giorno dell’assemblea, dicendo: “Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia”. Il Signore mi rispose: “Quello che hanno detto, va bene. Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire”. Forse potresti dire nel tuo cuore: “Come riconosceremo la parola che il Signore non ha detto?”. Quando il profeta parlerà in nome del Signore e la cosa non accadrà e non si realizzerà, quella parola non l’ha detta il Signore. Il profeta l’ha detta per presunzione. Non devi aver paura di lui” (Dt 18,15-22). Ma Gesù dimostra la verità delle sue parole appellandosi sia al profeta Elia che ad Eliseo. Elia ha moltiplicato il pane per una vedova di Sarepta di Sidone. Non lo ha moltiplicato per i figli del suo popolo. Eliseo ha guarito di lebbra Naaman, il Siro, uno straniero. Non ha purificato nessun figlio d’Israele. La fede non nasce dai segni che il profeta compie. Essa nasce dalla Parola che lui annunzia. Gesù sta rivelando loro che lui è vero profeta mandato da Dio. È vero profeta proprio perché non sta compiendo né segni, né miracoli, né prodigi. Essi devono fidarsi di Lui e credere nella sua Parola.
In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret:] «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
Quanto Gesù insegna nella sinagoga di Nazaret, vale per noi e per il mondo intero. La Parola di Gesù è degna di fede perché proferita dal Profeta del Dio vivente. Non è stata proferita da un profeta, ma dal Profeta dinanzi al quale ogni altro profeta si prostra in adorazione, perché lo riconosce e lo confessa come il suo Dio e Signore. Oggi sta venendo meno la nostra fede nella Parola di Gesù. Ogni parola dell’uomo non solo è equiparata alla sua, quanto anche le si dona il posto che è solo della sua. Quali sono i risultati? Al posto della verità governa la menzogna. Al posto della luce dominano le tenebre. Al posto del Figlio di Dio abbiamo innalzato l’uomo. Si comprenderà che così facendo si condanna il mondo a rimanere nella falsità, nel buio, nell’idolatria, nella diffusa immoralità. Ma di questo sfacelo responsabili sono i discepoli di Gesù. Sono proprio essi che stanno operando questa abominevole sostituzione.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che mai la nostra parola sostituisca la Parola di Gesù.