AVEVA UN CUORE SOLO E UN’ANIMA SOLA
MARTEDÌ 21 APRILE (At 4,32-37)
Vivere con un cuor solo e un’anima sola è il fine vero della nostra purissima fede in Cristo Gesù. Ma quando ha un cuor solo e un’anima sola? Quando si ha un solo Spirito che ci muove, una sola fede che ci spinge, una sola carità che ci alimenta, una sola speranza verso la quale camminiamo. Le regole per creare tutto questo le abbiamo. Esse ci vengono da Paolo: ”Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto. Per la grazia che mi è stata data, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto conviene, ma valutatevi in modo saggio e giusto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato. Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri. Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi: chi ha il dono della profezia la eserciti secondo ciò che detta la fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi insegna si dedichi all’insegnamento; chi esorta si dedichi all’esortazione. Chi dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia.
La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità. Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti da voi stessi. Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti. Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all’ira divina. Sta scritto infatti: Spetta a me fare giustizia, io darò a ciascuno il suo, dice il Signore. Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, accumulerai carboni ardenti sopra il suo capo. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene” (Rm 12,1-21). Il cuore solo e l’anima sola vanno costruiti ogni giorno. L’impegno è di tutti. Altrimenti basta un cuore perverso e cattivo nella comunità e molti altri possono essere inquinati. Malvagità e cattiveria sono lievito di divisione e separazioni.
La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno. Così Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Bàrnaba, che significa “figlio dell’esortazione”, un levita originario di Cipro, padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò il ricavato deponendolo ai piedi degli apostoli.
La comunità è sempre divorata dal peccato dei suoi figli. Così insegna il Qoelet: “Una mosca morta guasta l’unguento del profumiere: un po’ di follia ha più peso della sapienza e dell’onore. Il cuore del sapiente va alla sua destra, il cuore dello stolto alla sua sinistra” (Qo 10,1-2). Se il corpo di Cristo è uno, anche il cuore deve essere uno, l’anima deve essere una. L’unità la costruiscono fede, speranza, carità. La separazione, la divisione, lo scisma li costruisce il peccato. Ogni peccato frantuma l’unità con Dio e con i fratelli. Un solo peccato rompe l’unità. Mille atti di giustizia non riescono a ricomporla. Chi rompe l’unità mai potrà entrare nel regno dei cieli.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che per noi mai l’unità del corpo di Cristo si rompa.